Rio – Testo Onu: no al “diritto all’acqua” di UK e Danimarca

Mercoledì, Marzo 21th / 2012

Parlamento Europeo / Sviluppo sostenibile / Onu / Diritti / Rio +20 / Nazioni Unite / Acqua / Diritto / Multinazionali

Rio de Janeiro – Vertice mondiale sviluppo sostenibile.

Giù le mani dai diritti umani e dall'acqua

Testo Onu: no al "diritto all'acqua" di UK e Danimarca

La risposta dell'Europarlamento

L’acqua è un bene comune, non una merce!

Bruxelles, Rio De Janeiro – Il nuovo vertice fra gli Stati del mondo si terrà, quest’anno come venti anni fa, a Rio De Janeiro, dal 20 al 22 giugno prossimo. Si parlerà di sviluppo sostenibile, di lotta alle povertà, della crisi economica ed ambientale. Nel testo che l‘Onu presenterà in quella occasione è contenuto un importante riferimento sul “diritto all’acqua”, da considerarsi come bene comune per tutti gli esseri umani. Tuttavia alcune nazioni europee, fra cui Gran Bretagna e Danimarca, hanno chiesto la cancellazione di questo riferimento, preferendo parlare genericamente dell’importanza dell’accesso ai servizi idrici e dell’impegno degli Stati di garantire tale accesso entro il 2030. Ben 16 Stati europei dinanzi a questa proposta di mistificazione si sono astenuti, nonostante il Parlamento Europeo abbia invece di recente affermato in una risoluzione del 15 marzo di salutare “il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del diritto umano all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari”.

 Acqua-merce? 

Questa volontà di ridurre l’acqua a merce da parte di molti Paesi europei fa riflettere sulla deriva a cui può condurre soltanto il desiderio sfrenato di ricchezze, che induce perfino a voler cancellare i diritti umani. Ma naturalmente tutto ciò non stupisce perché già ogni giorno le multinazionali farmaceutiche calpestano il diritto alla salute con il consenso degli Stati e quasi in tutto il mondo è disconosciuto il diritto alla vita dei bambini nel grembo materno, così come quello degli ammalati in fase terminale. Nel caso dell’acqua, tuttavia, si tratta di una risorsa che interessa la popolazione dell’intero pianeta, quindi si spera che un simile passo indietro sia scongiurato dal buonsenso, e dalla volontà dello stesso Parlamento Europeo di tutelare i 500 milioni di cittadini che vivono all’interno dei propri confini. Gli interessi economici e finanziari siano per una volta accantonati in nome del bene comune. Mirella Fuccella (Copyright © 2012 Qui Europa)

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