Ue: Emergenza lavoro – Strategie e disastri

Domenica, Aprile 15th/ 2012

–  di Sergio Basile –

Commissione europea / Lavoro / Commissione Affari Sociali / Laszlo Andor  / Manuel Barroso / Perdita 6 milioni di posti di lavoro / Mercato comune reale / Consiglio europeo/ Strategia e limiti dell’Unione europea / Fiscal compact / Austerity / Deficit spending / Tecnocrazia / Ridimensionamento della Democrazia reale  / Commissione trilaterale  / Mario Monti / Angela Merkel / Nicolas Sarkozy / Herman Van Rompuy / Lucas Papademos / Spopolamento  Mezzogiorno d'Italia / Disoccupazione / Limiti delle strategie socio-economiche dell'Ue    

Ue: Emergenza lavoro – 

Proclami, strategie e disastri

Il Commissario Andor: creeremo 17,5 milioni di

posti di lavoro, ma “entro il 2020”!

Intanto nell’Eurozona oltre 6 milioni di nuovi licenziamenti

in pochi mesi

Bruxelles – Nelle scorse ore la Commissione europea ha diramato una nota ufficiale inerente alla delicata questione della perdita sensibile di posti di lavoro nell’Eurozona, riconducibile secondo un’attenta ed onesta analisi degli osservatori di Qui Europa – e come ribadito, tra l’altro, da almeno tre mesi a questa parte, da una minoranza di eurodeputati, economisti e giornalisti, nonché dal giudizio critico di premi Nobel del calibro di Stiglitz e Krugman (vedi articolo in Qui Europa del 22 Febbraio 2012) – a dissennate politiche fiscali e di austerity (vedi fiscal compact con annessa disintegrazione dello strumento del deficit spending: vedi precedenti articoli Qui Europa) dettate dal Consiglio europeo, con la benedizione della Troika (Ue, Bce e Fmi) ed in linea con le strategie “di presunta crescita” di Mario Monti (foto a lato con Manuel Barroso), Angela Merkel e Nicolas Sarkozy . Manovre, che accanto alle discutibili politiche portate avanti dalla Bce e dall'Eba, ai limiti intrinsechi del Trattato di Lisbona (vedi art.123) ed alla speculazione internazionale alimentata dal gioco dello spread, hanno di fatto messo in ginocchio, come mai nella sua gloriosa storia, l'intera Europa, mandandola di fatto in recessione: ed a partire dai cosiddetti "Paesi Piigs" (Portogallo, Irlarna, Italia, Grecia e Spagna). Ciò causando l'inevitabile perdita di milioni di posti di lavoro, ed al fallimento di migliaia di aziende: strozzate, tra l'altro, dall'iniqua stretta creditizia delle banche, altrimenti nota come credit crunch (vedi precedenti articoli in Qui Europa).

  Presunta regia di poteri forti e occulti dietro le scelte tecnocratiche  

Ciò dietro la regia occulta – denunciata presso l'Europarlamento negli ultimi mesi da eurodeputati come Borghezio, Speroni e Farage – di uomini provenienti da "ambienti particolari" e lontani dai tradizionali luoghi di esercizio della democrazia reale, tra i quali l’attuale presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, e lo stesso Lucas Papademos – attuale premier “non eletto” a guida della martoriata Grecia – ed espressione dei poteri forti del pianeta, quali quelli della Trilateral Commission: circolo élitario di potenti fondato nel dopoguerra dal potente e discusso banchiere David Rockefeller (foto a lato). Commissione Trilaterale della quale lo stesso professor Mario Monti è ancora presumibilmente membro onorario – così come accaduto a tutti i suoi predecessori – e della quale lo stesso è stato – fino alla sua “nomina fulminea” a premier italiano – presidente della "Commissione per l’Europa": a capo cioè di una nutrita rappresentanza di 170 membri europei, e chiamato a decidere le sorti economiche, sociali e politiche di tre aree continentali (Europa, America ed asia) e non solo, confrontandosi con i colleghi di Usa e Giappone. Lo stesso Mario monti che qualcuno nelle scorse settimane aveva addirittura proposto come nuova guida dell'eurogruppo, al posto del dimissionario Junker. 

