Italia – Soffocamento della Nazione è Distruzione della sua Memoria

Lunedì,  Gennaio 13rd/ 2013

– di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile 

Circolo Culturale San Francesco, Catanzaro,  Papa Francesco, Nuova Prospettiva, Evangelii Gaudium, Usurocrazia, Crisi di valori, Confronto, Vera Rivoluzione, Memoria, Sant'Agostino, Giovanni Paolo II, 

Italia – Il soffocamento del cuore di una nazione

è la distruzione della sua memoria. Anche per

questo nasce il Circolo San Francesco

Ideale del Circolo: cultura, cura dell’altro e verità

sui grandi temi che tormentano il mondo 

Aggregazione e Confronto libero su usurocrazia, moneta-debito

e grandi temi. Andare oltre le notizie dei media di regime: la

vera rivoluzione passa da cultura e libera informazione

 

di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile

Circolo Culturale San Francesco

 Nasce il Circolo San Francesco – Oltre la Disinformazione Imposta        

Catanzaro –  Mentre l'Italia mediatica si sofferma sui miracolistici rimpasti di governo e sulle presunte svolte per mano dell'affiatata coppia Renzi-Letta; da Parigi giungono indiscrezioni sul grande tradimento di Hollande e il gossip si mischia con le "solite" tragiche notizie di omicidi e suicidi da usurocrazia dominante, nel capoluogo calabrese, Catanzaro, nasce qualcosa di piccolo ma a nostro avviso altamente rivoluzionario. Si tratta di un laboratporio di idee e libero confronto proteso a far luce sui grandi temi dell'economia e del sociale per secoli occultati dalla stampa di regime e da sistema al fine di gettare in un pozzo (diignoranza e non solo) senza fondo intere generazioni… Si chiama «Circolo Culturale San Francesco» la nuova pagina che attende di essere riempita, configurata o formattata. A prima vista sembra identica a tutte le pagine, ma la novità è grande… Essa ci vede, in questo tempo così drammatico per la nostra nazione (proprio nelle ultime 48 ore notizie di altri due suicidi "da crisi"…)  coinvolti qui, nel Salone parrocchiale: “punto di aggregazione”, “centro di gravità”, “ambiente” o “luogo” per eccellenza, diverso dai “non luoghi” (piazze, centri commerciali, lungomari, bancarelle, stazioni ferroviarie) capace di mettere al centro la ricerca di senso per un’adeguata visione del mondo. Si tratta di una sorta di ritrovo nato a lato della chiesa «Sacro Cuore» anche sulla scia di stimoli redazionali nati in seno alla pagine web dell'Osservatorio "Qui Europa". Un ambiente accogliente aperto ogni pomeriggio, per laici e religiosi, giovani e ex-giovani, credenti e non credenti, dove sarà possibile far circolare idee e pensieri, creare modalità nuove di fratellanza e di comunione, far crescere e consolidare l’esperienza del “noi”, in modo da permettere a tutto il quartiere di conoscere e approfondire i grandi temi  del nostro oggi… Inganno da Moneta-debito, usurocrazia dominante e involuzione del progetto chiamato UE, su tutti… 

 Non è un salotto culturale – E' una risposta alla passività dominante    

Non sarà un salotto culturale né un oratorio, ma un “luogo di socializzazione” in cui rilanciare il gusto di una vita in comune, seguendo un interesse superiore al proprio. Quello che ci manca è portare la gente a riflettere, a prestare attenzione alle sfide, tormenti e speranze, a lavorare non solo per noi stessi e per i nostri figli e nipoti, ma per tutti gli altri…Ci saranno dunque Antonietta e Elvira, Teresa e Rosalba, Mario e Maurizio, Roberto e Vitaliano, e tanti altri, soci, sostenitori, simpatizzanti ed amici, tutti volontari, convinti che gli incontri personali siano le cose di cui ha veramente bisogno la nostra collettività. Alcuni di loro si trasformeranno in falegnami, arredatori, programmatori informatici, istruttori, insegnanti…. E il risultato sarà sotto gli occhi di tutta la collettività. Vorranno dimostrare cosa c’è di buono in una città nota – diciamolo pure – come deserto intellettuale ed affettivo. In tal modo il Circolo sarà una risposta agli incontri mancati, ai “non luoghi”, al non vissuto, alla noia, alla accidia, alla passività, al silenzio… una risposta che forse la gente sognava, ma non osava immaginare… È tutto il nostro essere ed agire che ha bisogno di rinsanguarsi al di fuori di un pernicioso immobilismo, causato da inerzia o paura di un confronto con una visione attiva della vita e dinnanzi ad argomenti tabù per troppi decenni (per non dire secoli) sistematicamente occultati ed alterati da testi scolastici scritti da chi aveva interesse a nascondere e mistificare verità inoppugnabili trasformati strategicamente in beffardi teoremi dell'assurdo… Come non parlare ad esempio – ancora una volta – dell'inganno usurocratico da moneta debito?

