Venerdì, Gennaio 9th / 2015
– di Giovanni Agostino e Sergio Basile –
Domenica, 13 Aprile / 2014
– L'Editoriale, di Sergio Basile –
Catanzaro, Dialoghi con la Polis, Marco Tarquinio, Arcivescovo di Catanzaro, Avvenire
Impegno politico e comunicazione pubblica tra nuove tecnologie
ed emergenza educativa. Dialoghi con Marco Tarquinio e…
Dialoghi con la Polis 2014 – Due domande a Marco
Tarquinio: Grecia e Nuovo Disordine Mondiale
La Grecia ritorna sui mercati. La società contemporanea travolta dal
nuovo pensiero unico denunciato da Papa Francesco e da Ratzinger
nel 1997. Ne abbiamo parlato con il direttore di Avvenire
L'Editoriale, di Sergio Basile
Catanzaro – Dialoghi con la Polis: Impegno politico e comunicazione
Catanzaro – di Sergio Basile – Nel capoluogo calabrese, presso il palazzo della Provincia, lo scorso venerdì 11 aprile – alle ore 20,00 – si è concluso il ciclo di incontri “Dialoghi con la Polis 2014”, promosso dall’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, in occasione dell'anno pastorale dedicato alle opere di misericordia. "Il fine degli incontri – ha ribadito Bertolone – è stato quello di coinvolgere la comunità ecclesiale, laica e religiosa, in un percorso di rinnovamento, aggiornamento e confronto su tematiche di grande attualità". L'ultimo convegno della stagione, dal titolo “Rendere ragione della propria speranza. Impegno politico e comunicazione pubblica tra nuove tecnologie e emergenza educativa” – moderato dal prof. Antonio Viscomi: ordinario in Diritto del Lavoro presso l'Università Magna Grecia di Catanzaro – ha visto tra gli altri la partecipazione del direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, in qualità di ospite d'onore della serata.
Tre parole chiave
Tre le parole chiave del convegno: “comunicazione”; "impegno (politico ed etico)" e "trasparenza" (nell'informazione) in un mondo, come quello del giornalismo odierno, sovente nell'occhio del ciclone ed accusato (non a torto, e come ammesso, sia pur con vena ironica, dallo stesso Tarquinio) "di non fornire un'informazione trasparente e obiettiva". Come dargli torto? D'altra parte il direttore di Avvenire, da oltre trent'anni sulla scena, è sicuramente un personaggio che in merito ha, ed avrebbe, tanto da dire…
Marco Tarquinio – L'ultimo erede
Ma chi è Marco Tarquinio? Vediamo: direttore di "Avvenire" dal 2009, il giornalista – classe '58, sposato e padre di due figlie – è oggi a capo del principale quotidiano d'ispirazione cattolica, anche se non legato direttamente alla Santa Sede. Avvenire fu fondato nel 1968 a Milano e "fu pensato e voluto – come ricordato dallo stesso direttore – direttamente da Papa Paolo VI". "Il pontefice – spiega – lo volle quale strumento di evangelizzazione e di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione, in considerazione al repentino evolversi dei tempi". "Mai un Papa – come ricorda il collega Francesco Ognibene – aveva partecipato con tanta sollecitudine alle vicende di un giornale, che non fosse L’Osservatore Romano" (fonte: Avvenire, Cfr.: "Avvenire, il sogno di Paolo VI", 25 marzo 2014) (1 – vedi nota in basso)
Marco Tarquinio – Il personaggio
Un curriculum niente male quello del direttore, folignese di nascita e assisano d'adozione: oltre trent'anni di carriera, percorso iniziato dalle colonne de "La Voce", settimanale cattolico umbro, del quale rivendica con orgoglio l'appartenenza storica. Poi l'esperienza con il "Corriere dell'Umbria" (dal 1983) e il passaggio alla sede centrale romana de "La Gazzetta" (1988). Poi sarà la volta de "Il Tempo di Roma" (1990) e così via, fino ad approdare alla direzione di Avvenire: prestigioso traguardo giunto dopo le chiacchierate ed improvvise dimissioni di Dino Boffo, in reazione – almeno questa fu la versione ufficiale – all'infondata campagna di stampa scatenata contro quest'ultimo (vedi qui – Dino Boffo si è dimesso. La Cei: "Attacco inqualificabile" / 2 – vedi nota in basso). Un contributo importante all'ascesa di Tarquinio fu senza dubbio la nomina decisa da Benedetto VXI, in data 13 dicembre 2011, a consultore del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali (3 – vedi nota in basso). Numerosi anche i riconoscimenti, tra i quali il "Premio Penna d'Oro" (Sanremo); il "Premio Volpini"(Pesaro-Urbino-Fano) e – tra gli ultimi – il "Premio Fregene" per il giornalismo (2011) e il "Premio Renzo Foa" (2012). Inquadrato il personaggio, veniamo al nocciolo dei "dialoghi catanzaresi".
