di Rocco Carbone e Sergio Basile
Giovanna d'arco – L'intervento del soprannaturale nella storia
Roma, Parigi, Orléans – di Rocco Carbone e Sergio Basile – Oggi, 2 Giugno, in Italia si celebra, con buona dose di sarcasmo, la Festa della Repubblica: la festa di una Patria tradita e umiliata dai suoi stessi "custodi", perchè persa nell'oblio della menzogna, lontana dallo spirito della Verità e annebiata dai fantasmi dell'ideologia. Perciò, anche quest'anno, c'è poco da festeggiare! Ma per comprendere il vero senso di amor patrio che dovrebbe accendersi come fuoco in ciascuno di noi e indurre al vero riscatto, sganciato dai falsi miti delle ideologie politiche e partitiche, ci sembra opportuno soffermarci sulla figura di una santa e martire, Giovanna d'Arco: mitica eroina donatasi alle "fiamme dell'immortalità" per la Verità e per la Patria, cui commemorazione è passata, come spesso accade, fin troppo facilmente, nel comune dimenticatoio. Proprio lo scorso 30 Maggio, curiosa combinazione temporale, la Chiesa di Cristo ha ricordato la "Pulzella d'Orléans", canonizzata da Papa Benedetto XV nel 1920. Numerosi autori amarono ricordarla con questo appellativo, in diversi scritti ed opere. Tra i più celebri citiamo Friedrich Schiller (poeta, drammaturdgo e storico tedesco – 1759-1805 – autore del dramma "La Pulzella d'Orléans" del 1801) e il grande compositore russo Pëtr Il'ič Čajkovskij (Votkinsk 1840 – San Pietroburgo 1893) autore dell'omonima opera ispirata al dramma di Schiller e da molti accostata, per intensità, a capolavori quali "Lo Schiaccianoci" e "Il Lago dei Cigni". Tra gli estimatori della mitica Pulzella d'Orléans, annoveriamo anche il professor Giacinto Auriti, il padre della "Teoria del Valore Indotto della Moneta". Come vedremo, un comune file rouge spirituale lega indissolubilmente i due personaggi.
La Rivoluzionaria e il Professore
Auriti, fervente cattolico e devoto della Madonna di Fatima (in onore della quale edificò una chiesa: simbolico ed ideale stendardo da passare in rassegna nella sua cavalcata trionfale contro l'usurocrazia) amava ricordare Giovanna d'Arco come "figura emblematica dell’intervento del soprannaturale nella storia umana"; come – interpretando il pensiero di Auriti – fulgido modello di riferimento utile al distratto ed alienato uomo moderno, al fine di plasmare nello stesso, mediante il fuoco dello spirito, un pensiero nuovo e fuori dagli schemi. Un modello che aiutasse a comprendere come la storia non sia stata scritta – e non viene scritta – e portata avanti solo dagli eventi "fortuiti" della natura e dall'intervento dell'uomo (…) ma come in ogni epoca l'intervento divino abbia ispirato figure semplici capaci di rivoluzionarne il corso e mutarne il verso. Così come avviene per un argine costituito con semplici ed "inutili" sassi, opposto provvidenzialmente al naturale ed impetuoso procedere delle acque e dei flutti. Possiamo sostenere, in tal senso, che Giovanna d'Arco, rappresentò per la Francia, ciò che San Francesco d'Assisi (Giovanni di Pietro di Bernardone) rappresentò per l'Italia e la Chiesa intera nel Tredicesimo Secolo. Alla luce di questa riflessione, possiamo comprendere come la vera "Rivoluzione Francese" non fu – evidentemente – quella che il sistema ci ha insegnato a riconoscere come tale (una rivoluzione creata ad arte dai falsi profeti dell'ideologia liberale ed illuminata fatta di sgozzamenti e teste mozzate convenzionalmente avviatasi nell'anno del Signore 1789) ma una rivoluzione fatta di spirito e verità. Giovanna d'Arco, come vedremo, ebbe il merito storico di incarnare questa "rivoluzione", ponendosi come figura di rottura e rinascita.
