Ucraina – No al Libero Scambio con l’UE. E gli Europeisti non ci stanno!

Giovedì, Gennaio 23th/ 2014

– di Sergio Basile –

Ucraina, Europa, Bruxelles, Kiev, Accordo di Libero Scambio, Kiev, Viktor Yanukovich, Scontri a Kiev, Unione europea, Manifestanti, Vladimir Putin, Manuel Barroso,  Gazprom (South Stream) , Nabucco, OGM, Alexei Miller, Rivoluzione Arancione, James Bond 

Ucraina – No al Libero Scambio con l'UE.

E gli Europeisti non ci stanno!

Kiev – Scontri tra un gruppo di manifestanti europeisti

e la polizia: ma chi vuol davvero entrare nell'eurogabbia 

usurocratica chiamata Ue?

Retroscena: Yanukovich predilige la linea-Putin a quella dei

potentati atlantisti: dopo 7 anni di trattative dice no

all'accordo di libero scambio con l'Ue

video in allegato: Putin saluta con favore la decisione

    dell'Ucraina e ne spiega i motivi

 

di Sergio Basile

Scontri a Kiev - Putin - Barroso - Gazprom

 Disordini a Kiev. Perchè?                                                                                                                                                      

Kiev, Bruxelles – Da giorni alcuni quartieri della capitale ucraina sono teatro di scontri circoscritti, organizzati da parte di gruppi filo-europeisti: si tratta di disordini piuttosto violenti scoppiati domenica scorsa, 19 Gennaio e che finora hanno provocato dozzine di feriti. Ovviamente i media nazionali ed occidentali, in genere, tendono ad esagerare ed ingigantire i termini ed i numeri della protesta: in realta non si tratterebbe di decine di migliaia di manifestanti – o 100mila rivoltosi, come propagandato da qualche TG nelle ultime 72 ore – ma di 2/3 mila persone rapportate ad una popolazione nazionale costituita da poco meno di 50 milioni di unità. Ma legge dei numeri a parte, il tutto può ricondursi al febbraio dell'anno scorso ed in particolare al vertice sul libero scambio di Bruxelles tra Ucraina e Unione europea, che si tenne in quei giorni.

 L'Accordo di Libero Scambio per entrare nella Gabbia Europea               

La firma definitiva che avrebbe dovuto dare attuazione all’accordo sarebbe dovuta arrivare, in teoria, a novembre 2013. Ovviamente si sarebbe dovuto trattare di accettare condizioni dettate (per non dire, elegantemente imposte) dai palazzi imperiali di Bruxelles, con vincoli sostanziali equivalenti ad un vero e proprio processo di integrazione dell'Ucraina nell'Unione. Ma – badate bene – non nell'Europa dei popoli e delle sovranità, ma nell'Unione delle lobby e delle banche onnivore e sovrane, caratterizzata dall'assenza di ogni forma di tutela delle principali sovranità nazionali, e condizionata in negativo da un regime di netto stampo liberal-socialista.

 Un tuffo nella storia                                                                                                  

In merito il Paese nel corso del Novecento ha potuto maturare una chiara coscienza storica, divenendo – sulla propria pelle e di quella di milioni di Ucraini – consapevole della grande minaccia nazional-socialista e dei suoi paradossali e devastanti estremismi: ricordiamo che Stalin negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale condannò a morte tre milioni di Ucraini sottraendo loro il grano ed il pane al fine di finanziare le truppe e la campagna bellica di Hitler, già supportato strategicamente da Prescott Bush (USA).  Certo, la paura di pericolosi ricorsi storici è sempre dietro l'angolo, visto soprattutto il garbo con il quale l'Ue sta trattando i malcapitati popoli del Sud Europa, sempre più schiacciati da una vergognosa dittatura usurocratica spacciata per "crisi internazionale", che miete vittime come in una guerra.

 7 anni di trattative in fumo                                                                                      

Per bocca del suo presidente, Viktor Yanukovich, dunque, dopo ben 7 anni di trattative il piano made in UE è saltato, e ciò sulla scia di un ripensamento che lo stesso Vladimir Putin (vedi giù, il video in allegato) ha salutato quasi come se si trattasse di un provvidenziale, storico, successo privato. Lo stop è equivalso ad una sorta di doccia gelata per Barroso, Van Rompuy e i potentati anglo-americani che dal '43 in poi hanno allungato la loro ombra (rossa) sulla colonia Europa.

 Doccia Gelata per Bruxelles – Il Summit di Vilnius del 29 Niovembre     

Il passo falso decisivo e il contestuale congelamento dei negoziati si è materializzato – facendo storcere il naso all'élite di Bruxelles – lo scorso 29 Novembre 2013, in occasione del summit del Partenariato orientale dell’Unione europea di Vilnius. Ad incidere probabilmente anche l'atteggiamento di Ue e Usa nella gestione della questione mediorientale e della "crisi siriana". Il governo di Kiev, probabilmente anche su "consiglio"/invito del Cremlino (Vladimir Putin) ha giustificato il passo indietro adducendo motivazioni puramente economiche  e chiedendo di inserire nelle trattative anche la stessa Russia. Una cosa è certa: entrare sia pur solo economicamente nella zona del "non diritto" e della negazione delle libertà fondamentali e sovranità dei cittadini non è il massimo della vita… Non trovate? L'ipotesi ovviamente è stata scartata da Bruxelles, per ovvie ragioni: motivazioni geopolitiche (ancora una volta entra in gioco la questione siriana e del Medioriente) e motivazioni di concorrenza economica.

