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Lunedì, 22 Agosto/ 2016
– di Don Curzio Nitoglia–
Redazione Quieuropa, Don Curzio Nitoglia, ipotesi del Papa eretico, Bergoglio, Da Silveria, San Roberto Bellarmino
La questione del "Papa eretico" – ipotesi
probabile, non certezza teologica.
Prima Parte
A partire da un’ipotesi non si può arrivare alla deposizione
del Papa, né c’è chi ne avrebbe l’autorità:
il passaggio indebito del Da Silveira
di Don Curzio Nitogia / Prima Parte
Sulla questione di un presunto "Papa eretico"
Roma – di Don Curzio Nitoglia – La spinosa questione del Papa eretico secondo i Dottori della Chiesa (Bellarmino, Suarez, Gaetano, Torquemada, Cano, Soto, Giovanni da San Tommaso…) e i teologi della terza Scolastica (Billot, Wernz-Vidal, Salaverri, Journet, Vellico, Mondello…) è una “ipotesi” possibile o al massimo probabile (v. in basso il paragrafo S. Tommaso d’Aquino precisa i termini: “possibile, probabile e certo”) come la chiama il Da Silveira stesso nel titolo del suo libro stampato recentemente in italiano (Ipotesi teologica di un Papa eretico, Chieti, Solfanelli, 2016) e non è assolutamente una “certezza teologica” come poi il Da Silveira deduce con un passaggio indebito dal possibile/probabile (le opinioni puramente ipotetiche dei Dottori della Chiesa e dei teologi approvati più recenti) al teologicamente certo.
Il retto ragionamento
Il ragionamento si compone di una proposizione detta “antecedente”, che è la parte motrice del ragionamento verso la conclusione (p. es., ammesso e non concesso che il Papa possa cadere nell’eresia…). La proposizione “conseguente” è la parte mossa o causata del ragionamento, ossia la conclusione del ragionamento (p. es., … il presunto Papa eretico è deposto ipso facto o deve essere deposto dall’Episcopato o dai Cardinali). La “conseguente” è causata dalla “antecedente”. Se la “antecedente” è ipotetica la “conseguente” non può essere certa, ma solo ipoteticamente possibile o al massimo probabile perché la “conclusione” non è mai superiore alla premessa “antecedente”. Quindi il passaggio dall’ipotesi possibile o probabile del Papa eretico alla sua deposizione teologicamente certa per eresia manifesta è illecito. Infatti la “conseguente” o conclusione è certamente vera solo se la “antecedente” è evidentemente certa. Inoltre come spiega il padre benedettino Paolo Carosi : “L’esistenza di un essere [p. es., la deposizione reale di un Papa, ndr] si può dimostrare solo partendo da un altro essere esistente [l’eresia reale del Papa, ndr], da una realtà oggettiva fuori della nostra conoscenza. Non si può dedurre dalle premesse ciò che in esse non è contenuto o più di quel che è contenuto. Da un vestito sognato, si arriva soltanto ad un sarto sognato [da un Papa ritenuto ipoteticamente eretico si arriva solo alla possibilità ipotetica della sua deposizione e non alla certezza della sua deposizione reale, ndr] ” (1)
(1) Cfr.: P. Carosi, Corso di Filosofia, vol. II, Logica, Roma, Edizioni Paoline, 1959, cap. III, Il ragionamento, articolo I, § 2, Divisione del ragionamento, pp. 135-142 e cap. IV, Il metodo filosofico, art. II, § 4, Dimostrazione dell’esistenza di un essere, p. 230).
Precisazione del Da Silveira
Il Da Silveira ha precisato in maniera molto chiara il suo pensiero, che nella “Nota dell’Autore” scritta da lui nel gennaio del 2016 poteva essere frainteso, come poi è realmente successo, in una mail inviata nel luglio del 2016 al sito www.chiesaepostconcilio.blogspot.it della Dottoressa Maria Guarini (romaperenne@gmail.com), in cui scrive che la tesi del Papa eretico secondo lui “in ragione della forza degli argomenti che la sostengono è teologicamente certa intrinsecamente, mentre è soltanto probabile estrinsecamente, giacché vi sono molti autori di peso che non la adottano. […]. Fatta tale distinzione [intrinsecamente/estrinsecamente, ossia in sé o ab intrinseco e quanto agli autori che non la sostengono ab extrinseco, ndr], diventa chiaro che c’è una piena concordanza tra il testo del prof. De Mattei [“Introduzione” al libro del Da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, Chieti, Solfanelli, 2016, p. 14 e 19] e quello mio”.
