Comunione sulla mano? Attuazione di un piano massonico

Venerdì, 29 giugno / 2018

– di Don Luigi Villa

tratto da "Comunione sulla mano? No! E' sacrilegio!" / Civiltà Ed., Brescia

 Redazione Quieuropa, Gesù Cristo, Don Luigi Villa, Paolo VI, comunione sulla mamo,  Massoneria 

Comunione sulla mano? Attuazione di un piano

massonico / 2

Solo i sacerdoti possono toccare direttamente il Corpo di Cristo:

perché allora la nuova prassi, "permessa" a partire dal 1969?

L'attuazione di un piano massonico: il sogno di Lutero

 

       Furono solo gli Ariani (eretici) a comunicarsi con la mano e stando in piedi!

                Ma costoro negavano la Divinità di Gesù Cristo e, nell’Eucarestia,

                             non vedevano che un semplice simbolo di unione,

                            e, quindi, da prendersi e manipolarsi a piacimento!

                                                       ( Don Luigi Villa )

 

di Don Luigi Villa

tratto da "Comunione sulla mano? No! E' sacrilegio!" / Civiltà Ed., Brescia

il sogno di lutero - comunione sulla mano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Perché la nuova prassi eucaristica?                       

Roma – di Don Luigi Villa –  (continua dalla prima parte: Comunione sulla mano? Assolutamente No!) In Italia la pratica della SS. Comunione sulla mano entrò in vigore ufficialmente la prima domenica d’Avvento, (3 dicembre 1989), in base ad un  Decreto del card. Ugo Poletti, allora Presidente della C.E.I. Ma ne aveva già dato “notizia” l’Osservatore Romano del 5 ottobre, sotto il titolo: “Il cammino della Chiesa in Italia. Promulgata la delibera della CEI sulla distribuzione della Comunione”.

                  Per gli storici risultò subito chiaro che questa “concessione”

                                    era piuttosto ambigua e discutibile,

            anche perché la “nuova prassi” era già stata introdotta, qua e là,

                                         senza alcuna autorizzazione.

Paolo VI stesso aveva dovuto dire che c’era stato un “inizio abusivo”! Comunque, la “Conferenza Episcopale Italiana”, ancora nel 1974 aveva saggiamente deciso che si doveva mantenere l’uso “tradizionale” nella distribuzione della Santa “Comunione in bocca”. Infatti, sul “Rito della Comunione”, al n. 21, si legge:

                        «Nel distribuire la Santa Comunione “si conservi”

          la consuetudine di deporre la Particola sulla lingua dei comunicandi;

               consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare…».

  La ferma opposizione della Santa Sede                     

La “mens” della Santa Sede, quindi, non era mai stata per questo “nuovo corso”. Roma aveva resistito sempre con “ferma opposizione”. Per esempio: il 12 ottobre 1965, una lettera del “Consilium”, l’Organo addetto all’esecuzione della “Costituzione” conciliare sulla Liturgia, “prega vivamente” la Conferenza Episcopale Olandese

        «perché si torni dappertutto al modo tradizionale di comunicarsi».

Ma le pressioni per la “nuova prassi liturgica” si facevano sempre più pressanti. Venivano, soprattutto, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia. E purtroppo Paolo VI, il 3 giugno 1968, cedette e diede il “via” alle “Conferenze Episcopali” che ne facessero richiesta, limitandosi a ricordare «ai vescovi la loro responsabilità, affinché vogliano, con opportune norme, prevenire gli inconvenienti e moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso, per sé non contrario alla dottrina (e invece sì, come vedremo più avanti!), ma alla pratica molto discutibile e pericoloso».

 1968: la prima "concessione" di Paolo VI                  

Per l’Olanda, il “Consilium” aveva scritto al card. Alfrink: «Sia conservato il modo tradizionale di distribuire la santa Comunione». Questo avvenne il 12 ottobre 1965. Più tardi, il “Consilium” riferiva che il Papa «non ritiene opportuno che la Sacra Particola sia distribuita sulla mano e assunta, poi, dai fedeli in vario modo loro proprio; e prega, pertanto, vivamente, la Conferenza che dia le opportune disposizioni perché si torni, dappertutto, al modo tradizionale di comunicarsi». Invece, il 27 giugno e il 3 luglio 1968, venne data la “concessione” anche alla Germania (16 luglio 1968) e al Belgio (12 luglio 1968). Però, dopo vivaci “proteste” di non pochi Vescovi e fedeli, Paolo VI comunicò alle suddette Conferenze Episcopali di «sospendere, temporaneamente, la pubblicazione e l’applicazione dell’indulto». Giusto il tempo per consultare l’episcopato universale, il cui esito fu chiaramente significativo: 1.233 “no”, contro 567 “sì”, (e, anche di questi, ben 315 con riserva!).

