Lunedì, Luglio 28th/ 2014
– di Sergio Basile –
Sabato, Giugno 9th / 2012
– di Silvia Laporta –
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Paul Krugman e la fine dell'euro
Da "Banca Finanza" il Nobel lo dà per spacciato
Bruxelles – “I leader europei sono decisi a portare il continente al suicidio. Invece di ammettere che si sono sbagliati sembrano decisi a buttare la loro economia e la loro società giù da un burrone. Un tempo i medici credevano che cavar sangue servisse a purgare il corpo dagli umori maligni: molti responsabili di politica economica la pensano ancora così”. Le parole di Krugman, premio Nobel 2008 per l’economia, si caratterizzano sempre per la loro caratteristica di essere estremamente catastrofiche, quando si parla della situazione europea e delle manovre di austerità, da egli sempre criticate. Purtroppo però, Krugman descrive in una intervista apparsa sulle colonne di "Banca Finanza", solo la realtà.
I pericoli immediati dell'Europa
Nel suo editoriale NYT dello scorso 19 Maggio – ripreso anche oggi da "Banca Finanza", il “guru dell’economia”, ha descritto la sua visione personale della crisi europea. Innanzi tutto, per il Nobel, sarebbero ben sei le fonti di pericolo: 1) la Grecia uscirà dall’euro molto probabilmente il prossimo mese; 2) Ci saranno prelievi enormi da banche italiane e spagnole, per essere trasferiti nelle banche della Germania; 3) Potrebbero seguire controlli con il veto per le banche di trasferire depositi fuori dal paese, e limiti ai prelievi cash; 4) Si nuove strette al credito Bce, pur di tirar fuori le banche dal collasso; 5) La Germania dovrà accettare enormi crediti concessi a Italia e Spagna; 6) L’euro è a fine percorso.
Fiscal Compact: un'assurdità da abbandonare subito
Secondo Krugman all’inizio del suo percorso per la moneta unica il "clima era di ottimismo". Ma subito dopo, il denaro investito in Spagna e in molti paesi europei, ha creato enormi bolle immobiliari e deficit commerciali. Nonostante la grave situazione di instabilità economica – che si evidenzia ancor di più in clima di crisi – l’Europa avrebbe, sempre a detta di Krugman, un’unica possibilità per uscire dal pantano della crisi: "che Francoforte abbandoni la sua ossessione per la stabilità dei prezzi e accetti un’inflazione in aumento del 3 e 4%" . A fronte della situazione attuale, dunque, egli evidenzia che per uscire dalla depressione, l'Eurozona avrebbe bisogno di più spesa pubblica e non il contrario. Da qui si comprende come ciò che "Qui Europa" sostiene da mesi, sia in realtà l'unica strada percorribile: ovvero abbandonare il dissennato principio "istituzionalizzato" con il fiscal compact del pareggio di bilancio. Evitare di utilizzare l'arma anti-recessiva del "deficit spending" (cioè dell'investimento statale costruttivo e "moltiplicativo" grazie ad una quota "sana" di debito statale sottratto alla speculazione) è pura follia. sarebbe come chiedere alle bistrattate famiglie ed alle logorate e "depresse" imprese di mandare avanti l'economia del Paese. Folle ed irresponsabile!
Debito e Crescita: Due strade separate – Il Giappone insegna
Deleterio e terribilmente recessivo dunque! Ciò, nonostante spesso i "famosi tagli" siano frutto della preoccupazione di “non riuscire a rientrare nelle spese”. Ma infondo valutando la "ratio" di questa crisi "indotta" e analizzando alcuni dettagli dell'intervista resa da Krugman, ci si accorge in tutta serenità che non esiste una stretta ed automatica relazione e connessione tra crescita e debito. Sono due strade separate e parallele: il Giappone ce lo insegna, essendo un paese in crescita malgrado sia ad oggi il paese con il denbito pubblico più alto al mondo: ben 4000 miliardi di euro, ovvero circa il doppio dell'Italia. Italia che – come detto in più sedi, in precedenti articoli (vedi archivio) – presenta una tutto sommato buona situazione del "debito privato d'impresa" rispetto alla "cugina" Francia: 40 miliardi di euro, contro gli 8000 (ottomila) euro di debiti delle mprese francesi. Ma ciò evidentemente – e molto stranamente – non è bastato alle agenzie Standard & Poor's, Moody's e Fitch a spingerle ad affibiare al nostro Paese una valutazione migliore in termini di rating, esponendola incomprensibilmente, dunque, ad attacchi speculativi gravissimi senza alcun raziocinio, e senza precedenti.
Un'austerità che gioca contro la "crescita"
Le politiche di austerità – come nota lo stesso Krugman – nella maggior parte dei casi, non fanno che aumentare il tasso di disoccupazione: è ovvio! “Lo stimolo fiscale, aiuta l’economia ad aggiungere nuovi posti di lavoro, mentre la riduzione del deficit di bilancio, incide sulla crescita almeno nel breve periodo”. Questa verità, è quella che deve imporsi al processo legislativo, per riuscire a cambiare le cose, altrimenti l'Europa finirà nelle mani di una mera élite di tecnocrati e banchieri, a discapito dell'economia. Spirale che sta già portando "all'inferno" tutta l'Eurozona, dietro l'indifferenza di un Consiglio europeo costituito in maggioranza da leader ciechi ed acconsensienti. Vedi Mario Monti.
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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