Etimologia di ipotesi
La lingua greca, latina e italiana insegnano che “ipotesi” (2) viene dal greco “hypo / sotto” e “thesis / posizione” e significa “supposizione” (dal latino sub ponere). Ora la supposizione o ipotesi in genere è una “congettura”, che cerca di spiegare un fatto, di cui non si ha una conoscenza perfetta e certa, mediante una “opinione”, che in generale è una “possibilità” o al massimo una “probabilità”; vale a dire la “supposizione” cerca di supplire ad una verità o ad un fatto non conosciuti con certezza (p. es. un Papa possibilmente eretico; eventuale pioggia o non pioggia) mediante un’ipotesi, immaginando che qualcosa (l’eresia possibile, speculativamente o investigativamente parlando, di un Papa; la pioggia eventuale) possa accadere in un determinato modo (Papa eretico occulto, pubblico, notorio / Pioggia leggera, forte, temporalesca). Infatti l’ipotesi o la “congettura” investigativa (dal latino conicere / interpretare) è un giudizio (per esempio, papa Bergoglio è eretico) fondato su una intuizione o una deduzione personale e soggettiva, a partire da “indizi apparenti”; essa presenta in forma ipotetica un fatto che non è certo, ma solo possibile.
(2) Cfr. i Dizionari della lingua italiana dei professori Zingarelli, Devoto-Oli, Cortellazzo-Zolli.
Passaggio indebito: dal probabile al certo
Il Da Silveira quando illustra (3) (in maniera chiara e precisa) le opinioni dei Dottori e teologi della seconda e terza Scolastica parla, giustamente, di ipotesi teologica di un Papa eretico (op. cit., p. 87), ma poi, quando espone le diverse soluzioni date dai Dottori a questo quesito ipotetico e puramente possibile o al massimo probabile, rende – indebitamente – l’ipotesi una certezza teologica intrinseca, secondo la tesi di S. Roberto Bellarmino da lui interpretata come teologicamente certa differentemente dal Bellarmino medesimo, per il quale l’ipotesi del Papa eretico è solo un’opinione speculativamente o investigativamente possibile. Il medesimo Da Silveira nel riquadro riassuntivo delle cinque opinioni sul Papa eretico (pp. 30-31) scrive che il Bellarmino “sostiene l’opinione” secondo cui “il Papa non può cadere nell’eresia”, anche se per un’ipotesi puramente speculativa (“ammesso e non concesso”) “non si può escludere la possibilità di un Papa eretico”, che è quindi una mera non-ripugnanza e non una certezza. Certamente il Da Silveira è libero di aggiornare l’ipotesi bellarminiana rendendola una certezza, ma dovrebbe dichiarare che tale soluzione è la sua e non del Bellarmino e poi dovrebbe dimostrare che è certo e non solo possibile che il Papa può cadere in eresia. Inoltre il fatto più grave è che il Da Silveira, il quale ritiene l’ipotesi del Papa eretico teologicamente certa intrinsecamente, non esclude in via di principio la “deposizione” o la “perdita del Pontificato” da parte del Papa in caso di eresia pubblica e notoria
(3) Cfr.: A. X. Da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, Chieti, Solfanelli, 2016, cap. VII, pp. 87-98
Non certezza teologica (un esempio)
In breve la “ipotesi” del Papa eretico (secondo i Dottori e i teologi qualificati della Chiesa) indica una mera “possibilità”, al massimo una “probabilità”, non una certezza. Ora la possibilità è qualcosa (p. es. l’eresia del Papa) che può accadere ipoteticamente, ossia “ammesso e non concesso che” il Papa possa cadere in eresia, occorre stabilire, poi, ciò che occorrerebbe fare: ad esempio il card. Billot è solito scrivere “ammessa l’ipotesi” o “una volta supposto che un Papa diventi eretico” e ritiene ciò puramente ipotetico e mai realizzabile (4). Porterò un esempio banale. Proposizione “antecedente” (o premessa): ammesso e non concesso che un asino possa volare (ed è possibile eccezionalmente per un miracolo di Dio, il quale può sospendere le leggi fisiche della natura da Lui creata e dare all’asino il potere preternaturale di volare) o che un sasso lasciato cadere nel vuoto rimanga sospeso in aria senza precipitare a terra (ed