 Maggiorparte dei vescovi contrari alla nuova prassi 

Così, lo stesso “Concilium” dovette riconoscere che c’era “una larga maggioranza assoluta contraria alla nuova prassi”!Subito dopo, Paolo VI volle lui stesso, deliberatamente, «moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso». Il “Consilium” (per l’attuazione della Costituzione liturgica), preparò allora una lettera per la consultazione delle Conferenze episcopali, inviata alla Segreteria di Stato il 18.10.1968. In questo testo, alle parole: «per  mandato esplicito del Santo Padre», Paolo VI aggiunse di suo pugno, tra parentesi, la seguente decisiva limitazione: «che non può esimersi dal considerare l’eventuale innovazione con ovvia apprensione»!

                      Nella votazione che ne seguì, più della metà dei Vescovi

               – come abbiamo già detto – si dichiarò contro la nuova prassi.

Comunione sulla mano - retaggio massonico protestante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Paolo VI e l'istruzione "Memoriale Domini"       

(vedi sopra in foto: Gesù distribuisce le particole di pane consacrato agli apostoli, sulla lingua, nella prima Eucaristia della storia. Essi, in fila, si genuflettono prima di comunicarsi e non toccano la particola con le mani: miniatura del Codex Purpureus Rossanensis, il primo Vangelo miniato della storia, custodito presso il Museo del Codex in Calabria / Rossano – CS – Ndr). Di conseguenza, il 29 maggio 1969, l’Istruzione “Memoriale Domini” della Sacra Congregazione del Culto, approvata da Paolo VI, riconosceva che la maggioranza dei vescovi non voleva che si toccasse l’antica disciplina: («… Episcopus longe plurimos censere hodiernam disciplinam haudquaquam esse immutandam; quae immo, si immutetur, id tum sensui tum spirituali cultui eorundem Episcoporum plurimorumque fidelium offensioni fore»), e richiamava che il modo tradizionale della Comunione doveva essere conservato e che era la legge tuttora in vigore… perché rispondeva al bene comune della Chiesa. Vi diceva, infatti:

   «Vescovi, sacerdoti e fedeli sono vivamente esortati ad attenersi all’uso tradizionale

                      e, in ossequio al giudizio della maggior parte dei vescovi,

per rispetto all’attuale legislazione liturgica e per riguardo al bene comune della Chiesa».

                                                              ( Paolo VI )

Anche la “Institutio generalis” dell’ultima edizione del “Nuovo Messale Romano”, promulgata il 26 marzo 1970, ristabiliva espressamente la pratica della Comunione tradizionale con due precisazioni che figurano agli articoli 80 e 117. Nell’articolo 80, infatti, tra gli oggetti che si devono preparare per la celebrazione della Messa, c’è il “piattello”, (“patina pro communione fidelium”) e, all’articolo 117 vi si descrive il modo con cui si deve compiere la Comunione; e cioè: il sacerdote presenta l’Ostia al fedele, dicendo: “Il Corpo di Cristo” (Corpus Christi), e il fedele risponde: “amen!”; e,

                 «tenendo il piattello sotto il suo volto, egli riceve il Sacramento»

                           («et tenens patinam sub ore, Sacramentum accipit»).

  Dalla disobbedienza alla "concessione"                   

Ora, qui, ci si può chiedere: perché mai si era “consultato” l’episcopato della Chiesa universale quando, poi, non se ne tenne conto? Anzi, perché anche in Italia, che fino agli anni 70 aveva sempre respinto questa “nuova prassi” di distribuire la “Comunione sulla mano”, ora, quasi d’improvviso, raggiunse i due terzi, così da arrivare alla concessione di questo “nuovo” uso di comunicare? Il noto canonista e storico della Chiesa, prof. Georg May, ha espresso il seguente giudizio:

                            «L’introduzione della “Comunione sulla mano”

            è dovuta a una catena di atti di disubbidienza e violazioni di diritto,

                                   nonché all’esercizio di forti pressioni…».

                                          (dott. prof. mons. Georg May)

In un primo momento, il Papa si oppose assai fortemente a una prassi introdotta contro la legge della Chiesa; ma poi, come in parecchi altri casi, cedette alle pressioni e diede alla “Comunione sulla mano” un permesso, soggetto a condizioni e limitazioni, sanzionandone così l’esercizio generatosi nella disubbidienza»! Comunque, anche qui possiamo dire che questa, purtroppo, era la tattica abituale di Paolo VI: imporre la “sua” riforma liturgica “progressiva mente”! Lo confessa lo stesso Bugnini nel suo succitato libro.

