Mercoledì, Settembre 11th/ 2013
– Qui Ungheria, di Edina Karossy, Budapest –
Lunedì, Novembre 4th/ 2013
– di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile –
Catanzaro, Proprietà Popolare della Moneta, Padre Piotr Panzulewicz, Sacro Cuore Catanzaro, Catanzaro Lido, Nel segno della Gratuità, Vangelo, Giacinto Auriti, San Carlo Borromeo, San Francesco d'Assisi, Zaccheo, Juan de la Cruz, Cantico delle Creature, Gratuità e tornacontismo, Usciamo dai calcoli, Generosità e Amicizia
Contraccambio e Logica dela Gratuità – Da Zaccheo
al Modello Auriti
Alle Fonti della Gratuità: la conversione di Zaccheo, l'uomo
del "sistema", accecato dalle ricchezze, e l'incontro con lo
sguardo di Dio
Il Modello Auritiano della "Proprietà Popolare della Moneta"
►Video in allegato: Giacinto Auriti
di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile
Non possiamo sbagliare obiettivo
Catanzaro – di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile – Oggi, Lunedì della 31a settimana del tempo orinario, la Chiesa ricorda San Carlo Borromeo († 1584), vescovo di Milano, uomo della preghiera e della penitenza come partecipazione alle sofferenze di Cristo e alla Sua morte. Emblematico esempio che, a poche ore della commemorazione dei defunti, ripropone alla nostra mente l'immagine della morte.. Non macabra e diprimente, ma carica di fiducia. Sentimento che possiamo cogliere nell'espressione del Poverello d'Assisi, che definiva «nostra sora corporale da la quale nullu homo vivente po’ skappare» (Cantico delle creature, v. 12). Siamo immortali fin dal giorno del nostro concepimento! Questa notizia ci riempie di speranza. La nostra vita è allora una caccia al tesoro: l’eterno. Non possiamo sbagliare l’obiettivo e la strada; non possiamo giocarci male la nostra liberta, essere ciechi e sordi, impreparati e inconsapevoli. Ci viene dato un tempo, anche quello supplementare, per imparare…
Zaccheo e i supplementari
Cosa che – proprio nei supplementari – evidentemente capì anche un personaggio ambiguo e "parte del sistema" come Zaccheo, presentatoci ieri nel Vangelo di Luca (Lc 19,1-10). Uomo piccolo di statura, piccolo nell'amore verso gli altri e nella fede in Dio, «capo dei pubblicani», cioè dei doganieri, controllori, appaltatori o esattori di tributi e di tasse. A Gerico si trovava un posto di controllo doganale dell’amministrazione romana e Zaccheo era il capo dei doganieri, temuto e odiato, assorbito e accecato dalle cose, dominato e conquistato dalla ricchezza. Zaccheo non poteva dirsi proprio uno stinco di santo: egli aveva sulla coscienza non solo le estorsioni e le malversazioni finanziarie, ma anche il tradimento politico e religioso: collaborava con i detestati oppressori della Palestina e, anzi, li sosteneva. Pur ricco e riverito, era così infelice da sentire il bisogno di cambiare il proprio nome, Zaccaria, in Zaccheo, più moderno e grecizzante. Ad un tratto lo switch divino colpisce i suoi occhi e apre un canale verso l’infinito. La sua testa va in ebollizione, i vecchi ragionamenti non tengono più, l’epoca degli sghiribizzi crolla e nelle sue mani trova un pugno di mosche! Cosa passa nella sua mente, Dio solo lo sa… Come lo sanno i tanti che ad un certo momento si sentono attratti da Gesù, che chiede di entrare nella loro casa. Zaccheo, durante quell’incontro, viene raggiunto da uno sguardo diverso e nuovo, creatore e rivelatore: lo sguardo che non si ferma alla crosta dei difetti, la rompe, penetra in profondità. E proprio lì, in quella zona di mistero che i curiosi e i malevoli non hanno mai saputo esplorare, Gesù trova… un altro. Scopre uno che deve ancora nascere e venire alla luce. Scopre uno Zaccheo nuovo. Risveglia il suo essere autentico, vero e reale. Lo sguardo di Gesù non si rassegna al «poco di buono». È come una sonda che non si accontenta della superficie, ma va sempre più in profondità per esplorare e trovare nuove ricchezze. Si ostina a cercare, a mettere in luce il «molto di buono», il meglio che c'è in ogni essere umano. Beh, un esempio per tutti noi e per tutti quegli uomini che magari consideriamo già spacciati agli occhi di Dio e irrecuperabili sul piano morale e quello spirituale.
