Italia – Una Politica Energetica da Manicomio
Giovedì, Novembre 7th/ 2013
– di C.Alessandro Mauceri –
Italia, Energia elettrica, centrali nucleari, fonti energetiche rinnovabili, Unione Europea, Strategia europea 20/20/20, combustibili fossili, Unione Petrolifera, Terna, Germania, petrolio, Azerbaijan, Paesi ex URSS, Arabia Saudita, Iran, Algeria, Russia, Libia, APAT, Segretariato della Convenzione e alla Commissione Europea, Protocollo di Kyoto, C.Alessandro Mauceri
Italia – Una Politica Energetica da Manicomio
L'Italia è il 2° Paese al mondo per importazione di energia
Perchè abbiamo ridotto l'utilizzo delle risorse energetiche
interne disponibili?
di C.Alessandro Mauceri
Italia – 2° Paese al mondo per importazipone di energia elettrica
Palermo, Roma – di C.Alessandro Mauceri – Immaginate un panificatore, che produce molto pane ma che, se solo volesse, potrebbe produrne molto di più. Supponiamo ora che questo panificatore, per sfamare la propria famiglia, abbia bisogno di pane. Ovviamente la cosa più ovvia sarebbe produrlo nel proprio forno. In questo modo quell’uomo potrebbe dare ai propri familiari un alimento di cui conosce l’origine, del quale conosce gli ingredienti e che certamente costa meno. Supponiamo adesso che quest’uomo, invece, decida di andare a comprare il pane in un grande supermercato dove trova prodotti industriali di qualità inferiore e spesso anche più cari (dovendo pagare anche tutti i costi di mano d’opera e commercializzazione che nel suo caso erano inesistenti). Ovviamente tutti penseranno che un soggetto simile o è un pazzo o è uno scriteriato. Ebbene se pensiamo che quell’uomo fosse un pazzo o uno scriteriato, allora tutti noi non siamo da meno. Sì perché l’Italia pur disponendo di impianti per la produzione di energia elettrica in grado di coprire il fabbisogno interno, da molti anni ormai continua a comprare energia prodotta in altri Paesi. Non solo, l'Italia (dato 2008) sarebbe addirittura il secondo Paese al mondo per importazione netta di energia elettrica, circa 40000 GWh all'anno (dopo il Brasile e seguita dagli USA).
Ricorso ingiustificato a fonti energetiche non rinnovabili
Senza dire che parte di questa energia (in particolare quasi il 40% di quella "svizzera" e l'87% di quella "francese" ) viene prodotta con centrali nucleari. Eppure il nostro Paese potrebbe utilizzare le proprie fonti energetiche rinnovabili come l’energia solare e quella eolica (senza contare aree geografiche particolari che potrebbero utilizzare altre fonti energetiche rinnovabili). E non è ancora finita! In Italia non solo si acquista energia prodotta all’estero con sistemi estremamente pericolosi anche per il nostro Paese (in caso di guasto le conseguenze ricadrebbero inevitabilmente al di la dei confini) ma, per la produzione di energia elettrica sul territorio nazionale, ricorriamo a fonti energetiche non rinnovabili, altamente inquinanti e per di più acquistate a carissimo prezzo da altri Stati (in America già si parla di indagini su un cartello per il controllo dei cambi e dei prezzi…). Il tutto, ovviamente, in barba ai “buoni propositi” dell’Unione Europea che aveva fissato nella Strategia europea 20/20/20 tre obiettivi “strategici”: 1) la riduzione del 20% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990; 2) il raggiungimento della quota di fonti rinnovabili del 20% rispetto al consumo finale lordo; 3) il miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia del 20%. Oggi risulta ancora predominante l’utilizzo di combustibili fossili e delle fonti energetiche non rinnovabili. E se è vero che la disponibilità di energia da fonti rinnovabili è aumentata dell’1,8% rispetto al 2008, è anche vero che questo miglioramento è stato reso inutile dalla diminuzione di 0,9 punti della quota di gas naturale e di 1,3 punti di quella da combustibili solidi. In altre parole, nonostante i “buoni propositi” sottoscritti dall’Italia, la nostra dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali è quasi invariata. Anzi starebbe peggiorando.