 Un complotto massonico ben condotto                     

Inoltre, per lo storico, questa “concessione”, oltre che oscura e ambigua, è anche “stentata”. La Santa Sede, cioè, fu come spinta a questa concessione, a questa accondiscendenza sul filo della “liceità”. Vediamone un risvolto storico: «Si era nel 1969; si era ancora nel vortice delle contestazioni episcopali contro l’enciclica “Humanae vitae”, e le Conferenze Episcopali che chiedevano la legittimazione di quell’abuso (i.e. “Comunione sulla mano”) erano proprio quelle che più avevano recalcitrato contro l’enciclica. E a Roma si sapeva che erano in corso quelle pressioni e ricatti!..». E così, anche l’Italia, centro del mondo cattolico, culla della fede cristiana in Occidente e sede del successore di Pietro, Vicario di Cristo, si mise in linea con le altre nazioni, quasi su di un piano… da “Terzo Mondo”! È evidente, dunque, che anche

                       questa sacrilega innovazione eucaristica fu una “operazione”

                dovuta alla mano maestra di un complotto massonico ben condotto,

servendosi, come al solito, di incoscienti e di ignoranti (anche nell’episcopato e nel clero!)

             sulla solita linea che arrivò dopo e attraverso altre “riforme innovatrici”

quale, ad esempio, la soppressione di tutti i segni esteriori di adorazione al Sacramento, come l’inginocchiarsi, in segno di venerazione e di adorazione alla presenza del Divin Corpo di Cristo! Ma il profeta Isaia aveva pur detto: «Davanti a Me ogni ginocchio si deve piegare!» (Is. XLV, 23); e S. Paolo aveva affermato, ancor più forte: «nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e nell’inferno!» (Fil. II, 10). Tale complotto a tappe, può ricondursi invero già ai primi del Novecento (Ndr):

       «Negli anni 1928 e 1929 scoprii alcuni “documenti” massonici interessanti,

che ebbi agio di esaminare. Erano delle corrispondenze tra Guaita, Encuse e Roca.

                           Un “passo” di quell’eminenza grigia delle Logge,

                          qual era Roca, membro del 33°grado, suona così:

                                       “Dobbiamo lavorare attivamente

          affinché i fedeli della Chiesa cattolica ricevano la ‘Comunione in piedi’.

          Il giorno in cui l’avremo ottenuto, il nostro trionfo sarà completo”»!

                     ( Pablo Maria de la Porcion, in “El Caso”, aprile 1976 )

  Attuazione del complotto (il sogno di Lutero)         

Ma ormai il “piano massonico” (1) di far ricevere la Comunione in piedi; (2) di far dare l’Ostia in mano ai comunicandi (per far sparire lentamente la Fede e la devozione all’Eucaristia); (3) di far credere che l’Eucaristia è solo un pezzo di pane, un simbolo della Cena, ossia un simbolo della “comune fratellanza mondiale", si è interamente attuato! Era anche questo il sogno di Lutero! Infatti, già nel Natale del 1521, Carlostadio aveva celebrato, con una comunità, la “Messa tedesca”: aveva letto il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia, in tedesco, e aveva tralasciato il resto del Canone con l’elevazione. Durante quella celebrazione, inoltre, indossò vesti secolari e  amministrò la comunione sotto le due specie, mettendo nelle mani dei comunicandi l’ostia e il calice! A noi, ora, non resta che sperare, da parte del Santo Padre e di tutta la Gerarchia cattolica, una umile ritrattazione di quella loro “concessione”, sia pure non imposta né “comandata”, ma solo “permessa”, che costituisce, comunque, un vero “sacrilegio”, come dimostreremo più avanti con “ragioni” teologiche evidenti (fine della seconda parte / continua nella terza parte).

       «Già al principio del nostro secolo, i modernisti avevano pregato Pio X

                               di permettere la “Comunione sulla mano”,

      argomentando che gli Apostoli avevano ricevuto la Comunione in piedi.

        (Ma questo nessun Vangelo lo dice!). Ed ecco la risposta di S. Pio X:

                           «Si può ricevere, in piedi, i simboli e i presagi,

             ma la “Realtà” deve essere ricevuta con amore e in ginocchio!»

 

Don Luigi Villa

tratto da "Comunione sulla mano? No! E' sacrilegio!" / Civiltà Ed., Brescia

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 Prima parte                                                               

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