«I cristiani che si vergognano delle Crociate sono succubi del laicismo dominante»

Martedì,  Giugno 3rd/ 2014
 

 – di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio 

Iniziativa di Libero confronto "Pensa e Scrivi" di Quieuropa

Redazione Quieuropa, Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Luigi Giussani, don Federico Pichetto, Regine Pernoud, con Leo Moulin, con Henri de Lubac, con Hans Urs von Balthasar, con Joseph Ratzinger,  Jean Guitton,  Giovanni di Salisbury, Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, Crociate che non sono mai esistite, salvate dalla dominazione turca, Franco Cardini, Gesù Cristo, mentalità laicista che cerca di dominare la nostra coscienza e il nostro cuore, fede autenticamente cattolica, Benedetto XVI, Deus Caritas Est, Giovanni di Salisbury, Concilio Vaticano II, I cristiani che si vergognano delle Crociate sono succubi del laicismo dominante 

Crociate – Lettera di Mons. Luigi Negri

«I cristiani che si vergognano delle Crociate

sono succubi del laicismo dominante»

Alle crociate dobbiamo molto!  Ecco perchè!

Recuperare questa verità è doveroso, alla luce di una 

opportuna rilettura storica che il laicismo

mondialista cerca di cancellare               

 

di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio 

Iniziativa di Libero confronto "Pensa e Scrivi" di Quieuropa

Crociate - Lettera di Mons. Negri

 I Cristiani che si vergognano delle crociate, sono succudi del laicismo  

Ferrara – di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio – Recentemente sul web è apparso un articolo di don Federico Pichetto che condanna le Crociate, di cui i cristiani – dice sostanzialmente Pichetto – dovrebbero vergognarsi perché sono un "tradimento del cristianesimo". Il giudizio non riguarda solo l’evento storico in sé ma più in generale la posizione che un cristiano deve avere di fronte alle vicende del mondo, anche oggi. Giudizi gravi che meritano, seppure a distanza di tempo, una replica.

 Crociate… che non sono mai esistite                                                                   

"Caro don Pichetto, ti scrivo queste righe cercando di rispondere al tuo intervento sulle CrociateIn effetti tu parli di Crociate che non sono mai esistite: Crociate sostenute dalla "nascente borghesia", che come ognun sa, alla fine dell’XI secolo – quando la prima Crociata fu bandita – non c’era nella società europea, o comunque era una minoranza con un potere limitatissimo. E poi riprendi le Crociate come progetto di "imposizione violenta del Cristianesimo a popolazioni straniere". Non tocca a me rifare il punto su questa vicenda secolare su cui la migliore storiografia, e non solo quella cattolica, ha dato un contributo decisivo. Per dirla con il mio grande amico Franco Cardini, "le Crociate sono state un grande pellegrinaggio armato, protagonista del quale fu, nei secoli, il popolo cristiano nel suo complesso. Una avanguardia di santi, una massa di cristiani comuni e, nella retroguardia, qualche delinquente".

Crociate - Lettera di Mons. Negri

 Alle crociate dobbiamo molto!                                                                               

Non so quale avvenimento della Chiesa possa sfuggire a una lettura come questa. Sta di fatto che noi – cristiani del Terzo millennio – alle Crociate dobbiamo moltoDobbiamo che non si sia perduta la possibilità dei grandi pellegrinaggi in Terrasanta: nei luoghi della vita storica di Gesù Cristo e della nascita della Chiesa. Alle Crociate dobbiamo che si sia ritardata la fine della grande epopea della civiltà bizantina di almeno due secoli, e si sono soprattutto salvate dalla dominazione turca le regioni della nostra bella Italia, che si affacciano sul mare Adriatico, Tirreno e Ionio, falcidiate da quelle sistematiche incursioni di corsari e di turchi che hanno depauperato nei secoli le nostre popolazioni. Anche la tua bella Liguria ha dovuto costruire parte dei suoi paesi e delle sue piccole città a due livelli – il livello del mare e il livello della montagna – per poter sfuggire a queste invasioni che hanno fatto morire nel buio della cosiddetta civiltà araba e islamica centinaia e migliaia di nostri fratelli cristiani, a cui era stata tolta anche la dignità umana e di cui noi facciamo così fatica a fare memoria. Nessuna realtà cristiana esprime la perfezione della fede che è solo in Gesù Cristo, ma nessuna esperienza cristiana è invincibilmente diabolica. Passare dalla fede alle opere è compito fondamentale del cristiano di ogni tempo.

 Recuperare questa bellezza – Una doverosa rilettura storica                      

Ora, per recuperare questa bellezza della storia cristiana bisogna guardare la realtà secondo tutta l’ampiezza cattolica. La mia generazione e quella di molti amici dopo di me – che per l’intelligenza e l’apertura di monsignor Luigi Giussani hanno potuto dialogare personalmente per esempio con Regine Pernoud, con Leo Moulin, con Henri de Lubac, con Hans Urs von Balthasar, con Joseph Ratzinger, con Jean Guitton e molti altri – hanno un sano orgoglio della nostra tradizione cattolica. Per questo sentono in modo assolutamente negativo desumere acriticamente l’immagine della Chiesa dalla mentalità laicista che cerca di dominare la nostra coscienza e il nostro cuoreCerto, l’essenza di questa tradizione cattolica – e che, quindi, comprende anche le Crociate – è il desiderio di vivere il rapporto con Cristo e di annunziarlo nella concretezza del suo popolo che è la Chiesa, nelle grandi dimensioni che rendono il cristiano autenticamente uomo: la dimensione della cultura, della carità e della missione. È questo il Cristo che sta all’origine di tante iniziative del passato e del presente. Nessuna iniziativa lo esprime adeguatamente, ma l’assenza di qualsiasi capacità di presenza nel mondo e di giudizio sulla vita degli uomini e sui problemi degli uomini fa dubitare che esista una fede autenticamente cattolica.

Crociate - Lettera di Mons. Negri

 Deus Caritas Est – L'insegnamento di Benedetto XVI                                  

La fede in Cristo può rischiare di ridursi a essere spunto per mozioni soggettive e spiritualistiche da cui metteva in guardia il santo padre Benedetto XVI all’inizio della sua splendida enciclica Deus Caritas Est: un Cristo che rischia di stare acquattato nel silenzio della coscienza personale, che non diventa fattore di vita e di cultura, che non tende a creare una civiltà della verità e dell’amore. Ricordo ancora con commozione quando facevo la terza liceo una lezione di Giussani in cui disse letteralmente: «La comunità cristiana tende a generare inesorabilmente una civiltà».

 Giovanni di Salisbury – "Come nani sulle spalle di giganti"                        

Nella mia esperienza pastorale e culturale ho sempre sentito come punto di riferimento sostanziale la grande certezza di Giovanni di Salisbury che diceva: «Noi siamo come nani sulle spalle di giganti». È perché siamo sulle spalle di giganti che vediamo bene il presente e intuiamo le linee del futuro. È questo che rende così appassionata la nostra responsabilità, senza nessuna dipendenza dagli esiti, con la certezza di portare il nostro contributo, piccolo o grande che sia, alla grande impresa del farsi del Regno di Dio nel mondo, che come dice il Concilio Vaticano II coincide con la Chiesa e la sua missione. Un cordiale saluto"

Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio 

Iniziativa di Libero confronto "Pensa e Scrivi" di Quieuropa

Partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com

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