Lo Sguardo di Dio
Zaccheo, il disprezzato Zaccheo, viene colpito dallo sguardo di Dio. «Lo sguardo di Dio – dice s. Juan de la Cruz († 1591), Doctor Mysticus e Maestro della fede – è amare e donare grazia». Riconoscerlo ed accoglierlo, sempre più profondamente, è l’esperienza vitale del credente. Scoprire l’immensità dell’amore con cui è amato, inabissarsi nell’intimità del proprio cuore per incontrare e conoscere quella Presenza divina. «Voglio vedere Dio!»: è il grido che esprime ciò che tutto il suo essere desidera ardentemente. La ricerca del volto di Dio è ciò che vale più di tutto, come è stato per Maria, Madre divina, per Francesco d’Assisi, per Teresa di Gesù… Questo parallelismo ricorre anche nelle letture di oggi (Rm 11,29-36 Sal 68 Lc 14,12-14): "non invitare i tuoi amici – si legge – ma poveri, storpi, zoppi e ciechi. Beh Zaccheo non aveva beni spirituali e meriti morali da offrire a Gesù. Anzi… Egli era un altro tipo di povero… Probabilmante ancor più "debole, misero ed esposto" di un povero comune… Come vivere, dunque, questa Parola? Cosa offrire a Dio? Beh fragili come siamo e corruttibili, davvero nulla! Ma la precarietà e la miseria della nostra condizione umana – e la nostra corsa temporale verso la morte – per contrasto ci spingono a considerare un elemento essenziale, un pilastro del Cristianesimo e del Vangelo, finora spesso ignorato: la gratuità!
Contraccambio e logica della Gratuità
Nelle letture di oggi, pertanto, c'è una nota comune, il contraccambio, posto in rapporto alla gratuità. San Paolo, nella sua Lettera ai Romani, riferendosi all'amore gratuito e proveniente di Dio, pone la domanda: «Chi gli ha dato qualcosa per primo sì che abbia a riceverne il contraccambio?» (Rom 11,35). Gesù, nel Vangelo, a proposito dell'invitare a mensa poveri, ciechi e zoppi, piuttosto che parenti e amici, proprio perché non possono restituire il favore, presenta la beatitudine della gratuità: «E sarai beato perché non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Di solito la beatitudine viene dal ricevere, ma Gesù dice il contrario, mettendoci sulla via della gratuità: la vera gioia sta proprio in questo. Se la cerchiamo nel contraccambio siamo sulla strada sbagliata; se invece diamo a chi è nell'incapacità di ricambiare siamo nella logica divina dell'amore che non si compra né si vende.
Giacinto Auriti e la logica della Gratuità
Stessa logica che il professor Giacinto Auriti – vedi qui Non solo Soldi ed Economia – Gratuità, Riconoscenza, Proprietà Popolare della Moneta – da autentico cristiano applicò alla rivoluzionaria teoria della "Proprietà popolare della Moneta": la monetà è un elemento puramente convenzionale, cioè uno strumento di facilitazione negli scambi. Averla trasformata in una merce, nelle mani di una élite è equivalso ad uscire da quest'ottica di giustizia e gratuità… Qual è il risultato di ciò? Semplice, la schiavitù di interi popoli e nazioni, schiacciate da debiti fittizi ed illegali e da espropriazioni di massa indotte e premeditate. Nazioni, dunque, schiavizzate nel nome dell'egoismo umano e dell'odio: sentimenti che sono il contrario della gratuità. E noi da che parte stiamo?
