Trattativa Stato-Mafia: le pressioni di Mancino sul Colle

Nuovi Sviluppi sulla Trattativa Stato-Mafia - La stessa sulla quale indagavano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Napolitano, Bersani e Alfano Stemperano i Toni

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Gli Angeli Eterni - I Veri Eroi della Storia Italiana

Venerdì, Giugno 22th / 2012

– di Mario Luongo e Sergio Basile –                                      

Italia / Mafia / Trattativa Stato-Mafia / Intercettazioni telefoniche / Nicola Mancino / Loris D’Ambrosio / Quirinale / Giorgio Napolitano / Giuseppe Gargani / Tribunale di Palermo / Vincenzo Scotti / Claudio Martelli / Avocatura / Coordinamento / Pietro Grasso /  Udc / Parlamento Europeo / Procuratore generale della Cassazione / Democrazia Cristiana / Angelino Alfano / Pierluigi Bersani  / Giovanni falcone / Paolo Borsellino / Stragi in Sicilia 

Trattativa Stato-Mafia: le pressioni di Mancino

sul Colle

Le intercettazioni all’ex Ministro degli Interni rivelano

contatti con l’europarlamentare Gargani e “altre

cariche dello stato”  

Napolitano minimizza e getta acqua sul fuoco.

Bersani, Alfano e Schifani lo difendono: "attaccare Napolitano

è come buttare fango sull'Italia intera"       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, Palermo – Il numero di Loris D’Ambrosio, segretario giuridico del Quirinale e persona molto vicina al presidente Giorgio Napolitano, è uno dei più frequenti tra le chiamate effettuate da Nicola Mancino, ex-Ministro degli Interni, ex-Presidente della Regione Campania e fino a due anni fa vicepresidente del CSM. Niente di male, ovviamente! Almeno se non fosse per il contenuto delle chiamate e degli argomenti trattati. Il suo telefono è sotto controllo dalla fine del 2011 e nel corso di questi mesi gli inquirenti hanno potuto scoprire qualche novità riguardo la famosa trattativa Stato-mafia tra il ’92 ed il ’93. Quella sul famoso Papello, la stessa sulla quale indagavano da tempo – tra l'altro – i simboli dell'Italia onesta e coraggiosa: gli eterni Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

  Un'indagine che scotta  

 Nell’indagine – che da quegli anni ha visto i dossier arricchirsi progressivamente di nomi di politici, uomini appartenenti alle forze dell’ordine, a logge massoniche e a personaggi legati alla mafia – il nome di Nicola Mancino girava da tempo, essendo in quel periodo uno dei dirigenti della DC. Per questo è stato più volte interrogato dai giudici di Palermo, i quali il 9 Giugno, hanno fatto scattare nei confronti del politico un avviso di garanzia per falsa testimonianza, elemento venuto fuori attraverso le discrepanze delle versioni di Vincenzo Scotti – predecessore di Mancino agli Interni – e Claudio Martelli, anche loro in carica durante il governo di Giuliano AmatoLe telefonate di Mancino – intercettate dal Novembre scorso a Maggio e dalle diverse conversazioni con D’Ambrosio – hanno in effetti dell'assurdo, o quanto meno del paradossale. In esse si evince che il politico campano è preoccupato, ansioso, e per questo preme al fine di creare un “coordinamento tra le procure" che, di fatto, sottragga ai pm siciliani buona parte del loro potere decisionale. Ma perchè tanto timore?

  Loris D'Ambrosio e quelle ambigue telefonate  

“Un uomo solo va protetto” perché, dice “potrebbe chiamare in causa altre persone”. Parole enigmatiche, ma che raggiungono il loro scopo se il segretario giuridico di Giorgio Napolitano finisce per interessarsi del caso, con opinioni negazioniste sulla trattativa Stato-mafia e pareri non proprio positivi sui giudici di Palermo e sull’operato del procuratore antimafia Pietro Grasso, criticato perché “si copre con la storia dell’avocazione” invece di “pensare al coordinamento”. Coordinamento che viene sollecitato appunto da Mancino tramite D’Ambrosio, attraverso una lettera al Procuratore Generale della Cassazione.

  Tra gli Omissis spunta l'eurodeputato Gargani  

La vicenda si fa più complessa ed intricata anche a causa di un altro elemento: se buona parte del contenuto delle intercettazioni è stato reso pubblico, altre ancora sono coperte da omissis, come quelle che riguardano le conversazioni con Giuseppe Gargani, capodelegazione dell’Udc al Parlamento Europeo (subentrato a Giovani Collino per effetto di una decisione della Corte di Cassazione nel 2011), e con “altre cariche dello Stato”, ancora sconosciute. Anche egli di origini campane ed esponente della DC, Gargani avrebbe rivelato che “Scotti era stato sostituito perché all’interno della Democrazia Cristiana c’era un evidente fastidio per l’azione antimafia da lui svolta”; rimpiazzato, per l’appunto, da Mancino. 