 Soffocamento del Cuore della Società? Riscopriamo la nostra identità   

Il «Circolo Culturale San Francesco» – consentiteci – probabilmente si distingue da tutti gli altri, nella sua denominazione e nel suo taglio specifico, tale da invogliare personalità che già gravitano nel mondo della cultura a investire sul suo avvenire – ogni socio è anche un investimento – e sollecitarle ad amarlo e prediligerlo. La cultura è sussidio indispensabile per essere pronti alle grandi sfide ed attese del territorio. E il Circolo, attraverso la sua attività qualificata e il supporto della redazione dell'Osservatorio Nazionale sull'Europa "Qui Europa", si troverà nell’epicentro di riflessione e lungo il suo percorso potrà promuovere – tra l'altro – anche un progetto che illumini la nostra identità greco-romana, cristiana, ecc… Ciò al fine di far fronte alla richiesta di recupero della nostra identità. Il Circolo, cuore creativo della Parrocchia e della città, “luogo di aggregazione”, osservatorio e laboratorio di ricerche e approfondimenti, potrà fornire un contributo utile in tale direzione. Il ritorno creativo, non statico, alle nostre origini o fonti, alla primitiva ispirazione, la conoscenza seria ed esistenziale delle nostre radici, del nostro patrimonio culturale, del pensiero francescano – che conferì coerenza e coesione anche alla scuola francescana – è oggi quanto mai urgente per continuare ad essere fedeli alla nostra identità, che è la base indispensabile per avviare una sana rivitalizzazione della società.

 Una Risposta alle inaccettabili alterazioni e frammentazioni del sapere  

Davanti ai nostri occhi si sono verificati profondi mutamenti antropologici e frammentazioni/alterazionui del sapere. Intendiamo riferirci alle questioni del “tramonto del soggetto”, della “crisi della persona”, del “disincanto sui valori”, del “depotenziamento dell’essere”, del “disorientamento educativo”, dello “strapotere della scienza e della tecnologia”, della “caduta di ciò che educa”. Questo quadro sociale non ci avvilisca: stiamo vivendo un momento di passaggio, a tutti i livelli, di cui non possiamo intravedere l'esito… Speriamo che il contenzioso infinito che ormai ricopre tutti gli ambiti sociali non precluda l'unica cosa che conta nella vita, per chi è credente: essere davvero figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo che «si è degnato morire per amore dell’amor nostro» (Absorbeat). Di fronte all’abbandono della riflessione per un’attività assorbente, siamo chiamati a un autentico pensare per divenire "buoni"/"veri" – «ut boni fiamus», come scriveva s. Bonaventura da Bagnoregio († 1274), grande seguace di frate Francesco. Il Circolo potrà mettere in alto anche i temi centrali scaturiti dallo spirito del Poverello: bontà, semplicità, tenerezza, esaltazione della natura come prima voce di Dio, nel quadro dell’umanità di Cristo. Questa è l’operazione, ardua e impegnativa, che il Circolo è chiamato a ritentare con passione, riattivando le sue migliori risorse. Come s. Bonaventura sulla Verna nel 1259, così noi oggi, seduti nel Salone parrocchiale, siamo impegnati a scrivere l’Itinerarium mentis in Deum, quale discorso del metodo francescano di andare a Dio, assieme alle creature, a chi è senza radici, a chi è chiamato a navigare senza bussola, a chi è preso nella ruota vertiginosa del progresso. Tuttavia per tracciare siffatto percorso non si può non assimilare gli elementi sostanziali dello spirito francescano, eventi e modelli che ci consentono di collegarci con un’esperienza originaria, con il suo senso del dono, in dialogo con la cultura contemporanea.

