– di Don Floriano Pellegrini e Sergio Basile –
Parigi – I Socialisti approvano il “Fiscal Compact” ma un Referendum potrebbe cancellare i sogni di gloria degli europeisti
Mercoledì, Ottobre 3rd/ 2012
– di Sergio Basile –
Francia / Eurozona / Euro / Parigi / Francois Hollande / Euroscetticismo / Fiscal Compact / Patto di Bilancio / Tour Eiffel / Recessione e disoccupazione in Francia / Francesi contro l'austerity / Abbassamento del tenore di vita in Francia / Qui Europa / Osservatorio Nazionale Indipendente / Referendum / Gruppo parlamentare socialista / Assemblea Nazionale Francese / Jean Marc Ayrault / Deficit Spending / Jean Vincent Placé / Mathieu Hanotin /
Parigi – I Socialisti approvano il Fiscal Compact
ma un Referendum potrebbe cancellare i sogni
di gloria degli europeisti
L'Opposizione al "rigore di bilancio", ora, nasce
nello stesso partito del Presidente Hollande
Parigi – Nela giornata di ieri, il gruppo parlamentare socialista a "l'Assemblée Nationale" francese ha approvato il discusso Trattato sul Patto di Bilancio europeo, cioè il Fiscal Compact, e lo ha fatto a larga maggioranza. Tuttavia ben quindici nel complesso sono stati i voti non favorevoli (comprese due astensioni) alla ratifica del recessivo "Patto Europeo" che, come noto, mina l'esercizio stesso delle normali attività statali di investimento in economia, mettendo in crisi il cosiddetto "Deficit Spending", ovvero la naturale e tradizionale prerogativa dello stato di investire a debito, per la crescita del Paese. Attività che in tal modo sarà progressivamente affidata al capitale privato "europeo" ed alla speculazione, con il ricorso – ad esempio – a strumenti come i project bond. E tutto ciò con il pretesto dei "tagli agli sprechi" e dell'austerity. Una fregatuta bella e buona, in pratica. Allora si comprende come il – sia pur circoscritto – dissenso manifestato in aula stia preoccupando e non poco il primo ministro Jean Marc Ayrault, in vista del prossimo dibattito in aula. “Formalmente, sarete chiamati a votare sulla ratifica del trattato, ma attraverso il vostro voto vi chiedo di pronunciarvi su un nuovo orientamento dell’Europa”, ha dichiarato nella giornata di ieri.
Le strategiche illusioni del Presidente
Il Fiscal Compact, come noto, a fine giugno era stato oggetto di critiche (a quanto pare solo di facciata) anche da parte del presidente Francois Hollande, anche se tale dichiarata antipatia si è rivelata reale, poi, solamente sulla carta. Una tattica aleatoria per aggirare le dure critiche dell'opinione pubblica e pacare l'ondata di euroscetticismo crescente all'ombra della Tour Eiffel. Hollande, nei successivi mini-vertici aveva poi palesato l'intenzione di "difendere la crescita" introducendo nello stesso documento di ratifica espressi riferimenti alla medesima . Una modifica che tuttavia – come trattato dal nostro Osservatorio – ha finito per rivelarsi, illusoria, paradossale e contraddittoria, vista la natura fortemente recessiva – implicita – del Patto di Bilancio Europeo. Incompatibile ed antitetico alla crescita economica di per sé! Rassicurazione formale che dunque sembra non bastare più all’ala più "libera" ed intellettualmente onesta del suo stesso partito.
