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Sulle Orme di Francesco. L'Unica Vera Efficace
Rivoluzione. Ecco perchè!
E' Finito il "Tempo delle Elemosine"! Qual è la Vera
Rivoluzione contro il sistema? Eccola!
di Padre Piotr Panzulewicz, Comunità Francescana, Catanzaro
Fiduciosi, sulle Orme di Francesco, tra i paradossi del nostro tempo
Roma, Catanzaro – di Padre Piotr Panzulewicz – Nella giornata di ieri – 26a Domenica del tempo ordinario – la Chiesa ha ricordato i Ss. Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli, servitori di Dio e suoi messaggeri presso gli uomini, ma è stato anche il 5o giorno della novena a San Francesco d'Assisi – povero e messaggero in Terra Santa – un occasione in più per il Papa ed i sacerdoti per ricordare il valore "umanizzante" della povertà – del rifiuto cioè dell'idolatria del danaro – e della solidarietà verso gli ultimi, i malati, i poveri ed i sofferenti, specie in Siria, Africa e Madioriente. Ciò mentre giungono paradossali notizie di nuove possibili strette fiscali da regime – senza precedenti nella storia – ai danni della bistrattata popolazione italiana, alla resa dei conti – tra l'altro – con le varie scadenze e sotto la costante minaccia di nuove tasse e folli incrementi IVA da record del mondo, sotto perenne scacco degli inganni e delle bugie rette e propinate per difendere la moneta-debito e l'usurocrazia internazionale; e mentre, d'altro canto, giungono nuove sconcertanti notizie di stragi ai danni di comunità cristiane, dalla Nigeria al Pakistan. Ma qual è il messaggio centrale che la Sacra Scrittura ci pone dinnanzi? Beh, innanzitutto un nuovo, accorato, forte richiamo alla conversione. La parola ciricorda che qualcosa del ricco festaiolo ce l’abbiamo dentro. Il Signore viene per strapparci a un'esistenza dedita esclusivamente al “banchettare lautamente”, cioè votata al mangiare ovunque e senza freni – per diventare poi obesi di effimero – ed al “vestirsi di porpora e bisso”, cioè all’indossare il prestigio e il successo per i quali si sacrifica anche la propria anima. E ciò, per i mille compromessi, le invidie, le gelosie e l’avarizia che sono le portate del grasso menu di cui ci satolliamo ogni giorno.
Le piaghe del povero, carne di Cristo mendicante
Il vero protagonista della Parola di Dio della 26a Domenica del tempo ordinario e della storia (Am 6,1.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31) è il mendicante: il Cristo mendicante, con la sua carne lacerata, straziata e crocifissa, a un soffio da noi. È lui, come l’ultimo peccatore della terra, a mendicare da noi una parola capace di "regalarci" il suo perdono. È lui “coperto di piaghe”, “bramoso di sfamarsi di quello che cade dalla nostra mensa”, a mendicare un solo frammento della nostra vita sfregiata e insanguinata dal peccato, quella di cui neanche ci avvediamo: quel giudizio avventato e scivolato sulle labbra che uccide un fratello, quell’ironia gratuita che umilia la moglie o il figlio, quel tradimento della fiducia di chi è accanto. Cristo mendicante che desidera tutti quei momenti nei quali non abbiamo saputo amare, che, ripensandoli, ci fanno dire: “Se avessi fatto o detto in quest’altro modo…”; che ciechi siamo stati…, quelle briciole capaci di sfamare e, invece, buttate via. Per questo ci chiede oggi di dargli i nostri vestiti pieni di strappi e scuciture, perché possa darci la veste bianca del perdono e dell’amore, per entrare con lui nel Cielo. E’ per il Cielo e le sue “consolazioni”, quelle che pregustiamo quando amiamo davvero, che siamo nati. Lui ci vuole tutti lì. E' andato a prepararci un posto lì, e non altrove. Proprio lì ha scritto i nostri nomi. Lì c'è già la sedia pronta: non può ancora scriverci il nostro nome, perché forse poi… dovrebbe cancellarlo se non ci arrivassimo, ma già ha la penna in mano… Apriamo allora gli occhi e guardiamo bene: nulla è senza conseguenze! Esse sono già qui, anticipo e profezia di ciò che vi sarà oltre la morte.
