Rehn, la “Natura giuridica dell’euro” e il signoraggio

Mercoledì, Marzo 21th / 2012 

– di Sergio Basile –

Parlamento europeo / Interrogazione / Commissione Ue / Commissione Affari Economici e Monetari / Banche e finanza / Bce / Eurosistema /Sebc / Bankitalia / Modello Fed / Crisi / Sacre Scritture / Mammona / Vangelo / Speculazione internazionale /       Goldman Sachs / Rehn  Sovranità / Paesi Ue / Filini / “Rinascita” / Borghezio / Scurria / Auriti / Diritto di proprietà / Euro-truffa / Dittatura / Università di Teramo / Bank of England

 Rehn, la “Natura giuridica dell’euro” e il

signoraggio: quando la moneta appartiene

alle banche

“Signoraggio bancario”: crisi dell’Eurosistema

della democrazia europea 

Le interrogazioni alla Commissione Ue dei deputati Scurria

e Borghezio, lo spunto di Filini e la denuncia del professor

Auriti. Il Commissario Rehn non convince nessuno

Bruxelles, Francoforte – La moneta, fin dai tempi più antichi è stato uno strumento di regolazione del mercato, ma ha avuto sempre una particolarità: il fatto di essere biunivocamente legata a doppio filo con un popolo ed un territorio di riferimento. In tal modo il popolo che la utilizzava ne aveva pieno controllo e si serviva di essa. Oggi, in questa società europea moderna che scimmiotta progresso, e sprizza “regole e rigore” da tutti i pori, la situazione – malgrado il trascorrere dei secoli – si è completamente invertita: è il popolo a servire il dio-danaro. Una nuova divinità pagana servita da un esercito obbediente e cieco d’illuminati tecnocrati. Divinità che nella Sacra Bibbia e nei Vangeli viene identificata come l’alter ego di “Mammona”: l’antagonista per eccellenza di Gesù e del Suo messaggio salvifico, incentrato sulla solidarietà e sull’amore all’uomo, nel pieno rispetto della Sua dignità e delle sue esigenze, materiali e spirituali. Allora, alla luce di questa imprescindibile premessa, ci si accorge quanta superficialità i media nazionali ripongano nell’argomento “natura e fini dell’euro” e quanto sia necessario saperne di più per tirare le giuste conclusioni sull’evolversi dell’attuale crisi che attanaglia ed umilia l’Europa: almeno i ceti meno abbienti, quelli cioè “non siglati dal marchio di Mammona”. In tal senso molto interessante ci è apparso l’articolo di Francesco Filini apparso oggi sul quotidiano “Rinascita” che fa il punto sul risultato dell’interrogazione parlamentare posta alla Commissione europea dall’eurodeputato Marco Scurria – interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000302/2012 – circa la natura giuridica dell’euro, seguita – in ordine temporale – all’altra interrogazione presentata dal leghista Mario Borghezio il 16 giugno del 2011. L’esponente del carroccio, in particolare chiedeva alla Commissione Ue “come fosse possibile che l’euro nella fase di emissione appartenesse al “Sebc” o “Eurosistema” (formato da Bce più Banche Centrali Nazionali) mentre nella successiva e conseguente fase di circolazione – quasi come per magia – intervenisse una strana metamorfosi della natura giuridica delle stesse banconote”. Cioè come fosse possibile che esse (le banconote o monete in euro) finissero, poi, stranamente con l’appartenere “al titolare del conto corrente bancario di addebito”. Ora, come noto, le Banche Centrali dei paesi Ue come Bankitalia e Bundesbank, rispettivamente per Italia e Germania, sono oggi istituti di fatto nelle mani di banche ed istituti privati. In Italia, è bene ricordarlo, ciò avvenne il 30 luglio del 1990, con la “discussa quanto silenziosa” e deleteria Legge Carli-Amato. Tali bancheè qui il punto stampano moneta e (come nota altresì Filini – si appropriano sia del loro valore nominale (es.: 100) che del loro valore intrinseco (es.: valore di conio di 0,20). Lo scorso 12 marzo il Commissario agli Affari Monetari, Olli Rehn giustificava questo status-quo sostenendo che dopo l’emissione del Sebc (o meglio la “creazione telematica o elettronica dei valori nominali” e quindi – da notare – a costo zero, ma controllata ed autorizzata dalla Bce) l’emissione è disciplinata dalla “legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento al nuovo proprietario del frutto dell’emissione (cioè degli euro)”. In tal modo, dunque, gli utilizzatori della moneta acconsentono inconsapevolmente di indebitarsi, attraverso il fenomeno del “signoraggio bancario”, accettando la proprietà del valore nominale della moneta. Ma in effetti – sottolinea Filini – “nulla giustifica l’indebitamento dei cittadini europei a vantaggio dell’Eurosistema”. Allora – come ben spiega il professor Giacinto Auriti – come possono prestare qualcosa (il danaro) con profitto (a debito) se non hanno la personale proprietà della cosa in questione? In effetti si tratterebbe di un vero e proprio abuso del diritto di proprietà, per non dire una vera e propria “euro-truffa”! Ciò – ci ricorda “Rinascita” di oggi – ha portato lo stesso professore dell’Unversità di Teramo a denunciare Bankitalia per “truffa, associazione a delinquere, usura, falso in bilancio e istigazione al suicidio”: una grave sorta di appropriazione indebita della proprietà della moneta che dovrebbe appartenere al popolo e solo al popolo. Infine – nell’interessantissimo rapporto – Filini ci rammenta la data di origine del male che ha progressivamente incancrenito il mondo facendolo prostrare forzatamente al “dio-danaro”: 1964. Data della costituzione della Bank of England, la prima Banca Centrale della storia.  

Sergio Basile  (Copyright © 2012 Qui Europa)

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