Made in Usa – Riflessioni sui retroscena del Caso “Lo Porto” e sulla “truffa del terrorismo”

Martedì,  Aprile 28th/ 2015    
 

– di Rocco Carbone e Sergio Basile / Sete di Giustizia –

Redazione Quieuropa, Giovanni Lo Porto, Rocco Carbone, Sergio Basile, Sete di Giustizia, Afghanistan, Casa Bianca, Matteo Renzi, Barack Obama, Giacinto Auriti, Lotta al terrorismo, ruolo dei media, verità e menzogne, sistema bancario, connivenza, strategie mondialiste, Fatima e le profezie sul tempo presente 

Made in Usa – Riflessioni sui retroscena del Caso "Lo Porto"

e sulla "truffa del terrorismo"

La strana ammissione di Obama, apre alle vere domande 

alle quali i media onesti dovrebbero rispondere: cosa

genera il terrorismo, la morte di milioni di uomini

e destabilizza l'opinione pubblica?

 

di Rocco Carbone e Sergio Basile / Sete di Giustizia

Giovanni Lo Porto

 In nome della "Democrazia"                                                                            

Roma, Washington – La drammatica fine di Giovanni Lo Porto, il giovane italiano ucciso da un drone Usa in circostanze ancora non del tutto chiare e in relazione alle quali si è levato il curioso mea culpa di Barack Obama, da giorni occupa le prime pagine di molti giornali in tutto il mondo. L'ultima dichiarazione di un certo peso è giunta ieri dalla Casa Bianca, a raccoglierla l'Ansa: "Barack Obama non aveva certezze quando Matteo Renzi e' andato alla Casa Bianca. E per questo – riporta l'agenzia italiana – non lo ha informato della morte di Giovanni Lo Porto a causa di un drone americano. Se avesse avuto tutte le informazioni – assicura all'ANSA la Casa Bianca – 'il presidente avrebbe sicuramente informato Renzi quando era a Washington. Ci sono molti passaggi relativi alla raccolta di tutti i fatti necessari, nel condurre le analisi e nei preparativi per informare. Questi passaggi – ha affermato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Edward Price – non erano stati completati al momento della visita di Renzi".

 Una ammissione senza precedenti, malgrado la propaganda…               
 
Il vero punto da mettere a fuoco, uscendo dal mero pettegolezzo, è però un altro e consta nell'ammissione di responsabilità, sia pur strategica ma estremamente importante e inconfutabile, di Obama; cioè di uno degli uomini  più potenti al mondo, almeno tra quelli ufficialmente posti a guida delle nazioni da parte dei grandi burattinai che vorrebbero gestire definitivamente la sorte di miliardi di uomini. Da questo attegiamento si evincono almeno due considerazioni importanti: 1) La responsabilità delle azioni dei "gendarmi del mondo" dinanzi alla comunità internazionale e specie rispetto ai paesi non allineati con la strategia mondialista implementata con maggior ardore all'indomani delle menzogne sull'11 Settembre; 2) l'assunzione  di un attegiamento critico nei metodi utilizzati dal governo Usa nella presunta "lotta al terrorismo": ad esempio l'utilizzo di droni che – senza entrare nel merito della bontà della "missione" di Lo Porto e delle cosiddette aleatorie e propagandistiche "missioni di pace" – uccidono comunque, e in maniera indiscriminata, tutto e tutti.
 
Giovanni Lo Porto
 
 Riflessioni sulla notizia del New York Times                                               
 
Dalla morte di Lo Porto alla suddetta ammissione di responsabilità sono passati più di 60 giorni e la dichiarazione di Obama è stata resa solo dopo che la notizia è stata riportata dal New York  Times. Non pocchi hanno tuttavia storto il naso, quasi come se quest'annuncio avesse voluto in un certo senso legittimare la bontà della campagna bellica Usa, ponendo l'attenzione sul fatto che un giovane italiano stesse prendendo parte alla "nobile" causa di liberazione contro il terrorismo. Perchè – ci chiediamo – un giornale piuttosto allineato alle politiche filo-governative come il NYT, in caso contrario, avrebbe dovuto dare tutta questa enfasi all'attività del giovane malcapitato italiano, aprendo la strada all'inconsueto e strano mea-culpa di Obama? In effetti questi sospetti lasciano molti interrogativi aperti. Quanto accaduto, le strane dinamiche della vicenda "Lo Porto", ribadiscono ancora una volta, inoltre, il ruolo centrale dei mass media nell'enfatizzare o accultare – di volta in volta – ed in modo del tutto arbitrario e "partigiano" fatti del medesimo peso e sempre con scopi spesso impalpabili di primo acchito.
 