  La strana intimazione di Alfano e Bersani 

In attesa che gli omissis vengano rivelati, si spera che i giudici facciano chiarezza sulla questione, senza farsi condizionare dai leader dei maggiori partiti come Angelino Alfano e Pierluigi Bersani che intimano “Fermate l’attacco al Quirinale”. Bisognerebbe far capire loro che questo non è affatto un attacco, ma una difesa, la difesa dell’interesse pubblico a conoscere i retroscena di una delle vicende più oscure della Seconda Repubblica.

  La Trattativa su cui indagavano Falcone e Borsellino 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Far finta di nulla o gettare acqua su questo principio d'incendio, infatti, sarebbe come uccidere di nuovo i nostri amatissimi angeli "Giovanni e Paolo", che per tentare di regalarci un'Italia più giusta e libera diedero la vita nell'adempimento eroico del loro mestiere (e dovere), e contro un nemico spesso invisibile quanto vigliacco, abituato ad agire nell'ombra e sotto copertura. Grazie ai due "angeli" sappiamo bene come, sia nel luglio del 1992, sia nell’anno 1993, la strategia di Cosa Nostra è stata quella di trattare con lo Stato attraverso vari metodi ed infine con lo stragismo, trasformatosi poi – a quanto pare – addirittura in un patto para-istituzionale, come confermato – tra l'altro – dal pentito Gaspare Spatuzza: una trattativa che portò poi al depotenziamento del 41 Bis (cioè sul carcere duro). In effetti i detenuti assoggettati al regime restrittivo si ridussero, in circa un anno, di due terzi.

  Le stragi di Capaci e Via D'Amelio 

Intanto a Palermo il giudice Giovanni Falcone, con moglie e scorta, esplodevano nei pressi di Capaci in un attentato indelebile nella memoria di tutti gli Italiani onesti, e non. Poi fu la volta dell'amico Paolo Borsellino (e scorta) il 19 luglio 1992, in Via D'Amelio. Senza dubbio i più grandi modelli ed eroi che l'Italia abbia mai avuto! Attentati mafiosi, questi,  che si accompagnarono parallelamente all’inchiesta milanese Mani Pulite, segnando il trapasso dalla prima alla cosiddetta "Seconda Repubblica", e – come noto – alla successiva salita al potere di Silvio Berlusconi.  

  Le confessioni del pentito Spatuzza .

Spatuzza parlò dei gravissimi fatti di sangue di cui sopra, come di una strage realizzata in tempi strettissimi, "con una certa premura”, afferma il pentito. Borsellino, infatti, come ammise lo stesso Spatuzza, aveva saputo della trattativa in corso tra Stato e mafia. A rivelarlo anche lo stesso fratello del giudice assassinato, Salvatore Borsellino. "Dopo il presunto incontro con Mancino a Roma – sostiene costui – Paolo uscì dall'uffico stravolto. Egli stava fumando contemporaneamente 2 sigarette senza nemmeno accorgersene".

   L'amnesia di Mancino  

Dichiarazione struggente e drammatica, che pesa – evidentemente – ancor oggi come un macigno su un pezzo dello Stato, sulla quale però l'indagato ex ministro degli Interni, Nicola Mancino,  continua ad avere una grave forma di amnesiaSecondo diversi test, infatti, Paolo Borsellino – in data 28 giugno 1992 – era venuto a conoscenza, dalla collega Liliana Ferraro, dei contatti tra i carabinieri del Ros (guidati da Mario Mori) e l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino.  Incontri ai quali avrebbe presenziato il capitano De Donno, ed ai quali incontri di lì a poco avrebbero partecipato – secondo le indagini svolte – altri politici di primo piano. Un'altra brutta storia italiana (probabilmente la più brutta) sulla quale speriamo che il sole della giustizia e della verità possa presto splendere: e non solo nell'altra vita (quello è sicuro) ma speriamo anche in questa! Comunque Ciao Paolo, Ciao Giovanni. Sarete sempre i nostri eroi, e gli eroi dell'Italia perbene!

Mario Luongo, Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

  Appendice tecnica – Le parole chiave  

  L'avocazione  

Istituto del Diritto Amministrativo con cui un organo amministrativo esercita il potere di compiere un atto che rientrerebbe nella competenza di un altro organo, di regola, inferiore. L'avocazione presuppone di norma un rapporto di gerarchia, oltre che a un'attribuzione di competenza non esclusiva a favore dell'organo inferiore.

  Omissis  

Termine proveniente dal linguaggio notarile per indicare quelle informazioni che, giudicate non importati per chi legge o per rispetto della privacy, non vengono fornite. Nel gergo giudiziario invece viene usato anche per quegli atti in cui, per proteggere la provacy o il segreto istruttorio, vengono oscurate alcune parti quando vengono divulgati gli atti stessi alla stampa.

  Trattativa stato-Mafia  

E’ una (finora) presunta trattativa avvenuta tra le alte cariche dello Stato, alcuni alti ufficiali delle forze dell’ ordine e gli esponenti di spicco di Cosa Nostra all’indomani della Stagione delle bombe del ’92 e ’93 tramite la quale si voleva porre fine allo stragismo mafioso in cambio di misure più leggere sul “carcere duro” regolato dall’ articolo 41 bis.

 

                                                                                     

 

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