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– di Giuseppe Federici e Redazione Quieuropa –
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– di Silvia Laporta –
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Wall Street tifa per gli Eurobond
Intanto Obama sta a guardare e consiglia all'Ue
di accelerare i tempi
Tra teatro e strategie stanno costruendo un
impresentabile baraccone a loro immagine
di Silvia Laporta
Eurobond? Falsa panacea! Bisogna staccare la macchina del debito
New York, Berlino, Bruxelles – Il deciso “no” della Merkel , riguardo l’emissione degli Eurobond, nelle ultime ore, si starebbe trasformando in una “possibilità al dialogo” nel prossimo colloquio dei vertici europei. Ma non è solo il panzer tedesco; anche il governo, intende per così dire “sforzarsi” per "salvare" (diciamo così) i 27 paesi dalla disgregazione, innescata dal crollo delle economie greche e spagnole. Ci scommette il Wall Street Journal (il giornale espressione dello strapotere dell'alta finanza internazionale sui comuni mortali) con la convinzione di un’imminente "via libera" della Germania. Con l’emissione di Eurobond – secondo Wall Street – si arriverebbe alla condivisione dei singoli debiti pubblici nazionali da parte dell’insieme dei paesi dell’Unione, attraverso uno strumento che verrebbe emesso e garantito da Bruxelles e che implica la progressiva cessione di potere in campo fiscale e in quello della spesa pubblica degli Stati. Ma francamente è un qualcosa che non ci convince. E' come rigettare e rinnegare per sempre l'appartenenza ad una cultura, ad una identità, ad uno stato, in cambio di un'incognita (gli eurobond per l'appunto) che potrebbe esplodere da un mese all'altro (mai provata prima e oprattutto posta nelle mani delle banche private ed a vantaggio non degli stati, ma degli investimenti in opere "gestite" dalla speculazione priovata: verso le quali evidentemente i cittadini perderanno ogni forma di controllo diretto, delegando tutto a Francoforte e Bruxelles) quando invece – qualora ci fosse la reale volontà di mettere a tacere la macchina del debito – sappiamo benissimo che per evitare il sovraccarico del sistema economico europeo basterebbe staccare la spina delle "macchine crea debito", rinazionalizzando le banche centrali e ricominciando a stampare euro – o valute nazionali – in casa propria ed a costo zero, anziché gonfiare inutilmente i portafogli dei banksters e della tecnocrazia.
Eurobond? Pretesto alla nascita di un superstato europeo
Il “no” della Germania, potrebbe essere interpretato dall’esigenza di maggiore rigore nell’applicazione delle regole. Non è possibile infatti, procedere con l’emissione degli Eurobond se prima non si arrivi ad un’unificazione delle norme in materia fiscale e bancaria e se i vincoli all’aumento della spesa pubblica (come per le pensioni e la sanità) non vengano fatti rispettare in maniera ferrea. Misure di questo tipo non avrebbero senso in questo momento, non facendo altro che rinviare la data della “resa dei conti”, quando i paesi in crisi non potranno più andare a “salvarsi”, grazie ai fondi europei. Questo sempre secondo la Merkel, e secondo il “progetto” dei grandi europei, che vorrebbero unificare tutti i Paesi membri in un unico continente a discapito della nostra cultura e i nostri tratti identificativi, e a favore delle proprie tasche. Ragionamento accompagnato anche dalla volontà, ormai esplicitamente economica, di mantenere Grecia e Spagna all’interno dell’Eurozona; volontà chiaramente incentrata ad evitare di perdere i crediti delle Banche Tedesche nei riguardi di questi paesi in crisi, che qualora lasciassero la moneta unica, si trasformerebbe in debiti di “carta straccia”. Ma le volpi si guardano bene dal dichiarare i loro veri scopi sui giornali di "prima fascia" e sulle tv ammiraglie. Lì evidentemente la propaganda assume un sapore molto più celato e subdolo, tendente a non far comprendere il reale evolversi dei fatti.