 Il Tema dell'Identità/Memoria                                                                                 

Il tema della propria identità/memoria culturale è un tema importante in un ambiente sempre più internazionalizzato e in rapida evoluzione. Chi studia come funziona la memoria rimane colpito da quanto aleatorio, volatile, disintegrabile possa essere il passato. Come nelle animazioni di Windows sul computer, quando lanciamo qualcosa nel cestino, l’oggetto lungo la traiettoria va in pezzi e sparisce, non arriva a destinazione. Altro che “passato che non passa”! Se vogliamo che resti qualcosa dobbiamo lavorarci: libri, corsi, discorsi. Altrimenti si diluisce e scompare. Ci possono pure cancellare, distruggere o anche inventare un passato artificiale, diverso dal nostro e in conflitto con nostro. Non sarebbe neanche difficile ricreare nelle fonti francescane un “Francesco romantico”, un “Francesco New Age”, un “Francesco delle religioni”, un “Francesco culturale”.

 Il Soffocamento del Cuore di una Nazione è la Distruzione della Sua Memoria  

A. I. Solženicyn († 2008), gran custode della memoria russa nel periodo sovietico, ci aveva ammonito che «il soffocamento del cuore di una nazione è la distruzione della sua memoria». Lo diceva agli inizi degli anni settanta del secolo scorso, quando la rescissione da ogni legame col passato era ritenuta obbligatoria per potersi sentire e dichiarare “progressisti”. Ora sembra che il clima sia cambiato. Ricordare e celebrare il proprio passato non è più percepito come “reazionario”. Nuove interpretazioni della propria storia si fanno strada tra luoghi comuni consolidati. Pochi continuano a negare che solo fondandosi su solide radici si può costruire un futuro migliore del presente. Eppure resta una sensazione di disagio, acuita dalle puntuali polemiche che accompagnano ogni ricordo. Forse “l’ideale” della rottura col passato che ha fatto scuola qualche decennio fa non è affatto superata. Gli interessi sono divergenti e la soluzione per i problemi differenti. Da qui la tendenza a ributtare indietro nel tempo il proprio punto di vista odierno. Questa è una dialettica comprensibile e costituisce anche il sale di ogni ricerca storica. La questione è più sottile, ed è la questione del senso.

Circolo Culturale San Francesco

 La Dittatura del Relativismo                                                                                   

Essendo ormai data per scontata l’irrilevanza del problema del significato totale delle cose (dittatura del relativismo), l’unico orizzonte esistenzialmente accettato è quello del presente, un presente “piatto”, senza prospettiva, senza un senso che, partendo dal passato, incroci il presente e si proietti sul futuro. In tal caso il passato, la storia, la memoria, non è nient’altro che un arsenale da cui trarre l’armamentario per la soddisfazione dell’interesse contingente oppure un deposito di storie avvincenti e più vicine alla logica del romanzo di fantasy che a quella dei fatti. I fatti sono “testardi”, come diceva S. Bulgakov († 1944), filosofo, teologo e scrittore russo, e per fare con essi i conti occorre quella certezza di senso che appare ormai frantumata

 La Purificazione della Memoria                                                                             

Anche in questo campo la Chiesa – che fonda tutta la sua consistenza sulla memoria di fatti – ha offerto un esempio straordinario: la “purificazione” della memoria. È possibile guardare con lealtà la propria storia piena anche di madornali incomprensioni, solo in forza di una certezza presente, che dà senso a tutto il cammino. Chi non ricorda vive in una sorta di cono d’ombra e in questo cono d’ombra è condannato a vivere incubi e incertezze. Ma la memoria non si esaurisce in un flatus vocis, in un semplice dire. Nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente è scritto: «Ci apprestiamo a fare memoria» (n. 25). La memoria è qualcosa che ha a che vedere con il fare, con l’agire, con il praticare. Per questo è l’attività eminentemente umana, perché la parola in grado di creare, traendo la forza da se stessa, spetta a Dio, che dal nulla ha creato con il solo soffio della voce. Nell’oggi però non c’è solo ieri. C’è anche il domani. C’è la minaccia o la promessa che è racchiusa per noi nel futuro, sul quale possiamo influire tendendo al massimo la concentrazione dell’attesa. La memoria è d’aiuto in ambedue le cose, perché è difficile mettersi in stato di expectatio con la mente completamente vuota di ricordi. S. Agostino fa addirittura derivare il futuro dal passato. «Non c’è futuro senza memoria. La storia stessa è memoria futuri», aveva detto Giovanni Paolo II.