La vicenda umana, oltre la "storia dei vincitori"
Ma la storia – scritta dai vincitori – poco spazio ha dato a questa lettura della vicenda, fermandosi all'immagine tragica del rogo. Auriti amava invece ricordare la figura della santa, in termini differenti: "La vita di Santa Giovanna D'Arco – soleva ripetere – è una prova che nella nostra storia Dio interviene attraverso uomini in apparenza "fragili". Giovanna, un'adolescente analfabeta che diventa condottiero vincente." Come ben ricorda l'autrice Cristina Siccardi, "la Chiesa, in quel periodo, viveva la profonda crisi del grande scisma d’Occidente, durato quasi 40 anni. Quando Caterina da Siena (1347-1380) morì – ricorda – c’erano un Papa e un antipapa; quando Giovanna nacque, nel gennaio del 1412 c’erano un Papa e due antipapa". La Chiesa viveva, dunque, un momento di profonda lacerazione, caratterizzata da continue lotte fratricide fra i popoli europei, come la «Guerra dei cent’anni» tra Francia e Inghilterra (1337 – 1453). "Guerre, carestie, pestilenze, eresie – nota ancora la Siccardi – prostrarono l’Europa. Era il tempo degli incubi, dove nell’immaginario collettivo le autentiche manifestazioni mistiche si intrecciavano con le magie e le stregonerie, il mondo reale della sofferenza e della morte cruenta si sovrapponeva alle fantasie demoniache popolate di mostri e di balli macabri".
In difesa della Patria – Una lettera di fuoco
In quel tempo, precisamente in data 22 marzo 1429, l’analfabeta Jeanne, nata a Domrémy (oggi Domrémy-la-Pucelle) nella regione della Lorena, scrisse ed indirizzò ai potenti usurpatori inglesi una lettera di fuoco destinata a far storia «Gesù, Maria! Re d’Inghilterra e voi duca di Bedford che vi dite reggente del regno di Francia, voi Guglielmo di La Poule, conte di Suffolk, Giovanni sire di Talbot, e voi Tommaso sire di Scales, che vi dite luogotenenti del duca di Bedford, rendete giustizia al Re del cielo. Restituite alla Pulzella che qui è stata inviata da Dio, il Re del cielo, le chiavi di tutte le buone città da voi prese e violate in Francia. Ella è venuta qui da parte di Dio per implorare il sangue reale. Ella è pronta a far pace, se volete renderle giustizia, a patto che le restituiate la Francia e paghiate per averla tenuta. E fra voi, arcieri compagni di guerra e voi altri che siete sotto la città di Orléans, andatevene nel vostro paese in nome di Dio; e se non lo fate attendete notizie della Pulzella che ben presto vi vedrà in grandissime disgrazie. Re d’Inghilterra, se così non fate, io sono condottiero e in qualunque luogo attenderò in Francia le vostre genti, volenti o nolenti le caccerò via. E se non vogliono obbedire, tutte le farò uccidere; sono qui inviata da parte di Dio, Re del cielo, corpo a corpo, per espellervi da tutta quanta la Francia. E se vogliono obbedire saranno nelle mie grazie. E non pensate altrimenti, perché non otterrete il regno di Francia da Dio, il Re del cielo, figlio di Santa Maria, ma l’avrà re Carlo, il vero erede, perché Dio, il Re del cielo, lo vuole […]».
Emblema della Resistenza, nella Verità dello Spirito
Giovanna, di lì a poco, divenne l'emblema della liberazione della Francia dalla prepotenza inglese, in nome di Dio. Il suo carisma e la sua motivazione furono tali da ottenere legittimazione e consensi in tutta la Nazione. Perfino i capi delle forze armate francesi credettero alle sue parole, alla sua ispirazione, e si affidarono alla giovane Pulzella d'Orléans. Giovanna iniziò la sua missione imponendo la riforma dell'armata e trascinando con il suo esempio le truppe francesi ad abbracciare un nuovo stile di vita rigoroso ed incentrato sul Santo Timor di Dio.