La richiesta di Referendum sul Fiscal Compact
Linea quest'ultima che si comprende chiaramente anche – ad esempio – dalle emblematiche parole del deputato di sinistra (PS) Mathieu Hanotin, pronunciate la settimana scorsa a Parigi in prospettiva del voto di ieri. “Il Trattato – aveva dichiarato Hanotin – include delle contropartite in termini di riforme strutturali per i paesi che avranno gli aiuti, contropartite tanto significative che finiranno per sacralizzare da una parte l’Europa dei ricchi e dall’altra l’Europa dei poveri. Non usciremo dalla crisi con questi mezzi”, aveva allertato il deputato. Per questo Hanotin aveva esplicitamente chiesto di sottoporre a un referendum popolare la eventuale ratifica del Fiscal Compact. A differenza, invece, di quanto accaduto nel Parlamento Italiano, dove la ratifica del recessivo patto è avvenuta – come denunciato da "Qui Europa" – in sordina e tra il silenzio quasi generale della politica e dei media. Un vergognoso silenzio!
L'attacco di "Europe Ecologie"
Ricordiamo che il governo Hollande aveva dato il suo nulla-osta al "Fiscal Compect" già lo scorso 19 settembre, aprendo poi il dibattito per la ratifica in Parlamento. Ma il cammino degli "europeisti" si preannuncia ora zeppo di ostacoli, vista la suddetta contrarietà di non pochi deputati della sinistra radicale ed ecologista (Front de Gauche e Europe Ecologie) e di membri dello stesso Partito Socialista. “La Francia deve continuare a essere un attore estremamente determinante per il futuro dell’Europa (…) e l’Europa non può costruirsi senza la Francia”, aveva affermato nell'occasione Ayrault. Dura era stata la replica di Jean Vincent Placé, senatore di Europe Ecologie. “Più austerità, più rigore, che saranno duraturi con questo trattato, non corrispondono a ciò che vorremmo”, aveva lamentato nell'occasione il parlamentare di sinistra, denunciato la mancanza di fermezza di Hollande che aveva promesso una rinegoziazione in sede di Consiglio europeo del Trattato. Rinegoziazione poi in effetti risoltasi – ribadiamo ancora – in un nulla di fatto.
La sinistra francese e la credibilità di Hollande
Mancanza di coerenza che – come denunciato da "Qui Europa" in precedenti articoli, dal mese di giugno a questa parte – ha provocato una sensibile emorragia di consensi e credibilità presso l'opinione pubblica, nei confronti del Presidente "bohemienne": come era stato salutato Francoise Hollande dai suoi elettori, tra l'euforia generale, il 6 maggio scorso. Una vittoria certamente non procuratasi per meriti sul campo quello neo-presidente, quanto piuttosto un voto "di protesta". Evidentemente frutto della dilagante repulsione dei Francesi verso l'operato di Nicolas Sarkozy e delle sue sconcetanti politiche filo-merkeliane e anti-elleniche. Francesi, in stragrande maggioranza ora delusi dal Presidente e dalle sue promesse "vagamente" anti-austerity – ma in effetti mai chiare – strategicamente millantate come armi taglienti "al servizio del popolo e dell'occupazione" in campagna elettorale, e che proprio a maggio gli valsero la vittoria sul rivale. L'odiato Sarkozy! Ma a ben vedere, analizzando al di là della propaganda mediatica le "regole d'oro" di Hollande palesate nella sua agenda politica in maggio, egli – è inutile prenderci in giro – non ha mai nascosto i suoi cinque punti spiccatamente "europeisti e rigoristi" e protesi alla nascita del grande super-stato Ue.
Come Churchill
In effetti una sorta di remake "ideale" della promessa fatta da Winston Churchill al popolo inglese all'indomani della sua elezione: "Non ho nulla da offrire se non sangue, dolore, lacrime e sudore" . Quello che oggi si direbbe, il delirio di un "socialista-Bobois"! Un delirio che ci induce a pensare che in questa fragile costruzione di cristallo qual'è diventata la democrazia delle società occulte e delle lobby, oggi, l'alternativa al peggio, spesso non esiste. E' una illusione. Almeno fino a quando i cittadini non si decidino a riprender parte più attiva al dibattito sociale; non si decidino a ritrovare e rispolverare valori e principi – etici, morali e religiosi – troppo frettolosamente accantonati, dietro l'abbaglio della chimera del "progresso" e dell'illusorio benessere della società capitalistica. Meno deleghe, più partecipazione!
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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