In Grecia e Spagna Scoppia la Rivoluzione
Giovedì, Settembre 27th/ 2012
– di Silvia Laporta –
Grecia / Spagna / Madrid / Atene / Manifestazione contro il governo / polizia / crisi economica / scontri / governo spagnolo / governo greco / Troika / Bce / Christian Laguarde / tagli allo stato sociale / tasse / Fmi / rivolta / Europarlamento / Antonis Samaras / sciopero / Grecia / Gsee / Adedy / categorie sociali in rivolta / feriti / indignados / Rivoluzione / Nuova Costituzione / Dimissioni del Governo / Dimissioni del Parlamento
Stop austerity: in Grecia e Spagna scoppia
la Rivoluzione
I cittadini esasperati e stremati dalla macelleria sociale,
si riversano nelle piazze e nelle strade delle città a decine
di migliaia, per manifestare contro il governo e l'Europa
Dimissioni dei politici, Nuova Costituzionee e Nuova
Assemblea costituente tra le richieste
Gli scontri più violenti ad Atene e Madrid
Atene, Madrid – I cittadini dicono basta! Lo scontento e la rabbia dei cittadini ridotti a vivere in schiavitù aleggia da giorni minaccioso sulle due città europee in pieno tracollo economico: Atene e Madrid. I cittadini ellenici non hanno più neanche un euro da mendicare per risanare i debiti faraonici di cui – tra l'altro – non sono neppure responsabili. Nessuno regge più banchieri e politici assetati di soldi e adesso la situazione si fa pericolosa. Siamo sull'orlo della Rivoluzione! E non è un eufemismo! Dopo che il governo di Antonis Samaras ha annunciato di essere pronto a varare nuovi tagli ai danni del popolo, ieri, si è indetto un altro sciopero generale di 24 ore in Grecia, il terzo di quest’anno. Organizzato dai due principali sindacati del paese, Gsee e Adedy, ha visto l’adesione di tutte le categorie sociali del paese: impiegati statali, lavoratori dell'erario e delle dogane, lavoratori delle Autonomie locali, liberi professionisti e commercianti, ecc. Uomini scesi in piazza per protestare contro l’austerità, contro la fame e la carestia auto-indonna dai magnati europei.
Atene – Bombe molotov in Piazza Syntagma
E proprio ieri, la manifestazione di protesta, è finita in violenza. Animati scontri si sono verificati nelle prime ore del pomeriggio nella famosa Piazza Syntagma di Atene, proprio vicino al Parlamento. Dalla folla sono volate bombe molotov. Lanci ai quali la polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni e granate stordenti per disperdere la folla. Nessuno osanna la violenza come risoluzione dei problemi, certo, ma mettiamoci nei panni del popolo greco. Panni che stiamo per indossare anche noi Italiani.
Rivoluzione contro la Dittatura più subdola della storia
Dopo il tracollo economico subito, il popolo nutriva la speranza che le cose sarebbero potute cambiare e che sarebbero potuti arrivare tempi migliori: magari ignorando ingenuamente in qual grave forma di dittatura reale l'Europa e gli europei si sono cacciati. Ma le misure approvate dal secondo governo, per volere della Troika, hanno – ovviamente – previsto un ulteriore inasprimento della macelleria sociale, con nuovi tagli ai salari, alle pensioni e alla previdenza sociale oltre che e riforme strutturali inutili quanto disumane. Le stesse avviate in Italia dal governo Monti, per intenderci! Ed i risultati apocalittici si stanno vedendo anche in Italia.
Il Muro della Troika
Le chiamano – prendendoci per i fondelli – “privatizzazioni crescenti per introdurre maggiore concorrenza” , ma sarebbe meglio definirle un ulteriore "frode" per garantire denaro ai Signori banchieri. O meglio per toglierne ai comuni mortali: il miglior mezzo per controllare i popoli e tenerli a bada! Lo strumento degli usurai europei (Ue-Bce-Fmi) avallato da Samaras, pronto a varare un pacchetto di austerità di 15 miliardi: entrate fiscali che colpiranno pensioni, stipendi e innalzeranno l’età pensionabile a 67 anni. Ma non è finita certo qui! Il voto di questo pacchetto da parte del Parlamento sarà la condizione per sbloccare una tranche di 31,5 miliardi di euro di prestiti (o meglio di aiuti a "morire") da parte di Ue e Fmi, destinati soprattutto a ricapitalizzare le banche greche. Cioè destinati agli stessi artefici principali di questa crisi indotta: le banche!
