Venerdì, Febbraio 15th/ 2013
– di Vincenzo Folino –
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Venerdì, Luglio 13th/ 2012
– L'Editoriale, di Sergio Basile –
Italia / Ue / Mezzogiorno / Europarlamento / Commissione parlamentare per lo sviluppo regionale / Consiglio Ue / Proposta co-finanziamento / Politica di coesione / 2014 – 2020 / Regioni meridionali / Abruzzo / Molise / Basilicata / Sardegna / Regioni in transizione / Media europea / Europa / Regioni arretrate / Coinvolgimento / Contro informazione / Pil / Prodotto interno lordo / Campania / Puglia / Calabria / Sicilia / Disoccupazione / Recessione / Fenomeni migratori / Extra-comunitari / Crisi indotta / Politiche recessive
Mezzogiorno: se continua così dopo l'Estate
"si andrà tutti in Grecia"
Austerity: Disoccupazone da Record e Nuovi fenomeni
migratori. I dati Bce, Svimez e Cisl
L'analisi di "Qui Europa" sul "Dramma Sud Italia" e la
flebile risposta di Bruxelles
– Bce: disoccupazione e volatilità economica record
– Fondi Ue: Barroso vuol Commissariare la Sicilia
– TAV: la Francia dice No! Troppo costosa!
– Mercato del Lavoro: la metamorfosi del Mezzogiorno
Bruxelles – La crisi, questa "pseudo-crisi" artificiale e mirata a creare un baratro generazionale e di classe, pesa sul Mezzogiorno d'Italia, ormai da 6-7 anni a questa parte, in maniera sempre più devastante. Ormai anche gli extra-comunitari sembrano preferire altre mete e "snobbano" regioni come la Calabria o la Sicilia. Stando agli ultimi dati ufficiali di giugno diramati dalla Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) la crisi da recessione sta mietendo "vittime" paradossalmente più al Sud che al Centro-Nord. Pur essendo il Mezzogiorno d'Italia una terra a più scarsa vocazione industriale. La motivazione sta nel fatto che accanto alla crisi dei consumi, ed accanto all'incremento spopositato ed iniquo del cuneo fiscale sulle spalle di famiglie ed imprese, d'altro canto vanno considerate anche la crisi del terziario e la crisi del settore agricolo: quest'ultima, in particolare, inaspritasi come mai anche a causa delle politiche liberiste implementate dall'Unione europea, che hanno finito per esporre i mercati del Sud a forme di concorrenza sleale, mediante la competizione diretta dei nostri prodotti regionali dell'ortofrutta con quelli provenienti dalle aziende agricole del Nord Africa. Prezzi incomparabili; costi di produzione e raccolta incomparabili e circuiti distributivi sempre più proibitivi, gravati dall'aspro ed impietoso giogo degli incrementi delle accise governative sul carburante. Miscela che sta facendo letteralmente scoppiare il Mezzogiorno d'Italia: già noto – per altro – come il "dimenticatoio dell'Europa".
Mezzogiorno: una Guerra Diversa
A ciò aggiungiamo il quasi pressocché totale mancato utilizzo – per decine di miliardi di euro – dei fondi Ue 2007/2013; la cattiva gestione di quelli 2000/2006 ed il "Patto di Stabilità" per i comuni di maggiore portata, che costringe i sindaci a salti mortali e "sacrifici extra". Da non sottovalutare neppure l'abbondante emorragia degli studenti universitari che ogni mese che passa sono costretti ad abbandonare a malincuore gli studi, perchè non più sostenibili – tra rette e fitti per alloggi – in termini di costi vivi. Ciò ovviamente provoca un crollo dell'economia delle città universitarie. Tra di esse spicca il caso di Catanzaro e della sua Università: oltre 400 i ritiri presso la Facoltà di Giurisprudenza negli ultimi 7-8 mesi.
