La squadra Renzi, il Gruppo Rothschild e il Ritorno al Passato

Domenica, Febbraio 23rd/ 2014

– di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile –

Governo Renzi, Ministri, Nuova Squadra, Berlusconi, “seconda repubblica”, Renzi, Mani Pulite, Monti, Letta, Ledeen, "New York Post", USA, Israele, Arabia Saudita, Yoram Gutgeld, Marco Carrai, Marco Bernabè, Ugo Sposetti, Massimo D'Alema, Morgan Stanley, Davide Serra, Fedele Confalonieri, Albert Nagel, Diego Della Valle, Vittorio Colao, Leonardo Del Vecchio, Marco Tronchetti Provera, Giorgio Gori, Cesare Romiti, Martina Mondadori, Fabrizio Palenzona,  Claudio Costamagna, Giuliano Poletti, Patrizio Bertelli,  Fabrizio Palenzona, Bruno Valentini,  Briatore, Carlo de Benedetti, Compagnie Finanzière Edmond de Rothschild di Parigi, Michel Curiel, Siotto Pintor, Rothschild, C.Alessandro Mauceri, Sergio Basile 

La squadra Renzi, il Gruppo Rothschild

e il Ritorno al Passato 

Chi ha scelto davvero i nuovi ministri?

Qual è il copione del momento? 

Esiste davvero il dissenso?

 

di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile

Governo Renzi - La Squadra

 La Misura… della Squadra                                                                                       

Roma, Palermo, Catanzaro – di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile – Nelle scorse ore, tramite "giuramento", è stata predisposta la "nuova" squadra di governo di Matteo Renzi: 16 ministri, dei quali otto uomini e otto donne. Età media 48 anni. Qualcuno (decisamente la minoranza degli Italiani) ha salutato con fiducia l'avvento del più giovane presidente del Consiglio italiano che la Repubblica abbia mai avuto, posto – ribadiamo illegittimamente – a capo del più giovane esecutivo della controversa storia politica italiana. Il tutto è nato ufficialmente dopo due ore e mezzo di colloquio con Napolitano e dopo il tradizionale giuramento di ieri. E curioso notare – a margine – come siano curiosamente scomparsi i ministeri degli Affari Europei e dell'Integrazione. Forse perchè troppo esposti alle critiche degli Italiani consapevoli e perchè forse ormai tutti – ma proprio tutti – lavorano per l'integrazionismo e per l'imbastardimento proprammato della cultura italica e delle nostre tradizioni e radici cristiane e – sull'altro verso – perchè ormai tutti lavorano instancabilmente per la creazione degli Stati Uniti d'Europa e per la finale disintegrazione politica e reale delle nazioni. Insomma tutti si prodigano per un unico grande e deleterio "omogeneizzato": un ricco e gustoso pasto da confezionare e propinare allegramente alle giovani generazioni di italiani, per la loro "sana crescita" e il loro "nutrimento". Ma andiamo per ordine.

 All'Economia un uomo dell'FMI, BCE e Banca Mondiale                            

Chi sono i nuovi ministri? Il nome più atteso era quello scelto per il dicastero dell'Economia, al quale è andato Pier Carlo Padoan, il neo-ministro più anziano con i suoi 64 anni suonati, già membro della commissione Affari Costituzionali del Senato e capo economista dell'Ocse, nonché direttore esecutivo per l'Italia del discusso ed iniquo Fondo Monetario Internazionale: la lunga mano del mondialismo contemporaneo. Insomma, un uomo di "garanzia" del sistema. Ma scorrendo il suo nutrito curriculum, salta all'occhio un'altro elemento particolare: Padoan – professore di Economia all'Università La Sapienza di Roma – è anche direttore della chiacchierata fondazione legata a Massimo D'Alema, “Italianieuropei”. Ma non finisce qui: il nuovo reggente vdell'Economia è stato consulente alla Banca Mondiale, della Commissione Europea e addirittura della BCE. Insomma, l'uomo giusto per la "rivoluzione"… 

