Londra, Washington e le subdole strategie della guerriglia per rovesciare Damasco

Giovedì, Agosto 30th/ 2012 

– Reportage-Dossier di "Qui Europa" – 

Ue / Esteri / Siria / Guerra / Strategia del terrore / Assad / Obama / Reagan / Nato / Consiglio di Sicurezza dell'Onu / Disastro umanitario / Dittatura dell'Occidente / Mistificazioni mediatiche / Propaganda Occidentale / Occupazione forzata / Morte / Usa / Damasco / Washington / Democrazia / Qui Europa / William Hauge / Twin Towers / 11 Settembre / Irairia / Libano / Somalia / Sudan / Iran / Giordania / New York / George W. Bush / Barack Obama / Tony Blair / Rumsfeld / Wesley Clark / Scott Ritter / New York Times / Colin Powell / Esercito Siriano Libero / Ribelli / Cia / Gheddafi / Osama Bin Laden / Talebani / Goldman Sachs / Parlamenti occidentali / Droga / Afghanistan / Gheddafi / Genocidio / Saddam Hussein / CIA 

Londra, Washington e le subdole strategie

della guerriglia per rovesciare Damasco 

Sanzioni contro i sostenitori di Assad e aiuti ai ribelli

sotto gli occhi di ONU e NATO

L'analisi di "Qui Europa" sulle menzogne delle guerre

in Medioriente, dagli Anni Ottanta ad oggi e la 

gravissima complicità dei parlamenti

occidentali

Londra, Washington, Damasco – Nella capitale siriana si continua a morire, giorno dopo giorno. Circa 1000 morti, solo negli ultimi 5 giorni. E' un genocidio di proporzioni apocalittiche, ma in fondo sembra il funesto epilogo di un libro già letto; o meglio, i drammatici minuti finali di un film già visto e rivisto: uno di quei gialli noir di mediocre fattura, dove – malgrado i tentativi del regista di nascondere il nome dell'assassino e di creare suspance – i giochi sembrano fin troppo chiari, nonosante la costruzione di fantasiosi alibi. Non ci sorprende più di tanto, dunque, l'ultima dichiarazione del ministro degli Esteri britannico, William Hague, secondo il quale Londra si sta apprestando a donare altri 5 miliardi di sterline (6,3 milioni di euro) ai ribelli dell’Esercito siriano libero (Els) nella guerra contro il regime di Assad.  

 Lo scomodissimo "Memorandum" del Pentagono 

Al levarsi di questi pungenti venti d'oltremanica – malgrado l'afa estiva che ancora attanaglia l'Italia – bussano alle porte della nostra memoria – chiare e forti – le parole pronunziate qualche anno orsono dell'ex-generale della Nato Wesley Clark, che dopo l'attentato alle Twin Towers di New York, una decina di giorni dopo dell'11 Settembre, dichiarò di essere venuto a conoscenza – presso il Pentagono – dell'esistenza di un memorandum nel quale era stata ben delineata la strategia egemonica degli Usa, in Medioriente ed in Africa. Clark dichiarò davanti alle telecamere come in realtà esistesse un piano segreto degli Usa, targato Rumsfeld-Bush, proteso a far fuori 7 nazioni in 5 anni.  E precisamente Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. Roba da far accapponbare la pelle e da rimettere in discussione la stessa posizione dell'Italia dinnanzi agli Usa ed agli altri alleati della NATO. Ma al nostro Parlamento la guerra. e le sorti di milioni di uomini innocenti, pare non interessare più di tanto!

 Iraq: una farsa annunciata 

Di lì a poco, come noto, gli Usa del guerrafondaio George W. Bush ed il Regno Unito di Tony Blair, avrebbero dato inizio alla celeberrima e sanguinaria guerra preventiva contro il regime di Saddam Hussein, col pretesto della detenzione da parte di quest'ultimo, della  famose armi di distruzione di massa. Alibi rivelatosi poi falso come i soldi del monopoli, e pretestuoso come l'episodio della celebre favola nella quale il lupo, travestito da innocente creatura, finisce per divorare la nonna. D'altra parte ogni guerra per essere tale ha bisogno, da parte del potere, di trovare una sua giustificazione. Un pretesto più o meno accettabile per avere la sua  legittimazione,  e ciò indipendentemente dalle ragioni o dalla morale.

