Difendere la vita in un mondo di morti: la straordinaria testimonianza di Gianluca Martone

Martedì, 21 maggio / 2019

 

– di Sergio Basile

 Redazione Quieuropa, Gianluca Martone, Sergio Basile, Difesa della vita, aborto, Moloch, New York  

Difendere la vita in un mondo di morti: la straordinaria

testimonianza di Gianluca Martone

 

di Sergio Basile

Missione Vita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Le bugie dei Moloch del terzo millennio              

 

   “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”

                                                   (George Orwell) 

Roma – di Sergio Basile La cultura della morte imperversa e si respira ormai in ogni ambito socio-economico, sulle ali di un plagio mediatico di massa, orchestrato nella grande fucina nichilista di un invadente progressismo che vorrebbe convincere sempre più l’umanità della bontà dell’autodistruzione. L’attacco alla vita e l’infanticidio rappresentano gli ultimi stadi di maturazione di un antico processo rivoluzionario di smantellamento reale di millenarie verità di fede, acquisite a caro prezzo, e di messa al bando dei valori della grande Europa cristiana: un  processo lento e capace di reinventarsi nei secoli dietro nuovi fantasiosi simboli e accattivanti sigle. Tali crimini, caduto il muro dell’etica incarnata dal giusnaturalismo, annientato il diritto naturale, dismesso lo scudo millenario della santa e immutabile dottrina della Chiesa Cattolica e innalzata a verità assoluta l’etica del vuoto numero (democratismo massonico e/o parlamentarismo), sono quindi bypassati come atti di verità, coraggio, indipendenza, libertà. Il peso di un figlio indesiderato, quel “simbolo di vergogna” e responsabilità – così come concepito dai maestri sessantottini e allievi prediletti della neomarxista Scuola di Francoforte (vedi articoli in allegato) – quell’episodico ciclone destinato a cambiare la vita, può essere così facilmente resettato, soffocato per sempre, quasi come se l’anima non esistesse; quasi come se quel grumo di cellule (invero ben formate, pensanti e palpitanti di vita) fossero un nulla da disperdere nel mare del caos, in un universo di materialismo cosmico (come vorrebbero i sacerdoti del marxismo) che ci riporta ai cieli di Babilonia, ai biblici abomini del paganesimo di cui narra la Bibbia. Il nuovo Moloch, dio pagano cui sacrificare i piccoli cuori degli uomini non nati, non ha più le sembianze di un grande gufo di pietra, ma quella molto più rassicurante di un elegante clinica, di un ovattato lettino di ospedale.

         Il candore delle lenzuola fresche di bucato delle super cliniche abortiste
                    vorrebbe surrogarsi al candore evanescente delle coscienze,
                ormai irrimediabilmente sporcate dal peso oscuro del nonsenso.

Ma l’operazione è fallita, e la cartina tornasole di questo opprimente fallimento è il senso di colpa destinato ad accompagnare vita natural durante l’esistenza dell’infanticida; il caos che tormenta il sonno e destabilizza sempre più la serenità delle famiglie europee. Per contro la rivendicazione unanime che si leva alta dalle piazze arcobaleno, pretende di convincere le masse lobotomizzate che la donna, essendo il naturale contenitore del “non nato” fin dal concepimento, vanterebbe il diritto di decidere della sua vita e della sua morte,

                        dimenticando che a “morire di aborto” non è però costei,
                                               ma un altro individuo indifeso;
                un sacro ospite dotato di anima, corpo, cervello ed organi propri.

 

  Da New York al Vermont                                      

Le leggi (massoniche) di molti “stati democratici”, dietro il fantasma giuridico dello Stato e il fantasma ideologico della democrazia, stanno inesorabilmente virando verso l’affermazione di questa follia collettiva, intrisa di satanismo (Satana infatti, da sempre, odia profondamente l’uomo, perché creato ad immagine e somiglianza di Dio). Su questa scia ricordiamo il recente “si all’aborto” in Irlanda (maggio 2018); il G7  in Canada (giugno 2018) in cui fu ribadita la necessità di fomentare leggi sull’aborto fino al nono mese; nonché l’ultima deriva intrapresa dallo Stato del Vermont e prim’ancora dallo Stato di New York, su proposta del governatore Andrew Cuomo, spalleggiato dalla “solita” ex first lady Hillary Clinton: depenalizzazione per aborto totale anche fino al 9° mese.

