Domenica, 3 Luglio/ 2016
– di Sergio Basile –
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Lunedì, Agosto 25th/ 2014
– di Sergio Basile –
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I Misteri del Concilio e il problema della fratellanza
ebraica – Prima Parte
Dall'opposizione di Padre Pio alle dinamiche che portarono al
curioso avvicinamento all'ebraismo
L'esortazione di Padre Pio a Paolo VI e la pubblicazione
di "Nostra Aetate"
di Sergio Basile
Padre Pio non era favorevole al Concilio Ecumenico Vaticano II
Roma, Città del Vaticano, San Giovanni Rotondo – di Sergio Basile – Pare, da diverse testimonianze fornite da studiosi come l'indimenticato professor Mario Palmaro (vedi qui L'ultima messa di Padre Pio. L'anima segreta del santo delle stigmate) e dall'amico di vecchia data di Padre Pio, Padre Carmelo da Sessano, che il santo di Pietrelcina non fosse stato mai favorevole alle "novità" del Concilio Ecumenico Vaticano II, verità poco sbandierata, ma come vedremo… abbastanza evidente. "Basta col Concilio!". Così avrebbe sbottato il francescano nei confronti del Cardinal Antonio Bacci: prelato elevato al rango di cardinale nel concistoro del 28 marzo 1960 da Papa Giovanni XXIII e autore – nel settembre del 1969, assieme al cardinal Alfredo Ottaviani – di una lettera (cosiddetto "intervento Ottaviani") a Paolo VI. Nella lettera medesima Bacci espresse la propria opposizione alla riforma liturgica e al nuovo messale romano o "Novus Ordo Missae", in via di attuazione sulla scia delle stesse illuminanti raccomandazioni del mistico di Pietrelcina in odore si santità e in costante rapporto con Gesù (vedi qui Massoneria – Visione di Padre Pio del 1913 e qui La Massoneria nelle visioni della Beata Katharina Emmerick).
L'esortazione a Paolo VI
L'alto prelato riferì poi a Paolo VI l’esortazione di Padre Pio, inducendolo evidentemente ad anticipare la chiusura del Concilio (Vedi anche l'articolo su "Il Settimanale" del 04 gennaio 1975). Ma altre furono le espressioni di dissenso del frate: “Il pesce puzza dalla testa” (redarguì in questi termini un monsignore del Santo Uffizio); “La Chiesa è senza nocchiero” (monì, in un'altra circostanza, riprendendo un giornalista dell’Osservatore Romano); “Il Concilio? Per carità, lo chiuda al più presto”…. L’ultimo colloquio, secondo le cronache del tempo (Cfr.: "Il Settimanale" del 04 gennaio 1975) avvenne nella cella n° 5 del convento di Santa Maria delle Grazie, sempre alla presenza di Padre Carmelo da Sessano, al secolo Giovanni Durante (che fu anche guardiano di Padre Pio dal 1953 al 1958, nonché superiore del Convento di San Giovanni Rotondo fino al 1959 – vedi qui Padre Carmelo da Sessano – I Superiori Locali).
Concilio Vaticano II – Pieghe pericolose e fuorvianti
In nome della "vecchia Chiesa", della tradizione, Padre Pio scongiurò, dunque, di chiudere il Concilio. "Il nostro confratello – spiegò Padre Carmelo da Sessano (come riporta l'articolo del 1975 citato e una biografia del santo curata dallo stesso Padre Carmelo, vedi qui Padre Pio – L'uomo santo di Dio – Padre Carmelo da Sessano) non era tanto contrario al Concilio, quanto preoccupato della piega che esso aveva preso. Temeva le innovazioni irrompenti, diffidava del fronte olandese che con austriaci ed altri si era già costituito", ecc.. (Vedi anche l'articolo su "Il Settimanale" del 04 gennaio 1975).
Nostra Aetate – la dichiarazione conciliare più discussa
Il Concilio Vaticano II (il ventunesimo e ultimo concilio ecumenico) si svolse in quattro sessioni, dal 1962 al 1965, sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI. Esso promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti. La dichiarazione fondamentale (ma anche la più discussa) fu "Nostra Aetate" (letteralmente, "Nel nostro Tempo"): uno dei documenti del Concilio Vaticano II più criticati e nel contempo sintetici. Pubblicata il 28 ottobre 1965, essa trattava del senso religioso e dei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre religioni. La sua prima bozza, denominata Decretum de Judaeis (letteralmente, Decreto sugli Ebrei) fu completata nel novembre 1961. La dichiarazione è un documento piuttosto breve, composto di cinque punti: 1) un'introduzione; 2) il riconoscimento del senso religioso nella vita di ciascun uomo; 3) la stima riservata alle genti dell'islam; 4) il vincolo che lega il Cristianesimo all'Ebraismo; 5) il principio della fratellanza universale e dell'amore".
