Strategie, Furti e Odissea Alitalia – Una Storia che tutti Dovrebbero Conoscere

Domenica,  Maggio 19th/ 2013

 di C.Alessandro Mauceri  

Alitalia, Linee Aeree Italiane, IRI, Ministero del Tesoro, Prodi, Francesco Staccioli, Bersani, Air France-KLM, Berlusconi, CAI, Compagnia Aerea Italiana, Roberto Colaninno, Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia, Caltagirone, Gavio, Marco Tronchetti Provera, Intesa San Paolo, Corrado Passera, compagnia di bandiera, good company,  bad company, decreto legge n. 80 del 2008, Commissione Europea, Corte di Giustizia Europea, Aiuti di Stato, Corte Generale dell’Unione Europea 

Odissea Alitalia – Una Storia che tutti

Dovrebbero Conoscere

Dalle Origini, alle manovre Prodi-Berlusconi, agli

sviluppi del Caso Ryanair al Furto Legalizzato ai

danni degli Italiani

 

 

L'Approfondimento di C.Alessandro Mauceri 

Alitalia - Una Storia Senza Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 C'era una volta…                                                                                                         

Roma  – C’era una volta Alitalia. Così potrebbe cominciare la favola (se avesse un lieto fine, ma come vedremo, non è così) della compagnia di bandiera italiana. La storia di Alitalia comincia nel 1947. Solo dieci anni dopo, nel 1957, Alitalia venne fusa con un’altra compagnia, Linee Aeree Italiane, divenendo la prima compagnia aerea del nostro Paese. Per decenni, fino agli anni Novanta, Alitalia rimase controllata al 100% dallo Stato (prima dall’IRI e poi dal Ministero del Tesoro). Fu allora che l’apertura del mercato ai concorrenti internazionali costrinse l’azienda a svegliarsi e a rendersi conto che quanto accaduto sino ad allora, era solo una favola e su come la realtà fosse ben diversa e amara. Appena Alitalia iniziò a confrontarsi con la concorrenza – in questa giungla chiamata libero mercato – cominciarono i problemi.

Alitalia - L'Impronta di Romano Prodi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 L'impronta di Romano Prodi                                                                                  

Nel 1996, l’allora capo del governo, Romano Prodi (la stessa persona che, come presidente della Commissione  Europea, giustificherà di fatto la partecipazione di alcuni commissari, tra cui Monti, alle riunioni del Bilderberg) per risanare i bilanci in perdita, cosa fece? Rese funzionale la gestione? No, mise in vendita parte della compagnia, mantenendo, però, una quota di maggioranza. Secondo quanto affermato in tempi non sospetti da Francesco Staccioli – sindacalista Usb e cassintegrato Alitalia – la compagnia avrebbe “gettato al vento 5 miliardi di soldi pubblici”. L’apporto di capitali nuovi non cambiò il destino di Alitalia e così, nel 2006, apparve chiaro che l’azienda fosse sull’orlo del fallimento. Per "salvarla", Prodi decise di vendere un’altra fetta delle quote del Tesoro, cedendo in questo modo il controllo della compagnia. La gara indetta per promuovere l'acquisto del 39% delle azioni offerte dal governo andò deserta.  L'incaricato di turno al quale fu affidata la "patata" fu Bersani (lo stesso che alcuni anni dopo non riuscirà a creare un governo pur avendo avuto alle elezioni la maggioranza di voti e lascerà la gestione del Paese nelle mani del Bilderberg, della Trilateral e dell’Aspen). In molti, allora, accusarono il governo di aver imposto delle clausole eccessivamente restrittive che avevano avuto il risultato di far si che i potenziali investitori disertassero l’asta. Si disse che si era presentata Alitalia non come un’azienda ormai prossima al fallimento, ma come un’azienda in condizioni “da favola”.

