La Legge è Uguale per Tutti! Guantanamo Insegna

Martedì, Aprile 23rd/ 2013

– L'approfondimento di C.Alessandro Mauceri – 

Corte europea dei diritti umani, carcere di Busto Arsizio, detenuti, ministro della Giustizia, Severino, governo Monti, decreto ‘salva carceri’, Guardasigilli, articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, Stati Uniti d’America, Guantanamo, Cuba, Amnesty International, Nazioni Unite, Chuck Hagel, Jay Rockefeller, detenzioni clandestine, CIA, Senate Intelligence Committee, Navi Pillay, presidente dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, Bush, Obama Camp 6. 

Democrazia in America: La Legge è Uguale

per Tutti! 

Dal sistema delle "Porte Girevoli" ai Lager del terrore

Made in Usa

I Paradossi del Sistema Guantanamo e la miopia occidentale 

 

L'Approfondimento di C. Alessandro Mauceri

Democrazia in America - Carceri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  La Legge è…                                                                                                                      

Washington, Roma, Guantanamo – Qualche mese fa – ma come al solito la maggior parte dei giornali ha dedicato poca attenzione a certe notizie –  la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di sette carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza e ha condannato in nostro Paese – come già ampliamente trattato dall'Osservatorio Nazionale Qui Europa – a pagare un risarcimento di 100mila Euro per danni morali per le condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere. Nella sentenza, inoltre, la Corte ha invitato l'Italia a porre “immediatamente” rimedio alle condizioni di vita dei "residenti" particolari che sempre più numerosi affollano le carceri. Poco dopo il  ministro della Giustizia, Severino affermava che a seguito di questa sentenza era "profondamente avvilita”, ma non stupita e che si sarebbe battuta “perché le condizioni dei detenuti fossero state degne di un Paese civile”. Stando a quanto affermato dal ministro Paola Severino per il sistema carcerario italiano sarebbero da prendere urgenti ed improrogabili “misure strutturali”. E, infatti, il governo Monti si è subito mosso in questo senso: nei primi mesi del 2012 è stato varato il decreto ‘salva carceri’ (divenuto legge nel febbraio del 2012), che ha proposto una soluzione alla situazione ormai drammatica delle carceri. Infatti, come ha riferito il Guardasigilli, i detenuti che nel novembre del 2011 erano 68.047, sono ora scesi a 65.725.

 Nel Paese delle Porte Girevoli                                                                                      

Entrambi, però, hanno trascurato di far presente come tale diminuzione del numero di detenuti sia stata realizzata mediante il cosiddetto sistema delle “porte girevoli”, vale a dire gli ingressi in carcere per soli due-tre giorni, e sulla durata della detenzione domiciliare allungata da 12 a 18 mesi.  Misure che non hanno affatto risolto il problema delle carceri, ma  lo hanno solo nascosto statisticamente.

 La Violazione dell'Art.3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani        

In realtà, la situazione di degrado delle carceri italiane era già ben nota. Infatti, negli ultimi quattro anni, l’Italia è stata condannata già quattro volte da Strasburgo, di cui l’ultima l’estate scorsa per aver violato l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani che sancisce che "nessuno può essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti". A poco serve la giustificazione della stessa corte che tale violazione in Italia non è stata volontaria, ma è stata dovuta a “inerzia e mancanza di diligenza”. Eppure, senza nulla levare alle colpe ed alle responsabilità di cui possono andare fieri i nostri governanti, c’è chi, nel settore carceri, sta peggio di noi.

 Usa  VS  Italia – Guantanamo batte San Vittore                                                     

Il Paese che forse più di ogni altro al mondo si è levato a paladino, almeno dal punto di vista mediatico, per la salvaguardia dei diritti dei cittadini sono senza dubbio gli Stati Uniti d’America, al punto di portare le proprie forze armate in giro per tutto il pianeta, al fine di imporre ai governi che non sembravano rispettarli, i diritti dei propri cittadini. Forse sarà stato l’enorme sforzo fatto per compiere questa missione ad aver fatto sì che gli Stati Uniti d’America dimenticassero i diritti dei detenuti nelle proprie carceri e, in modo particolare nel carcere di Guantanamo.

  Universo Guantanamo – Il Buco Nero della Giustizia Usa                               

Il campo di prigionia di Guantanamo è una struttura detentiva statunitense di massima sicurezza interna alla base navale di Guantanamo, sull'isola di Cuba. Il numero di prigionieri detenuti nella prigione di Guantanamo oggi ammonta a 166  (sebbene si siano raggiunti massimi di oltre 800 unità). Il problema è che di questi carcerati, detenuti da 11 anni o poco meno, non solo non si sa nemmeno quanti siano esattamente (da un recente inchiesta è emerso che una ventina di loro non risultavano nei registri pur essendo detenuti e altri dieci sono stati rintracciati rinchiusi in altre carceri dopo essere scomparsi dai registri di Guantanamo) ma, il più delle volte, non si sa nemmeno per quale motivo siano stati incarcerati:  solo per 10 di loro, infatti, pare sia  stato formalizzato un capo d'imputazione con conseguente rinvio a giudizio.