Nostra Aetate – Apripista al golpe nella Chiesa?
Molti cattolici, critici verso il Concilio Vaticano II – e quindi non soltanto Padre Pio – videro e vedono ancora questo documento come una sorta di apripista per un golpe nei confronti della Chiesa di Cristo, e non solo per la curiosa e/o paradossale "stima" verso una religione totalizzante come l'islam e le tentazioni protestantizzanti nela liturgia… che misero, ad esempio, in secondo piano sia il latino che la centralità del tabernacolo e dell'altare maggiore come luogo ideale per l'elevazione delle offerte eucaristiche a Dio. Le critiche maggiori riguardarono, ancora, questo presunto vincolo che legherebbe il Cristianesimo all'Ebraismo (e quindi , di conseguenza, al sionismo, al talmudismo e al kabbalismo, che fino a prova contraria ne sono l'essenza). Vedi qui:
Essenza ed inganni del Talmudismo in chiave anticristiana
Padre Massimiliano Kolbe e la lotta contro Massoneria e Sionismo
Il Dio dell’ebraismo moderno non è il Dio dei Cristiani. Chi è?
L'Ebraismo e il nuovo messianesimo
Vincolo, come detto e dimostrato, venuto meno con il non riconoscimento di Dio incarnato (Gesù Cristo Nostro Signore): evento essenziale ed atteso da secoli e secoli da tutti i profeti ebrei del Vecchio Testamento e verso il quale anelarono nei secoli tutte le sacre scritture e i popoli del Dio di Mosé, Abramo, Isacco, Giacobbe, Davide, Noé, ecc… Il Dio Trinitario non fu dunque riconosciuto e l'adorazione degli ebrei che non riconobbero Dio a Betlemme, si concentrò col tempo su altre improbabili forme di attesa messianica in chiave anti-cristiana (vedi qui Il Dio dell’ebraismo moderno non è il Dio dei Cristiani. Chi è?).
Fratellanza Universale?
Ma in "Nostra Aetate" curioso apparve anche il 5° punto del documento conciliare, concernente l'ambigua espressione "fratellanza universale": concetto che ricorda molto principi sostenuti da secoli dall'anti-cristiana massoneria d'origine giudaica, più che dal Cristianesimo: espressione ben diversa dal concetto di "fraternità cristiana" (e non fratellanza) contemplato da San Francesco d'Assisi: "La fraternità – come ci ricordano gli stessi seguaci di Francesco – nasce dall’alto, si consolida e cammina solo se impara costantemente a guardare verso l’alto: a Dio (Gesù Cristo), fonte di ogni bene e sola sorgente dalla quale può nascere". Come non ricordare Francesco e le Fonti Francescane, contemplanti l’elogio del frate perfetto? La fraternità deve essere erede del Vangelo di Cristo e di quella grazia delle origini francescane che ad Egli si uniformarono. Tale eredità non è una "onorificenza" di cui vantarsi o da estendere universalmente e indistintamente a tutti per etichetta, piuttosto è un dono grande che ci chiede di esserne consapevoli e responsabili dinanzi alla Verità che è Gesù Cristo: "Io sono la Via, la Verità e la Vita!" (Giovanni 14,6). Con l'espressione "fratellanza", infatti, s'intende un pò tutto: dalle politiche orwelliane da "Grande Fratello" alla fratellanza massonico-mazziniana, ecc.., ecc..