Alitalia - L'Impronta di Silvio Berlusconi e l'Operazione CAI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  L'impronta di Silvio Berlusconi                                                                            

Ci si riprovò nel 2007, mediante una trattativa diretta. Dopo le prime consultazioni, l’offerta migliore parve essere quella di Air France-KLM. Nel 2008, frattanto, però, era cambiato il governo. E il nuovo capo del governo, Berlusconi, dimostrò di pensare alla realtà (dei propri affari) e di non credere alle favole, e dichiarò come fosse necessario «preservare l’italianità della compagnia». Quindi Super Silvio fece di tutto per ostacolare la trattativa fino a che Air France-KLM non ritirò la propria offerta affermando, con esplicito riferimento al comportamento di Berlusconi, che «in questo settore nessuna operazione di questo tipo si può fare in modo ostile e contro un governo». Così, come in una favola, si decise di cambiare nome all’Alitalia (come se questo potesse bastare a risolverne i problemi) e dietro mille polemiche (tra cui le lamentele dei sindacati degli operatori di volo e dei piloti estromessi dalle trattative) venne creata la CAI, Compagnia Aerea Italiana. La nuova società, presieduta da Roberto Colaninno, vide al proprio interno imprenditori come Benetton, Riva (la famiglia proprietaria dell’ILVA, nelle scorse settimane alla ribalta per il danno ambientale prodotto dagli impianti) Ligresti, Marcegaglia, Caltagirone (attraverso la società Acqua Marcia) Gavio e Marco Tronchetti Provera. A sostenere finanziariamente il progetto fu Intesa San Paolo, il cui amministratore delegato era – guarda un pò – Corrado Passera, lo stesso che qualche anno dopo (le coincidenze non sono una favola: sono reali) venne chiamato da Monti a ricoprire il ruolo di Ministro dei Trasporti (forse anche dopo i risultati ottenuti con l’affare Alitalia/CAI). Il costo dell’operazione per i salvatori della bandiera, anzi della compagnia di bandiera (da notare che ormai in un sistema basato sulla concorrenza di libero mercato sono pochi i Paesi industrializzati che hanno ancora  una propria ”compagnia di bandiera”) fu di circa trecentomilioni di Euro. Una bazzecola!

  Piccoli Casi di Conflitto d'Interesse                                                                      

Subito, però, sorsero dubbi circa la correttezza dell’operazione. Molti degli azionisti della CAI, come Marco Tronchetti Provera e Benetton, erano – come noto – concessionari dello Stato. Anche la partecipazione del gruppo cui faceva capo la Marcegaglia destò qualche dubbio, dato che la sua impresa, da un lato, faceva affari con il governo e viveva di appalti pubblici e, dall’altro, in quanto presidente di Confindustria, con lo stesso governo era spesso in conflitto. E così pure Roberto Colaninno, il cui figlio, Matteo, ricopriva l’incarico di “ministro ombra” del Partito Democratico.

Alitalia - Dall'Accordo Saltato con Air France agli Aiuti di Stato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Lo Scandalo più grande della… Favola                                                               

In realtà, il vero problema, ma come al solito pochi parlarono di questo, non fu la procedura,  discutibile, con cui  erano state condotte tutte le fasi della vicenda. Né i membri del gruppo che aveva acquisito Alitalia. Né il fatto che i sindacati fossero stati coinvolti in modo a dir poco anomalo nelle trattative. Il vero scandalo fu che, proprio come in una favola, dalle ceneri di Alitalia si levarono due soggetti:  la CAI, che rilevò il marchio e parte delle attività (la cosiddetta good company, che conteneva le parti “sane”) e la LAI (il vecchio acronimo di Alitalia) che si tenne i debiti e tutto il resto e che avrebbe dovuto continuare a pesare sulle casse dello Stato. L’idea era da favola: acquistare le parti sane a prezzi di svendita (l’offerta del gruppo italiano fu 700 milioni di Euro inferiore rispetto a quella fatta da Air France-KLM) e scaricare sulla bad company i debiti (stimati in 2 miliardi di Euro) e i problemi tra cui 7.000 esuberi, a cui vennero garantiti 7 anni di cassa integrazione pagati, e con soldi veri, dallo Stato. Nel 2008, lo Stato italiano decise di concedere ad Alitalia un prestito (indovinate di quanto?) di trecentomilioni di Euro, riconoscendole anche la facoltà di imputare tale somma in conto capitale. Ossia, per chi ancora non crede alle favole, il governo avrebbe dato alla neonata azienda la stessa somma che gli investitori della CAI raggruppati con il consenso e la partecipazione del governo, avevano dovuto tirar fuori per comprare Alitalia. Una situazione, per gli investitori, davvero favolosa! E sembrava essere riuscita se non che, chi l’aveva architettata, forse aveva preteso troppo, e, cercando di pagare parte dei debiti di Alitalia  (bad company) con aiuti di Stato, aveva reso la favola poco credibile. Non solo, ma, per farlo, non aveva voluto rischiare di andare in Parlamento. Quindi aveva emesso un decreto legge (n. 80 del 2008) che in quanto valido immediatamente non aveva atteso il parere da parte della Commissione Europea.