  Prigione o Lager?                                                                                                             

E la cosa più grave è che questa situazione è nota già da molto tempo: nel 2006 Amnesty International pubblicò un rapporto nel quale affermava che il 93% dei 554 detenuti esaminati , nel marzo 2004, erano da considerarsi a tutti gli effetti “combattenti nemici”. Eppure, stando al rapporto, ai detenuti non era stato concesso un rappresentante legale e molti di loro avevano rinunciato a partecipare alle udienze dei CSRT Combatant Status Review Tribunal, dove venivano  utilizzate prove segrete e testimonianze estorte sotto tortura. Fu forse per questo motivo che nell'agosto 2005, un imprecisato numero di reclusi iniziò lo sciopero della fame per protestare contro la perdurante mancanza di accesso a una corte indipendente e contro le dure condizioni di detenzione, che sarebbero state caratterizzate anche da violenze e pestaggi. Diversi detenuti denunciarono di essere stati vittime di aggressioni fisiche e verbali e di aver riportato lesioni causate dall'inserimento brutale di cannule e tubi nel naso. Ovviamente il governo americano negò qualsiasi maltrattamento. Nel novembre 2005, tre esperti in diritti umani delle Nazioni Unite furono inviati per un’ispezione a Guantanamo, ma poiché il governo americano impose restrizioni contrastanti con quanto normalmente stabilito dagli standard internazionali sulle ispezioni di questo tipo, si rifiutarono di visitare la base. E tutto continuò come prima.  

 Cibo ingurgitato attraverso il naso ed altre follie Made in Usa                         

A febbraio 2013 al neo-segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel, fu consegnata una lettera sottoscritta da oltre 50 avvocati difensori dei detenuti per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma silenzioso dei 166 prigionieri trattati nel completo disprezzo delle più normali norme del diritto internazionale che pure gli Stati Uniti d’America continuano a imporre a tutti i Paesi del mondo. Alcuni dei detenuti in sciopero della fame, sarebbero anche stati sottoposti ad alimentazione forzata, con i medici militari che avrebbero utilizzato un metodo che prevede l’inserimento di un apposito tubo nel naso del detenuto per far passare elementi nutritivi direttamente nello stomaco. Tale procedura è quasi universalmente considerata come una forma di torturaDopo aver letto le 6.000 pagine sul programma di detenzioni clandestine della CIA preparato dal Senate Intelligence Committee, il senatore  Jay Rockefeller affermò che il rapporto era stato condotto da persone “ignoranti sulla questione”.

 Finanche l'ONU ha condannato il "Modello Guantanamo"                               

Più di recente, Navi Pillay, presidente dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, ha affermato che  "la detenzione arbitraria e perpetua per la maggioranza dei detenuti a Guantanamo, già prosciolti da ogni accusa o processo, e pronti ad essere trasferiti nei loro rispettivi Paesi, o in Paesi terzi disposti ad accoglierli, è una sistematica violazione del diritto internazionale da parte degli Stati uniti". E ha aggiunto: "Guantanamo deve essere chiusa, come più volte annunciato dalla stessa amministrazione Obama, impegno che è sempre stato disatteso. Oltre la metà dei 166 detenuti – ha proseguito Pillay – è ancora prigioniera a Guantanamo, malgrado sia già stata prosciolta dall'amministrazione Bush nel 2006 e successivamente anche da Obama. Di fatto i prigionieri continuano ad essere rinchiusi a languire a Guantanamo a incarcerazione perpetua, malgrado gli Stati uniti si ergano a padrini dei diritti umani e siano sempre pronti a condannare la violazione di tali diritti da parte di altri". 

  Tutto tace sotto il cielo di Guantanamo                                                                      

E infatti, nel 2009, il presidente Barack Obama firmò l'ordine di chiusura del carcere. Ad oggi, però, a Guantanamo  niente è cambiato e da sessanta giorni, 136 detenuti su 166 hanno proclamato uno sciopero della fame a Camp 6, il comparto speciale di massima sicurezza. E nessuno, né Strasburgo (che pure per quattro volte negli ultimi quattro anni ha sanzionato l’Italia per il regime delle carceri) né l’ONU né il Vaticano né la Nato, ha mosso un dito per impedire che i diritti civili di centinaia di persone venissero violati, costantemente e continuamente, da chi poi si proponeva agli occhi del mondo come il paladino di questi diritti.

C.Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)

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