Genova e la tragedia del Ponte Morandi: aveva ragione Ezra Pound

Martedì, 14 agosto / 2018

– di Roberto Pecchioli

 Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli,  Genova,  Ponte Morandi,  Crollo, tragedia, usura, Pound  

Genova e la tragedia del Ponte Morandi: aveva ragione

Ezra Pound

Un'opera così non può crollare dopo soli 50 anni…

Senza sovranità  monetaria assistiamo, ogni giorno che passa,

alla demolizione programmata della Nazione

 

di Roberto Pecchioli 

con integrazioni a cura di Sergio Basile

Crollo Ponte Morandi Genova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Non volevamo crederci…                                         

Genova – di Roberto Pecchioli Non volevamo crederci. Il crollo del Ponte Morandi, che noi genovesi, con una punta di provincialismo da colonizzati chiamavamo ponte di Brooklyn, è una tragedia sconvolgente, per il suo carico di vittime, dolore, distruzione e per le conseguenze terribili che si trascineranno per anni. Non è il tempo degli sciacalli, ma dei soccorsi, del cordoglio, dell’aiuto, della collaborazione. Tuttavia, non si può tacere, tenere a freno la collera per un’altra tragedia sinistramente italiana:

            un’opera di quell’importanza non può crollare dopo soli 50 anni.

Per chi scrive c’è un che di personale, quasi di intimo nel dolore di queste ore. Bambini, partecipammo nel 1967 all’inaugurazione del ponte con tutte le scolaresche di Genova. Muniti di bandierina tricolore, appostati di fronte al palco, seguimmo la cerimonia, vedemmo con la meraviglia dell’età il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat attorniato da uomini in alta uniforme e dall’imponente figura del grande cardinale Siri, storico arcivescovo della città. Abbiamo percorso migliaia di volte quel ponte lunghissimo, settanta metri sopra la vallata del torrente Polcevera piena di case popolari e capannoni industriali della ex Superba, ogni giorno per decenni lo abbiamo visto e sfiorato andando al lavoro. Non c’è più ed è colpa di qualcuno. Parlano di fulmini, di un intenso nubifragio e di cedimento strutturale. Aspettiamo a tranciare giudizi, ma nel mattino della vigilia di ferragosto pioveva e basta. Nessuna alluvione, dagli anni 70 ne ricordiamo almeno sei, devastanti, nella città di Genova. Non sappiamo quanti fulmini si siano abbattuti in mezzo secolo sul manufatto dell’ingegner Morandi (pochi sapevano che a lui fosse intitolata l’opera), né quanta pioggia abbia bagnato da allora le imponenti strutture. Non accettiamo, non riconosceremo mai come valida la sbrigativa giustificazione di queste ore. Sarà qualunquismo da Bar Sport,

               ma ci risulta che ponti romani siano in piedi da due millenni

e non crediamo nell’incapacità dei progettisti. Però, negli ultimi decenni i crolli sono stati tantissimi, come le tragedie dovute all’incuria, all’insipienza, alla corruzione diffusa.

 L'infrastruttura di base verso la Francia             

Il ponte (lungo 1182 metri e alto 90) con la strada sopraelevata che corre a mare nella zona centrale della città (gemello del Ponte General Rafael Urdaneta, in Venezuela – foto piccola in alto a destra – e in parte del più vecchio "Ponte Morandi di Catanzaro": ponte ad arcata unica, inaugurato nel 1962, alto 112 metri e lungo poco meno di 500 – foto piccola in basso a destra – Ndr), è l’ultima grande opera di una ex grande città. Nel 1967, Genova era un polo industriale con centinaia di fabbriche, importanti compagnie navali (l’armatore Angelo Costa fu per decenni presidente di Confindustria) la sede europea di multinazionali come Shell, Mobil, Esso, i cantieri navali, il gruppo Ansaldo, il porto più importante del Mediterraneo. Dopo la strada “camionale” del 1935 verso l’appennino, per realizzare la quale con sbocco sul porto fu spianata la montagna di San Benigno che divideva Genova dal suo ponente, il ponte rappresentava l’infrastruttura base per collegare finalmente la Liguria e l’Italia con la Francia. Mezzo secolo dopo, non abbiamo quasi più industrie, Genova ha perso un quarto dei suoi abitanti, è unita al Norditalia, pardon divisa dall’area più produttiva del paese dalla stessa strada degli anni 30, mentre la ferrovia per la Francia ha ancora un lungo tratto a binario unico. Identica sorte per i collegamenti tra i porti di Savona e La Spezia e l’entroterra.