  La testimonianza di Scott Ritter  

Scott Ritter, ufficiale statunitense, eroe dei marines che partecipò per sette anni alla missione di disarmo in Medioriente, in qualità di ispettore Onu, nel libro-intervista" Guerra all'Iraq" all'indomani della destituzione e uccisione di Saddam Hussein, raccontò molto bene la menzogna usata a giustificazione di una sporca guerra, in un vero e proprio "controdossier": una verità che andrebbe urlata nei parlamenti occidentali. Una denuncia così destabilizzante e fastidiosa da meritare, allora, la risposta stizzita del segretario di stato Usa Colin Powell La domanda che Ritter si pose è semplice e dovrebbe farci riflettere tutti: com'è possibile iniziare una guerra contro un paese sovrano? Semplice! Conclude l'ex-ispettore ONU: "I diplomatici dicono bugie ai giornalisti e poi, una volta che le vedono pubblicate, ci credono". Negli Usa, all'indomani del crollo delle  Torri Gemelle, i cattivi furono additati fin da subito in Al Qaeda e Bin Laden: lo stesso Osama bin Laden e gli stessi talebani  che fino an qualche tempo prima risultavano essere nel libro paga della Cia, quando l'intelligence americana organizzava la resistenza islamica  all'occupazione militare sovietica dell'Afghanistan.  E' davvero sconcertante vedere come appena un mese prima dell'11 settembre, tutti – buoni e cattivi – fossero  appassionatamente insieme nella progettazione e realizzazione del nuovo oleodotto del consorzio angloamericano Unocal: poi – curiosamente – realizzato a fine guerra da Hamid Karzai, neopresidente afghano, ex consulente dell'Unocal e – si presume – agente Cia.

  Canaglie o amici?  

D'altra parte non va scordato come negli anni Ottanta, ad armare il braccio di Saddam (anche con armi chimiche) fu lo stesso Presidente Usa Ronald Reagan: convinto sostenitore del suo regime nella guerra contro l'Iran. Non va infatti scordato come dall'inizio degli anni Ottanta l'Iraq venne cancellato dalla lista nera dei paesi canaglia –  come sarebbero poi stati definiti da George W. Bush – perchè utile agli Usa nel contrastare l'influenza sovietica nella regione mediorientale. Una guerra, quella tra Iran ed Iraq, sporca e che costò due milioni di morti: come raccontato dallo stesso New York Times nel 2002. Gli Stati uniti, dunque, sapevano che Saddam Hussein usava armi chimiche contro l'Iran, ma continuavano a fornirgli armi e assistenza. Evidentemente la ricetta Usa della "democrazia" ad orologeria doveva ancora scattare! Ma, a questo punto, si può ancora supportare la bufala mediatica dell'esportazione della "Democrazia" in Medioriente? Furono poi sempre gli Usa, nel 1984, a sorvolare sui massacri perpetrati da Saddam e ad opporsi alla destituzione dello stesso regime iracheno. Per non parlare dell'ipocrisia usata in Afghanistan – dove negli ultimi anni (dopo l'arrivo degli alleati e dei marines Usa) la produzione e lo spaccio di oppio sono aumentati del 400%; o in Libia ai danni di Gheddafi. Fino a qualche settimana prima della destituzione dell'eccentrico leader libico, lo stesso -come ben noto – fu "usato" dai "leader dei paesi amici", alleati Nato, per concludere contratti miliardari, e considerato uno dei più grandi partner dei leader europei: di destra e di sinistra, Berlusconi in testa. 

