Don Floriano Pellegrini
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Sulla lettera apostolica «Misericordia et misera»,
di Papa Bergoglio
Cos'è la Misericordia di Dio? Di sicuro non è un diritto!
Come interpretare il nuovo documento di Bergoglio?
di Don Floriano Pellegrini
Cos'è la Misericordia di Dio?
Roma – di Don Floriano Pellegrini – Prima di commentare il nuovo documento papale, è necessario leggerlo. A me, personalmente, nel complesso, dà l'idea di essere un buon testo e, come sacerdote, mi sento incoraggiato nel ministero; questo sentimento ha largo spazio in me, non dico di averlo "così per fare". Nello stesso tempo però temo, e non poco, che subentri nei fedeli e negli stessi sacerdoti e vescovi una
mentalità gravemente sbagliata:
quella di considerare la Misericordia come una «prestazione dovuta»,
un atteggiamento che non ammette gradualità, ma immediatezza,
come quando si va al bar e si ordina un caffè e il barista in breve te lo serve.
Temo venga confusa con un diritto
che noi avremmo nei confronti di Dio e dei sacerdoti e, per i sacerdoti,
con un dovere che deresponsabilizza da altri gravi doveri, che pur abbiamo e restano
accanto a quello di accogliere e accompagnare i fratelli e le sorelle che cercano la riconciliazione con Dio e con la Chiesa: i doveri, intendo, di parlare con chiarezza (e non balbettando e abbassando gli occhi) su ciò che è bene e ciò che è male e che il male resta male anche se è perdonato; ed essere felici di farlo, perché
è importante nella vita sapere quel che è bene e quel che è male,
quello che rafforza e quello che ammala lo spirito.
E bisogna pur sempre dire che, per la validità stessa della confessione (e qui il Papa può dire quel che vuole, ma la validità della confessione non dipende dai suoi buoni sentimenti e dai suoi documenti) è e resta sino in fondo necessario avere, come dice il catechismo della Chiesa Cattolica,
il dolore perfetto, vero, del male fatto,
e fare il proposito di non farlo più.
Confessione e Misericordia
Se uno si confessa e viene accolto con tutta la misericordia di questo mondo, ma dentro di sé egli non ha questi sentimenti e non fa simili impegni, la confessione, piaccia o meno allo stesso Papa e al sacerdote, buono o buonista che sarà, è nulla, invalida, scade a un rito umano di buone intenzioni, rassicurazioni e magari tenerezze vicendevoli, tra confessore e penitente (lui, lei). Non possiamo prenderci in giro, facendo il gioco delle mezze verità, del catechismo a metà, dei doveri fin là e là, cioè fin dove noi vorremmo che fossero e non più. Non possiamo dire a Dio: Verboten andare oltre, la vita è mia e me la gestisco io… e Tu, Misericordia in persona, o Dio, perdonami e accontentati!
La misericordia di Dio appartiene a lui,
noi non possiamo farne una merce che distribuiamo a piacer nostro,
più o meno larghi di manica;
la Misericordia di Dio è un suo dono e non un nostro diritto.
Richiede sempre una conversione a lui, un lasciare che lui divenga,
sempre più e fino in fondo, e gioiosamente, il Signore nella e della propria vita,
e non soltanto un tranquillante spirituale e culturale che, posto nel cassetto del comodino della nostra coscienza, andiamo a prendere quando vogliamo avere una specie di buddistica pace interiore: oh, allora ci si ricorda anche di Dio, purché non disturbi, però; altrimenti, se stiamo lontani da Lui, sarebbe quasi quasi ancora colpa sua, con quel suo pretendere troppo!
Misericordia e Sacrificio di Gesù Cristo
La Misericordia di Dio non è stata uno scherzo neppure per Lui.
Se prendiamo un po’ troppo alla lettera certi passaggi
della lettera del papa Francesco,
ci viene persino da chiedergli perché mai Gesù Cristo
sia morto in croce, per redimerci dai nostri peccati.
Se Dio è tanto misericordioso non bastava che dicesse: “Figlioli miei, pace e bene al mondo intero, venite qua, che vi perdono tutti, allegria!”. Poteva farlo, ma non l’ha fatto! La Misericordia è stata il momento in cui il suo amore, sempre perfetto e pieno nel suo cuore, è diventato una specie di dramma; il peccato, quest’assurdo, compiuto da creature da lui fatte “a sua immagine e somiglianza” gli ha spezzato – se è permesso dir così – il cuore ed ha mandato sul patibolo il suo unigenito Figlio incarnato. Quando parliamo di Misericordia da cristiani e da cattolici, in ultima ci riferiamo a questo dramma divino.
Non per nulla nella S. Messa diciamo di rinnovare il sacrificio di Cristo.
Parliamo pure, perciò, di Misericordia, ma senza fare i faciloni. Per aver accesso alla Misericordia di Dio, che Egli pur offre a tutti, questo è indubbio, è necessario prima dirgli, come il figliol prodigo: “Padre, ho sbagliato”. Altrimenti diventa tutta una commedia, anzi – trattandosi di cose sacre e non di una recita – di un sacrilegio.
La Misericordia insomma non è un sacchetto di caramelle
che, da ora in poi, i sacerdoti distribuirebbero tra i penitenti,
per far passar loro il mal della coscienza,
ma un progressivo, faticoso e pur liberante e rasserenante cammino nella Grazia di Dio, che Papa Francesco nella sua lettera nomina ben tredici volte.
Don Floriano Pellegrini (Copyright © 2016 Qui Europa)
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