Le 10 Fatiche d'Ercole contro gli euro-mostri
Atene, intanto, continua a sprofondare nella recessione più nera, senza nessun segno di risanamento dell’economia. Ed è normale. Dopo i miliardi già ricevuti nel quadro di una serie di tranche del prestito avviato nel maggio 2010, il debito non fa altro che lievitare all’infinito. La necessità di un terzo intervento di sostegno sembra ormai guadagnare terreno tra i finanziatori del Paese, ma l'FMI, il Fondo Monetario Internazionale, non intende rinegoziare il debito a sue spese preferendo addebitare il conto agli Stati dell’Unione europea nel loro insieme. Il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, lo definisce un “problema di finanziamento del Paese” sottolineando la necessità di una rapida e risoluta definizione del problema del debito greco. Il suo “geniale piano” è molto semplice: i greci dovranno pagare fino all’ultimo centesimo i prestiti ad usura contratti con i “Signori del danaro”! Così come – sempre gli schiavi Greci – l'anno scorso pagarono con misure lacrime e sangue l'acquisto per miliardi dieuro di sottomarini e armamenti pesanti imposto dalla mostruosa coppia Merkel-Sarkozy al Governo Papandreou, a vantaggio dei "gerarchi" dell'industria franco-tedesca.
L'arroganza senza limiti dei Padroni d'Europa
Ma ora il popolo ellenico sembra non poterne davvero più. Il limite a quanto pare è stato valicato. La misura è colma! E’ stremato, arrabbiato, frustrato, ma soprattutto povero! Schiavo di un debito illegale, fittizio e costruito a tavolino. E adesso? Chi se la sente di biasimare una città in rivolta? A Bruxelles, intanto, fonti europee confermano la necessità di “rivalutare la situazione”, tenuto conto del grande buco di bilancio con il quale Atene deve fare i conti. Gli eurocrati propongono una soluzione. Quale? Molto semplice: accollare la colpa a tutti i popoli europei imponendo nuove tasse, privatizzazioni e tagli allo stato sociale, o meglio a quello che rimane dello stato sociale.
La Rivoluzione di Madrid – Nuova Costituzione e Nuova Costituente
Più tragico il bilancio dei feriti della manifestazione tenutasi martedì sera scorso da migliaia di “indignados” nel cuore di Madrid: sessanta feriti, tra cui 27 agenti della polizia, e 35 arresti. Gli indignados erano in 6000 mila , concentrati sotto il Congresso dei deputati spagnoli per denunciare il sequestro della democrazia a danno dei politici spagnoli ed europei, e chiedere il salvataggio di quest’ultima, con una nuova Costituzione. La tensione è arrivata all’apice intorno a mezzanotte, quando gli scontri tra poliziotti e manifestanti si sono ripetuti in varie zone del centro storico di Madrid. Una città messa a ferro e fuoco dalla rabbia dei cittadini, tanto che il delegato del governo è intervenuto per sottolineare le conseguenze delle sommosse: “Interverrà la legge con tutte le conseguenze del caso”, ha dichiarato. Parole che vogliono far tacere il malcontento, opponendovi una sorta di improbabile ed inopportuno bavaglio. Vogliono semplicemente chiudere la bocca agli “indignados” ma senza la minima intenzione di cambiare qualcosa. Mission Impossible!