 Da metropoli a cimitero                                          

Da oggi, dobbiamo sopportare anche la tragedia del crollo della più importante infrastruttura in esercizio, piangere decine di morti e accettare la spiegazione che trattasi di tragica fatalità, pioggia, fulmini e saette. Non ci crediamo perché abbiamo visto all’opera la classe dirigente che ha trasformato in una quarantina d’anni una metropoli in un cimitero. Clientelismo sfacciato, una politica da curatori fallimentari o da necrofori, la grande bruttezza che ha sfigurato il mare e la collina, interi quartieri indegni di una nazione civile, il Diamante, le Lavatrici, il Cep, lo stesso Biscione, parte di Begato, palazzi costruiti esattamente sull’alveo di torrenti pericolosi, con le ricorrenti tragedie di cui siamo stati testimoni. I genovesi, o quel che ne resta, hanno affidato per decenni città, provincia e regione a una classe politica di livello infimo, che ha trascinato in basso il ceto economico e finanziario. E’ crollata l’industria pubblica, la vecchia Cassa di Risparmio, ora Carige, tanto importante da detenere il 4 per cento di Bankitalia, è nella bufera da anni per affari vergognosi, deficit mostruosi e dirigenti condannati in sede penale. La vecchia Italsider, ora Ilva, in gran parte è stata smantellata e quel che resta è sotto minaccia di chiusura. Al suo posto abbiamo una strada a scorrimento (relativamente) veloce, un piccolo sollievo ora che non c’è più il ponte. Il cosiddetto Terzo Valico, ovvero la linea veloce per Milano, in ritardo di almeno 30 anni, va avanti piano, tra polemiche e denari che vanno e vengono. La multinazionale Ericsson ha suonato la ritirata, distruggendo le speranze di un’ “industria pensante” che a Nizza, 190 chilometri da qui, è realtà da decenni ( Sophie Antipolis).

 Una tragedia italiana                                                

Madamina, il catalogo è questo. Su tutto ciò si abbatte un evento funesto e terribile come il crollo del nostro ponte di Brooklyn. L’autostrada che porta alle luci di Sanremo e all’inferno migrante di Ventimiglia era considerata la più cara d’Italia. Un dubbio privilegio.

              Ma dov’erano i politici liguri il cui compito era imporre la manutenzione,

       sorvegliare le infrastrutture di una terra che vive essenzialmente di due attività,

                                                  il turismo e i trasporti?

Abbiamo quattro porti mercantili, raggiungere i quali sino a oggi era difficile, adesso è un’impresa da premio Nobel; alcune delle nostre località sono mete turistiche internazionali, Portofino, le Cinqueterre, Alassio, la Riviera dei Fiori. Ma, dicono le autorità preposte, è bastato un fulmine durante un temporale estivo ad abbattere per duecento metri, esattamente al centro, un ponte costruito decenni dopo il vero ponte di Brooklyn e molti secoli dopo la Lanterna, che guarda dall’alto, illumina le vergogne e ne ha viste tante. Una tragedia italiana, metafora e paradigma di una decadenza iniziata giusto pochi anni dopo la trionfale inaugurazione del ponte. Una città, Genova, che ha anticipato storicamente eventi di portata nazionale. I primi a volere l’unificazione della Patria, i primi nell’industria e nel commercio, ma poi i pionieri della denatalità, del degrado dei centri storici (con Genova, Ventimiglia), della deindustrializzazione, i settentrionali assistiti quasi quanto certe aree del Sud, l’arretratezza delle infrastrutture, i giovani che scappano. Fummo anche tra i primi ad affidarci politicamente alla sinistra: si trattava di una sinistra in gran parte comunista, astiosa, dogmatica, chiusa, testarda.

 Con Usura nessuno ha una solida casa…            

Hanno regnato su un giardino e lo hanno trasformato in cimitero. Non diciamo e non pensiamo che buttino giù i ponti, ma sta di fatto che le pochissime opere realizzate nell’ultimo mezzo secolo sono le bonifiche delle aree industriali dismesse, al posto delle quali sono sorti poli commerciali legati ai soliti noti (Coop e affini) e varie colate di cemento per erigere imponenti centri direzionali in buona parte deserti, poiché c’è davvero poco da dirigere, da queste parti.  Le opere del passato sono obsolete, come l’invecchiata camionale e la ferrovia, l’autostrada che sbocca in porto è un budello pericoloso con code quotidiane di mezzi pesanti, accedere all’aeroporto è impresa acrobatica, nonostante la vicinanza alla città e la possibilità di costruire una bretella ferroviaria di un chilometro o poco più. Della metropolitana genovese il tacere è bello, poiché non solo è tra le più corte dell’universo, ma le sue stazioni sono soggette a frequenti allagamenti. Il ponte che univa le due parti della Liguria da oggi non c’è più. Viene il magone al pensiero di ciò che era, visto e vissuto con i nostri occhi, e ciò che è, ma ancor più fa tremare la certezza che da molte parti d’Italia altri possano descrivere situazioni analoghe o peggiori. Per questo fa tanto soffrire la tragedia del Ponte Morandi, orgoglioso simbolo caduto della nostra infanzia. Oltre il lutto di tante famiglie, è il segnale, un altro, di una nazione che, lei sì, è ormai preda del cedimento strutturale. Se anche fosse vero che un manufatto di migliaia di tonnellate è crollato per un fulmine e un po’ d’acqua, disgraziato davvero il paese dove accadono, giorno dopo giorno, da Nord a Sud, eventi di questo tipo. La tragedia è del 14 agosto. Mezza Italia è chiusa per ferie, l’altra metà implode, si accartoccia su se stessa: cedimento strutturale. Insieme, dichiarano fallimento; bancarotta fraudolenta.