Alle fonti della Gratuità
La gratuità trova la sua fonte e la sua origine in un'eccedenza, in un cuore in cui abita e sovrabbonda "il buon tesoro" del bene. L'amore evangelico non è motivato da un utile nascosto, da un inganno. Ma neppure da un proprio vuoto da colmare. Essa dipende da una eccedente pienezza interiore. Invece ci ostiniamo ad ingannare, a vivere sulle spalle altrui (l'attuale sistema conomico-bancario e finanziario parimenti nasce e regna in tal contesto, in tale inganno); oppure a chiedere al prossimo di saziare i nostri vuoti. «Quando invitiamo amici, fratelli e parenti» ad entrare in comunione con noi ai nostri «banchetti», e sembriamo aprirci alle loro necessità, in realtà «offriamo» spesso sofisticati menù a base di compromessi e ipocrisia, pensieri, parole e gesti come lacci tesi, perché gli altri ci «invitino a loro volta» nell’intimità. Facciamo dipendere la nostra identità dall’esile filo che ci lega all'utile o al «contraccambio» degli sforzi profusi per contare qualcosa nel cuore degli altri. Non possiamo vivere senza la loro attenzione. Così, ad esempio, diluiamo i «no» che dovremmo dire ai figli e permettiamo loro costumi e orari inaccettabili, discoteche sature di droga, gadget costosissimi.
La Logica "dell'andata e ritorno"
Gesù chiede ai discepoli di fuggire la logica dell'andata e ritorno, del tornaconto, dell’interese e del calcolo, la logica che domina questo mondo. Anche negli affetti e nelle amicizie possiamo intessere dei legami che, in fondo, possono darci un qualche vantaggio. La descrizione del pranzo offerto agli amici importanti è un'esemplificazione efficace di come, anche nel quotidiano, tendiamo a mettere noi stessi e il nostro vantaggio, profitto e interesse come criterio di giudizio per le nostre scelte… E poi ci meravigliamo che tanti “amici” svaniscono nel momento in cui la malasorte si accanisce contro di noi. Così è, amici. Gesù chiede oggi ai suoi discepoli di non mettere sé al centro, ma chi ci sta di fronte, di mettere al centro dell'attenzione il fratello che ci sta accanto, specialmente quello più povero. Lo stesso Auriti, uniformandosi a questo pensiero, pose al centro delle sue teorie gli ultimi, coloro i quali fossero stati esclusi a priori – dalla élite dominante – dal potere monetario, dalla capacità di poter possedere moneta e quindi capacità di acquisto (Reddito di Cittadinanza).
Il Discepolo vola alto
Questa evangelica, dunque, è una vera a propria rivoluzione, una conversione inattesa e radicale: passare dal cercare di ottenere il massimo vantaggio dagli altri (agendo più omeno opportunisticamente e/o disonestamente); al capire che solo dando si riceve, solo spendendosi si guadagna senza volerlo e prevederlo. Il discepolo vola alto, è talmente riempito di Dio da non sentire la necessità di essere gratificato da altri: non ha bisogno di elemosinare approvazione, di sgomitare per prevalere sugli altri. Egli dimora in Dio e questo basta.
Usciamo dai Calcoli
Siamo capaci di dare senza voler ricevere nella misura in cui ci siamo allenati a non vivere di calcoli. Per amare di amore puro bisogna "perdere" e "lasciare cadere": perdere tempo, beni, spazi, privilegi, onori, sicurezze…; lasciare cadere quelle impalcature di perbenismo dove ogni gesto ha il marchio dell'andata e ritorno, dove la frase più comune è: “A buon rendere”. Gesù ci ammonisce: lasciate stare i calcoli, evitate di invitare qualcuno per averne un contraccambio o una retribuzione, siate generosi nella vostra amicizia, non siate uomini che misurano la loro generosità. Proviamoci, anche solo per sfida, e vediamo se è davvero possibile vivere nella logica della gratuità. Sorridete, oggi, salutate anche se non siete salutati, siate gentili a casa, per la strada, al lavoro semplicemente perché splendidamente resi liberi. «Non c'è niente di più eversivo ai giorni nostri della gratuità» (S. Tamaro).
Padre Piotr Anzulewicz, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
"Circolo Culturale San Francesco"
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