Il Plauso delle forze dell'ordine agli schiavi in rivolta
Purtroppo è tardi. Ormai il dado è tratto e il popolo non vuole più stare a guardare. Non si tratta di criminalità, ma di una vera e propria esigenza di vita, o di lotta contro la morte. La ragionevolezza delle pretese è testimoniata dal fatto che anche alcuni agenti delle forze dell’ordine in Spagna hanno solidarizzato con altri manifestanti, si sono tolti il casco e si sono seduti accanto a loro tra gli applausi. E’ avvenuto durante un’altra manifestazione tenutasi domenica scorsa, quando migliaia di dipendenti pubblici si sono mobilitati, dopo il calar del sole, bloccando per diverse ore il centro di Madrid. I dipendenti protestavano contro i tagli del governo centrale che prevedono, tra le altre cose, provvedimenti pesantissimi, come la soppressione della tredicesima, la riduzione delle ferie e dei permessi sindacali. Tra i manifestanti, c’erano insegnanti, operatori sanitari, funzionari e dipendenti della pubblica amministrazione, pompieri compresi. Una scelta nobile quella fatta da alcuni membri delle forze dell’ordine: avere il coraggio di sedersi al fianco e fare un plauso agli onesti cittadini, impegnati tra l’altro in una manifestazione pacifica. Mettersi dalla parte dei “giusti” , ma soprattutto “dei buoni”. “Anche noi siamo penalizzati dai tagli, molte nostre famiglie lamentano una situazione drammatica”, hanno dichiarato i poliziotti. “Noi non siamo qui a picchiare le brave persone, il nostro ruolo è reprimere il crimine, non la gente onesta che lavora e viene penalizzata”. Un gesto che però ha trovato il contrasto del governo e degli altri esponenti dell’ordine pubblico, che al contrario in altre città spagnole hanno represso con durezza i manifestanti. Questi ultimi hanno chiesto, durante le proteste , le immediate dimissioni del governo e di tutti i parlamentari e l’avvio di un nuovo processo costituente per cambiare il Paese e la politica. Una giusta pretesa, l’unico spiraglio di luce per avere la speranza di un futuro migliore.
La freddezza del "Dominus" Rajoy
I dati economici del Paese, infatti, sono a dir poco preoccupanti. Da quanto emerso dal bollettino mensile della Banca di Spagna, il Paese resta in recessione nel terzo trimestre, con un Pil che continua a diminuire “a un ritmo significativo”, sintomo di “uno stress finanziario ancora intenso”. E’ emerso, inoltre dal documento, che la pressione alla quale Madrid è sottoposta spingerà la quarta economia dell’Eurozona a chiedere un nuovo piano di salvataggio. Intanto il premier spagnolo, Mariano Rajoy, in un’intervista al Wall Street Journal ha dichiarato di poter “assicurare al cento per cento che ove ve ne sarà bisogno”, la Spagna “chiederà un nuovo piano di salvataggio”, ma solo se “i termini degli eventuali aiuti lo consentiranno”. Il primo ministro ha aggiunto di avere la volontà di creare un nuovo organismo indipendente di monitoraggio del deficit, spiegando che la nuova autorità “avrà il compito di vigilare sul rispetto degli obiettivi di bilancio”. Insomma nessuna risposta al grido di aiuto esasperato del popolo spagnolo. Nessun risultato. D’altronde, finché la situazione europea rimarrà tale, sarebbe matematicamente impossibile sollevarsi dal macigno del debito che pende sulle loro spalle. L’unica via, e i cittadini lo hanno ben capito, è quella di cambiare totalmente le cose. Sovvertire un sistema perverso e maligno e trovare quella lontanissima luce alla fine del tunnel, che ancora non si vede.
The End
Come fare? Perseverando e aprendo gli occhi a tutte le categorie sociali sulla pura verità dello stato delle cose. A quel punto, se lo stato e l’Europa non daranno risposte, saranno loro a portare i cittadini all’esasperazione e alla rivolta. La colpa non è della folla, ma di quello che sta a monte. Del governo, delle manovre sbagliate e di tutti quei provvedimenti che hanno rubato la vita e la dignità di noi cittadini. Mentre noi soffriamo, loro rimangono a guardare dall'Europarlamento e dalle lussuose sedi della Commissione europea. Ma quanto riusciranno ancora a farlo?
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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