L’Economia della Truffa – Moody’s ora attacca Cipro

Tempismo perfetto - Dagli States la scure del Rating si abbatte su Cipro

2002 - Welcone to Eurozona - Il Declino di Cipro e della sua economia

Cipro - Isola Stato a Est del Mediterraneo - Il Nuovo bersaglio del Rating e della Speculazione

Cipro, i Mercati, la Speculazione Privata e il Neocolonialismo Imperialistico Europeo

Lunedì, Giugno 18th / 2012

– L'Editoriale del Lunedì, di Sergio Basile – 

Unione europea / Cipro / Nicosia / Eurozona / Commissione europea / Troika / Fondo Monetario Internazionale / Christine Lagarde / Russia / Cina / Pechino / Mosca / Germania / Egemonia delle banche private / Liquidità / Crisi / Attacco speculativo / Rating / Moody's  / Commissariamento / Schiavitù del sistema finanziario / Mercati e banche / Rinazionalizzazione della Banca Centrale cipriota / Panicos / The Wall Street Journal / Financial Times / Neocolonialismo europeo / Mediterraneo / Economia drogata / Fallimento intrinseco dell'Eurozona / Guerra mediatica / Contro informazione / Sergio Basile / Qui Europa / Europa 

Eurozona – Moody's ora attacca Cipro

L'Isola affoga nel mare del Debito privato

e si appresta a diventare un "colonia Ue"

Rating, Banche, Mercati e Neo-colonialismo

La guerra mediatica è aperta

Bruxelles, Nicosia A ridosso del fine settimana, con i cannoni del rating ancora fumanti per gli ennesimi attacchi alla penisola iberica, nuovi venti di guerra – finanziaria, s'intende – sono soffiati ad Est del Mediterraneo, sulla piccola isola di Cipro – stato dell'Ue e dell'Eurozona ospitante poco più di un milione di abitanti, con capitale Nicosia. Ciò ad opera della solita agenzia privata Moody's che ha deciso di tagliare il rating dello "stato sovrano" da Ba1 a Ba3, bollandolo ufficialmente come "inaffidabile", e causando un repentino e contestuale innalzamento dei tassi d'interesse sui titoli del debito. Moody's ha inoltre delineato nella sua relazione  un outlook negativo per l'economia cipriota: giudizio che apre le porte ad ulteriori molto probabili declassamenti, così come avvenuto per la vicina Grecia. Il taglio del rating operato, deriverebbe anche – spiega a modo suo Moody's . "dalle nuove considerazioni su quanto la Repubblica di Cipro dovrà mettere sul piatto per sostenere il proprio settore bancario: le nuove stime indicano un impegno superiore a quello previsto, inizialmente valutato tra il 5 e il 10% del Pil".

 Un tempismo perfetto! 

Tempismo perfetto dunque! Infatti l'attacco strategico di Moody's giunge a pochi giorni dalla decisione annunciata da governo – che dal primo luglio avrà la presidenza di turno dell'Unione e dunque la responsabilità dell'agenda europea  – e presa d'intesa con la Banca Centrale,  di intraprendere negoziati con Mosca e Pechino al fine di ottenere crediti per – pare – circa 4 miliardi di euro.  Ciò mentre oltreoceano, negli States di Obama, si vocifera – sulle colonne di quotidiani da sempre vicini a lobbisti e speculatori: quali "The Wall Street Journal" e "Financial Times" – che Cipro potrebbe ben presto diventare il quinto paese dell'Eurozona "commissariato" dalla Troika: cioè il 5° Paese dell'Ue a chiedere "l'assistenza finanziaria dell'Unione europea": dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna.  Allora ecco spuntare i soliti annunci allarmistici su "pseudo-salvataggi" a banche e mercati. Ma in fondo qual'è il problema fondamentale di Cipro?

 Il problema fondamentale di Cipro? 

Ufficialmente il governo – allineato perfettamente con i diktat del Consiglio Ue e della Troika – vede all'origine dei mali dello stato cipriota il fatto che il bilancio dello Stato non sia sufficiente per salvare le banche attraverso "ricapitalizzazioni automatiche". Già di recente, infatti,  il secondo istituto bancario del Paese,  la "Cipro Popular Bank", ha chiesto e ottenuto la fiducia e il "nulla-osta" del Parlamento al sostegno finanziario governativo per una ricapitalizzazione statale di diversi miliardi di euro.