L'invito di Tarquinio e la denuncia di Papa Francesco
Tra i passaggi più interessanti della serata, sicuramente l'invito del direttore – rivolto specialmente ai cattolici – ad una maggiore partecipazione al dibattito politico, "a maggior ragione – nota Tarquinio – in una terra come la Calabria, traviata da annosi problemi, tra i quali quello della criminalità organizzata". Ma sullo sfondo del dibattito, quasi assunta a cornice ideale, non potevamo fare a meno di riportare ed attualizzare la netta denuncia di Papa Francesco, giunta negli ultimi giorni (4 – vedi nota in basso) e afferente alla nube che oggi s'insinua sull'intero globo e sulla nostra Europa dei popoli, minacciando il cielo delle nostre stesse coscienze: "l'asfissiante dittatura del pensiero unico". Notizia ripresa proprio da "Avvenire" nell'editoriale di fondo di Venerdì 11 aprile, firmato dalla pregevole mano dell'articolista Marina Corradi. Ma che gradita "combinazione!"
2 domande a Tarquinio: Nuovo Dis-Ordine Mondiale e Caso Grecia
Vista la portata del tema affrontato – per il vero passato in sordina presso numerosi quotidiani di "regime" – non potevamo perdere l'occasione per porre al direttore Tarquinio, negli ultimi scampoli di tempo rimasti a margine del suo lungo intervento, due domande attinenti proprio a questo poco indagato "malessere" dei tempi moderni: 1) la sua personale visione su questo misterioso (per usare un eufemismo) "Nuovo Ordine", prendendo a spunto proprio l'articolo della Corradi, di cui sopra; 2) l'attualizzazione pratica di questo modello – o "Nuovo Dis-Ordine" – applicato sistematicamente, e quasi come se si trattasse di un esperimento chimico di uno scienziato pazzo, alla Grecia. La prima vittima sacrificale dello spread e del rating; dell'euro e più in generale della diabolica moneta-debito gettata senza pietà sulle spalle dei popoli (vedi qui – Legittimazione di uno Strumento di Dominio Mondiale – Nota 5 ). In quest'ultimo caso lo spunto ci è stato (provvidenzialmente) fornito ancora una volta da "Avvenire" che proprio in ben tre articoli – tra Pag. 4 e Pag. 5 di Venerdì 11 Aprile – salutava il ritorno della Grecia sui mercati internazionali, dopo oltre quattro anni di assenza, come un fatto confortante ed incentrato sull'accomodante espressione "fiducia dei mercati". Ma andiamo per ordine.
La prima domanda a Tarquinio – Un parere sul "Nuovo Ordine"
La prima domanda al direttore di "Avvenire" è stata preceduta da una breve introduzione ambientale: "Egregio direttore… parliamo di un particolare fenomeno sociale, di un humus ideologico che in molti – noi tra questi – pongono da anni a perno dell'attuale deriva sociale, che dall'economia alla finanza, dalla letteratura alla politica, dall'intrattenimento alla moda e alla famiglia, sta letteralmente travolgendo l'uomo del terzo millennio, rappresentando, senza se e senza ma, la più robusta spallata della storia portata contro l'intera societò, contro la cristianità e contro l'uomo. Parliamo di quell'ideologia modernista, progressista e globalizzante innalzata a religione che oggi passa dietro l'espressione di "Nuovo Ordine Mondiale"(6 – vedi nota in basso).