  La nuova strategia Ue:  limiti e obiettivi  

Ma a parte ciò, stupisce l’ultimo audace proclama della Commissione – su interesse del Commissario alle Politiche Sociale Lazlo Andor, competente per materia – esposto nell’ambito della nuova linea sociale dell’Ue, protesa – almeno secondo quanto sostenuto nel comunicato – a “creare 17,5 milioni di posti di lavoro entro il 2020 per centrare l'obiettivo di avere un’occupazione pari al 75% degli adulti fra i 20 ed i 64 anni di età”.  Tra i punti forti della strategia resa nota, vi sono il sostegno e la creazione di posti di lavoro tra i giovani; la promozione di un salario minimo e del dialogo sociale. Dialogo sociale in sede di contrattazione nelm mondo del lavoro, troppo presto abbandonato dalle stesse tecnocrazie europee, che hanno letteralmente rottamato in pochi mesi leggi e processi democratici e cosio-economici fondati su documenti di rilievo sociale ed economico di primo piano, nel panorama europeo e non, come la stessa storica enciclica Rerum Novarum (foto a lato) di Papa Leone XIII (vedi precedenti articoli in Qui Europa)  sostituendo colpevolmente la dignità umana e la difesa del cittadino con la devozione al "dio-mercato" ed il rispetto univoco delle sue leggi e del suo volere. Tra le linee annunciate dalla Commissione, dunque, il rafforzamento del coordinamento tra i 27 (presto 28) Paesi Ue nelle politiche sociali e del lavoro. Andor, ha parlato di “ripresa ricca di lavoro", introducendo – contrariamente al passato e facendo in parte dietro front con i proclami ufficiali della stessa commissione di alcune settimane fa – il problema del salario minimo (va ricordato, in tal senso, che l’Italia è tra i pochi paesi dell’Unione in cui non esiste alcuna garanzia di salario minimo, se non quello stabilito dai singoli accordi settoriali) e della crescente povertà tra i lavoratori europei. Ppovertà indubbiamente “favorita” (si fa per dire) dall’introduzione della moneta unica nel 2002, e dai suoi distorsivi effetti recessivi ed inflazionistici.

  Il ribasso del costo del lavoro  

Tra i problemi con i quali la Commissione sarà chiamata a scontrarsi, anche quello della “distruttiva corsa al ribasso del costo del lavoro”: problema ingigantito dalle politiche iper-liberiste adottate dalla stessa Ue. Si pensi ai patti di libero scambio, a condizioni inique, tra l’Europa (a vantaggio sostanziale di  alcune multinazionali europee) e gli agricoltori africani delle regioni mediterranee, o i commercianti della stessa Cina. Politiche che stanno favorendo di fatto lo smantellamento di grosse fette del sistema produttivo agro-alimentare, manifatturiero e commerciale in Europa come in Italia. Tra le aree più colpite del Continente, sicuramente il Mezzogiorno d’Italia: per mancanza – in aggiunta – di competitività e innovazione tecnologica: malgrado le riforme finora adottate (si pensi alla prossima riforma della Pac annunciata ad inizio mese).

  Emergenza sociale ed emorragia del sistema lavoro  

Un altro punto su cui la Commissione ha annunciato novità ed aperture è quello della necessità di “rafforzare il dialogo sociale”, da cui dipende – si legge nella nota – “in maniera cruciale” il “successo delle politiche sul lavoro”. Quanto alla provvidenziale creazione di nuovi posti di lavoro, Bruxelles – tuttavia – è rimasta piuttosto sul vago. La Commissione di Barroso ha, infatti, proposto di attingere ai fondi comunitari, potenziando i sussidi per i giovani e i disoccupati di lungo corso, tagliando il cuneo fiscale e lottando contro il nero. Ma Qui Europa non dimentica che la garanzia sul reale e proficuo utilizzo dei celebri fondi Ue, in numerose aree e regioni europee (si pensi al Mezzogiorno d’Italia) dal 1957 ad oggi è stato profondamente disatteso, contribuendo con successi sostanziali vicini allo “1%” all’incremento dell’occupazione nelle aree più depresse in esame. Qualcosa andrebbe fatto – ad esempio – in merito alla revisione dei metodi di gestione, elargizione e monitoraggio di tali fondi: come dimostrato dal fatto che la tranches 2007/2013 del Fse (una dotazione di oltre 30 miliardi di euro) è risultato – in pratica – totalmente inutilizzata da regioni come la Calabria. Terra interessata – soprattutto negli ultimi 5/6 anni – da un complesso, selvaggio e preoccupante fenomeno migratorio, che sta di fatto spopolando la regione, con ripercussioni deleterie sia sull’economia, che sullo stesso tessuto sociale. Intanto, in Europa, dal 2008 ad oggi, sono oltre 6 milioni i posti di lavoro andati in fumo nella Ue, per colpa di una crisi – o pseudo-tale – sulla quale troppo si tace ancora oggi .

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

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4 Responses to Ue: Emergenza lavoro – Strategie e disastri

  1. Sefora Perrone 25 Maggio 2012 at 11:10

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