Direttiva su Farmacovigilanza e Rimedi Naturali: che Fine farà la Medicina Naturale?

Domenica, Febbraio  10th/ 2013

– Prof. Ludovico Abenavoli, Docente di Gastroenterologia –

  Ateneo Magna Graecia, Catanzaro

Unione Europea / Commissione europea / Italia / Buxelles / Catanzaro / Medicina nuturale / rimedi antichi / Direttiva Ue / Erbe medicinali / Prof. Ludovico Abenavoli / Aspirina / Linee guida sulla farmacovigilanza / Diettiva 24/2004/EC / Calabria / Bergamotto / Liquerizia 

Commissione Ue – Al Via la Direttiva sulla

Farmacovigilanza dei rimedi naturali.

Che fine farà la Medicina Naturale?

Medicina Naturale: giusto regolamentare, ma

che non sia il pretesto per mettere al bando

un patrimonio dell'umanità 

Università Magna Graecia Catanzaro

Bruxelles, Catanzaro – Sono entrate in vigore da alcuni giorni le nuove direttive dell'Unione Europea sulle erbe medicinali. Si tratta della direttiva 24/2004/EC che disciplina e regolamenta il tema dell’utilizzo, della produzione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti derivanti da piante medicinali. In pratica, entro sette anni i prodotti vegetali classificati come medicinali vegetali tradizionali, dovranno adeguarsi a uno specifico iter di registrazione che prevede rigidi requisiti, per poter essere poi commercializzati sul mercato europeo. In sintesi i prodotti erboristici dovranno superare controlli simili a quelli dei farmaci prima di entrare nel mercato.

 Non Spazziamo Via i Rimedi Tradizionali                                                            

Se da un lato la direttiva europea presenta una logica nel suo principio ispiratore e cioè quella di regolamentare le molecole naturali utilizzate a fini terapeutici; dall’altra pecca sulla sua applicazione che di fatto rischia di spazzare via quei rimedi tradizionali che molte culture utilizzano ormai da millenni. Inoltre non vengono considerate le caratteristiche territoriali di numerose regioni europee, specie quelle del bacino del Mediterraneo (vedi la Calabria), da sempre ricche di queste coltivazioni, che spesso rappresentano l'oro stesso delle medesime aree geografiche (vedi per esempio bergamotto e liquerizia). Negli ultimi anni si è assistito al fiorire di erboristerie, centri benessere e cliniche che hanno nell’uso e nella commercializzazione del prodotto naturale la loro peculiarità. Tuttavia, d'altra parte è pur vero che non bisogna cadere nell’errore di considerare il prodotto naturale come “buono” e il prodotto “farmaceutico” come cattivo. Ognuno di noi ha delle caratteristiche genetiche intrinseche, che ci portano ad essere unici ed in quanto tali ci portano a rispondere in maniera differente alle sostanze tra cui i farmaci, con cui veniamo in contatto. Ad esempio, tutti conosciamo i vantaggi dell’acido acetilsalicilico – meglio conosciuto con il nome di aspirina – farmaco a diffusione planetaria con funzione anti-aggregante, anti-trombotica e anti-infiammatoria. Oggi sappiamo però che circa l’1% della popolazione mondiale soffre di allergia all’aspirina e che in alcuni rari casi questa può condurre al decesso del soggetto. Partendo da questo caso, se ne ricava che ogni farmaco in quanto sostanza esogena e quindi estranea al nostro organismo, deve essere considerato potenzialmente dannoso e pericoloso. Lo stesso principio medico-scientifico vale per i prodotti di origine naturale, che negli ultimi anni hanno conosciuto una notevole diffusione, tanto che ad esempio in Italia il consumo annuo di piante medicinali ed aromatiche coltivabili si aggira in circa 120 milioni di euro.

 Bene regolamentare il settore, ma la natura innanzitutto 

Questo consumo di erbe medicinali, avviene però in massima parte in regime di auto-prescrizione e non senza rischi per i consumatori, poiché tali prodotti vengono ritenuti non dannosi dalla maggior parte della popolazione ed il loro uso quasi mai viene riferito al medico di riferimento. Un altro problema è rappresentato, poi, dalla possibilità di contaminazione e/o adulterazione dei prodotti di origine naturale. Ciò, unito ad alcune segnalazioni di eventi avversi correlati con l’uso di erbe medicinali, avrebbe ispirato la stesura delle “Linee-guida sul monitoraggio della sicurezza per i sistemi di farmacovigilanza delle erbe medicinali” emanate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Attualmente la maggior parte degli eventi avversi segnalati sono attribuibili alla qualità del prodotto o ad un uso improprio dello stesso. In queste linee guida – in teoria ed in maniera falsa e strumentale – si ribadisce come la fonte più importante e attendibile di informazioni sulle reazioni avverse ai farmaci siano i dati riportati nella letteratura scientifica ufficiale. Ne consegue quindi – in teoria – come per i farmaci supportati dalle multinazionali, sia più facile realizzare studi clinici multicentrici su ampie casistiche a conferma della loro sicurezza ed efficacia. Ma così non è! Al contrario il farmaco di origine naturale, spesso sviluppato e commercializzato da industrie meno note, corre il rischio di non essere corredato da un ricco bagaglio scientifico. Quindi per tornare alla posizione espressa dall’Unione Europea, sono della personale idea che ben venga questa azione di controllo, a patto però che essa stessa si renda promotrice attraverso il finanziamento di fondi ad hoc, della ricerca in questo ambito, il quale presenta potenzialità ad oggi inespresse tanto dal punto di visto medico, quanto da quello economico. La medicina naturale è un patrimonio dell'umanità. Cancellarlo, magari solo per fare un favore alle multinazionali, sarebbe innaturale e delittuoso.

Prof. Ludovico Abenavoli (Copyright © 2013 Qui Europa)

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