Un copione perfetto – Ma Angela per il momento attende
Appaiono inutili – a quanto pare – i tentavi di Draghi, Barroso, Juncker e Van Rompuy, di convincere la collega Merkel a dire “si” all’emissione degli Eurobond, in quanto è proprio da che Berlino dovrebbe sopraggiungere l’aiuto monetario più consistente. Pur essendo parte integrante dell'eurocasta la Merkel si oppone – per il momento – o finge di farlo, a questo piano avviato con la collaborazione degli stessi deputati dell'Europarlamento, in un trionfo di retorica e propaganda degna dei "copioni" simili seguiti secondo un disegno ben preciso, dall'unificazione dell'Italia ad oggi.
Il teatrino europeo e l'occasione "mancata" di Obama
Negli Stati Uniti, intanto, gli strateghi di Obama, identificano nell’acuirsi della crisi europea, uno dei fattori che potrebbero compromettere la rielezione del presidente nelle prossime elezioni di Novembre. Vi sono state due “occasioni mancate” da parte di Obama, che avrebbero garantito all’inquilino di Pennsylvania Avenue, una leadership morale, nel palcoscenico europeo. Nel negoziato per rimpinguare le tasse del Fondo Monetario Internazionale – del falco Christine Lagarde – l’amministrazione Obama, si è sempre tenuta in una posizione neutrale, per non avere ripercussioni elettorali. L’eccessiva diplomazia dell’Amministrazione, ha impedito una negoziazione eccellente. Uno dei maggiori azionisti, infatti, precisamente il governatore della Banca Centrale di Pekino, Zhou Xiaochuan, probabilmente non sprecherà un contributo maggiore di 30 miliardi di dollari, contro la richiesta pervenutagli dal vertice dell’Fmi, maggiore di 3 terzi! Gli Usa si trovano quindi in una posizione di “spettatori” in questo teatrino di politica europea.
Obama: una seconda occasione "mancata"
Inoltre, un’altra occasione mancata, risale al G20 di Londra del 2009. Fra le varie misure anti-crisi, si decise, durante questo vertice, di raccomandare all’Fmi 250 miliardi di dollari, a beneficio di molti paesi "lenti", al fine di "arginare" il contatto con la crisi economica internazionale. Se gli Stati Uniti, avessero intrapreso un’analoga iniziativa, avrebbe allentato il vincolo di bilancio di molti paesi rafforzando il Fondo Salva Stati e beneficiando anch’essi, in quanto azionisti, di diversi benefici. Ma ciò è quello che sostengono i falchi di Wall Street. Infatti sappiamo bene che ogni qual volta che l'Fmi o il Mes (Fondo Salva Stati) si mettono in azione (sarebbe il caso di dire "minacciano" azioni di aiuti) il paese beneficiario di tali "aiuti" finisce sistematicamente con le gambe all'aria. Non è una ipotesi! E' pura matematica! E' un qualcosa di scientifico, purtroppo.
Un "impresentabile baraccone" da smontare
Il commento della Commissione Europea, riguardo tutta la situazione, stempera i toni, stigmatizzando alcune “notizie di stampa”, che servirebbero solo a accendere i dissensi. Si dice inoltre contraria, a ogni “ipotesi di complotto”, eventualmente attribuita a Barroso , Juncker, Draghi e Van Rompuy che starebbero lavorando solo in favore dell’Unione Economica e monetaria per arrivare ad un governo comune dell’economia. Peccato che è proprio questo il problema! Forse non sarebbe il caso di affidare le sorti della nostra economia nelle mani di magnati bancari, e trasformare l’Europa in una dittatura fondata sulle banche! Che Dio ci aiuti, nell'attesa che gli europei dalle urne inizino ad aiutarsi per proprio conto, mandando a casa i tecnocrati ed i partiti che sostengono questo "impresentabile baraccone".
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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