Prato, Roma – di Chiara Comini e Redazione Quieuropa – L'Italia è sempre più invasa (grazie alla compiacenza dei politici, servi dei banchieri) da cinesi ed extracomunitari mediorientali e africani: questi ultimi  in fuga da quell'integralismo (islamico e israeliano) che troppo spesso ha fatto (e fa) rima con sionismo e con collaborazionismo (occidentale ed orientale). Questa invasione riguarda ovviamente, da anni, anche l'economia e le PMI, già penalizzate dall'usura di stato da moneta-debito. Accanto alla concorrenza sleale, i cinesi sono responsabili della contraffazione, della delocalizzazione, della barriere commerciali e del dumping monetario: tutti problemi che si riflettono pesantemente sui cittadini italiani. Ma non finisce qui: il paese orientale blocca gli appalti pubblici delle imprese italiane ed europee, nonostante l’Ue (o EURSS a trazione cinese) garantisca facilmente l’accesso al proprio mercato, a parti invertite, nel nome del "libero mercato". Allora accade che mentre la Cina allunga i suoi tentacoli sul Bel Paese (e non solo sulle multinazionali storiche del made in Italy, oggi sotto il controllo di Pechino) sfruttando i lavoratori in patria e producendo senza regole né rispetto per l’ambiente, in Europa e in Italia i disoccupati ormai non si contano più.

 Kalergi e l'imbastardimento progmammato della cultura nazionale      

La diabolica strategia che si segue, da anni, è quella del cosiddetto "Piano kalergi", (vedi Il Piano Kalergi – Quello che Nessuno ti ha mai detto sull’Europa – Prima Parte qui Il Piano Kalergi – La Terzomondializzazione dell’Europa e l’Eurocasta -Seconda Parte qui Italia – Iper-Immigrazione: Dati Shock e qui M5S, Kalergi & Co – In Italia non esisterà più il Reato di Immigrazione Clandestina) cioè quella che mira a terzomondializzare l'Europa e l'Italia, disintegrando la nostra cultura, i nostri usi, i nostri costumi e lo stesso cattolicesimo (obiettivo correlato e tutt'altro che secondario). Ma esaminiamo nello specifico la faccenda e le numerose incongruenze sull'invasione cinese, con un esempio pratico.

 Palazzo Chigi e l'invasione cinese a carte truccate                                         

A Prato (come spesso accade nel resto dell'Italia) nei giorni scorsi è stato chiuso l'ennesimo ristorante straniero (cinese) per misure igieniche mancanti. Alla luce di ciò, ci chiediamo: è giusto vedere lo stesso ristorante chiudere per pessima igiene e vederlo come sempre riaprire dopo poco tempo, tanto che i cittadini stessi parlano di mazzette sottobanco? Non è evidente la questione? E' giusto che le imprese cinesi vengano così agevolate dalla legge e dai finanziamenti a svantaggio di quelle italiane? E' giusto che le aziende cinesi abbiano gli strumenti – forniti dal nostro stesso governo – per aggirare leggi, tassazione e controlli?

 Il quartiere cinese e la demolizione dell'industria tessile made in Italy     

La situazione dei Cinesi a Prato è ben nota a tutti; sappiamo bene, infatti, quale lavoro sporco si stia perpetrando sin dagli anni '90, attraverso un accurato progetto volto all'insediamento e alla creazione, nella città e non solo, di un quartiere cinese. Parliamo di una economia che nel corso degli ultimi 25 anni ha portato alla demolizione di ciò che Prato era diventata grazie all'industria tessile. Non possiamo comunque non prenderci responsabilità anche noi cittadini: il lavoro cinese ha preso campo e si è ampliato grazie non solo agli appoggi regionali e comunali, ma anche perché le imprese pratesi lo hanno permesso, dando a suo tempo sempre più lavoro agli immigrati asiatici a scapito degli operai italiani che costavano di più ed erano meno veloci. La qualità non interessava, ed è andata sempre di più a scadere. Ovviamente lo stato ha avallato e "spinto" queste politiche, suggerendo indirettamente – spesso e volentieri – vie alternative a quelle dei "costosi contributi" INPS. Per non parlare dell'invasione pilotata di prodotti cinesi, della quale abbiamo parlato in diverse sedi: prodotti anche, in gran parte, tossici (vedi qui I Villaggi del Cancro: Dalla Cina all’Italia – Seconda Parte).

 Questione di sovranità nazionale  e monetaria rubata                                  

Tuttavia davvero nulla si potrà mai risolvere se in primis non viene rispettata la dignità umana e poi, di scorta, la stessa Costituzione Italiana, e in particolare l'articolo 1 che recita: "L'italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Ma come dar vita a questa lettera morta? Questa sovranità, amici, potrà essere attuata solo – ribadiamo solo – con la Proprietà Popolare della Moneta.

 Il vile gioco dei servi dei banchieri e del mondialismo                                   

La moneta non deve essere un debito come in realtà è oggi, ma un credito in quanto misura del valore del nostro lavoro, dei nostri beni prodotti, e non un debito da restituire alle banche con gli interessi: le banche centrali si sono appropriate della nostra libertaà stampando moneta, e gli stati glielo hanno permesso e glielo permettono grazie ai nostri politici, loro fedelissimi servitori.

 Rinascere? Proprietà Popolare della Moneta e Reddito di Cittadinanza

Amici, informatevi sul signoraggio (vedi qui Signoraggio – La Confessione dell’élite e qui L’essenza della truffa monetaria da Signoraggio – Il Denaro non ha Costi di Produzione), sulla Proprietà Popolare della Moneta (vedi qui La Fine dell’Era della Grande Usura – La Proprietà Popolare della Moneta qui La Nostra Priorità deve essere la Proprietà Popolare della Moneta qui Proprietà popolare della moneta: unica via e qui La Contromassoneria del Bene Comune), sul Reddito di Cittadinanza (vedi qui Reddito di Cittadinanza – Lettera Aperta ai Vescovi, di Giacinto Auriti e qui Lettera Aperta ai Vescovi – Seconda Parte – La Moneta deve Nascere a Titolo Originario) e sulle proposte del professor Giacinto Auriti, il padre della "Teoria del Valore indotto della Moneta"(vedi allegati e video). L'ignoranza sulla moneta non ha mai portato a rivoluzioni in favore dei cittadini. Lincoln insegna!

Chiara Comini / Redazione Quieuropa (Copyright © 2014 Qui Europa)