Romania: Solo il Quorum salva il Presidente Basescu dall’Impeachment

Mercoledì, Agosto 1st/ 2012

– di Sergio Basile –

Romania / Bucarest / Unione europea / Referendum / Destituzione Basescu / Mancato raggiungimento del Quorum / Victor Ponta / Traian Basescu / Manuel Barroso / Commissione europea / lettera di impegni / Golpe / Corte Costituzionale / 

Romania – Il Quorum salva il Presidente

Basescu dall'Impeachment

Sospiro di sollievo per il Presidente amico della

Troika e per Barroso

Quasi il 90% dei Romeni ha votato per la destituzione

del Presidente della Repubblica

Il Premier Victor Ponta, "vincitore morale" dello

scontro istituzionale

Bucarest – Alla fine, ad urne chiuse, dalla capitale della Romania giunge la notizia del nulla di fatto per  il referendum sull'impeachment chiesto a gran voce dal premier Victor Ponta e dal Parlamento nei confronti del Capo dello Stato Traian Basescu. Probabilmente un grosso sospiro di sollievo per l'intera tecnocrazia europea e per il Presidente della Commissione europea Manuel Barroso: tra i più nervosi alla vigilia del voto. I risultati  di Domenica hanno infatti mostrato un clamoroso fallimento delle consultazioni, emalgrado l'87,55% dei Romeni votanti si fosse dimostrato favorevole alla destituzione di Basescu. Un default dovuto al mancato raggiungimento del quorum minimo del 50,1% degli aventi diritto. Inutile, in tal senso, era stato il tentativo del premier Victor Ponta di modificare tale quorum al 50% più 1 dei votanti effettivi: tentativo bloccato sul nascere dallo stesso Barroso, mediante una perentoria "letterina di impegni". In pratica un diktat nel quale il capo non eletto della Commissione europea "sconsigliava" il premier Ponta e la maggioranza parlamentare  – a pena di drastici ed immediati provvedimenti – dal porre in essere qualsiasi tipo di "misure urgenti" protese, tra l'altro, a facilitare la destituzione di Basescu: Presidente – inutile nasconderlo – notoriamente amico e vicino alla tecnocrazia europea, all'FMI ed a Banca Mondiale.

  Il quorum salva l'amico della Troika   

Ai seggi si sarebbe recato soltanto il 46,1% degli aventi diritto. Amara delusione, dunque, per quella maggioranza della popolazione romena attivamente impegnata in politica – e seriamente preoccupata per le sorti economiche del Paese – che non aveva per nulla gradito le gravissime ingerenze perpetrate da Basescu ai danni del Welfare e dell'economia della Romania. Presidente – ricordiamolo – reo di aver scavalcato l'esecutivo aprendo il portone agli sgraditi ospiti della Troika e di Banca Mondiale, e di aver causato – come effetto diretto di ciò – l'avvio di una serie infinita di misure di austerity stile Grecia, capaci di sgretolare l'economia reale romena e di dissanguare le finanza del Paese; e per contro di costringere la popolazione ad accettare aiuti per 20 miliardi di euro – con interessi da usura – da tali organismi internazionali. D'altra parte il governo Ponta – malgrado l'estate e malgrado milioni di Romeni fossero mentalmente o fisicamente lontani dalla bagarre politica, probabilmente rapiti dai miraggi delle spiagge del Mar Nero o del Mediterraneo – nulla aveva lasciato di intentato per "sistemare" una volta per tutte l'odiato Basescu. Per aumentare l’affluenza alle urne, infatti, aveva addirittura fatto installare seggi elettorali anche in luoghi improbabili come hotel, bar e ristoranti delle più rinomate località di villeggiatura della Nazione. 

  Democrazia: una partita ancora aperta   

Emerge dalla vicenda, a conti fatti, la figura di un Victor Ponta deluso, ma comunque intenzionato – almeno nelle prime dichiarazioni a caldo – a non voler “cercare lo scontro ad oltranza” con Basescu. Ma sulla convivenza pacifica dei due contendenti nutriamo seri dubbi: soprattutto vista la criticità della situazione rumena, il larghissimo dissenso popolare nei confronti di Basescu (vicino al 90%), emerso dal referendum e – soprattutto – le pesantissime ed inique misure di austerità varate in nome della disciplina fiscale chiesta dal Fondo Monetario Internazionale di Christine Lagarde, con le quali il disastrato popolo romeno sarà costretto a fare i conti quotidianamente. Altro ulteriore motivo di dissenso – che lascia apertissima la partita ed aspramente acceso il contendere tra i due litiganti –  anche le pesanti rivendicazioni levate da Ponta nei confronti della Corte costituzionale, accusata di essere completamente asservita al volere del Presidente della Repubblica golpista. 

  Ponta vincitore morale, Basescu vincitore tecnico   

Scampata "gogna" per un rinato Basescu che, spavaldo, nelle scorse ore osava dichiarare: “Sono sopravvissuto a un colpo di stato, un voto che ha riguardato più la Romania che la mia persona. Sono disposto ad aprire comunque la porta all’USL (partito di Ponta) se dimostrerà di aver imparato la lezione che i Romeni gli hanno insegnato”. Certo che al cattivo gusto del saggio Traian non c'è mai limite! O almeno ce ne sarebbe uno temporale, il 2014: anno in cui scadrà il mandato naturale del contestato presidente. Un Basescu che, però, sa bene che d'ora in poi non potrà più permettersi di giocare con il fuoco, ignorando il risultato di un referendum davvero umiliante. Sull'altro fronte una cosa è certa: Ponta (vincitore morale della partita) non potrà omettere di difendere con tutti i mezzi legali i Romeni che hanno votato in stragrande maggioranza a favore dell'impeachment. Ma D'altronde il premier – intenzionato ad isolare politicamente Basescu – ha fin da subito messo le mani avanti, lanciando nelle scorse ore un secco monito sia al rivale che alla stessa Ue; e ridimensionandone la voce ed il ruolo di entrambe. Un inequivocabile avviso sintetizzabile nella seguente domanda lanciata a mezzo stampa: “Cosa c’è mai da discutere con un uomo che è stato respinto dai romeni?”. Proprio nulla! 

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

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