Non siamo fatti per l'Inferno!
Non siamo fatti per l’inferno e i suoi “tormenti”. E come non crederci se ogni giorno ci vien voglia di sputare il gusto amaro delle nostre scelte e decisioni! La vita è seria, eccome, e tutto ha un valore immenso, anche le “briciole”. Perfino ogni sguardo ha il suo riverbero oltre la morte, per il Cielo o per l’inferno. Raddrizziamo allora la nostra "Concordia" vacillante, la nostra volontà e la nostra mente. Tra “i tormenti” di un rancore possiamo ancora sperare lo stesso destino di Lazzaro, il fratello che ha saputo amare in mezzo ai “suoi mali”. Non siamo morti! C’è ancora un oggi per convertirci: proprio ora Cristo è accanto a noi, e, come Lazzaro, mendica la nostra attenzione e il nostro amore. È lui che, oggi, giace alla nostra porta, sulla soglia della nostra vita mondana, orgogliosa e arrogante. È lui che bussa al nostro cuore, vestito della stessa nostra debolezza, nel povero più povero, nel peccatore rifiutato, nell’ultimo di questa generazione. E ci chiede le briciole, per dirci che anch’esse sono importanti e decisive. Lazzaro le voleva, gli bastavano… è l’occasione che Dio ci dona per svegliarci dall’inganno della superbia e della superficialità, per convertirci davvero, per riconoscere di essere come i pagani, poveri “cani” scacciati da tutti, ma proprio per questo gli unici ad accorgersi del dolore innamorato: ne erano mendicanti, pronti a curare le “piaghe” che li salvavano, tra l’indifferenza, la chiusura e il rifiuto dei farisei, che non avevano bisogno di nulla.
E' Finito il Tempo delle Elemosine
Senza un amore che superi le barriere della carne siamo chiusi a tutti, ed è l’inferno: “un grande abisso” tra i coniugi, tra genitori e figli, tra colleghi e fidanzati. E non si può fare nulla, perché così è “stabilito” dalle nostre scelte. Per fortuna Cristo ha vinto peccato e morte; e ora, in Cielo, intercede per noi, si lascia coinvolgere, ascolta le nostre ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a “rientrare in noi stessi”, a crescere, a spalancare gli occhi e vedere alla porta i nuovi naufraghi della vita, pronto a contare ad una ad una tutte le briciole date a loro e a ricordarle per sempre, tutte le parole, ogni singolo gesto di cura, tutto ciò che può regalare a loro dignità e rispetto. A loro non sgancia un euro, ma dona tutto se stesso. È finito il tempo delle elemosine "una tantum", per far tacere la nostra coscienza. È giunto invece il tempo di uscire da noi stessi e spenderci toccando e “odorando la carne” di coloro che sono Cristo vivo nel mondo. Il cammino della fede inizia dalle piaghe del povero, carne di Cristo, corpo di Dio. Proprio quel povero e quel bisognoso che il sistema oggi rigetta, umilia, annulla e uccide.
Francesco… La Vera ed Efficace Rivoluzione
Quale vera ed efficace rivoluzione allora? Come invertire il trend che umilia e schiavizza il mondo? Poniamo la nostra fiduciosa speranza (in colui che tutto può e che ha creato l'uomo e il mondo per l'amore) facendo nostra la seguente preghiera: "Signore, abbiamo vergogna di essere dei ricchi epuloni, intenti solo a contare i quadrini guadagnati, bene o male, e trasformati in un benessere sfacciato e umiliante per chi soffre e stenta la vita, perdonaci e facci la grazia di essere amici di Lazzaro (il povero), fà che la nostra vita sia solo acqua per chi ha sete, pane per chi ha fame, pace e bene per tutti, almeno un pò di più, da quest’oggi, come il Poverello d’Assisi".
Padre Piotr Panzulewicz, Comunità Francescana, Catanzaro
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