Dall’Europa pioggia di euro per i giovani, ma qualcosa non torna: la disoccupazione nell’Ue aumenta

Lunedì, Marzo 5th / 2012

Commissione Ue / Programmi formativi / Fondi Ue / Disoccupazione / Crisi / Mobilità 

Dall’Europa pioggia di euro per i giovani, ma qualcosa non torna: la disoccupazione nell’Ue aumenta

La politica del gambero dell’Ue, tra investimenti e assurde paralisi

Bruxelles – L’Ue, in tempo di crisi, con disoccupazione alle stelle, pensioni da fame, pressione fiscale in continua progressione – oltre la soglia del 40% – costo della benzina e tariffe assicurative impazzite, sceglie la strada più lunga per ottenere il minor risultato. Infatti anziché puntare sulla delegittimazione delle agenzie di rating – al fine di bloccare l’insulso meccanismo dello spread – cerca di avventurarsi in strade “di crescita e sviluppo” che finora comunque – in decenni – hanno prodotto poco o nulla. Nelle scorse ore, dunque, si è tornati a parlare di uso più efficiente dei fondi – si pensi che regioni come Calabria, Campania e Sicilia hanno dilapidato nell’ultima tornata di finanziamenti centinaia di miliardi di euro per l’incapacità della classe politica meridionale – e soprattutto di “schemi innovativi per favorire il passaggio tra scuola e lavoro”, nonché di “aiuti alla mobilità tra uno Stato e l'altro”: come se la mobilità europea (o meglio il processo migratorio forzato tra uno stato e l’altro dell’Europa, alla disperata cerca di un posto di lavoro a quarant’anni o più) non fosse già abbastanza. Allora tali misure e tali slogan – come quello che recita: “l'Unione europea scende in campo per contrastare la disoccupazione giovanile, male che afflige decine di milioni di cittadini europei” – suonano un po’ distorti.  Come insipido appare l’ennesimo slogan – l’ultimo di una interminabile serie – che invita gli Stati dell’Ue e le regioni più disastrate – o magari incoscienti – a “spendere i fondi strutturali residui – oltre 82 miliardi, di cui 8 in Italia – per sostenere l'occupazione giovanile e le Pmi”. Così, mentre le direttrici tracciate da Bruxelles a suon di slogan e finanziamenti a progetto puntano a ridurre la dispersione scolastica, sostenendo nel contempo tirocini e contratti di apprendistato – attraverso i vari Erasmus (anche per imprenditori) e Leonardo da Vinci – d’altra parte l’inconsistenza delle misure economiche e le politiche iper-liberiste praticate, mettono in crisi – sempre di più – interi settori economici: dalla pesca all’agricoltura (vedi accordi con aziende agricole africane, a prezzi stracciati, a discapito delle aziende agricole del Mezzogiorno). Ma a parte questa digressione critica, andando a spiare nel paniere della formazione, certamente non può non saltare all’occhio l’ingente investimento di Bruxelles sulla cultura, o meglio su “mirati” progetti culturali: 25 milioni – ad esempio – destinati solamente all'Italia per il 2012 per il finanziamento del “Leonardo”, e per la promozione di stage in imprese o istituti di formazione per studenti e disoccupati; 4 milioni ai giovani costretti a lasciare preventivamente gli studi per aiutarli a riprenderli, o – in alternativa – un percorso professionale che offra competenze spendibili sul mercato: a condizione – perdonateci un eccesso di ironia o sarcasmo – che si trovino ancora in giro aziende disposte ad assumere qualcuno. Alla luce di quanto detto, le richieste di Bruxelles ai Paesi dell’Unione, affinché mettano a punto“meccanismi per assicurare che i giovani, entro 4 mesi dalla fine del percorso scolastico, abbiano un lavoro, proseguano gli studi o si iscrivano a un altro corso di formazione” ci sembrano pertanto un pochino retoriche, o comunque spesso disconnesse dalla realtà, e da una quotidianità sempre più nera. Ciò fin quando la Commissione e il Consiglio – con la collaborazione dell’Europarlamento – non rimettano al centro del dialogo politico l’individuo, anziché il mercato: anche osando andare contro i diktat delle lobby internazionali. Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

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