Perle montiane al festival del giornalismo di Perugia

Sabato, Maggio 3rd/ 2014 

– di Sergio Basile –

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Perle montiane al festival del giornalismo di

Perugia

Monti – L'ennesima occasione utile (persa) per tacere! 

Perugia – L'uomo della provvidenza del mondialismo 

internazionale su europee, spread, Germania, patto

di stabilità, unione bancaria, ecc..

 

di Sergio Basile

Festival del Giornalismo di Perugia

 Monti il saggio al Festival del giornalismo di Perugia                                   

Perugia, Parigi, Bruxelles – Redazione Qui Europa –  Lo scorso 30 aprile è stato inaugurato a Perugia il Festival del Giornalismo, che perdurerà fino al 4 Maggio. Tra i presenti anche il privatizzatore dello Yale più celeberrimo d'Italia, altrimenti detto "il golpista". Avete capito di chi si tratta? Si proprio lui, Mario Monti. L'ex commissario europeo ha approfittato della kermesse per ritornare su argomenti a lui cari, in vista delle imminenti europee. "L'Europa ufficiale ha fatto male a snobbare l'Europa dei populismi. Dopo queste elezioni europee mi aspetto che la pattuglia dei populisti cresca nel Parlamento europeo, ma allo stesso tempo mi aspetto una reazione degli altri partiti…". Questo il commento dell'uomo che importò in Italia – dopo una "doverosa" full immersion nelle scuole neoliberiste Usa (molti sostengono social-comuniste) – l'arma impropria dell'iper emissione di titoli di stato del debito pubblico, inventandosi suo malgrado il ruolo di "consigliere economico-finanziario (fisso)" di tutti i governi al potere in Italia dal 1981 ad oggi.

 L'uomo della provvidenza del mondiaismo internazionale                          

Ma l'uomo di fiducia del mondialismo internazionale – caro all'élite europeista – ha anche perso un'occasione ulteriore per tacere, rivendicando e legittimando – quasi come se fosse stato un merito – la sua "scelta di apporre il veto dell'Italia nel corso del vertice del 28 giugno 2012 per far sì che insieme alle misure per la crescita volute da Hollande venissero approvati interventi per ridurre lo spread". Suo dunque il colpo di grazia finale all'utilizzo del folle "Fondo Salva Stati Permanente" (mai nome fu più sballato ed improprio) in chiave anti-spread. Ma ormai in molti hanno compreso sia l'inganno usurocratico del fondo, sia la grandissima balla dello spread: un differenziale d'interesse figlio di una illegittima ed anticostituzionale consuetudine che arroga ad un gruppo di losche cricche private (le agenzie di rating) il compito di mettere voti agli stati, definendo la misura del cosiddetto "rating" e dei connessi interessi passivi gettati sulle spalle dei popoli, collegati all'emissione di titoli del debito pubblico, anche in quesi paesi come Grecia e Italia presi di mira dal mondialismo. Incongruenza che nemmeno giornali cosiddetti "cattolici" di prima fascia sembra notare, come dimostra la mia recente intervista al direttore di "Avvenire", Marco Tarquinio (vedi qui – Due domande a Marco Tarquinio: Grecia e Nuovo Disordine Mondiale ).

Festival del Giornalismo di Perugia

 L'accantonamento del "Pacchetto Barnier anti-rating"                                

Monti – che evidentemente ignorante in materia non è – avrebbe dovuto dire il vero e parlare magari del (non proprio famoso) "pacchetto Barnier" anti-rating, inizialmente voluto sotto pressione dei "populismi europei" e proteso a delegittimare – solo in teoria – l'azione criminosa delle agenzie medesime (e delle banche che ad esse fanno capo) ma che, sul finire del 2011, fu incomprensibilmente accantonato in un cassetto dalla stessa Commissione europea che Monti ancora idolatra. Proprio questa strategia rese possibile l'avvio del suicidio dell'Italia e aprì le porte al governo golpista del professore, alle privatizzazioni (cosiddette riforme strutturali) ed alle stesse distruttive riforme di Elsa Fornero (vedi qui – E’ Morto il Lavoro – L’Italia è una Repubblica fondata sull’Emarginazione ). Per tacere sulle altre incongruenze che denunciammo in tempi non sospetti dalle colonne del nostro osservatorio (es.: vedi qui Trani inguaia Moody’s. Gli Scheletri nell’armadio di Monti  e qui – Clamoroso – Mario Monti & Moody’s: premier responsabile del declassamento dell’Italia? ).

