Clotilde Bersone – L’Eletta del Dragone: testimonianza di una settimana santa satanica

Mercoledì, 1 agosto / 2018

– Tratto da "L'Eletta del Dragone", memorie di Clotilde Bersone

 Redazione Quieuropa,  L'eletta del dragone, Clotilde Bersone,  Venerdì Santo,  Riti, omidicio  

Clotilde Bersone – L’Eletta del Dragone: testimonianza

di una settimana santa satanica

Tratto dalle memorie di Clotilde Bersone (1877-1880), amante del

presidente Usa J.A. Garfield (1880), capo segreto dell'Alta Loggia

degli Illuminati di Francia (assassinato nel 1881)

 

“Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia.

                Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà,

                            perchè è il Signore dei signori e il Re dei re,

                        e quelli con lui sono chiamati gli eletti e i fedeli”.

                                               Apocalisse XVII, 13

 

Tratto da "L'Eletta del Dragone", memorie di Clotilde Bersone

L’ELETTA DEL DRAGONE  — DALLE  MEMORIE  DI  CLOTILDE BERSONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Premessa                                                                     

Premessa (continua da qui Clotilde Bersone – L’Eletta del Dragone: il primo incontro e qui l’affiliazione e la camera delle torture) Lo scritto che segue (terza parte) è un estratto delle “Memorie” di Clotilde Bersone, che a Parigi – dal 1877 al 1880 – fu l’amante di J.A. Garfield, eletto, poi nel 1880, Presidente degli Stati Uniti e assassinato nel 1881. Garfield all'epoca era, clandestinamente, il capo dell’alta Loggia degli Illuminati della Francia, e la Bersone, sempre secondo le sue “Memorie”, di tal Loggia dapprima fu affiliata, poi iniziata e infine l’ispirata.

                              L'intento di questa pubblicazione sulla Massoneria

                    è quello di indurre il lettore,  ad una maggior presa di coscienza

       intorno alla vera realtà rappresentata da questa società segreta (setta) satanica.

Il traduttore delle “Memorie”, scritte originariamente in francese, fu Monsignor Augusto Moglioni; mentre l’Imprimatur all’edizione italiana venne dato a voce dal Vescovo di Pescara a Monsignor Brandano, Abate di Pescara.

 Una settimana santa satanica                                  

Parigi – Dalle memorie di Clotilde BersoneFui convocata alla Loggia il Martedì Santo; e vi ricevetti l’ordine di portare, per il Giovedì Santo, per parte mia, quindici ostie consacrate. Questa commissione non mi piacque affatto e non era quello che io mi aspettavo. Ma gli ordini della Loggia non si discutono, si eseguono. Debbo confessare che mi ripugnava questa colletta sacrilega; non era né per rispetto per le cose sante, né per paura della dannazione. Ho corso tutta la mattinata, dal Mercoledì al Giovedì Santo, da un santuario all’altro; mi inginocchiavo al momento voluto a tutte le balaustre che trovavo. Per evitare di spezzare o di deformare l’ostia, se si fosse incollata sulla lingua, m’avevano insegnato a sciacquarmi la bocca con aceto forte, che secca le mucose. Appena il prete aveva deposto il sacramento sulla mia lingua, fingevo d’inchinare piamente il capo e riponevo l’ostia consacrata tra le pagine di un libro provvisto di carta asciugante. Però avevo proprio fretta di finirla con questa bassa corvé, e mi domandavo con impazienza se, per caso, avrebbero continuato per molto tempo ancora a costringermi a simili sconcezze; mi sosteneva il pensiero che il Venerdì Santo mi avrebbe portato novità.

Il Venerdì Santo, la Bersone, recatasi in Loggia, partecipa alla “celebrazione” della Settimana Santa.