è possibile remotamente per un miracolo di Dio, che sospenda la legge fisica e naturale della caduta dei gravi); la proposizione “conseguente” (o conclusione) è: che cosa bisognerebbe fare? Infatti, se Dio sospende il miracolo, il sasso potrebbe cadere in testa ad un passante, così come l’asino potrebbe, cessando di volare, schiacciare chi si trovasse sotto di lui. Allora alcuni opinerebbero di abbattere l’asino dopo aver fatto evacuare la zona sottostante, altri lo lascerebbero volare con la speranza che si allontani dal centro abitato e così via. Però il problema dell’asino volante non è qualcosa di reale o fisicamente certo, ma è soltanto ipoteticamente possibile da un punto di vista meramente speculativo o investigativo, poiché l’uomo normale non prende in considerazione le possibilità eccezionali (l’asino che vola), ma solo le possibilità prossime o le probabilità (l’eventualità che piova poiché le nuvole si addensano e il vento cessa e quindi sarebbe opportuno prendere l’ombrello) (5). Secondo il Da Silveira (op. cit., p. 37) Francisco Suarez (6) difende la medesima tesi del Billot, ma in maniera meno rigida. Infatti il Billot (7) la ritiene esplicitamente una “mera ipotesi, mai traducibile in atto. […]. A priori si può ritenere che Dio non lo permetterebbe mai”. Suarez e Bellarmino impiegano termini meno forti, però la sostanza della loro tesi coincide con quella del Billot, ossia secondo i due Dottori controriformistici il Papa come dottore privato può ipoteticamente e per una pura possibilità o al massimo per una probabilità e mai per una certezza teologica cadere in eresia materiale o favorire l’eresia.
(4) Cfr.: L. Billot, De Ecclesia Christi, Prato, Giachetti, 1909, tomo I, p. 615-616; cfr. A. Da Silveira, op. cit., p. 34, nota 7: (5) Cfr. P. Carosi, Corso di Filosofia, vol. I, Gnoseologia, Roma, Edizioni Paoline, 1959, parte II, sezione III, art. 2, Gli stati del soggetto conoscente, pp. 260-278; (6) De Fide, disp. X, sect. VI, n. 11, Parigi, Vivès, tomo XII, 1858, p. 319) e S. Roberto Bellarmino (De Romano Pontifice, lib. IV, cap. 7, Milano, Battezzati, vol. II, 1858; (7) Tractatus de Ecclesia Christi, Prato, Giachetti, 1909, tomo I, pp. 617-618.
Tesi di S.Roberto Bellarmino e don Ballerini
La tesi del Da Silveira secondo alcuni è assai vicina a quella di San Roberto Bellarmino e di un altro teologo di Verona, don Pietro Ballerini (1698-1769), che ha scritto due opere sul Primato del Papa (8) e sui rapporti tra Papa e Concilio ecumenico (9). Se si studia bene il pensiero di don Pietro Ballerini si vede che secondo lui il Papa è obbligato a sottomettersi alla fede soprannaturale e alla morale naturale e divina; non ha nessuna autorità umano/ecclesiastica sopra di lui, ma il suo potere è limitato da quello di Dio di cui è il Vicario in terra; soltanto quando definisce e obbliga a credere è infallibile; come dottore privato opinando su questioni non ancora definite può errare; infine in caso di eventuale e possibile eresia esterna il Ballerini non si oppone alla possibilità che il Papa vi cada, non trattandosi di definizioni, ma ritiene che ciò non si è mai verificato nella corso della storia della Chiesa e non si verificherà mai. In breve ciò che don Pietro Ballerini mantiene come certissimo è che il Papa nel definire non errerà mai; infine come ipotesi investigativa “ammesso e non concesso” che il Papa cada in errore contrario alla fede, dovrebbe essere ammonito e corretto e dopo due ammonizioni, se si ostina nell’errore, si dichiara da se stesso eretico e decaduto dal Pontificato, ma tutto ciò deve essere opera non di giurisdizione bensì di carità (10). Anche dallo studio testé citato 8vedi nota) di padre Tarcisio Facchini si capisce bene che l’ipotesi di don Pietro Ballerini segue l’opinione del Bellarmino, ma non quella del Da Silveira secondo cui il problema del Papa eretico è teologicamente certo e non è un’ipotesi o opinione investigativa, che ci si pone per arrivare alla vera soluzione del problema (11).
