– di Rocco Carbone, Giovanni Agostino e Vincenzo Mannello –

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Strage al Tribunale di Milano – Oltre il luogo comune

Strage al Tribunale di Milano: all'origine

della disperazione

Gli aspetti rilevanti non esaminati dai media di regime: 

cosa c'è davvero dietro disperazione e fallimenti?

di Rocco Carbone, Giovanni Agostino e Vincenzo Mannello

 L'ex moglie, Anna Siena, prende le difese di Giardiello                             

Milano – Su Claudio Giardiello, l'uomo che nei giorni scorsi, all'interno del tribunale di Milano ha ucciso il magistrato che seguiva il suo caso di fallimento, l'avvocato di "fiducia" e un co-imputato in giudizio (e sulle dinamiche "tecniche" della strage) molto si è detto, tuttavia numerosi ad oggi sono i punti rimasti oscuri. Nelle scorse ore l'ex moglie, Anna Siena ha rilasciato pesanti e convinte dichiarazioni in difesa dell'uomo. «E' troppo facile adesso dire che è un folle impazzito – ha sbottato – Ho letto sui giornali e sentito in tivù – ha continuato la signora Siena – colleghi che hanno parlato del raptus di un pazzo, di una persona psicologicamente fuori controllo".

 Il lato umano di Claudio                                                                                  

"Ma nessuno – ha poi aggiunto – si sta fermando a ricordare il lato umano di Claudio. Quello che ha fatto per aiutare tanta gente nel mondo del lavoro…La stessa gente che l’ha affossato e lasciato affondare». D'altronde il malumore palese dell'uomo era apparso fin da subito il funesto e drammatico gesto. "La giustizia fa schifo.., fa tutto schifo!": queste le testuali parole pronunciate non appena catturato dai carabinieri. Questa l'amara conclusione che l'uomo ha definito "l'origine di tutti i mali", la scintilla che lo avrebbe indotto ad estirpare il "grande male" in un momento di "lucida" follia (o estrema esasperazione?) ammazzando tre persone e ferendone altre due.

 Follia? Fino a che punto?                                                                                 

Ma possiamo parlare di follia in una società usurocratica? Nessuno tra amici e conoscenti, in effetti, descrive Giardiello come un folle. Propenderemo, piuttosto – e leggendo oltre si capirà meglio – per l'esasperazione provocata da chissà quale tipo di "elaborazione" delle proprie vicende personali, economiche e giudiziarie. Una cosa è certa: se coloro i quali nutrono una sfiducia più o meno totale nella giustizia (con la "g" minuscola) dispensata nei tribunali italiani passassero a vie di fatto, in effetti, ci sarebbe un'ecatombe: le lamentele per gravi incongruenza e (presunti) "gravissimi errori giudiziari" sono da decenni sotto gli occhi di tutti… E non parliamo solo dei "grandi" processi mediatici, ma anche della "giustizia spicciola", quella dei cosiddetti "reati minori" che interessano milioni di cittadini: specie, poi, quando si tratta di reati di natura economica riconducinili alle categorie sociali più esposte e meno salvaguardate. Questo non vuol essere un "attacco gratutito alla magistratura" – esistono ancora numerosi magistrati onesti, per fortuna – ma un invito a riflettere sulle proprie esperienze personali. Qualcuno – ci chiediamo – ha elaborato dati sufficienti e assoluti tali da tranquillizzarlo sulla certezza che la legge sia uguale per tutti?

 La giustizia non è uguale per tutti                                                                  

Beh, è triste dirlo ma il dato è fin troppo palese: la giustizia non è uguale per tutti. Sui "piatti della bilancia" giocano innumerevoli fattori e condizionamenti. Quel celeberrimo "piatto", spesso e volentieri, pende in favore di "chi può" cavarsela magari per ricchezza di mezzi, amicizie, appoggi di poteri piú o meno occulti. Tuttavia altri sono i punti di riflessione sfuggiti ai media, aspetti da analizzare su un piano non squisitamente sociale e che celano drammi ancor più mostruosi, quanto taciuti.