Mezzogiorno: Metamorfosi del Mercato del Lavoro
Un evento nuovo e mai accaduto prima. E' questo l'impietoso quadro di un Mezzogiorno distrutto e reso schiavo prima da una casta politica inetta a livello locale, ed ora dagli sporchi interessi del mercato e della casta europea, dove calano il numero di medici ed avvocati ed aumentano a livello esponenziale (dati diramati stamane) il numero di estetiste. Fatto sta che un giovane su 2 nel Mezzogiorno è disoccupato e spesso costretto ad emigrare. Quasi come se fossimo tornati ad inizio Novecento, o nel decennio post-bellico. Con la differenza che mentre la censura mediatica e la disinformazione sono molto vicine a quelle dell'era fascista, la forma di guerra è cambiata. Non si combatte più con carri armati e fucili, ma con bollettini postali, trattenute e licenziamenti. Una guerra dunque più subdola ma non per questo meno distruttiva e debilitante. Inoltre, anche le quattro manovre anti-crisi del 2010 e 2011 hanno avuto un impatto più che doppio nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese.
Mezzogiorno: Le stime Bce, Svimez e Cisl
Ecco perchè, nel 2012, il Pil secondo Svimez avrà una contrazione di quasi 3 punti percentuali al Sud, contro una media italiana dell'1,8%. Per Giorgio Santini, segretario aggiunto della Cisl, "negli ultimi mesi si è determinato qualche segnale positivo sulla riprogrammazione delle risorse dei Fondi nazionali ed europei, ma tuttavia – nota il sindacalista – questo non diventa accelerazione della spesa e quindi non dà alcuna spinta allo sviluppo". Tant' è che nel 2013 le regioni meridionali secondo tutti gli indicatori nazionali ed europei – compresi quelli della Bce che stamane ha parlato di disoccupazione e volatilità economica da record, pasragonabili a livelli "pre crisi Lehman Brothers" negli Usa – subiranno un ulteriore decremento di ricchezza dello 0,1%. A preoccupare di più Cisl e Svimez, ma soprattutto famiglie, imprese e comuni, sono nello specifico le manovre correttive di finanza pubblica e quindi i tagli alle spese per investimenti nel Mezzogiorno: in particolare la riduzione verticale delle risorse del Fas (Fondo per Aree Sottoutilizzate) attuate con più interventi – tra l'altro – anche dal Governo precedente (oltre 300 milioni di euro nel 2011; 2 miliardi nel 2012; 4 nel 2013). Ma d'altra parte rinunciando ad investire a debito, ed a moltiplicare la ricchezza tramite l'accensione della macchina statale (rinunciando cioè al preziosissimo strumento del deficit spending) come potrebbe essere il contrario? Ora che l'Ue ha spuntato le ali dello sviluppo agli stati dell'Eurozona, chi porterà avanti in concreto lo sviluppo dell'economia reale?
TAV e Project Bond: Schizzofrenia Ue
In merito nei giorni scorsi Santini ha sollecitato il governo ad intensificare gli investimenti in settori quali industria, energia, edilizia e ricerca. Ciò dando attuazione al Decreto Sviluppo rinviato dal Governo: fondamentale sarebbe sbloccare i cantieri fermi e superare il (ridicolo ed insensato) laccio del "Patto di Stabilità" proteso ad inibire le risorse per gli investimenti. Una situazione questa ormai insostenibile. Ma il rilancio per "Qui Europa" nonn potrà certo venire dal ricorso a Eurobond o Project Bond (che come visto sono un emerita bufala accresci debito); né tantomeno nell'utizzare decine e decine di miliardi di euro pubblici nella realizzazione di linee ferroviarie super-veloci per trasporto merci (vedi TAV) che nessuno potrà mai permettersi: ricordiamo che in tempo di "crisi" il Governo Monti ha acquisito per l'Italia (dall'Ue) 4 commesse ultradecennali di euro-corridoi su 10 disponibili. E il carissimo Pierluigi Bersani e le Coop rosse che ruotano intorno ai miliardari appalti TAV ne sanno qualcosa!
TGV: la Francia dice No alla sua TAV!