  L’attacco dell’élite mondialista                                  

Un raggio di luce capace di trafiggere le dense nebbie newyorkesi, è giunto però – nelle scorse ore – dallo Stato dell’Alabama, per mano della governatrice Kay Ivey, firmataria di una nuova legge sull’aborto che di fatto vieta l’interruzione di gravidanza anche per le donne vittime di stupro, punendo con il carcere i medici che lo praticano. 

   “Guarda, questi sono gli idioti che prendono le decisioni per le donne in America!
                                               Governatore Kay Ivey vergognati!!”
                                                                      (Rihanna)

Lapidario, indigesto, inevitabilmente allineato alla mentalità mondialista dominante è stato il repentino commento contro il governatore Ivey, giunto via web dalla pop star Rihanna, seguita a ruota da Lady Gaga. L’astio esacerbato verso i pro-life, manifestato dalle due prime donne dello star system musicale a stelle e strisce – club élitario ben foraggiato dagli stessi enti mondialisti impegnati da decenni in svariati progetti abortisti, eugenetici e pro-vax – non dovrebbe demoralizzare i difensori della vita. Anzi! Quando gli attacchi arrivano dal cuore dell’impero del male, si ha la sensazione che la strada intrapresa sia quella giusta.

 Difendere la Vita – L’atto più rivoluzionario       

D’altronde partendo dall’assioma vita=verità (la vita è la somma espressione della verità divina)  e dalla consapevolezza che in tempo di inganno universale dire la verità sia un atto rivoluzionario, possiamo sostenere che difendere la vita fin dal concepimento non può che essere l’atto più rivoluzionario. L’accezione “rivoluzione”, che nello scritto che segue utilizzaremo con un senso “positivo”, va ricordato che di per sé presenta un significato negativo – di negazione – e di “opposizione”, perché etimologicamente sta a significare il “tornare indietro” (dal latino revolutionem, da revolutus, participio passato di revolvere: volgere indietro, ritornare, voltare). Va ricordato altresì, in piena coerenza con l’etimologia della parola (rivoluzione), che i rivoluzionari nella storia hanno sempre cercato con violenza, ideologie o eresie di attaccare le rivelazioni, le verità e i dogmi conquistati lungo il fluire dei secoli nella Chiesa Cattolica: anche se successivamete il termine “rivoluzione” ha assunto un significato improprio, più ampio e universale. Come rivelato dalla Madonna a Fatima – Vedi testimonianza/profezia di Suor Lucia dos Santos – nello scontro tra Dio e Satana, l’ultima battaglia, «lo scontro finale sarà sulla famiglia e sulla vita» (1). La consapevolezza che si stia disputando l’ultima battaglia di una serrata guerra, richiede la presenza di soldati ben addestrati pronti a sguainare la spada: “rivoluzionari di Cristo”. Ovviamente la “guerra” di cui si parla a Fatima è uno scontro tutto spirituale, capace però di incidere apocalitticamente anche sulla dimensione materiale, fisica e geografica delle nazioni. Il problema che si presenta, in un clima di indifferenza generale che travolge e paralizza anche la (falsa) chiesa modernista (contrapposta alla vera Chiesa di Cristo) consta nel ritrovare proprio questo provvidenziale spirito guerriero. La moderna gabbia sociale spinge ciascuno di noi, spesso e volentieri, all’egoismo, all’indifferenza. Dunque, se non riusciamo ad amare i nostri familiari e i nostri amici, che conosciamo e con i quali interagiamo quotidianamente, come potremmo avere a cuore la causa e la sorte dei non-nati?  Per farlo bisogna rivestirsi di umiltà, comprendere – nella preghiera – il valore della sacralità ed eternità dell’anima, e quindi della vita, e ritrovare lo spirito “guerriero” che fu dei nostri padri: uomini e donne semplici che con il loro indefesso e piccolo impegno quotidiano fecero grande l’Europa e l’Italia cristiana. Poniamo come modello, probabilmente utile a risvegliare molti da questo canceroso torpore spirituale, la semplice ma straordinaria esperienza di un giovane campano, Gianluca Martone, impegnato da anni a combattere la follia abortista.