 Il problema a monte                                                                                          
 
Questa vicenda ci induce ad una riflessione che supera a monte il problema: oggi occorrono, come mai nella storia, giornalisti e testate giornalistiche disposte a dire la Verità, perchè il potere costituito da tre secoli a questa parte investe cifre inimmaginabili ogni anno nel controllo dei media (vedi qui La stampa di regime e la Mano Nascosta in guerra contro i popoli) e – negli ultimi decenni – anche nel creare ad arte siti di "controinformazione" particolari, che in realtà si rivelano devastanti macchine di menzogna e propaganda, abituate – per contratto – a sfornare visioni parziali delle grandi questioni politiche e geopolitiche che infiammono il mondo. Siti magari abituati a demonizzare solo gli Usa, ma che curiosamente non parlano mai del grande tema (di base) dell'usura da moneta-debito (vedi qui L’essenza della truffa monetaria da Signoraggio – Il Denaro non ha Costi di Produzione) o del Comunismo massonico-mondialista che – spacciato per morto – ormai ha esteso la sua ombra rossa, foraggiato dal sistema bancario, in tutti gli angoli del pianeta, come la stessa Vergine di Fatema profetizzò nel 1917 ai tre pastorelli (vedi qui Il messaggio di Fatima e la rivoluzione monetaria di Giacinto Auriti).
 
Giovanni Lo Porto
 
 Il dovere degli uomini onesti                                                                           
 
Se il sistema usa queste antiche tecniche di annacquamento e rimbambimento universale delle coscienze lo fa, evidentemente, perchè ha il terrore della verità; ha timore dell'opinione pubblica. Dunque noi di SdG (Sete di Giustizia) invitiamo tutti i giornalisti a diventare uomini coraggiosi e alieni da ogni compromesso e ricatto, iniziando un fronte comune di denuncia contro la moneta-debito che è genesi di ogni forma di terrorismo (vedi qui La Guerra di Obama è la Guerra delle Banche Centrali: Giacinto Auriti insegna!) e di decine di milioni di morti ogni anno, in occidente, in Cina, in Africa e anche nei cosiddetti "BRICS" che qualcuno vorrebbe dipingere – falsamente – come un'asse anti-mondialista, nonché un'oasi democratica di pace e giustizia…
 
 Responsabilità del sistema bancario                                                              
 
Il sistema bancario ha dunque quattro grandi colpe che il sistema mass-mediatico mondialsita non rivela: 1) aver foraggiato e promosso le più deleterie ed anti-umane (anti-cristiane) ideologie dei tempi moderi; 2) aver foraggiato guerre e rivoluzioni; 3) aver soggiogato e sottomesso i media e quindi l'opinione pubblica; 4) Aver creato ovunque stati perenni di debito e povertà indotta, nonché schiavitù reale (prostituzione, miseria, ecc..) con l'emissione di moneta convenzionale a debito dei popoli (e non acredito, come invece sostenuto da grandi uomini del passato e – meglio di tutti – dall'insuperabile genio del Professor Giacinto Auriti, padre della "Teoria del Valore indotto della Moneta", deceduto nel 2006 – vedi qui Proprietà Popolare della Moneta – Come uscire dalla crisi-truffa e riprendersi i propri soldi).
 
Giovanni Lo Porto
 
 Non uno ma milioni di morti…                                                                        
 
Allora ci chiediamo, alla luce dei grotteschi sviluppi da soap opera del "Caso Lo Porto": se negli Usa  – dove milioni di uomini vivono soggiagati dal ricatto del debito posto in essere dalla privatissima Federal Reserv Bank – Obama ha ammesso l'errore per la morte di Giovanni Lo Porto, cosa farà quando gli si dimostrerà l'evidenza inconfutabile, cioè che questo regime usurocratico ammazza milioni di uomni e nel contempo sostiene lo stesso terorismo internazionale che Obama dice di "combattere"? (vedi qui Giacinto Auriti e la Lettera aperta al Pentagono, per fermare il terrorismo e qui La Guerra di Obama è la Guerra delle Banche Centrali: Giacinto Auriti insegna!).
 
 Quante persone sono a conoscenza della più grande truffa della storia? 
 