Ratzinger e il libro-denuncia di Mons. Michel Schooyans
Abbiamo poi rammentato a Tarquinio – in quanto profondo e diretto conoscitore di Benedetto XVI – come lo stesso Papa Emerito – nonché probabilmente il più grande intellettuale vivente – nel 1997, nel preambolo all'opera "Nuovo Disordine Mondiale. La Grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell'umanità" di Mons. Michel Schooyans (7 – vedi nota in basso) osò rappresentare questo nuovo "caos mondialista programmato " come la più grande bugia della storia, capace di minare le basi stesse del cristianesimo e della famiglia umana". Abbiamo ricordato inoltre un altro piccolo aneddoto: cioè come il libro-denuncia fosse oggi curiosamente introvabile in qualsiasi libreria italiana e negli stessi cataloghi on-line… Ma prima di andare oltre, ci scuserete l'apertura di una piccola – ma doverosa – parentesi in merito.
Il Nuovo Disordine Mondiale nell'accorata denuncia di Ratzinger
Così, nel 1997, l'allora cardinal Ratzinger fotografava l'inquietante realtà in rapido divenire (Joseph Ratzinger – Introduzione al libro di mons. Michel Schooyans – "Nuovo Disordine Mondiale", San Paolo Edizioni, 2000 – intro scritta a Roma il 25 aprile 1997) vedendo proprio nell'era dell'occultamento dell'imagine di Dio (il Settecento dei lumi e degli "Illuminati") l'origine del male medesimo. "Sin dagli inizi dell’Illuminismo – nota Ratzinger – la fede nel progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente. La promessa di felicità non è più legata all’aldilà, bensì a questo mondo. Emblematico della tendenza dell’uomo moderno è l’atteggiamento di Albert Camus, il quale alle parole di Cristo “il mio regno non è di questo mondo” oppone con risolutezza l’affermazione “il mio regno è di questo mondo”. Promessa-fede che – a suo giudizio – assunse poi nel XX secolo una "connotazione politica". L'immagine che Ratzinger da del morbo ideologico dilagante è chiara: la politica si sostituisce alla fede nel Dio vivo… Come dire: la falce dell'ideologia tentò – con formidabili risultati – di tagliar le gambe alla fede ed alla teologia cristiana.
Le due facce del "Nuovo Disordine"
Ratzinger nel libro pone al centro del "mondialismo" dilagante due facce apparentemente contrarie ed opposte ma che lo stesso giudica, a ragione, come parti complementari della stessa medaglia: il liberal-capitalismo (e le sue tradizioni liberali) e il social-comunismo (e le sue teorie marxiste e materialiste, nettamente e – aggiungiamo – letteralmente anti-cristiane). "Questi tentativi – spiega Ratzinger – stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo (…) che fissa i limiti del benessere (…) senza preoccuparsi minimamente della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita".
L'imposizione di un modello nichilista innalzato a religione
Un mondo, quello mirabilmente dipindo da Ratzinger, che guarda solo alla produzione e al successo di una ristretta cerchia di eletti, a discapito del resto dell'umanità e della stessa donna, condannata alla disumanità: "principali ostacoli che si frappongono tra lei (la donna) e la sua autorealizzazione – spiega – sono però la famiglia e la maternità. Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una “Gender equity and equality” (…). (Cit.: introduzione – "Nuovo Disordine Mondiale"). L'essenza del nuovo ordine mirabilmente catturata da Ratzinger, è dunque l'innalzamento della “filosofia dell’egoismo” al grado di religione. Il nichilismo contrapposto alla “filosofia dell’amore”. Satana contrapposto a Dio. I testimoni di Satana, contrapposti ai testimoni di Gesù Criso.
Le armi del cristiano contro il mondialsimo
"È a questo punto – nota Ratzinger in un altro passaggio fondamentale – che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia futura". Egli individua due strumenti da utilizzare in maniera risoluta e consapevole: 1) l'opposizione dell’escatologia all’ideologia (il richiamo alla vita eterna); 2) la coraggiosa denuncia: "È chiaro – ribadisce – che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà!". Come dire: non si può tacere dinanzi a tutto ciò!