                  Eppure i fondi per far fronte alle manutenzioni straordinarie di questo

          e di altre dozzine di ponti crollati negli ultimi anni, c'erano e ci sarebbero stati!

                          Ci sarebbero in abbondanza: basterebbe stamparli dal nulla,

              come fa ogni giorno la BCE con il denaro-debito che si annida minaccioso

         nelle nostre tasche e che viene creato senza alcuna riserva aurea a copertura.

                 La moneta infatti, essendo uno strumento puramente convenzionale,

deve essere stampata in quantità tale da ottimizzare il livello dei beni e servizi di un Paese,

creando altresì esternalità positive in maniera tale da rendere davvero fruibili i servizi creati

                                                    ed i beni posti sul mercato.

       Ad esempio la manutenzione di un ponte rientra nelle cosiddette esternalità positive:

   infatti non basta costruire una infrastruttura: lo Stato, o meglio il popolo di una nazione,

                          deve anche dotarsi della moneta sufficiente a garantire

                la sicurezza ed il corretto utilizzo e funzionamento dell'opera creata.

               Aveva ragione Ezra Pound: "Con usura nessuno ha una solida casa".

       In tempo d'usura programmata (demolizione programmata di una nazione)

succede questo ed altro! Allora chiediamoci tutti con un briciolo di onestà intellettuale:

                                     se non ora la sovranità monetaria quando?

                                                         (Ndr / Sergio Basile).

 

Roberto Pecchioli (Copyright © 2018 Qui Europa)

con integrazioni a cura di Sergio Basile

partecipa al dibattito: infounicz.europa@gmail.com 

Segui su Facebook la nuova pagina – Qui Europa news | Facebook

_________________________________________________________________________________________________________________

 Il video del crollo del Ponte Morandi a Genova   

Il video del crollo in diretta del ponte Morandi a Genova

_________________________________________________________________________________________________________________

 28 – 4 – 2016: Interrogazione sul Ponte Morandi 

ShowDoc – Interrogazione sullo stato del "Ponte Morandi" – Senato

_________________________________________________________________________________________________________________

  Con Usura – Ezra Pound – Testo e video               

CANTO XLV, “Contro l’usura” – Ezra Loomis Pound

 

 

 

Con usura

Con usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v’è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l’Annunciazione dell’Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa, ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà staccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l’usura, spunta
l’ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila. Pietro Lombardo

non si fe’ con usura
Duccio non si fe’ con usura
né Piero della Francesca o Zuan Bellini
né fu «La Calunnia» dipinta con usura.
L’Angelico non si fe’ con usura, né Ambrogio de Praedis,
Nessuna chiesa di pietra viva firmata: Adamo me fecit.
Con usura non sorsero
Saint Trophine e Saint Hilaire,
Usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte ed artigiano
tarla la tela nel telaio, nessuno
apprende l ‘arte d’intessere oro nell’ordito;
l’azzurro s’incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
Usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane drudo,
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi
                              CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
Carogne crapulano
ospiti d’usura.

(Ezra Loomis Pound)

_________________________________________________________________________________________________________________

 Articoli correlati                                                          

La moneta e il controllo dei comportamenti umani come in un domino

La moneta e il controllo dei comportamenti umani come in un domino

Venerdì, 3 agosto / 2018 – di Nicola Arena, Sete di Giustizia  –  Redazione Quieuropa, Giacinto Auriti, Nicola Arena, moneta-debito,  Domino,  Sociologia             La moneta e il controllo dei comportamenti umani come in un domino Il sistema monetario mondiale, che muove l’intera economia e quasi tutti i comportamenti umani, funziona come un gigantesco domino   di Nicola Arena […]

Spread, il nuovo terrorismo: come funziona e come condiziona l’Italia

Spread, il nuovo terrorismo: come funziona e come condiziona l’Italia

Spread a 300 | Il post di Di Maio | Salvini: "Chiedete a Mattarella" „ Giovedì, 31 maggio/ 2018 – di Sergio Basile  –  Redazione Quieuropa, Sergio Basile, Spread, Crisi di  governo, italia, Mattarella, Salvini  Come funziona lo spread e come condiziona l'Italia: il terrorismo del nuovo millennio C0s'è davvero lo spread e come ci uccide […]