Ryanair, Manuel Barroso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 La Procedura d'Infrazione e lo strano gioco della Commissione               

Siccome non tutti credono nelle favole, questo comportamento fu considerato concorrenza sleale e fu aperta una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea. L'esecutivo di Bruxelles, quindi, avviò un’indagine formale, constatando che «il prestito costituiva un aiuto di Stato illegittimo e incompatibile con il mercato comune, in quanto conferiva un vantaggio economico finanziato con risorse statali, che non sarebbe stato concesso da un investitore privato avveduto». La Commissione dunque ordinò il recupero degli aiuti. Salvo poi – misteriosamente (?) – ricredersi. Vediamo.

 Marcia indietro della Commissione e Disputa con Ryanair                            

Come noto, un favola come si deve non può non riservare sorprese e, così, la Commissione, con una seconda decisione sorprendente, affermò che la misura relativa alla vendita dei beni di Alitalia non implicava la concessione di un aiuto di Stato agli acquirenti di quest'ultima. Questo cambio di rotta non piacque a Ryanair, principale concorrente in Italia di Alitalia, che, dopo aver depositato varie denunce presso la Commissione, chiese al Tribunale, insieme ad altre compagnie ed all'Associazione europea delle compagnie aeree a basso costo (Elfaa), di annullare le due decisioni dell'esecutivo.

  Ryanair – La Beffa e il Sorpasso                                                                               

La Corte, invece, confermò le proprie decisioni e condannò Ryanair a pagare anche le spese legali sostenute da Alitalia/Cai proprio – ironia della sorte – nel giorno in cui la compagnia irlandese festeggiava il sorpasso di Alitalia sul mercato domestico per numero di passeggeri (oltre 3 milioni, anche se le stime sono oggetto, anche loro, di discussioni). Poche settimane fa è scaduto il lockup sulle azioni Alitalia: cioè il divieto di vendere le azioni per i soci che quattro anni fa comprarono la vecchia Alitalia in fallimento. Immediatamente dopo è scoppiato quello che potrebbe diventare un nuovo “scandalo” Alitalia.

Ryanair - European Court - Alitalia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Aiuti di Stato – Nuovo Scandalo: la Commissione mancò di Indagare!  

Si pensava che la storia fosse finita lì e, invece, lo scorso 16 maggio 2013 (la fermezza è una delle sue caratteristiche principali a quanto si vede) la Corte europea ha confermato che la Commissione Europea – come visto nel precedente comunicato stampa inviatoci da Ryanair (vedi articolo in allegato) – mancò nell’indagare sugli “Aiuti di Stato” garantiti ad Alitalia. La decisione di oggi quindi riconferma la decisione del 2011 della Corte Generale dell’Unione Europea, la quale aveva deliberato che la Commissione aveva mancato nel suo compito di indagare sugli “Aiuti di Stato” concessi dall’Italia alla CAIQuella di Alitalia sembra essere ormai diventata una favola senza lieto fine: la  CAI continua ad essere in perdita, la vecchia dirigenza pare che rischi un processo per bancarotta causata da “dissipazione di beni aziendali” e “gestione del settore cargo economicamente abnorme” .

 L'Ultima Beffa – Gli Aiuti alla SEA, da restituire con gli Interessi                 

La  SEA, società che gestisce gli aeroporti milanesi, secondo la Commissione Europea avrebbe ricevuto, tra il 2002 e il 2010, 360 milioni di Euro (gli aumenti di capitale di Sea Handling, una società del gruppo) “incompatibili” con le norme UE sugli aiuti di Stato e che, quindi, devono essere restituiti e “con gli interessi”

  Alitalia – Una Storia  (Tragedia) Infinita                                                                

La verità è che la storia Alitalia tra interessi privati, politici coinvolti nella gestione di imprese e quindi in conflitto di interessi con le decisioni del governo, sprechi colossali, incarichi con compensi da capogiro concessi  a commissari di aziende in crisi perenne e chi più ne ha più ne metta, non avrà mai fineDi certo visto che i soldi per tutti questi sperperi li hanno sganciati e continuano a farlo indefessi – loro malgrado – gli Italiani con le loro tasse, per loro non ci sarà mai un lieto fine. Forse più che di “favola” sarebbe meglio parlare di “tragedia”.  

C.Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa) 

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