Fratellanza e Fraternità Cristiana: incompatibili per definizione
Gesù, infatti, rimarca il vero senso di fraternità cristiana, ponendolo nettamente al di fuori da ogni confusione ideologica e concettuale, da ogni omologazione. Egli disse ai suoi discepoli:
“Ma voi non vi fate chiamar «Maestro»,
perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli”
(Matteo 23,8)
Concetto di fraternità cristiana nel Vangelo di Giovanni
Quindi tra coloro che credono in Gesù esiste un legame di "fratellanza cristiana" (cioè fraternità) e in virtù di ciò, solo in virtù di ciò, essi tra loro si chiamano “fratelli”. Fratelli per fede in Gesù Cristo, secondo quanto asserisce Giovanni:
“… a tutti quelli che l’hanno ricevuto, Egli ha dato il diritto di diventar
figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome;
i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne,
né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio”
(Giovanni 1,12-13)
Fratellanza Massonica
Per "fratellanza", al contrario, s'intende un vincolo diverso. I massoni, in particolare, intendono che tutti gli uomini (per sangue o per adozione in seguito all'affiliazione massonica) sono "figli di Dio" (di quale Dio però?) e quindi "fratelli": non esistono figli del male o del diavolo dunque (anche perchè per i massoni e per il dualismo massonico, non esiste un essere malvagio spirituale chiamato diavolo, ma solo un essere "illuminante" chiamato Satana o Lucifero, cui prendere la "sacra illuminazione della conoscenza").
Il Concilio e l'avvicinamento all'ebraismo ( talmudico )
Ma – parentesi a parte – è interessante scoprire come nacque questo curioso avvicinamento conciliare con l'ebraismo talmudico e lo stesso islam. Per non parlare dei tentativi "ecumenici" di avvicinamento col protestantesimo anti-cattolico, il quale grazie all'eretico Lutero ( & Co ) negò il cuore stesso del Cattolicesimo (cioè del Cristianesimo della Chiesa Universale): la transustanziazione o miracolo eucaristico, tirando giù Gesù Cristo dai tabernacoli e trasformando i sacri altari di marmo in comuni tavole di legno, sulle quali celebrere la "cena". Per non parlare della profonda trasformazione (rivoluzione) liturgica. Tentazioni pian piano insidiatesi anche nella Chiesa Cattolica: chiesa che Padre Pio considerava comunque l'unica depositaria della Verità.
L'esperienza di Jules Isaac, nipote del bolscevico Isaac Marx
Alle origini di "Nostra Aetate" pare vi sia la curiosa esperienza dell'ebreo-francese Jules Isaac,"uno dei principali protagonisti del nuovo corso delle relazioni ebraico-cristiane", e il suo libro "Gesù e Israele" (vedi qui Gesù e Israele – Isaac Jules). Da notare, poi, come il nonno dello scrittore fu Isaac Marx, un comunista bolscevico che prese parte alla Campagna di Russia che – come noto – sdoganò il comunismo irradiando la sua luce "rossa" in tutto il mondo, e sulle ceneri della fastidiosa dinastia cristiana dei Romanov, a partire dalla Rivoluzione di Ottobre del 1917.
Le conseguenze dell'analisi di Jules Isaac
Isaac nell'opera giunge alle seguenti conclusioni: 1) Gesù è lo stesso Dio vivente che parla a tutti noi nell’Antico come nel Nuovo Testamento; 2) Gesù è nato da una madre ebrea, della stirpe di Davide e del popolo d’Israele e il suo amore ed il suo perdono abbracciano il suo popolo ed il mondo intero; 3) I primi discepoli furono ebrei; 4) In funzione dell'Amore al Prossimo, cristiani ed ebrei (evidentemente – notiamo e aggiungiamo tra le righe – gli stessi ebrei dell'occupazione illegittima dei territori palestinesi; nonché i padroni del sistema bancario internazionale e del sistema monetario) sono da riconsiderarsi in piena relazione tra loro; 7) Evitare di presentare la passione in modo che l’odiosità per la morte inflitta a Gesù ricada su tutti gli ebrei, onde evitare sentimenti persecutori… (?); 8) Ridimensionare il grido della folla eccitata (come si legge in Matteo):
"Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più,
presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla:
«Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!».
E tutto il popolo rispose:
«Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".
(Matteo 27, 24-25)
Verso la riforma degli insegnamenti cristiani sull'ebraismo
9) Non dar credito alla maledizione connessa all'accusa di deicidio. Inoltre nel libro citato, Jules Isaac nota come l’insegnamento di Yeshua (Gesù) si svolse nel quadro tradizionale dell’ebraismo, in quanto Egli osservò la Torah. Pertanto l'autore considerava un errore il voler separare il Vangelo, la Buona Notizia, dall’ebraismo, auspicando una perentoria "riforma" dell’insegnamento cristiano in merito. Ma qualcosa di inquietante avvenne ancora in quegli anni di straordinarie rivoluzioni … (continua…)
Sergio Basile (Copyright Qui Europa © 2014 )
Partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore. Amen.
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