 Tracciamo il cerchio… intorno al resto della squadra                                    

All'Interno è stato confermato Angelino Alfano; agli Affari Esteri Federica Mogherini (Pd) (già responsabile Esteri e Europa della segreteria Pd, che ha preso il posto della Bonino); alla Giustizia Andrea Orlando (Pd) (ministro dell’Ambiente nell'esecutivo Letta, componente della Commissione Giustizia della Camera); alla Difesa Roberta Pinotti (Pd) (primo ministro della Difesa donna dell'Italia repubblicana); allo Sviluppo Economico Federica Guidi (imprenditrice modenese, figlia di Guidalberto Guidi, storico vicepresidente di Confindustria e proprietario della Ducati Energia); alle Infrastrutture e Trasporti è stato "riconfermato" Maurizio Lupi; alla Salute Beatrice Lorenzin, anch'ella riconfermata evidentemente per "meriti e competenza"… ; alle Politiche Agricole Maurizio Martina (Pd) (tra i fondatori – nel 2007 – del Partito Democratico); all'Ambiente  Gianluca Galletti (Udc) (sottosegretario all'Istruzione con Letta); al Lavoro e Politiche Sociali Giuliano Poletti (già presidente nazionale di Legacoop ed ultimo segretario della federazione di Imola del Partito Comunista); all'Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini (Sc) (senatrice e segretario di Scelta Civica e già rappresentante per l'Italia nel Comitato di Selezione del programma Erasmus Mundus presso la Commissione Europea fino al 2009); alla Semplificazione e P.A. Marianna Madia (Pd) (già membro "veltroniano" dell'Arel, l'Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta); al dicastero "Beni e attività culturali" ritroviamo Dario Franceschini (Pd) (tra i fondatori della Margherita: Ministro per i Rapporti con il Parlamento con Letta, nonché segretario del Pd prima di Bersani e vice di Veltroni);  alle Riforme e Rapporti con il Parlamento la "renziana" Maria Elena Boschi (Pd) (candidatura in Parlamento nel listino per via diretta, cioè senza passare per le primarie, e già Responsabile Riforme del Pd); agli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta (Pd) (già sindaco di Monasterace, in Calabria: fatta oggetto di alcune presunte intimidazioni mafiose, in tempi non sospetti). Ecco dunque la "Terza Repubblica"! Ma si sa, è un modo di dire… Perchè in fondo non ci crede nessuno: neppure gli stessi ministri, chiamati a recitare la loro parte mantenendo fede ai vecchi copioni scritti all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, dall'élite anglo-americana. Copioni ben noti ai reggenti della Prima e della Seconda Repubblica: fase quest'ultima che secondo molti osservatori potrebbe considerarsi chiusa con la definitiva (ma in certi casi questo termine non può essere assoluto) uscita dal Parlamento di Silvio Berlusconi.

 Mani pulite e le "Tre Repubbliche"                                                                       

Da un’analisi storica approfondita ciò che ha caratterizzato il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, non è stato il cambio delle ideologie. Anzi! Né la sconfitta della corruzione dei politici a tutti i livelli: questo avrebbe dovuto essere il risultato finale della famosa – e chiacchierata – campagna "Mani Pulite", che avrebbe dovuto dare il colpo di grazia (o la parvenza dello stesso) alla prima repubblica, ma che fu in grado di condannare e portare in galera – guardacaso – pochi, anzi pochissimi politici.  Ciò che davvero caratterizzò il passaggio dalla prima alla seconda repubblica fu il declino di molti uomini politici che vennero sostituiti da imprenditori e industriali. In questo modo non fu più necessario per la gente chiedersi chi c’era dietro a questo o a quel politico o a favore di chi erano state emanate le leggi. Per un ventennio o forse più è apparso evidente che la maggior parte delle leggi varate dal Parlamento (o, a volte direttamente dal governo senza neanche passare dalle Camere) erano finalizzate direttamente o indirettamente  a favorire la crescita economica (e non solo) di un ristretto  numero di persone che non avevano più adoperato i mezzi “necessari” durante la prima repubblica, ma erano  scesi in campo direttamente e avevano deciso di votare in di persona leggi a proprio favore. A volte anche rischiando il ridicolo (come quando un solo personaggio aveva acquisito – con la curiosa e strana complicità della" sinistra ufficiale" – il controllo di quasi tutte le televisioni nazionali). Negli anni della cosiddetta "Prima Repubblica la situazione non era diversa in molte altre parti del mondo. In molti Paesi era evidente che a prendere le decisioni non erano i politici che rappresentavano “democraticamente” il popolo, ma solo alcuni soggetti particolarmente "influenti”. Poi, più di recente, molti di quei soggetti hanno scelto di non essere più costretti a forzare qualcuno a votare leggi a loro comode e hanno preferito scriverle e votarle loro stessi. Ciò mentre l’Italia continuava (e continua) ad essere distrutta dalle misure adottate o imposte dai camerieri dei banchieri: Berlusconi prima, Monti Letta per ultimi.

Governo Renzi - La Squadra

 Dissenso controllato e falso antagonismo                                                         

Intanto giornali e telegiornali non fanno altro che parlare di Renzi, del “nuovo” leader politico portando più o meno volontariamente consensi al furbo Grillo urlatore, sempre più "eroe della patria" e del popolo scontento, ma solo sulla carta e nelle intenzioni, tra uno sketch teatrale e l'altro: l'ultimo il bizzarro confronto con Renzi durante le consultazioni per la formazione del nuovo governo, in diretta streamingper tacere sulla comparsata dello stesso Grillo e sul semi-serio assist di Fabio Fazio a Sanremo. Ma – ci chiediamo – possiamo andare avanti con questi siparietti? Possiamo andare avanti con queste forme di dissenso controllato che non portano mai all'attenzione degli italiani i veri cancri che ci stanno distruggendo? La distruzione indotta della famiglia e della morale, l'allontanamento pilotato da Dio e dalle sue eterne leggi e la distruzione dell'economia – e contestuale espropriazione forzata della ricchezza reale degli italaini – mediante l'esercizio di forme di usura che non conoscono limiti e vergogna (vedi qui Padre Quirino e la Verità sulla Crisi – Il Video che sta facendo il giro del Web) sembrano non rientare tra gli argomenti di denuncia né della casta unita, né della cosiddetta "anti-casta" grillina.