 Wall Street Journal – Financial Times: la propaganda incalza 

The Wall Street Journal, nei giorni immediatamente successivi all'evento, giudicava l'operazione di "salvataggio" come "qualcosa che amplificherà le finanze dell'isola in profondo deficit, inducendo il Paese a raggiungere più facilmente il consolidamento dei suoi obiettivi di bilancio per l'anno in corso". Stessa musica – più o meno – dal "Financial Times", che da giorni da molto spazio alla vicenda cipriota, pubblicando anche un'intervista al governatore della Banca Centrale di Cipro. Un certo signor "Panicos": cui nome è letteralmente "tutto un programma!". Secondo Panicos "Nicosia non escluderebbe il ricorso ai meccanismi europei di sostegno, qualora non disponga in garanzia una quantità di fondi necessari a tal scopo".  

 Cipro: dal 2002 un'economia drogata 

Secondo ultimi dispacci Ansa, l'esposizione di Cipro verso le banche greche si assesterebbe sui 23 miliardi di euro: una cifra che a ben vedere, ad oggi, sormonta e di molto il valore dell'intera economia nazionale, pari ad appena 17 miliardi di euro. Le banche cipriote navigherebbero dunque in cattive acque, ed avrebbero urgente bisogno di "un'iniezione di capitali freschi".  Cioè, in pratica – ed in parole povere – è come dire che lo stato centrale (cioè i cittadini con i propri contributi erariali) non riesce a corrispondere più interessi "speculativi" sugli interessi del debito pubblico alle maggiori banche nazionali. Pertanto non è Cipro ad essere in "pseudo-difficoltà", ma gli stessi speculatori che non riescono più a spremere a dovere le mammelle di madre patria. I capitali guadagnati in maniera fittizia ed immorale della speculazione, dunque, avrebbero sormontato e di molto i capitali prodotti dall'economia "reale" (cioè quella produttiva) del Paese.

 Euro – Fattore di fallimento intrinseco del sistema Eurozona 

Tale paradosso giustificherebbe, dunque, il salvataggio delle banche cipriote (così come avvenuto nella scorsa settimana per la Spagna). Ma visto il perverso meccanismo sopra-illustrato, vediamo come tutto scorra sull'uso appropriato o meno dei vocaboli e delle espressioni. Il filo della disinformazione è molto sottile, quasi impercettibile. La verità che viene fuori da questo paradigma, allora, è naturalmente e completamente diversa. Il fattore di fallimento sperimentato da Cipro oggi è la stessa moneta unica: con l'adozione dell'euro, il fabbisogno di liquidità dell'economia cipriota è stato trasformato – come visto – automaticamente in speculazione, indebitamento ed indispensabile (vitale) ossigeno  per le banche. Lo dimostra il fatto che nei decenni pre-euro – quando cioè  i Ciprioti potevano esercitare di fatto la propria sovranità monetaria legata all'uso "antispeculativo" della sterlina locale – l'economia era in crescita. Poi d'improvviso essa finì per affondare e (ora) affogare nel mare del debito bancario. Sono i dati dell'economia reale a confermare questa conclusione. "Qui Europa", analizzando gli indici economici dell'economia cipriota dal 2000 ad oggi si è accorta di una involuzione molto eloquente e rivelatoria su quelle che sono le reali dinamiche di questa crisi. Nel 2000 – prima cioè dell'ingresso nell'Eurozona – il debito privato a Cipro non superava il 60% del PIL;  nel 2007 – a 5 anni dall'ingresso in scena dell'euro che ha surrogato la sterlina cipriota – esso aveva già raggiunto la soglia record 200% del PIL; nel 2011 esso è poi "scoppiato", addirittura, al 308,7% del PIL. Ma come si può dire, dunque, con onestà intellettuale e serietà che l'euro sia stato la "fortuna" dei 17 Paesi che l'hanno sposato?