L’uomo sottomesso all’oggetto moneta

L’uomo sottomesso all’oggetto moneta

Mercoledì, 23 agosto/ 2017  di Nicola Arena, Sete di Giustizia  Redazione Quieuropa, Sete di Giustizia, Giacinto  Auriti,  Nicola Arena, Moneta  Debito, creazione del valore, criptovalute   L'uomo sottomesso all'oggetto moneta Il grande paradosso della mancanza di danaro nell'odierna società e la grandissima balla delle criptovalute   di Nicola Arena, Sete di Giustizia       […]

Moneta, Lavoro, Schiavitù: inganni della prospettiva lavorista

Moneta, Lavoro, Schiavitù: inganni della prospettiva lavorista

Domenica, 22 luglio / 2018  – di Sergio Basile / Presidente Sete di Giustizia –   Redazione Quieuropa, Sergio Basile,  marxismo, liberismo, moneta-debito,  schivitù, costituzione          Moneta, Lavoro, Schiavitù: inganni della prospettiva lavorista In una società fondata sull'usura, il lavoro è un subdolo e potente strumento di schiavitù. L'arcano svelato nel documento segreto della Banca […]

Grecia: l’operazione è riuscita! Il paziente è morto

Grecia: l’operazione è riuscita! Il paziente è morto

Martedì, 26 giugno / 2018 – di Roberto Pecchioli –  Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli, Grecia,  Austerità, Troika,  Ue, BCE, FMI,  MES      Grecia: l'operazione è riuscita! Il paziente è morto Grecia: 800 riforme imposte, 500mila abitanti in meno, due generazioni distrutte da Tsipras & Co, paladini dell'Europa targata Troika   di Roberto Pecchioli           […]

Corporativismo, Moneta e attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa

Corporativismo, Moneta e attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa

Lunedì, 30 giugno / 2018 – di Matteo Mazzariol / Presidente Movimento Distributista Italiano  –  Redazione Quieuropa,  Matteo Mazzariol, Corporativismo, Dottrina Sociale della Chiesa, Moneta   Corporativismo, Moneta e attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa Dalla nefasta eredità della DC e del sistema partitocratico alla concreta realizzazione delle premesse essenziali della Dottrina Sociale della Chiesa   […]

La moneta, la nave Italia e l’armatore disonesto

La moneta, la nave Italia e l’armatore disonesto

Domenica, 29 luglio / 2018 – di Nicola Arena, Sete di Giustizia  –  Redazione Quieuropa, Auriti, Nicola Arena, moneta-debito, Nave Italia,  armatore disonesto      La moneta, la nave Italia e l'armatore disonesto La proprietà popolare della moneta è l'unica rotta percorribile dalla nave Italia, per evitare l'affondamento programmato   di Nicola Arena / Sete di Giustizia     […]

Casaleggio, la Rete e il Nuovo Ordine Democratico

Casaleggio, la Rete e il Nuovo Ordine Democratico

Sabato, 28 luglio / 2018 – di Roberto Pecchioli e Sergio Basile –  Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli, Casaleggio,  Movimento, M5S,  Jean Jacques Rousseau   Casaleggio, la Rete e il Nuovo Ordine Democratico L'ultima fase della rivoluzione "democratica", sotto il marchio del solito Rousseau di Roberto Pecchioli e Sergio Basile   Premessa a cura di Sergio Basile   […]

La moneta, il contadino, il mercante e il debito

La moneta, il contadino, il mercante e il debito

Giovedì, 12 luglio / 2018 – di Nicola Arena, Sete di Giustizia  –  Redazione Quieuropa, Auriti, Nicola Arena, moneta-debito, contadino, Convenzione, risorse   La moneta, il contadino, il mercante e il debito Moneta-debito: un antico meccanismo di schiavitù che annulla la ricchezza, svilendo il lavoro umano   di Nicola Arena / Sete di Giustizia       […]

La moneta si crea, si distrugge e si trasforma

La moneta si crea, si distrugge e si trasforma

Mercoledì, 4 luglio / 2018  – di Nicola Arena, Sete di Giustizia  –  Redazione Quieuropa, Auriti, Nicola Arena, Legge di Lavoisier, crea, distrugge, trasforma   La moneta si crea, si distrugge e si trasforma Moneta: prerogativa giuridico-spirituale creata per convenzione e frutto di una semplice elaborazione mentale degli uomini   di Nicola Arena / Sete di Giustizia […]

DeliciousDiggGoogleStumbleuponRedditTechnoratiYahooBloggerMyspaceRSS
ICO APPDavide Veraldi logo

Login

Share This Post

DeliciousDiggGoogleStumbleuponRedditTechnoratiYahooBloggerMyspaceRSS

Archivio Qui Europa