La risposta di Tarquinio
Chiusa questa doverosa parentesi, utile a sgombrare il campo da fuorvianti interpretazioni di comodo sul "Nuovo Ordine" e da eventuali battutine ironiche di "critici" e pseudo-giornalisti evidentemente poco attenti a ciò che avviene nel mondo, passiamo ora all'ermetica risposta del direttore Marco Tarquinio. "Nel mondo esistono tante teorie e linee di pensiero pericolose – ha controbbattuto il Direttore – ma l'importante è guardare alla croce di Cristo!". Certo forse un pò troppo sintetica la risposta. Tarquinio ha colto senz'altro l'essenza della "contro-strategia" cristiana, ma sicuramente – per mancanza di tempo, s'intende – non ha fornito altre utili chiavi di lettura personali sulla nuova e distruttiva religione mondialista imperante. Peccato, perchè sarebbe stato davvero interessante ascoltare il parere del direttore del più noto e diffuso quotidiano cattolico. Sarà per la prossima! Ce lo auguriamo davvero!
La seconda domanda a Tarquinio – Caso Grecia e ritorno sui mercati
La seconda domanda – come detto – è stata la naturale continuazione della prima. "La Grecia, dopo quattro anni è tornata a piazzare i suoi titoli del debito pubblico sui mercati a medio termine. Atene ha dato mercoledì sera mandato alle banche per collocare 2,5 miliardi di bond a cinque anni e l'accoglienza degli investitori e dei falchi della finanza è stata entusiastica: ne hanno addirittura offerto 20. Il suo giornale riporta la notizia, tuttavia, con toni quasi trionfali, ma comunque non allarmistici. Leggo testualmente: "Ora tutti vogliono i bond della Grecia!"; e ancora "Greci stremati.. piccoli segnali di ripresa, ma la disoccupazione resta al 27%". Come giudica questa operazione, in considerazione al fatto che gli interessi sul debito pubblico a causa dell'alto spread e del basso rating schizzeranno alle stelle, per la gioia della speculazione internazionale, costringendo a nuovi dolorosissimi sacrifici un popolo (quello greco) già stremato e terzomondializzato?".
La risposta di Tarquinio
"Giudico i titoli del debito pubblico uno strumento utile – ha controbattuto in direttore – ma come tutti gli strumenti la bontà degli stessi dipende dall'uso che il governo ne farà! La bontà dell'utilizzo dello strumento dei titoli del debito pubblico dipenderà, pertanto, dal fatto che le risorse che la Grecia acquisirà dal piazzamento sul mercato degli stessi, saranno usate in maniera utile o meno...".
Titoli del Debito Pubblico, uno strumento utile?
Beh, dalla risposta parziale di Tarquinio possiamo notare che la sua impostazione economica ricorda molto quella dei docenti dell'Università americana dello Yale, la stessa alla quale attinse il giovane Mario Monti fino al 1981, anno che – dopo il conseguimento della laurea – lo vide protagonista in Italia alla corte dei vari governi succedutisi fino al 2012, in veste di consulente economico e finanziario e di primo supporter della finanziarizzazione dell'economia italiana mediate un iper-ricorso allo strumento del titolo di stato. Peccato per Monti – e soprattutto per gli Italiani – che da quel lontano 1981 in poi il debito pubblico sarebbe scoppiato in maniera impressionante ed irrefrenabile, affogando in un mare di debiti l'Italia e gli Italiani: in quell'anno si consumò anche il celeberrimo divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia, che con l'asta dei BoT di luglio diede luce verde alla speculazione internazionale. Ma a infondere coraggio, per fortuna, ci pensa sempre "Avvenire" di Venerdì 11 Aprile, che sul taglio medio di Pag 5, riporta un'altra quantomeno "curiosa" dichiarazione della Banca Centrale Europea: "BCE: il peggio è alle spalle. La disoccupzione migliora. "Pronti a misure eccezionali anti-deflazione". Ai governi: ancora necessari interventi di riforma". Bontà loro!
Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)
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Note / Approfondimenti
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