Bollette alle stelle – Petrolieri felici e contenti
Secondo le stime dell’Unione Petrolifera, la bolletta energetica italiana relativa al 2011 ha segnato un record storico, superando i 63 miliardi di Euro. Quasi 10 in più rispetto al 2010 e 21 miliardi in più rispetto al 2009. Soldi che finiscono in buona parte nelle tasche dei produttori di petrolio e sui bilanci degli Stati esteri da cui acquistiamo energia elettrica prodotta nelle centrali nucleari (dopo aver spento le nostre). Quasi l’80% della produzione totale nazionale viene realizzata con combustibili fossili in centrali termoelettriche che sono alimentate a gas naturale (65,1% del totale termoelettrico nel 2009), a carbone (17,6%) e derivati petroliferi (7,1%). Solo poche (circa il 1,6%) utilizzano gas derivati (gas di acciaieria, di altoforno, di cokeria, di raffineria) e un generico paniere di "altri combustibili" solidi (circa l'8,6%) in cui sono comprese diverse fonti combustibili "minori", sia fossili che rinnovabili come biomassa, rifiuti, coke di petrolio, Orimulsion, bitume e altri (dati Terna).
L'Italia ha ridotto l'utilizzo delle fonti energetiche interne disponibili
Ora, da una parte, va notato che il carbone è una delle fonti energetiche più inquinanti (tanto che l’Unione Europea aveva lanciato un programma per finanziare l’abolizione di questa fonte energetica e l’adozione di misure per combatterne l’inquinamento soprattutto in Paesi come la Germania, che invece continua a utilizzarlo massicciamente, o la Polonia, dove la gran parte dell’energia viene prodotta con il carbone in barba alle direttive comunitarie). Inoltre è importante notare come, nonostante le politiche proposte o pensate (e mai attuate) di riduzione ed ottimizzazione dei consumi energetici, la domanda sia rimasta quasi invariata negli ultimi anni (domanda di energia primaria 187,7 Mtep nel 2010 e 184,2 Mtep nel 2011). Dall’altra, rispetto alle risorse energetiche importate dall’estero, il nostro Paese anche per ciò che riguarda l’energia prodotta (ma sarebbe meglio dire “trasformata”), nel 2011 ha acquistato petrolio da Azerbaijan e Paesi ex URSS, Russia, Arabia Saudita e Iran e gas soprattutto da Algeria, Russia e Libia. E non basta, inspiegabilmente, l’Italia ha ridotto l’utilizzo delle fonti energetiche disponibili nel proprio territorio (soprattutto gas naturale) passando da oltre 20000 milioni di mc nel 1995 a circa 8500 milioni nel 2012.
Politica energetica folle: (+) spesa, (+) dipendenza, (+) inquinamento
I risultati di questa politica sono principalmente due. 1) Innanzitutto una costante crescita della spesa per l’energia che da circa 20 miliardi di Euro annui (cifra equivalente) del 1990 è più che triplicata fino a raggiungere, nel 2012, i 62,9 miliardi di Euro (di cui 34,5 relativi alle importazioni petrolifere). 2) La cosa più grave, però, è che questa politica di approvvigionamento e utilizzo delle fonti energetiche non ha prodotto alcun beneficio dal punto di vista ambientale anzi: secondo l'APAT – che predispone e trasmette annualmente al Segretariato della Convenzione e alla Commissione Europea lo stato delle emissioni e degli assorbimenti di tutti i gas-serra considerati dal Protocollo di Kyoto (CO2, CH4, N2O, HFC, PFC, SF6) – in Italia le emissioni di tutti i gas-serra considerati dal Protocollo di Kyoto nel 2002 sono risultate superiori del 9,0% a quelle del 1990 (a fronte di un impegno nazionale di riduzione delle emissioni nell'ambito del Protocollo pari al 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990) e in particolare le emissioni di CO2 nel 2002 sono risultate superiori dell’8,8% a quelle del 1990. E tutto questo a fronte di una maggiore dipendenza del nostro Paese dai fornitori di fonti energetiche e di energia mondiali. Forse sarebbe il caso che i nostri panificatori cominciassero a farsi il pane da soli.
C.Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)
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