Aiuti PAC: dall’Ue 30 miliardi in meno dal 2013 – Con il “greening” si va verso limitazioni e diversificazioni colturali

Giovedì, Marzo 29th/ 2012

Commissione europea / Politica Agricola Comune / Pac / 2013 / Tagli / Settore primario / Greening / Limitazioni colturali / Diversificazioni colturali / Globalizzazione / Bilanci aziende agricole 

PAC – Politica Agricola Comune:

dall'Ue 30 miliardi in meno dal 2013 –

Con il vincolo del "greening" l'Ue introdurrà limitazioni e

diversificazioni colturali – Pesi maggiori ai coltivatori

Bruxelles – Le ultime indicazioni da Bruxelles in merito alla PAC, la Politica Agricola Comune dell'Unione europea,  preannunciano vacche meno grasse dal 2013. Infatti, secondo la Commissione europea – che lo scorso 12 Ottobre  ha presentato delle proposte regolamentari per la riforma del settore, che Eurocamera e Consiglio Ue esamineranno nei prossimi mesi – si andrà incontro a tagli per circa 30 miliardi di euro. A quanto pare dovrebbe passare il taglio dagli attuali 413 miliardi, a  382,9 miliardi di euro. Un'enormità nel fiume comunque in piena dei finanziamenti diretti all'agricoltura elargiti dall'Ue – in base ad un sistema tariffario – che rappresenta addirittura il 40% del budget dell'intera Unione, proteso ad integrare i mancati guadagni o comunque a compensare le mancate vendite dovute alla forte concorrenza degli altri Paesi del Mediterraneo, che spesso – anzi in pratica sempre – hanno costi di produzione inferiori a quelli nazionali. Gli aiuti Ue in tal senso rappresentano una sorta di salvagente che pone in una situazione concorrenziale il mercato. Anomalia creata comunque dalla globalizzazione, che – sulle ali di un neo-liberismo incalzante – ha praticamente portato al minimo le barriere commerciali all'ingresso di prodotti "fuori mercato" nel mercato comune europeo. A quanto pare inoltre, assieme ai preannunciati tagli, i beneficiari dei contributi (o, come chiamata in gergo, dell'integrazione) dovranno confrontarsi con il cosiddetto "greening": il sostegno alla produzione di beni pubblici ambientali ed il progressivo abbandono del sistema di contribuzione diretta, o classica. L'elemento del "greening"  diverrà indispensabile per l'acquisizione dei contributi supplementari, quantificabili dagli 80 ai 110 euro per ettaro: per un totale annuo di 1,2 miliardi. 

 Cosa cambia con il "Greening" 

Se dovesse essere accolta – da Consiglio Ue ed Europarlamento – la proposta di riforma della PAC della Commissione europea, dal 2013, l'agricoltore "attivo" beneficiario delle quote di contributi Ue, possidente di un terreno di almeno 3 ettari di seminativo, dovrà – al fine di ottenere questo "elemento aggiuntivo di integrazione economica " rispetto ai contributi tradizionali – diversificare le coltivazioni, impiantando almeno 3 varietà colturali differenti, e rispettando i seguenti parametri: 1) la coltura principale (es.: orzo) non potrà superare il 70% del totale coltivato; 2) La coltura minore (es.: soia) non dovrà, invece, essere inferiore al 5% del totale; 3) Tali parametri non si applicano per i terreni coltivati interamente ad erba (o erba mista) e riso; 4) La diversificazione annuale è obbligatoria, anche se l'Ue lascerà libero l'agricoltore di effettuare le rotazioni come meglio crede; 5) Il 7% del terreno coltivabile sarà lasciato a riposo (terreni cosiddetti "set-aside") o destinato a: terrazzamenti, rimboschimento, abbellimento paesaggistico e territoriale. Ciò non dovrebbe applicarsi in caso di prati permanenti. Pertanto tali misure si preannunciano sicuramente più complesse e gravose per il bilancio delle aziende agricole beneficiarie degli aiuti PAC.

 Aiuti PAC allo "Sviluppo rurale" – 2° pilastro  

Si dovrebbe passare dagli attuali 96 miliardi di euro ad 89,9 miliardi. Gli altri settori correlati dovrebbero invese ricevere i seguenti trattamenti finanziari: a) Ricerca e innovazione: 4,5 mld; b) Sicurezza alimentare: 2,2 mld; c) Riserve di crisi: 3,5 mld; d) Aiuti agli indigenti: 2,5 mld; e) Fondo per la globalizzazione: 2,5 mld.

  La critica  

Il meccanismo degli aiuti PAC, ormai consolidato negli anni, è indubbiamente utile ad integrare l'economia delle zone più disagiate o comunque a vocazione agricola, ed in balia della forte concorrenza dei prodotti agricoli provenienti – soprattutto – dall'Area del Mediterraneo. Anche se il meccanismo premia a dismisura i grandi latifondisti, e le caste terriere che – nei primi anni del 2000 – hanno provveduto a fare incetta di quote, spesso a danno degli ignari reali proprietari dei fondi, che pur vantando la proprietà di un terreno, non avendolo magari lavorato nel periodo particolare di richiesta delle quote (2002) hanno letteralmente perso i diritto ad "ottenere dall'alto" la preziosissima "manna verde", con il risultato che alcuni piccoli proprietari non riescono ad arrivare a fine mese mentri altri più furbi – preventivamente informati o organizzati – hanno approfittato della situazione per fare incetta di quote prendendo in gestione grandi appezzamenti di terreno nel suddetto periodo, arrivando ad ottenere contributi che nei casi migliori possono superare i 100.000 euro annui, Un'altra critica è doverosa nei confronti di un sistema tariffario che finora non è servito da volano per la reale ed equilibrata crescita del settore e per la sua modernizzazione e competitività rispetto all'estero. Molti agricoltori, infatti, si sono adagiati sulle quote annue "sicure", senza investire più di tanto in competitività e sistemi agricoli concorrenziali. Inoltre una nota critica la merita anche il cosiddetto "Fondo per la globalizzazione": infatti è piuttosto paradossale parlare di aiuti all'agricoltutra, mentre contestualmente l'Ue manda avanti la logica della globalizzazione senza porvi reali freni: quasi come se favorire i grandi gruppi di lobbies agricole e multinazionali – a discapito dei piccoli proprietari terrieri – possa essere almeno concettualmente un elemento da promuovere. Pertanto l'Ue con una mano elargisce in aiuti il 40% del budget dell'Unione, mentre con l'altra apre in maniera indiscriminata ai prodotti agricoli di paesi extra-Ue – come, ad esempio, Tunisia o Algeria – che invadono il merato europeo e – soprattutto i paesi del Sud Europa – esportando arance e olio a prezzi letteralmente dimezzati. Essa causa con questa bizzarra strategia la stasi del mercato dei Paesi Ue come l'Italia, che di fatto – vedi Calabria e Sicilia – vivono per lo più di Agricoltura, sostenendo però costi di manodopera, costi fiscali e di gestione dei mezzi agricoli, ben più esosi dei "cugini africani". in fondo anziché elargire denaro per attenuare la globalizzazione favorendo le lobbies -che trovano nell'Africa e nel libero mercato un vero paradiso da spremere ed usare – sarebbe auspicabile che la Riforma della Pac possa finalmente frenare il processo di globalizzazione che ha già costretto alla chiusura centinaia di aziende, e che con la crisi aggraverà ancor di più la sorte di quelle ancora in piedi.

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

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