 Amici Miei                                                                                                                         

La verità è che, con la “caduta” (ma non la fine politica)  di Berlusconi e  la contemporanea ascesa al colle di Renzi, non è iniziata la terza repubblica. Anzi – come detto più volte e in più salse (vedi qui Il vero volto di Matteo Renzi, il pupo caro alla Casa Bianca ) a ben vedere non c’è niente di “nuovo”: si è ufficialmente tornati alla "Prima Repubblica": a condizione che si possa ancora parlare con serietà di "fasi repubblicane"!Quanto poi alle parole del “leader politico”, anche su queste ci sarebbe da riflettere. Per rendersene conto basta "rivedere" (vedi articoli in allegato) chi c’è dietro Renzi. Si perché il nuovo leader politico ha mostrato di volere al suo fianco giovani e facce nuove. Ma in realtà – come visto e detto nei giorni scorsi – alle sue spalle ci sono vecchie volpi che non sono certo nuove né al mondo della politica né a un certo modo di fare politica.  Primo fra tutti Ledeen, già consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca (per diversi presidenti) e una delle menti della guerra al terrore da Reagan a Bush, alla Guerra Fredda e alla guerra  in Iraq. In Italia Ledeen è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione. Per tacere – come visto – sull'influenza di De Benedetti & Soci (vedi qui Matteo Renzi verso Palazzo Chigi e lo zampino del Bilderberg ) .

 Il Clan Rothschild e l'ideologia anti-cristiana dietro i paraventi politici 

Dietro Renzi, dunque, non ci sono solo “tecnici” e consulenti. Dietro Renzi, addirittura secondo un tabloid come il "New York Post" e secondo le nostre modeste analisi, ci sarebbero (per usare un eufemismo) tutti gli ambienti del partito unico della destra repubblicana Usa e del socialismo democratico del suo idolo Obama: poli legati all'unisono alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita. Interessante  e poi vedere chi sono i consulenti di Renzi e i vip della finanza e dell'industria italiana che lo appoggiano (vedi qui: Il vero volto di Matteo Renzi, il pupo caro alla Casa Bianca ). Quindi, evidentemente, a decidere la candidatura e il successo del “nuovo che avanza” (Renzi e ministri annessi) non sarebbero stati né gli elettori (peraltro Renzi non è mai stato eletto in Parlamento né Napolitano ha ritenuto necessario nominarlo d’urgenza senatore a vita come aveva fatto con Monti)  né quelli che lo hanno votato alle primarie, ma il gruppo economico ispirato dall'intellighenzia mondialista liberal-socialista che, da molti anni, viene indicata come primo attore delle scelte politiche di molti Stati. Lo stesso regime che, non da oggi, ma ormai da oltre un secolo controllerebbe anche l’Italia e le sue politiche finanziarie. Già nel 1863 il senatore Siotto Pintor diceva: “Il malcontento è grave, un senso di malessere si diffonde in tutte le classi della società. Le sorgenti della ricchezza vanno a disseccarsi. Noi facciamo il lavoro di Tantalo o di Penelope. Il signor Rothschild, re del milione, è, finanziariamente parlando, re dell’Italia”  (Atti Parlamentari, Discussioni del Senato, sess. 1863-65, v. IV, p.3091.). Così Siotto Pintor descriveva la devastante influenza che il Clan Rothschild esercitava – ed esercita ancor oggi attraverso il controllo dei pacchetti di maggiornaza dei principali gruppi bancari italiani – sul Bel Paese. Ad avanzare, dunque, non è assolutamente "il nuovo" ma è solo il potere di un gruppo e della sua ideologia di base – anti-cristiana e anti-umana – secondo i soliti copioni. Così come – tra l'altro – non sono nuovi, anzi, gli strumenti adottati per placare l’impeto di alcuni imprenditori di gestire a loro piacimento (con la seconda repubblica) la cosa comune degli italiani. Quello che avanza è il ritorno alla prima repubblica con un ristretto numero di personaggi politici posizionati nei posti chiave per gestire la cosa comune a vantaggio di chi sta alle loro spalle. L’unica differenza, forse, è che mentre prima chi gestiva la cosa comune almeno si sforzava di  rispettare – o fingere di rispettare – la Costituzione e le procedure parlamentari, oggi, chi è stato scelto (non dagli elettori) di gestire l’Italia non si è preso neanche la briga di rispettare certe formalità. Anzi, ha proposto ed ottenuto rapide riforme costituzionali, salvo poi mandare in TV i suoi arieti (comici) di riferimento a decantarne pubblicamente le lodi… (vedi qui PD alla Riscossa – Benigni a caccia di voti, tra Bruxelles e Roma).

C.Alessandro Mauceri, Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)

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