Quante persone sono oggi a conoscenza della grande truffa dell'oro carta istituzionalizzata dapprima nel 1717 dalla Bank of England – col pretesto dell'ingannevole ed inconsistente riserva aurea "parziale" a copertura delle banconote emesse – e succcessivamente, negli Usa (1), dal Presidente Richard Nixon, che nel 1971 addirittura abolì la riserva innalzando la carta straccia al rango di oro? Ecco cosa deve dire oggi il giornalista intellettualmente onesto al servizio della verità! Il cambiamento è possible solo se il popolo viene informato: chi non ottempera a questo grande obbligo morale diventa complice di chi riduce in schiavitu la collettività. Allora non potremo fare altro che contare i morti "in serie" che la nostra indifferenza avrà contribuito a sfornare all'interno del grande ed infernale calderone del mondialismo.

(1) Grazie anche all'indispensabile quanto ambiguo meccanismo del "Diritto di Prelievo" e quindi al contributo offeto dal Fondo Monetario Internazionale che  fin dalla nascita – per altro – fu strutturato come una Società per Azioni, con un accordo internazionale entrato in vigore il 17 dicembre 1946All'epoca – come nota Auriti, nell'opera L'Ordinamento Internazionale del sistema Monetario – la partecipazione al capitale, rappresentato in quote versate da ogni paese, ed il cui ammontare era stabilito sulla base della potenza economica dei paesi aderenti, era anche la base per la distribuzione dei voti. La quota di ogni paese era composta per il 25 per cento da oro e per il 75 per cento da moneta nazionale. In cambio di tali conferimenti i paesi acquistavano la possibilità di ottenere Diritti di Prelievo, cioè potevano comperare moneta straniera, necessaria a saldare i propri debiti. Scaduto il termine al quale il diritto di prelievo era sottoposto, il Paese che lo aveva utilizzato doveva riacquistare la propria moneta o con moneta di riserva, o con la moneta straniera che aveva precedentemente acquistato.

Apparente equilibrio

Il limite massimo di utilizzo di diritti di prelievo non poteva superare il 200 per cento della quota di ogni Paese aderente in moneta nazionale. Questo progetto salvaguardava una posizione di apparente equilibrio fra le varie Nazioni, in quanto il dollaro era sorretto da garanzia aurea. L’accoglimento del sistema americano portò ad una programmazione tale, per cui ci si avvide che la disponibilità di oro e di dollari (la cui emissione avrebbe dovuto essere limitata al rapporto di 35 dollari per ogni oncia troy di oro fino) non sarebbe stata sufficiente ad un adeguato incremento della liquidità monetaria internazionale, in conformità di quelle finalità previste dall'art. 1 dello statuto del Fondo. Nella strutturazione del Fondo monetario internazionale non venivano tenute in alcuna considerazione le monete di conto, cioè utilizzabili soltanto nella contabilità fra Stati (Unitas e Bancor), mentre diventava operante il principio, comune ad entrambi i progetti, di riconoscere all'oro la funzione di parametro di riferimento per consentire che gli Stati aderenti potessero pagare in oro i loro debiti" (…)

L'abbandono del, sia pur ambiguo, "sistema inglese"

"L'abbandono dello schema inglese (sia pur con le sue evidenti contraddizioni consistenti nella parziale copertura aurea delle emissioni – Ndr) con una moneta di riserva (Bancor) diversa da quelle nazionali metteva gli U.S.A. in una posizione di particolare privilegio. Gli accordi di Bretton Woods erano infatti concepiti in modo tale da essere impunemente violati, perché nessuna nazione era posta nelle condizioni di controllarne l’inadempimento, cioè di controllare se il Tesoro Americano avesse emesso dollari in misura maggiore di quanto consentito dalle disponibilità di riserve d'oro. Un tale controllo avrebbe infatti costituito un'ingerenza negli affari interni di un Paese straniero non ammissibile secondo i principi del diritto internazionale.

Il fondamentale difetto di Bretton Woods e… l'alibi perfetto…

Questo fondamentale difetto del sistema di Bretton Woods non è altro, poi, che il difetto essenziale derivante dall'equivoco iniziale di concepire la moneta come titolo (di credito) rappresentativo del valore della riserva (aurea o non) e non già come titolo puramente convenzionale, quale effettivamente è". (approfondimento alla nota tratto da Giacinto Auriti – L'Ordinamento Internazionale del sistema Monetario )

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Rocco Carbone, Sergio Basile / Sete di Giustizia

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