Un nuovo, vincente, stile di vita
Giovanna, paladina e anima dell'esercito, fece allontanare le prostitute che accompagnavano l'esercito nei suoi spostamenti; bandì ogni forma di violenza e disapprovò i saccheggi. Ma il nuovo stile portò frutti ancor più rigogliosi: i soldati smisero di bestemmiare, si accostarono ai sacramenti (Confessione e Comunione) e iniziarono ad invocare Dio: la Pulzella d'Orléans ottenne che l'esercito si riunisse in preghiera intorno al suo stendardo, ben due volte al giorno. (Cfr.: Pernoud Régine, "La spiritualità di Giovanna d'Arco", Jaca Book Editore). Per la prima volta il popolo francese ebbe piena fiducia e rispetto del suo esercito. Jeanne d’Arc riuscì ad infondere audacia e speranza nell’esercito regio, e sulle ali di questo redivivo ed inaspettato entusiasmo riuscì a vincere prodigiosamente il dominio straniero, per volontà di Dio. Ma la giovane riuscì anche ad allontanare il fantasma del Protestantesimo, difendendo la tradizione cristiana cattolica, francese, dall'apostasia incarnata dal rifiuto del miracolo della transustanziazione del Corpo di Cristo (miracolo dell'Eucarestia).
La strategia del Duca di Bedford, l'Università di Parigi e l'inquisizione
Tuttavia, la libertà e la vittoria ebbero il loro caro prezzo, un prezzo pagato da molti martiri e testimoni di Cristo, al quale Jeanne d’Arc non si sottrasse, manifestando fino all'ultimo la sua fede, malgrado l'irriconoscenza e l'ipocrisia di larghi settori della stessa Chiesa, incarnata da alcune anacronistiche derive che travolsero la santa inquisizione. Le truppe inglesi, infatti, fecero prigioniera Giovanna a Compiègne il 23 maggio del 1430. Alla notizia, l’Università di Parigi anziché difendere la paladina della Francia chiese che l’Inquisizione la giudicasse come una strega: soluzione che tornò congeniale allo stesso Duca di Bedford, dal momento che ciò avrebbe consentito di screditare Carlo VII di Francia. Il sovrano, infatti, sarebbe apparso in tal modo come colui che doveva la conquista del trono alla stregoneria ed alle potenze infernali: insomma l'esatto, solito, capovolgimento della verità! (Cfr.: Procès de réhabilitation – Peésentation du rescrit, procurations et premières citations – 7 novembre 1455)
Morte e Immortalità
L’iniquo processo durò circa un mese (dal 20 febbraio al 24 marzo del 1431) e alla fine Jeanne d’Arc fu giudicata colpevole d’idolatria, scisma e apostasia. Alla domanda se fosse in Grazia di Dio, Giovanna rispose con una semplicità disarmante: «Se non ci sono, voglia Dio mettermici, e se ci sono voglia Dio tenermici!». Quanto al resto, è storia nota: Giovanna d'Arco, la Pulzella d'Orléans, fu arsa viva sulla piazza del Vieux-Marché di Rouen il 30 maggio del 1431. Ma la sua morte restò per sempre scolpita negli occhi e nell'animo dei presenti e dei francesi tutti, di ogni generazione: ella morì contemplando una grande croce astile, dono di un frate di nome Isembard de la Pierre.
Il senso della storia, oltre il mito, oltre la morte
Oggi, ironia della sorte, una statua di Giovanna d'Arco troneggia all'interno della cattedrale di Winchester, proprio dinanzi alla tomba del Cardinale Beaufort, uno dei principalio co-artefici della sua tragica fine terrena. Ma cosa ci insegna questa storia? La martire francese è oggi, in primo luogo, emblema degli errori che gli uomini di Chiesa possono commettere… Emblema cioè dell'ipocrisia di molti prelati e uomini di Dio: anomalia che spesso si confonde con la nostra ipocrisia, cioè con l'incoerenza di noi "cristiani della Domenica" spesso incapaci, per mancanza di fede, per accidia o codardia, di semplici ma rivoluzionari atti capaci di aprire le porte al piano di Dio ed alla Divina Provvidenza. Ma la morte e la vita della Pulzella d'Orléans, la sua canonizzazione ed il suo intramontabile mito, sono anche segno inconfutabile di come la verità della Sposa di Cristo emerga comunque e sempre e di come l'uomo di fede possa essere capace di imprese superiori a sé ed alle sue forze. Emblema, cioè, della provvidenziale, salvifica e costante presenza di Dio nella storia. Un Dio che si pone – malgrado i limiti umani – al pieno servizio dell'uomo che lo cerca ed invoca con cuore sincero. Un Dio che, tuttavia, è rispettoso dell'indifferenza e dell'arbitrio umano (cioè della libertà di scegliere il bene e il male) sempre e dovunque, in ogni contesto.