(1) profezia di Suor Lucia, veggente di Fatima, contenuta nella lettera al cardinal Carlo Caffarra: vedi intervista del cardinale concessa a La Voce di Padre Pio (marzo 2008)

 

 La straordinaria esperienza di Gianluca Martone 

Gianluca Martone, 36 primavere, da due anni ha iniziato una vera e propria crociata in difesa della vita, davanti a ben sette ospedali del Centro-Sud Italia: l’ospedale Loreto Mare di Napoli (nel quale vengono praticati tra i 1100 e i 1300 aborti ogni anno); il Cardarelli di Campobasso (400 infanticidi annui di media); il Moscati di Avellino (con il raccapricciante primato di ben 5 mila aborti annui); il Rummo di Benevento (500 aborti ogni anno); il Riuniti di Foggia (circa 1000 aborti ogni anno), il Policlinico di Bari (noto per aver iniziato la diffusione della famigerata pillola abortiva Ru486 nel 2010 e nel quale vengono praticati oltre 1000 aborti l’anno); il San Carlo di Potenza (circa 400 infanticidi annui). Dal 2017, con la tenacia e la fortezza che solo la fede in Dio sanno donare, confidando quotidianamente nella potenza della Santa Messa Tridentina,

                     Gianluca macina centinaia di chilometri a settimana
         per non tradire quella che sente come la sua missione principale:
                       ridare speranza a potenziali assassini dei loro figli,
     facendogli scoprire l’importanza di rispettare la sacralità della vita.

Perché ogni vita ha un’impronta di eternità e un universo nascosto e insondabile di amore da riversare in un mondo avvolto dalle nebbie dell’egoismo.

“Grazie ad alcuni miracoli avvenuti a Benevento, ci sono ben tre sacerdoti amici, di cui non faccio il nome per discrezione, i quali non mi fanno mai mancare i Santi Sacramenti ogni giorno dal 20 agosto 2017.  Sospinto da una forza incredibile e dall’Onnipotenza della Santa Messa Cattolica, che mi ha cambiato la vita, decisi di aggiungere anche gli ospedali di Bari, Foggia e Potenza a questa impresa improba, coprendo quattro capoluoghi di Regione del Sud, tra Molise, Puglia, Campania e Basilicata, compresi gli ospedali di Benevento, Avellino e Foggia:  i più mortiferi del Mezzogiorno”.

(Gianluca Martone)

“Malgrado le difficoltà economiche che una missione così imegnativa richiede – spiega Gianluca – il Signore sta sospingendo questa impresa con grazie incredibili e incessanti. Il grande don Oreste Benzi, uno dei sacerdoti che ho preso come esempio in questa crociata pro life, disse:

“Oggi, mentre siamo qui, cinquecento bambini, in media, vengono sgozzati e uccisi. Omicidio premeditato, voluto, in Italia. 180mila l’anno. Ma queste creature urlano, e il grido loro sale a Dio. Mentre si sta vicino a Dio questo grido lo si sente, ma se non lo si sente, vuol dire che qualcosa c’è da rivedere nel nostro rapporto con Dio e con i fratelli. Non posso dare indirettamente il mio permesso; chi tace con i fatti è complice del delitto. Le nostre mani – si voglia o no, anche se dà fastidio – grondano sangue”.

(Don Oreste Benzi)

“Da parte mia – continua Gianluca – io non voglio tacere e, fino a quando Dio vorrà, continuerò a dare voce in trincea davanti agli ospedali a questi innocenti martiri, i veri dimenticati di questa nostra società scristianizzata, che ha dimenticato e smarrito il valore infinito della vita per ciascuno di noi, dal concepimento alla morte naturale”. Ringraziamo Gianluca Martone e chi provvidenzialmente concorre a sostenere la sua crociata, nella consapevolezza che chi salva una vita salva il mondo intero; ringraziamo altresì tutti quei sacerdoti e uomini di buona volontà che nel silenzio, senza clamore, con la loro missione in difesa del Quinto Comadamento ci indicano la via maestra e danno ancora una possibilità di conversione all’umanità, compartecipando al piano di salvezza di Gesù Cristo, Nostro Signore.

Sergio Basile / Presidente Sete di Giustizia (Copyright © 2019 Qui Europa)
partecipa al dibattito / infounicz.europa@gmail.com
                                                                                                                                                    

 Video correlato                                                 

Gianluca Martone: stop all’aborto – YouTube
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