 La disperazione incombe                                                                                 

Per capire a fondo la gravità del problema occorre tenere presente almeno tre fattori: 1) Milano: la città simbolo dell'impresa italiana; 2) Il Palazzo di Giustizia: il luogo dove è avvenuta la strage; 3) La cosiddetta "recessione economica": la bizzarra situazione in cui versa la nostra amata Italia, ormai da decenni. Milano è nell'immaginario collettivo, da tempo immemore, la capitale del lavoro. Negli ultimi decenni, a causa della cosiddetta "crisi economica" (o meglio della truffa monetaria mascherata da crisi) l'elevata pressione fiscale, il lievitare fittizio del debito e la stretta bancaria – indotta – sul credito a famiglie e imprese, ha mandato in tilt il sistema. Un suicidio annunciato e promosso dal Sistema Paese. Gli imprenditori – vero motore della produzione e del lavoro – sono stati volontariamente bersagliati da questo ignobile giogo debitocratico, lasciando spazio ad una cappa di disperazione diffusa.

 La denuncia di Auriti: "Suicidio o disperazione"                                       

Giacinto Auriti, il disingannato professore, morto nel 2006, che meglio di ogni altro seppe denunciare il crimine del signoraggio illegittimo esercitato dal sistema bancario e la truffa monetaria che sta dietro all'attuale elevato livello di debito pubblico (vedi gli articoli di approfondimento giù in allegato), non si stancò mai di ripetere una frase che riflette molto, ancor oggi, l'attuale status quo: “Le future generazioni non avranno altra scelta che quella tra il suicidio e la disperazione”. La strage al tribunale di Milano prima di essere causata dalla cosiddetta "follia umana", è causata dalla disperazione indotta e dall'esasperazione estrema che l'attuale sistema economico-istituzionale ha saputo produrre. In ultima istanza, dunque, possiamo legittimamente sostenere che la disperazione che ha segnato i gravissimi fatti di Milano è stata provocata dal sistema della moneta-debito, cioè dall'usura monetaria dominante, che esaspera ed avvelena ogni componente sociale ed economica.

 "Non potevo immaginare tanta disperazione"                                             

Riportiamo, in merito, un'altra breve dichiarazione dell'ex moglie di Giardiello a sostegno della nostra tesi: “Sapevo che stava male ma sono scioccata, non potevo immaginare tanta disperazione”. La moneta-debito signori, causa un profondo male nell'animo umano: ci si sente profondamente abbandonati e in preda della disperazione più crudele ed asfissiante; ci si sente inermi dinanzi ad una corrente troppo forte. Da qui scaturiscono gran parte dei cosiddetti "gesti folli ed insensati" che segnano per sempre la vita dei nostri imprenditori e padri di famiglia, rovesciando la normale visione del mondo: un imprenditore che crea posti di lavoro e aiuta il Prossimo, diviene carnefice dello stesso Prossimo.

 Il crimine indicibile all'origine del "fallimento"                                           

Ma la nostra analisi sui retroscena poco pubblicizzati del "Caso Giardiello" non finisce qui: insieme alle povere vittime sono state profondamente colpite anche la magistratura e l'avvocatura, dimostrando – in ultima istanza – di non essere più capaci a gestire casi come questo. Ciò proprio perché i debiti e la disperazione portano a situazioni caotiche che non sono facilmente controllabili. Tutti i mass media, accanendosi contro la sicurezza dei palazzi di giustizia, hanno rilevato in realtà un falso problema: anche se quei luoghi fossero stati blindati reati come quello in esame avrebbero potuto aver luogo in palcoscenici diversi. Con questo episodio evidenziamo un fatto nuovo e di rilievo: prima i falliti si suicidavano… ora fanno stragi per disperazione. Come porre rimedio? Semplice! Facendo Giustizia a monte! Ecco la risposta, l'unica plausibile. L'esercito di avvocati accorso al palazzo di giustizia di Milano, se veramete indignato, devrebbe iniziare a studiare e denunciare la somma causa che scatena la disperazione: la moneta-debito oggi in vigore. Compresa la causa, la soluzione si può riscontrare nelle tesi Auritiane (vedi giù gli approfondimenti in allegato). Solo la proprietà popolare della moneta salva i popoli dall'usura premeditata e dalla correlata disperazione incombente.

Giovanni Agostino, Rocco Carbone, Vincenzo Mannello

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