 Euro – Una manna dal cielo per la Germania 

L'unico Paese ad aver avuto vantaggi concreti dall'ingresso nell'Eurzona – anche e soprattutto grazie ai lusinghieri giudizi delle agenzie di ratinge ed allo spread – è stata la Germania. La stessa Germania che prima del 2002 non riusciva a creare ed accumulare surplus economico, ed era un paese in un imbarazzante stallo.Un nano se rapportato alla vicina "Pianura Padana": la regione più ricca d'Europa: oggi trasformata dai vampiri della speculazione privata in una landa semi-desolata.

 Alcune domande lecite  

Analizzate e comprese le dinamiche di questa "euro-fregatura", a questo punto la domanda è: perché non porre – come provò a fare nei mesi scorsi l'Ungheria di Orban – il sistema bancario nazionale sotto il controllo del Parlamento cipriota, eleggendo una équipe di esperti indipendenti – plurirappresentativi e provenienti da diversi schieramenti – che possano gestire la situazione difendendo davvero l'interesse pubblico? Perchè non permettere loro di analizzare i reali movimenti di flusso del denaro depositato nel sistema bancario? Ed inoltre: Perché la Banca Centrale di Cipro – o a questo punto la stessa Bce – non  assume in prima persona l'onere della liquidazione pubblica delle banche? Così si avrebbe una netta distinzione tra il "debito onorabile" (quello proveniente dalla sottoscrizione "normale" di bond pubblici) da quello "immorale" ed "incontrollabile", scaturente dalle speculazioni bancarie sullo spread.

 Cipro, nuovo protettorato europeo?  L'ombra nera del Colonialismo 

A tentare di normalizzare i contorni di questa immorale "economia della truffa", ci hanno pensato nelle ultime ore i rappresentanti dell'Ue, per bocca di Amadeu Altafaj ( portavoce del commissario Ue agli Affari Economici e Monetari, Mr. Olli Rehn) che si è limitato a constatare che: "Per ora le autorità di Cipro non hanno sottoposto all'Europa nessuna richiesta di aiuti" . Sui negoziati di Nicosia con Mosca e Pechino, poi,  Altafaj si è limitato a dire che la Commissione "non interferisce in alcun modo nei rapporti commerciali di uno stato membro". Anche l'Fmi di Christine Lagarde ha escluso che Cipro abbia ufficialmente chiesto aiuti alla Troika. Ma secondo  il ministro cipriota agli Affari Europei,  Andreas Mavroyiannis, sarebbe solo qustione di giorni. Mavroyiannis ha poi anche aperto alla possibilità di richiedere "finanziamenti misti": provenienti cioè da Ue, Fmi, Bce, Cina e Russia insieme. Dunque il governo cipriota – per nulla disposto ad assecondare le richieste di rinazionalizzazione della Banca Centrale e di "sprivatizzazione del debito pubblico" provenienti da gran parte dei cittadini isolani – sembra stranamente compiaciuto nel trasformare l'isola-stato in una sorta di protettorato europeo: fenomeno per la verità – storicamente – peculiare delle isole atlantiche, spesso e volentieri divenute colonie di magnati dei mercati con il bene placido dei governanti locali, sempre lautamente ricompensati per i loro servizi alla casta dominante. Il naturale epilogo della questione cipriota pare dunque volgere verso la consegna completa e "celere" della sovranità nazionale ad un vecchio sistema coloniale redivivo. 

 La "guerra mediatica" per la libertà  o la schiavitù  

Ciò grazie proprio all'euro e ad un impunito regime finanziario, controllato su due fronti da banche e mercati, come sempre del tutto indifferenti alle sorti del popolo cipriota, legato ad un destino univoco ai cugini Greci. La sopravvivenza di entrambi i popoli del Mediterraneo, in tal senso,  è inestricabilmente legata alla loro fuoriuscita dall'euro e dall'Eurozona. Ma l'altra "guerra" imminente da vincere è quella mediatica: contro cioè la propaganda ufficiale dei media filo-governativi di Cipro che tentano quotidianamente – così come in Italia e nel resto dei Paesi Piigs – di annebiare il buon senso dei Ciprioti: ultimo baluardo rimasto a difesa della "vita dell'isola" ad un passo da una "definitiva schiavitù".

Sergio Basile  (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

 

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