(8) Cfr.: De vi ac ratione primatus Romanorum Pontificum, Verona, 1766; (9) Cfr.: De Potestate ecclesiastica Summorum Pontificum et Conciliorum generalium, Verona, 1765, Roma, De Propaganda Fide, II ed., 1850; (10) De Potestate ecclesiastica Summorum Pontificum et Conciliorum generalium, Verona, 1765, cap. 9, nn. 3-8; cap. 15, n. 21; cfr. T. Facchini, Il Papato principio di unità e Pietro Ballerini di Verona, Padova, Il Messaggero di S Antonio, 1950, pp. 126-128; (11) cfr. P. Carosi, Corso di Filosofia, cit., vol. I, Gnoseologia, parte I, cap. II, § 2, Il retto stato mentale all’inizio, pp. 64-65
La tesi di S. Tommaso d'Aquino (probabilità)
S. Tommaso d’Aquino precisa i termini: possibile, probabile e certo. La sana filosofia scolastica precisa ogni termine in maniera scientifica e inequivocabile. 1°) “Probabilità” – La “probabilità” è l’assenso ad una tesi (è verosimile che pioverà; è verosimile che papa Bergoglio è eretico) dato in maniera non ferma e certa a causa della non evidenza o incertezza della tesi (pioverà; papa Bergoglio è eretico), cui aderisco senza fermezza e certezza e quindi con la paura di errare ovvero che la tesi contraria (è normalmente o prossimamente possibile che non pioverà; è normalmente o prossimante possibile che papa Bergoglio non è eretico) possa essere vera, ma la possibilità della tesi contraria è prossima o normale (se cessa il vento, è probabile o verosimile che piova; papa Bergoglio non è eretico). S. Tommaso d’Aquino scrive: “opinio significat actum intellectus qui fertur in unam partem contraddictionis cum formidine errandi” (12). Siccome la proposizione cui aderisco (pioverà; Bergoglio è eretico) non è evidente e certa, allora do soltanto un assenso infermo dell’intelletto dietro la spinta della volontà, che deve intervenire per muove la mia intelligenza ad aderire alla tesi che sembra essere probabile o verosimile, nonostante la tesi contraria sia possibile prossimamente e normalmente (non pioverà; Bergoglio non è eretico).
(12) S. Th., I, q. 79, a. 9, ad 4; Id., I-II, q. 105, a. 2, ad 8; cfr. III Sent., dist. 23, q. 2, a. 2, sol. 1; De Veritate, q. 14, a. 1
La tesi di S. Tommaso d'Aquino (possibilità)
La “possibilità” secondo S. Tommaso d’Aquino è l’assenso “infirmus in unam partem cum formidine errandi”, Essa è diversa dalla probabilità poiché la possibilità è solo remotamente o eccezionalmente realizzabile (p. es. una madre che odia il figlio è una “possibilità morale” grazie alla sospensione della leggi morali dell’agire umano; un asino che non cade se gettato nel vuoto o che vola è una “possibilità fisica” mediante la sospensione delle leggi fisiche da parte di Dio), mentre nella probabilità una sola tesi è verosimile o probabile intrinsecamente (pioverà) e la contraddittoria (non pioverà) è possibile prossimamente o normalmente(13).
(13) S. Th., I, q. 2, a. 3; I, q. 25, a. 3, ad 4; I, q. 46, a. 1, ad 1; Id., I-II, q. 40, a. 2, ad 1; I-II, q. 109, a. 4, ad 2; Id., II-II, q. 17, a. 1; II-II, q. 21, a. 1.