Nell'Europa dell'usura e della nuova guerra
Ciò che avvenne nella vita di Giovanna d'Arco, avviene ancora oggi in altre forme, nella vita di ciascuno di noi. La società nella quale visse è per molti versi identica a quella del nostro tempo. Molti sono i chiamati, pochi gli eletti. Ma alla fine la risposta è sempre la nostra! Libera e personalissima. Nostra la libertà di aderire o meno a questo piano di Divina Provvidenza e Divina Salvezza. Nell'Europa traviata dall'usura della "moneta debito", che miete vittime come una guerra, l'arma provvidenziale che Dio suggerì al cuore ed alla mente del servo fedele Giacinto Auriti è quella della "Proprietà Popolare della Moneta". Una guerra posta a pilastro di tutte le guerre. Una menzogna posta a pilastro di tutte le menzogne. Una battaglia "finale" che coglie il vero senso di tutte le guerre e di tutte le sopraffazioni delle quali lo sterco di Satana ed il suo immenso potere seduttivo, sono e sono stati immagini ed artefici. Ciò, specie negli ultimi tre secoli a questa parte. Il sistema bancario internazionale e la moneta creata dal nulla ed emessa dallo stesso, sono stati, infatti, i grandi strumenti utilizzati dal Male per imporsi su popoli e nazioni, in nome della democrazia e del progresso. Così sono nate le Grandi rivoluzioni dell'età Moderna (Francese e Bolscevica), le Grandi Guerre Mondiali e Rivoluzioni Arabe e Colorate. Così – mediante il finanziamento di guerre e il sistema del debito – si è cercata con successo la distruzione delle monarchie cattoliche e delle società uniformate e rette su principi cristiani, sostituendo ad esse la nascita di un modello dogmatico di stato-dio, che ha preso il posto dei valori più alti incarnati e difesi – fino al Medioevo – dal Cattolicesimo.
Spirito, Popolo e Moneta – La Grande battaglia finale
Solo, evidentemente, con l'affermazione della "Proprietà Popolare della Moneta" si povrà affermare a livello internazionale la verità. Una Verità nascosta da secoli, cui occultamento ha reso e rende ancor oggi cieco il cuore di milioni, miliardi di uomini, grazie allo strapotere – ingiustificato ed illegittimo – di una élite bancaria sorretta e coperta da falsi profeti e false ideologie social-comuniste e liberal-capitaliste. Ciò permetterà di scalzare e distruggere in maniera definitiva e potente l'egemonia più totalizzante che abbia mai tenuto sotto scacco l'umanità a livello globale: quella della moneta-debito. Infatti, solo venendo meno lo strapotere della moneta-debito (intesa come strumento di potere e dominio privatistico esercitato da una minoranza ai danni di oltre 7 miliardi di uomini) si potrà realizzare la società della giustizia e della pace, della quale si narra nelle Sacre Scritture.
Dalla vuota utopia al reale riscatto
Chi non coglie il profondo senso di questa realtà – laico o ecclesiale che sia – diffonde solo vane utopie ed illusioni. Ma è tuttavia impensabile che ciò si realizzi senza la conversione (dal latino convèrtere: trasformare, mutare) del cuore e dell'anima di chi usa questo sistema monetario, basato sulla menzogna e sull'inganno, per opprimere e annientare il prossimo, con gli strumenti del debito e della guerra. E' allora indispensabile comprendere come questa non sia solo una battaglia culturale, ma anche e soprattutto spirituale. Le vere rivoluzioni, come ci insegnana Giovanna d'Arco, non nascono dalla forza cieca della violenza, ma dalla forza della preghiera e della verità. Poi, a ruota, dalla cultura e dal cambiamento dello stile di vita degli uomini; infine dalla ragione convergente a tali sacri principi. Solo grazie alla potenza della preghiera potranno convertirsi uomini appartenenti a questo sistema e che oggi hanno potere in materia. Pregare con fede ci cambia in meglio e cambia anche gli altri attraverso l'intervento del Dio Creatore. Questo, amici lettori, è l'insegnamento che dobbiamo cogliere e diffondere. Questa la verità che ciascuno di noi deve coraggiosamente incarnare e che portò, in quel provvidenziale giorno, l’analfabeta Jeanne a diventare la mitica "Pulzella d'Orléans".
Rocco Carbone, Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)
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