Confondendomi deliberatamente all’afflusso degli Affiliati, che in silenzio si recavano al piano superiore, mi trovai nella Camera Verde, ove aspettammo gli Iniziati e gli Adepti: appena giunti, si iniziò, se così si può osar dire, la festa, con una cerimonia comune. Al muro della sala, dal lato del Posto di vigilanza, è addossato un altare di marmo bianco, il cui centro é scavato in forma di cunetta. Al di sopra, giace un agnello, anch’esso di marmo; la sua testa è coronata di spine e le zampe trafitte da chiodi, il cuore trapassato da una lancia. Non c’è bisogno di spiegare questo simbolismo.

 Il rito blasfemo dell'agnello                                      

Il Dragone e l’Agnello; il Cristo e l’Anticristo: tutto il vero segreto della Massoneria universale era là, schiacciando i miei occhi che non volevano vedere. Ed é per questo che questa festa della crocifissione è la Pasqua trionfale delle Logge; per questo tutte le Logge, in luogo della domenica dei cristiani, sognano, un pò dappertutto sulla terra, di fare del venerdì il loro giorno di riposo e di baldoria per commemorare la loro vittoria. Quando furono tutti riuniti e disposti dinanzi questo apparato,

       un Fratello postulante, salendo l’altare, afferra un agnello vivo, lo scanna,

          e, metodicamente, lo trafigge con tutti gli strumenti della Passione,

                                      come nell’Agnello di marmo.

Ne distaccò poi la testa, i piedi e il cuore, cinicamente e sapientemente seviziati dalle sue mani, e questi pezzi gettò, come per purificar tutto col fuoco, nel braciere di bronzo, dove fu immerso nella coppa di marmo, come per purificare tutto con l’acqua. Il sacrificatore, allora, si lavò le mani nel sangue che riempiva la cunetta in mezzo all’altare; afferrò il ciborio, ne consumò l’Ostia consacrata, stritolò e insozzò a suo piacimento le altre ostie, recitando in ebraico la parodia di un testo sacro: “Non sei più tu che vivi, ma io che vivo in te, e t’immolo con le tue stesse mani”! Discese dall’altare, si scoprì il collo, immerse il capo nel bacino, si lavò lebraccia e uscì. Gli Affiliati, afferrando i rami di olivo, li gettarono sul suo passaggio e lo seguirono in processione, le braccia incrociate sul petto. Questi riti blasfemi non rivoltavano, ahimè! la mia coscienza, perchè riti sacrileghi o criminali; ma io li trovavo assurdi e disgustanti, e pensai di manifestare questa mia impressione almeno con l’espressione di disprezzo del mio viso. All’uscita, i diversi gruppi d’Illuminati si separarono.

 Un nuovo agghiacciante sacrificio umano            

Gli Adepti e Affiliati inferiori si recarono alla Biblioteca e fu servito loro alla rinfusa carne e pesce, affinché trasgredissero così doppiamente, di Venerdì Santo, la legge ecclesiastica dell’astinenza. Gli altri discesero nel sotto suolo, lungo la Sala del festino, ma senza entrarci: perchè là il gruppo, di nuovo, si separò in due. Soltanto gli Iniziati, seguendo il lungo corridoio, entrarono nella Gnosi. Quanto agli Affiliati superiori, ai quali io appartenevo, risalirono alla Loggia quadrata, dove un’altra parodia accasciante e nauseante cominciò. Un Crocefisso d’ebano era posto in mezzo al Tavolino emiciclare. Al centro della sala, in fondo, un “mannequin” con la tiara in testa e la veste bianca; al lato un tripode, sul quale riposava un libro sormontato da undici candele. Altri due tripodi erano sormontati, ognuno, da altrettante candele: disposti in triangolo rappresentavano in quel modo, a tre, il delta sacro, mentre le 33 candele figuravano i trentatré gradi o gradini della misteriosa scala che mena all’Alta Massoneria. Un canto orribile si levò allora, e un’atmosfera di demenza agitò la sala. T*** afferrò una accetta; un clamore formidabile risuonò, mentre egli con un colpo vigoroso si scaraventò al collo del “manichino” dove pareva essere racchiuso un cadavere….. A quel colpo la vittima, questo è il nome rituale, gettò un grido stridente, e i suoi occhi uscirono dalle orbite. Un secondo colpo fece ruzzolare la testa per terra. Un silenzio subitaneo succedette a quella specie di delirio.