  La morte della Democrazia in Occidente  

Ma la cosa più sconcertante è che, malgrado le guerre in Medioriente – come visto e dimostrato – siano state portate avanti con strategici inganni e criteri puramente utilitaristici e tornacontistici per l'accaparramento delle risorse energetiche (petrolio e gas) i parlamenti occidentali, come quelli succedutisi negli ultimi decenni in Italia, abbiano continuato e continuino a sostenere gli Usa in queste barbare azioni, gettando tra l'altro in spese militari oltre al 40% delle proprie risorse finanziarie in bilancio. Non ci sarebbero modi più umani e utili per giustificare – in tempi di crisi e non – i gettiti fiscali provenienti dalle accise sul carburante e da forme barbare di tassazione? Le tasse, in democrazia – nella "versione ufficiale propinataci" – non dovevano servire a creare servizi ed investimenti utili ai cittadini? E' chiaro! Oggi non più! O meglio: oggi – a quanto pare – non viviamo più in un regime democratico! E specie dopo l'approvazione del "Fiscal Compact" (il nuovo ingannevole patto di bilancio europeo) che ha finito per snaturare il ruolo stesso dello stato, inibendo e boicottando il "deficit spending" e la possibilità dello stato stesso di creare ricchezza dal moltiplicatore economico. Oggi, dunque, le sostanze degli Italiani – a quanto pare – servono per un buon 60-70% a sostenere discutibilissimi azioni militari (magari travestite da missioni di pace) sotto la regia degli Usa; pagare interessi passivi miliardari a banche speculative come Goldman Sachs (grazie alla complicità ed al potere dato alle plurindagate agenzie di rating) e ad alimentare illusori fondi di salvataggio europei come il MES e l'EFSF.

 Medioriente: Obama e Cameron come Bush e Blair?  

E intanto, giorno dopo giorno, in Siria si continua a morire sotto gli occhi di Nato e Onu. In poco più di un anno un paese notoriamente ospitale e proteso all'integrazione tra popoli e culture come la Siria (probabilmente il più ospitale e rispettoso di usi, culture e credenze religiose dell'intera area mediorientale) come sostenuto da centinaia di testimonianze rese da abitanti siriani (e da suore e missionari da anni impegnati a diffondere il Vangelo nella regione) si è d'un colpo trasformato – per tutti i media ed i "governi democratici" occidentali – in un sanguinario regime da rovesciare ad ogni costo. Ciò mentre Obama e Cameron non disdegnano di supportare e sostenere i cosiddetti "ribelli" dell'ELS (Esercito Libero Siriano) che secondo molti testimoni scampati agli eccidi, non sarebbero altro che mercenari provenienti dal confine con la Turchia, mentre non mancano – per stessa ammissione del ministro degli Esteri britannico, William Hague – "notizie di atrocità commesse dalle stesse forze di opposizione”.

  Siria: un macabro teatro dell'assurdo  

Per giustificare l’invio di aiuti milionari a chi si è macchiato di tali “atrocità”, Hague si è però affrettato a ribadire come in effetti i telefoni satellitari e le radio  fornite da Londra “possono essere utilizzate per avvertire i civili degli imminenti assalti del regime”. Pertanto, se due più due fa quattro, anche gli stessi giobbotti antiproiettile inviati ai "ribelli", invece di essere indossati da miliziani e mercenari, serviranno – evidentemente – come “dispositivi di protezione per i civili”, o per la formazione e l'assistenza a fantomatici  gruppi siriani per i “diritti umani”. Del resto, a inviare le armi ai ribelli ci pensano già da tempo gli agenti della Cia che operano al confine con la Turchia. Come riportato a giugno dal solito New York Times. Nel frattempo – è la stessa intelligence israeliana a rivelarlo – giungono ad ingrossare le fila dell'ELS, contro assad, migliaia di combattenti provenienti da Iraq, Giordania, Yemen e Arabia Saudita. Ma la strategica azione di Obama e degli Usa, non si limita a questri aiutini! Infatti, mentre Londra annuncia l’invio di altri 5 milioni di sterline di aiuti ai ribelli, gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni economiche contro Damasco e i sostenitori del governo siriano. Quando il Parlamento italiano si deciderà a porre fine a questo macabro teatro dell'assurdo?

(Copyright © 2012 Qui Europa)

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