Intanto però, il buon senso transalpino sembra prevalere sugli interessi delle caste nazionali romane ed europee: è di queste ore, infatti, la notizia – pubblicata su "Le Figarò" – che Parigi starebbe pensando di bloccare o addiritturas rinunciare ai lavori per l'Alta Velovità TGV. Ciò evidentemente potrebbe avere ripercussioni forti anche sullo stato dei lavori della TAV Torino-Lione. Secondo la nota diffusa, infatti, l'Eliseo troverebbe l'opera troppo cara e non supportabile, ma soprattutto non conciliabile con le esigienze reali della popolazione francese, vista la gravità della crisi.
Mezzogiorno: L'inconsistente risposta di Bruxelles
La risposta di Bruxelles agli appelli degli amministratori del Mezzogiorno è giunta, ma come al solito flebile e fredda. Nelle ultime ore, infatti, l'Ue ha ufficializzato in una nota che "tra il 2014 e il 2020 le regioni dell'Italia Centro-Meridionale dovrebbero godere di un tasso di cofinanziamento Ue compreso tra il 75% e l'85% per i progetti di sviluppo e ripresa economica". Tale richiesta è stata accorpata ad un pacchetto legislativo approvato dalla commissione per lo Sviluppo regionale del Parlamento europeo. Secondo la Commissione europea di Manuel Barroso, le regioni con un Pil compreso tra il 75% e il 90% della media comunitaria – cosiddette ''regioni in transizione'' – avrebbero dovuto usufruire di un cofinanziamento fino al 60%, ma i deputati europei vista e considerata la situazione "apocalittica" hanno chiesto di aumentare questo tasso fino al 75% per regioni come Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna e fino all'85% per Campania, Puglia, Calabria e Sicilia: regioni fanalino di coda dell'Ue. Tuttavia una doccia fredda è arrivata proprio stamane per la Regione Siciliana: l'Ue avrebbe congelato 600 milioni di euro di finanziamenti viste le troppe irregolarità perpetrate dai responsabili regionali. Si parla addirittura di commissariamento.
l'Europa pensa al futuro, ma uccide il presente
Tra le più sensate richieste avanzate allo Zar Barroso ed alla sua "banda", dagli eurodeputati (dopo il gravissimo avallo di strumenti di "pseudo-crescita" aleatori, quanto ingannevoli e subdoli come i Project Bond: come visto uno schiaffo alla sovranità degli stati ed un regalo fatto agli speculatori) c'e' stata anche quella di un ''maggiore coinvolgimento'' di comuni ed enti locali nella progettazione di programmi regionali di sviluppo; nonché della garanzia di ''maggiore flessibilita'' nel decifrare le priorità strategiche. Gli euro-deputati hanno anche chiesto all'esecutivo di Bruxelles di slagare la politica di austerity perseguita nel "Fiscal Compact" (disciplina di pareggio di bilancio) dai fondi stanziati per le politiche regionali, onde evitare di banalizzare ed inficiare i provvedimenti 2014/2020. Ora il tutto sarà deciso una volta espletato l'iter di voto della commissione per lo Sviluppo Regionale.
Tutti in Grecia
Pertando ogni decisione sarà rimandata presumibilmente tra fine Agosto ed inizio Settembre, allorché si intavoleranno le trattative tra tutti i tre principali organi comunitari dell'Ue: Commissione europea, Consiglio europeo e Parlamento europeo. Non dimentichiamo però, che si parlerà e convergerà sull'adozione di politiche future (2014-2020) ma cosa succederà nell'immediato? Ve lo diciamo noi! Se qualcosa non cambierà a livello elettorale, e nel 2013 la casta parlamentare continuerà ad appoggiare (come ha vergognosamente fatto finora) queste politiche di austerity, finiremo tutti a fare le "vacanze" in Grecia, o meglio sarà la Grecia a venire da noi! Con tutti i suoi spaventosi spettri: fame, disperazione, precariato e povertà all'ennesima potenza. Il futuro dunque, dipende soprattutto da noi!
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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