                             Ciascuno degli Affiliati, uno dopo l’altro,

               andò a temprare la sua mano nel sangue del decapitato;

        ma io indietreggiavo spaventata davanti a questo nuovo delitto.

Un Affiliato più umano toccò la mia mano con le sue dita sanguinolenti, sussurrandomi all’orecchio: “Coraggio, sorella mia! Se la tua mano non è macchiata come le nostre, la si potrebbe reputare tiepida o complice: ora il nemico della Loggia deve essere il nemico di noi tutti.” Io udii appena, ancora agghiacciata d’orrore. La vittima era veramente viva? O io ero stata lo zimbello di una odiosa fantasmagoria? Ma già la cerimonia seguitava il suo corso e mi trascinava, mio malgrado. Avevano posto la testa su un piatto d’argento; noi processionalmente passammo alla Camera rossa, destinata, come si è detto, alle prove del sangue: quella testa fu deposta sul delta sacro: è un grande triangolo rovesciato fatto con un trasparente illuminato. Sui muri ci sono spade, sciabole, fioretti, lance lucenti: la camera ne è completamente tappezzata. Sono armi che brandiscono gli Iniziati quando un postulante esita, come me il giorno dell’Affiliazione, a pugnalare l’uno o l’altro “manichino”, pontificale o regale, oppure il cadavere imbalsamato.

 E' proprio il tempio dell'assassino                             

Quindi, lo lasciai con vero sollievo per ritornare giù alla Sala del festino, dove questa volta si poté metterci a tavola dopo esserci lavate le mani. Per conto mio, mi fu impossibile mangiare checchessia, bevetti soltanto un goccio di vino: ero divorata dalla febbre. Alla frutta, lunghi brindisi alla libertà della nazione, alla morte del Papa, all’annientamento del cattolicesimo.

E a ogni brindisi, il secondo Grand’Oriente scagliava un pò di vino in faccia al Crocifisso,

                e, infine, ognuno scagliò contro il Crocifisso metà della coppa,

        bevendo il resto alla maniera massonica, in piedi e con la mano sul cuore.

Il Cristo dislocato, spezzato, cadeva membro a membro dalla croce sulla tovaglia, tra i rimasugli dell’orgia; e ognuno, per disprezzo, si sforzava ancora di ridurre in pezzettini i pezzetti del Cristo caduti sulla tovaglia. Non bastasse questo, su un’Ostia consacrata furon inflitte delle incisioni, e poila s’inchiodò, o piuttosto la s’incollò sulla croce di ebano. Certi sozzoni scatarravano anche contro l’Ostia. Finirono poi per gettarla in quell’acqua rossa di sangue, in quell’acqua dove c’eravamo lavate le mani intrise di sangue. Rimasero parecchie altre Ostie, e parve che si aspettasse qualcuno o qualcosa per profanarle. D’improvviso, vennero a bussare alla porta, e dovemmo risalire su, alla Camera del Noviziato, dove avevano preparato altre pietanze e altri vini. Una dozzina di femmine, della più bassa moralità, vere meretrici, truccate e dal linguaggio osceno, aspettavano là. Come già me n’ero accorta parecchie altre volte, l’orgia, alla Loggia, finiva sempre in lussuria bestiale; e, questa volta, non si risparmiava neppure più la promiscuità di quei porci e di quelle meretrici! Durante quel tempo, l’ho saputo più tardi, quella gente si è divertita a profanare con toccamenti ignobili… le altre Ostie; e aveva finito di inebriarsi in raffinamenti di empietà e di impurità, inconcepibili e impossibili a descrivere.. (continua…)

Tratto da "L'Eletta del Dragone", memorie di Clotilde Bersone (1877-1880)

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 Prima e Seconda parte                                               

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