 Il solito falso dissidio con la Germania                                                                 

Poi – degno di nota – è stato il tocco finale di Monti: arcinoto maestro di stategia nel confondere le acque e nel rigirare la frittata europeista. In questo caso la "mossa" scelta per la platea di Perugia è stata la più semplice ed efficace: buttare la questione in cagnara, ritirando fuori il falso dissidio con la Germania (la sua amatissima e riverita Germania merkeliana) per giustificare le malefatte dirette di Bruxelles. "Da parte dei governi europei – ha detto Monti – quasi tutti, c'è un atteggiamento di servilismo nei confronti della Germania. Capita spesso, ad esempio, che nei corridoi si lamentino dell'inflessibilità del cancelliere, ma poi si guardano bene dal farlo presente pubblicamente". 

 La bufala del 3%                                                                                                           

Monti ha poi difeso anche la sua scelta di non sforare il tetto del 3% del rapporto tra deficit e Pil, senza però – ovviamente – denunciarne i sottostanti crimini di fondo, trattandosi di un vincolo – come detto in altre sedi (vedi qui Patto di Stabilità – Come l’Europa dal 97 chiede il suicidio dell’economia italiana) irrispettabile e destinato ad esplodere fin dal suo concepimento: anno 1997.  "C'è stata la tentazione di riportare al 2014 gli impegni che il governo Berlusconi aveva anticipato al 2013 – ha constatato l'eroe delle privatizzazioni – ma non era aria – ha aggiunto – e questo non perché non fossi disposto a battere i pugni sul tavolo, ma non c'erano le condizioni. Sono comunque contento di aver mantenuto il rapporto sotto il 3% perché ciò ci ha consentito di uscire dalla procedura di infrazione, circostanza per la quale credo che i governi Letta e Renzi siano grati".

Festival del Giornalismo di Perugia

 Sul dualismo lira-euro                                                                                              

Quanto al dualismo lira-euro, Monti ha dimostrato per l'ennesima volta il suo gran talento di mistificatore e camaleontico illusionista. L'ex premier ha infatti difeso l'accentramento bancario in atto nell'UE (Unione Bancaria – vedi avideo in allegato) ed ha osservato che (fonte ANSA) "se i politici potessero esprimere il segreto desiderio per far riacquistare libertà di manovra alla casta sono sicuro che questo sarebbe uscire dall'euro. La casta – ha sostenuto – si è dovuta molto ridimensionare con l'arrivo della moneta unica. Se vogliamo tornare alla politica che straripa – ha monito – allora usciamo dall'euro". Ma – perle montiane a parte – come ribadito in molteplici occasioni, il problema non consta nella scelta tra il criminale euro (la moneta imperiale) o in una debitocratica-lira (moneta nazionale comunque emessa a debito: vedi qui Il Contenitore – Una truffa oltre il dualismo lira/euro ). Il cuore del problema che i politici oggi fingono di non comprendere si chiama emissione a credito della moneta, e proprietà popolare della moneta, al posto della dogmatica e vergognosa, attuale, "emissione a debito" (vedi qui Signoraggio – La Confessione dell’élite). Ma questo l'ex capo per l'Europa della Trilateral Commission finge di non ricordarlo o di non saperlo.

 Intanto a Parigi…                                                                                                        

Intanto il partito anti-euro cresce, e in occasione del 1° Maggio, migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Parigi partecipando alla marcia annuale organizzata dalla leader del Front national, Marine Le Pen: ad oggi probabilmente il personaggio che più di tutti incarna la lotta strategica – ma non del tutto rivelatoria – contro la moneta unica. Anche la Le Pen ha dimostrato di saperla lunga quanto a strategie mediatiche: prima di tenere un discorso davanti alla folla radunata all'Opéra, infatti, la politica del "Front Nazional" ha deposto una corona di fiori alla statua di Giovanna D'Arco, paladina nazionale e santa co-patrona di Francia. La Le Pen nella sua marcia anti-euro ha condannato la moneta unica e l'Ue, ma ha paradossalmente finito per legittimare la stessa esistenza dell'euro-gabbia: una costruzione nata male, l'UE (vedi qui – Ogni strumento è progettato per raggiungere uno scopo… Anche l’Ue) e creata per commissariare nazioni e popoli all'indomani della Seconda Guerra Mondiale (vedi qui – Europee 2014 – Tutti pronti a Non Votare! e qui Europa, alzati e Cammina, ma fuori dall’UE!). La Le Pen ha infatti invitato i suoi sostenitori ad andare a votare alle prossime elezioni europee, senza tuttavia denunciare il crimine principale: quello dell'esistenza di una moneta emessa a debito e senza – tra l'altro – alcuna copertura aurea alla base (vedi qui Signoraggio – La Confessione dell’élite).

 

Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)

Partecipa al pubblico dibattito – infounicz.europa@gmail.com

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