Scontri a Kiev - Putin - Barroso - Gazprom

 Nabucco Vs South Stream                                                                                       

Non dimentichiamo, infatti, che l'Europa (sotto l'ala "protettrice" di Washington) appoggia  il progetto "Nabucco" (gasdotto Usa) che è diretto concorrente di Gazprom (South Stream) celebre monopolista russo che soddisfa per oltre il 30% la domanda di gas nell'intera Europa. Ma ad incidere sono stati indubbiamente anche i "dispetti" reciproci ed indiretti tra Russia e Usa, riassumibili in almeno 4 punti: 1) il guadioso commento, dello scorso 28 giugno, del numero uno del colosso energetico russo, Alexei Miller, alla notizia che il consorzio Shah Deniz II aveva deciso di far confluire il gas azero verso l'Europa lungo il gasdotto Trans-Adriatico (Tap). "Il progetto Nabucco non esiste più (…) E' stato affossato": fu questo il suo sarcastico commento.

 La revisione degli accordi di libero scambio dei Paesi dell'Eurozona       

2) La richiesta di revisione giunta da parte di Bruxelles (cioè da Washington…) verso la Serbia e alcuni Paesi dell'Eurozona – Austria, Ungheria, Bulgaria,  Grecia, Slovenia e Croazia – degli accordi sul libero passaggio dei tubi del gasdotto che dovrà portare il metano russo dalle sponde del Mar Nero in Europa bypassando il territorio ucraino. Ciò per presunte "violazioni degli accordi di libero scambio"; 3) L'apertura, da parte dell'Antitrust europeo – settembre 2012 – di una inchiesta per abuso di posizione dominante nel mercato del gas, sempre ai danni di Gazprom.

 La risposta di Gazprom a Bruxelles                                                                      

Ma sentite la risposta di Gazprom: "E 'una pratica standard sostenere grandi investimenti transfrontalieri con accordi intergovernativi, al fine di garantire certezza del diritto e stabilita' per gli investitori. Noi non siamo tra i firmatari di tali accordi, ma il loro contenuto è stato pubblico per anni. Questo è il motivo per cui siamo sorpresi e delusi che la Commissione Ue stia esprimendo le sue preoccupazioni solo ora, a lavori di costruzione avviati".  Questo sfortunato tempismo è ancor meno comprensibile se si considera che a South Stream è stato concesso lo status di progetto di priorità nazionale in diversi Stati membri dell'Ue. La costruzione di South Stream, pertanto, procederà come previsto e nel pieno rispetto delle leggi locali e degli standard internazionali. Le restanti questioni regolamentari relative all'applicazione del diritto energetico dell'Ue possono essere chiarite parallelamente".

 La questione Timoschenko: "eroina" della "Rivoluzione Arancione"      

4) Da non sottovalutare infine – anche se ci sembra solo uno strategico, propagandistico e pretestuoso risentimento – il caso della "prigionia ucraina" e dei presunti maltrattamenti ai danni dell’ex premier Timoschenko, eroina della controversa "Rivoluzione Arancione" sulla quale incombe sempre l'ombra (lo zampino) delle élite mondialiste e filo-atlantiste made in Usa.  Timoschenko che per  l'Occidente rappresenta evidentemente un'eroina, ma per gli antagonisti una sorta di spia, degna delle trame dei migliori film di James Bond

 Le obiezioni di Putin a Trieste                                                                                

Per Bruxelles il mancato accordo avrebbe garantito la presenza di una zona di libero scambio "florida", ed avrebbe “europeizzato” (?) circa il 90% delle leggi ucraine, permettendo – dicono – un commercio molto più semplice, un mercato nuovo e la possibilità per i cittadini ucraini di circolare liberamente in Europa, senza visto. Una pacchia per lobby, multinazionali produttrici di OGM, ma anche malintenzionati e narcotrafficanti, ovviamente! In pratica una Schengen ancor più allargata con nuovi "clienti" cui piazzare beni e servizi e mercati da colonizzare ed assoggettare a sé. Ovviamente del parere del tutto opposto si è dichiarato Vladimir Putin, e lo ha dimostrato in tempi non sospetti anche nell'ultimo summit italiano di Trieste, durante l'inconttro con Enrico Letta. "Se l'Ucraina firma l'accordo di libero scambio con l'Ue, allora, non so se lo sapete, sarà obbligata entro due mesi dalla ratifica dell'intesa a ridurre i dazi doganali dell'85%. Ciò significa che se la Russia mantiene la sua zona di libero commercio con l'Ucraina le merci europee ariveranno direttamente attraverso il territorio ucraino sul nostro mercato". E con esse – aggiungiamo – tutto il devastante potenziale degli stessi cibi geneticamente modificati (OGM), ecc… Ancora una volta, come dar torto al custode del Cremlino?

di Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)

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