La tesi di S. Tommaso d'Aquino (certezza)
La “certezza” non è una opinione e neppure una probabilità, ma è un’adesione ferma, senza paura di sbagliarsi (p. es. “2 + 2 = 4”; “il tutto è più grande della parte”): l’evidenza totale dell’oggetto (2 + 2 = 4) causa la certezza o l’adesione ferma dell’intelletto senza paura di errore. S. Tommaso d’Aquino insegna: “certitudo proprie dicitur firmitas adhaesionis cognitivae in suum cognoscibile” (III Sent., dist. 26, q. 2, a. 4, sol. 1). Come si vede la certezza ammette vari gradi: 1°) la “certezza assoluta o metafisica” che è fondata sulla natura dell’oggetto; per esempio il triangolo ha tre angoli e non c’è neppure la possibilità remota ed eccezionale del contrario perché neanche Dio per miracolo può fare che il triangolo, restando tale, abbia quattro angoli. Egli può trasformare un triangolo in un quadrato, ma non può fare che il triangolo non abbia tre angoli, sarebbe assurdo, contraddittorio e lederebbe la sapienza onnipotente di Dio, ponendo in Lui una deficienza; 2°) la “certezza fisica” che è fondata sulle leggi della natura; p. es. che il grave lasciato nel vuoto cade è certo, ma è possibile eccezionalmente il contrario per un miracolo dell’onnipotenza di Dio, che può sospendere le leggi della natura fatte da Lui senza contraddirsi, per cui per miracolo qualcuno che sta precipitando da un grattacielo può non cadere a terra; 3°) la “certezza morale” che è fondata sul modo normale dell’agire umano, per esempio normalmente la madre ama il figlio, ma è remotamente o eccezionalmente possibile il contrario: il mostro morale umano, ossia la madre ammalata o degenerata che odia e uccide il figlio. L’ipotesi del Papa eretico, quindi, non è una certezza, ma è una pura possibilità o non ripugnanza teologicamente ipotetica e al massimo potrebbe essere una probabilità; perciò i Dottori della seconda Scolastica si son posti il quesito se, “[proposizione antecedente] ammesso e non concesso che il Papa possa cadere in eresia, [proposizione conseguente o conclusione] è deposto ipso facto (R. Bellarmino) o deve essere deposto dopo le ammonizioni canoniche dei Vescovi o dei Cardinali (Gaetano)?”. Si noti la forma interrogativa, ipotetica, dubitativa e non assertiva di ciò che, invece, secondo il Da Silveira sarebbe teologicamente “certo” e quindi non ipotetico e non dubitativo.
Possibile chiedere di "ammonire" il Papa?
Perciò chiedere al S. Collegio cardinalizio di ammonire papa Bergoglio è lecito, doveroso e salutare se ci si limita a metterne in luce gli errori e a chiedergli nel modo dovuto di correggerli come ha fatto mons. Brunero Gherardini con Benedetto XVI riguardo all’ermeneutica della continuità del Concilio Vaticano II, (14), ma è fonte di caos e di scismi (15) se si vuole deporre o costatare la deposizione del Papa. Si costruisce sul possibile o il non certo, ossia sulla sabbia o addirittura sulle nuvole. Infatti “il governo della Chiesa è monarchico, ma, per quanto assoluta, la volontà del monarca è limitata dal diritto divino naturale o positivo. […]. Il potere di giurisdizione del Papa non conosce sulla terra altri limiti che quelli ad esso assegnati dal diritto divino e dalla costituzione divina della Chiesa” (16).
(14) Cfr.: B. Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; (15) Cfr.: La duplice strategia dei nemici di Cristo per la dissoluzione: ecumenismo e scisma nella Chiesa; (16) F. Roberti-P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. II, p. 1253 e 1255, voce Pontefice, Sommo;
Le responsabilità di Francesco I
Ora Francesco I ha oltrepassato oggettivamente i limiti impostigli dal diritto divino e dalla divina costituzione della Chiesa e quindi è non solo lecito, ma doveroso metterlo davanti alle sue responsabilità e ammonirlo di ritrattare i suoi errori oggettivi (come successe a Giovanni XXII quando negò che la Madonna in Cielo godesse della Visione Beatifica, fu ammonito e si corresse). Tuttavia non si può pretendere di arrivare alla sua deposizione dopo la constatazione della sua eventuale eresia formale e notoria… e vedremo il perché (continua nella seconda parte)
Don Curzio Nitogia (Copyright © 2016 Qui Europa)
Cfr.: doncurzionitoglia.net
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