L’Europarlamento ricorda Falcone

Giovedì,  Maggio 24th / 2012 

– di Silvia Laporta –

Mezzogiorno / Parlamento europeo / commemorazione / Giovanni Falcone / Mafia / Eroe italiano / Edward McMillan/ Minuto di raccoglimento /  Gli ultimi veri erori italiani / Un monito per i giovani e per tutti gli uomini di responsabilità / Insieme contro la mafia e ogni forma di sopruso / Paolo Borsellino / 

All'Europarlamento un minuto di silenzio 

per non dimenticare Giovanni Falcone

Vivere e morire per affermare la dignità umana

Strasburgo – Un minuto di silenzio e un grande applauso. E’ così che Mercoledì a Mezzogiorno, il Parlamento europeo, in seduta plenaria ha voluto ricordare la strage di Capaci. "Oggi è l’anniversario di un evento tragico», ha affermato il vicepresidente dell’eurocamera Edward McMillan-Scott presiedendo la plenaria. "Venti anni fa il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro morirono nel massacro di Capaci» (…) "Oggi – ha affermato ancora McMillan-Scott rivolgendosi agli eurodeputati – è in corso una commemorazione a Palermo, vorrei invitarvi ad associarci a questa ricorrenza perché il ricordo del giudice Falcone sia sempre nelle nostra memoria". Alle parole del vicepresidente del Parlamento Ue è seguito un minuto di silenzio e un fortissimo plauso, in memoria di quelli che possono considerarsi i veri e ultimi eroi d’Italia e per far si che "l'esempio e l'impegno del giudice Falcone siano sempre presenti nella nostra memoria e non siano mai dimenticati coloro che sono morti in nome della ricerca della libertà e della giustizia".

  Quel 23 Maggio del 1992  

McMillan-Scott ha poi ricordato la cerimonia di commemorazione della strage di Capaci avvenuta la stessa mattina in presenza del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e del Primo Ministro, il professor Mario Monti. "E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola". Questa frase di Paolo Borsellino, è indicativa del coraggio, l’impegno e la passione di tre amici e  magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Ajala i primi a dare vita alle indagini  fra le più pericolose della storia d’Italia, quelle su Cosa Nostra. Si avvicinano a uomini pericolosi, nello scenario di Palermo degli anni ’80, per distruggere quell’omertà che faceva da scudo ai terrori, i tradimenti, la violenza e gli intrighi della mafia. Il 23 Maggio del 1992, all’uscita dell’autostrada direzione Capaci cinquecento chili di tritolo fanno scempio di cinque persone, tra cui Giovanni Falcone. Domenica 19 luglio 1992, un’autobomba parcheggia in via D’Amelio a Palermo esplode distruggendo la vita di molte persone, tra cui quella di Paolo Borsellino. Una giornata per commemorare non soltanto loro, ma tutti quelli che hanno dedicato e dedicano la loro vita a  una causa giusta, quella che vuole riportare a galla la verità, quella di chi mostra devozione per la democrazia, l’egualità dei diritti e la fine della criminalità. La lotta alla mafia oggi, assomiglia solo a un’ideologia. In passato grandi uomini si sono sacrificati per il nostro avvenire, per regalarci un mondo migliore in cui non dover più nascondersi e non dover più avere paura. Falcone e Borsellino, conoscevano il linguaggio dei “boss”, sapevano cosa la mafia comportasse e come “trattare” con i suoi esponenti. Nati e cresciuti nella regione siciliana, sentivano con lo spirito di dover affrontare questa causa. Una determinazione che li portò fino al famoso "maxi-processo”, un processo in cui sul banco degli imputati sedettero ben 475 mafiosi, poi condannati nel 1987

  Vivere e morire per affermare la dignità umana  

Dove è finita oggi questa determinazione? Dove sono le persone pronte a rischiare la propria vita per i propri cittadini? A sentirle così, sembrano quasi frasi strane. La società individualistica ci ha inghiottiti. Ormai ognuno mette il “proprio” bene, davanti al bene della comunità, proprio perché è questo il messaggio che ci arriva dall’alto, dallo Stato, dal governo. prima il danaro, il mercato, l'economia delle lobbies, poi – se rimane spazio – l'uomo e la sua dignità. Ma l’esempio di uomini così grandi non deve essere dimenticato. Un esempio che non deve rappresentare solo il semplice “ ricordo”, ma deve dare uno spunto a tutti noi, giovani e futuro della società. “Giovani-vecchi”, che non fanno la storia, ma stanno a guardare come essa si delinea, accettando passivamente i cambiamenti delle nostre vite, perché i veri giovani sono loro, non noi! In effetti, possiamo affermare, alla luce del nobile esempio di vita e morte di eroi come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – troppo spesso finiti indegnamente sulle bocche di politici corrotti e collusi, in commemorazioni facili, quanto ipocrite: poveri loro! – possiamo affermare che ciò che distingue l’uomo immaturo è che non vuole morire nobilmente per una causa giusta; mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole umilmente vivere e morire per essa”. speriamo che anche le antenne verdi della tecnocrazia europea sia connessa su questo canale, almeno oggi.

Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)

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