 Il Difficile Rapporto con Tempo nell'era del Grande Inganno                             

Nell'epoca dell'intossicazione mediatica e del grande inganno, ciò che ci rende davvero fragili è – tra l'altro – il nostro difficile rapporto col tempo e col ricordo; difficoltà primaria che giustifica il ricorso alla memoria come componente temporale dell’identità, insieme con la valutazione del presente e con la proiezione del futuro. Questo rapporto col tempo è fonte di difficoltà in ragione del carattere equivoco della nozione di “medesimezza”, implicita in quella di “identità”. Oggi è arrivata la tecnica degli “inizi assoluti”, del continuo cominciare ab ovo: l’identità palimpsettica (gr. pálim-psēstos ‘raschiato di nuovo’). Tale identità meglio combacia con il mondo dove la capacità di dimenticare è un atout, non quella di memorizzare. La memoria assomiglia al nastro video che viene cancellato ogni volta quando si vuole utilizzarlo per nuove registrazioni. Si vuole cancellare la memoria, le radici… Damnatio memoriae. Infatti, la memoria media culturale dell’uomo postmoderno si accorcia sempre di più. Conoscere qualche poesia dell’800 è già considerato un risultato eccezionale. L’antichità ritorna solo attraverso il recupero episodico ed effimero di schegge del passato del tutto sconnesse da ogni totalità. 

 Il Livellamento di Tutti i Valori                                                                                      

L’uomo postmoderno di tanto in tanto resuscita e celebra qualche frammento del passato del tutto avulso dal suo contesto storico e culturale, rifiuta la sintesi e la narrazione storica, preferendo la citazione, il montaggio o il collage di brandelli culturali isolati e sospesi nel vasto universo dell’intrattenimento contemporaneo, l’universo che livella tutti i valoriTutto finisce sullo stesso piano: lo studio e la televisione. E una parte del pubblico passa dall’uno all’altra senza alcuna difficoltà. In passato, l’antichità era feconda e normativa, costituiva la base della visione del mondo degli individui, consentendo loro di costruire un rapporto con il mondo e con gli altri. Oggi la riscoperta casuale di qualche frammento classico non ha alcuna conseguenza sulla vita degli individui.

 La Grande Battaglia per la Sopravvivenza                                                                  

Molti si domandano se oggi sia ancora possibile una battaglia per difendere la cultura classica. È una battaglia di retroguardia quasi sempre perduta in partenza, anche perché la necessità irrefrenabile di fare piazza pulita del passato avanza in ogni ambito. Naturalmente, le istituzioni possono (potrebbero… se lo volessero davvero) dare un contributo importante, ma ciò che conta è soprattutto la battaglia delle idee e del pensiero. Solo in questo modo riusciremo a superare il postmoderno, che è una sorta di “dopo sbronza” della modernità, una fuga nel divertimento sullo sfondo di una comunicazione caotica e atomizzata. Eppure, «l’avvenire dell’uomo dipende dalla cultura!». Non è senza un’emozione che facciamo qui risuonare queste parole pronunciate 32 anni fa presso la sede dell’UNESCO a Parigi da Giovanni Paolo II. Coloro che udirono il suo discorso (specie i pochi che lo misero davvero in pratica: dal momento che per cultura si intende soprattutto la libera espressione delle proprie idee e la libera ed onesta divulgazione al di fuori di ogni retaggio e condizionamento esterno… oggi  lussi davvero difficilmente permessi) ebbero subito coscienza di aver ascoltato una grande lezione di spiritualità e di umanesimo. L’uomo e Dio, la memoria e la cultura. La cultura è innanzi tutto la memoria. Noi apparteniamo all’Occidente con la sua storia che ereditiamo e che ci plasma e che si rafforza nell'incontro con la grande cultura orientale: lo stesso Cristianesimo nacque il luoghi come Palestina e Siria. La memoria rafforza l’identità. Essa si perpetua nella grande comunità degli uomini che sono uniti da legami diversi, ma soprattutto dalla cultura. Da qui, l’importanza della formazione per la sua conservazione e la sua trasmissione. L’uomo «è il fatto primordiale e fondamentale della cultura» (Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace, Città del Vaticano 2001, n. 8), è «il suo unico oggetto e il suo termine» (n. 7). Ciò ha per conseguenza che egli deve sottomettere l’elemento materiale alle forze spirituali e che la cultura deve contribuire al suo essere prima di accrescere il suo avere: «La cultura è ciò attraverso cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, è, accede di più all’essere. È qui anche che si fonda la distinzione capitale tra l’essere e l’avere» (ivi). Grazie alla cultura, l’uomo può divenire sempre più uomo e imparare ad essere di più non solo “con gli altri”, ma anche “per gli altri”. Questo è anche il compito del Circolo, con le sue potenzialità, con il suo ruolo d’avanguardia e con i suoi progetti volti a tentare di ripristinare i valori umanistici, evangelici e francescani: fratellanza, solidarietà, dialogo, giustizia e pace…

Padre Piotr Anzulewicz, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)

 

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