La Cina e i Villaggi del Cancro

Mercoledì,  Marzo 6th/ 2013

– di C.Alessandro Mauceri – 

Unione Europea, finanziamenti, BEI, Banca Europea per gli Investimenti, Cina, cambiamento climatico, energie alternative, efficienza energetica, Magdalena Alvarez Arza, crescita, “villaggi del cancro”, Ministero dell’Ambiente cinese, salute, Mali, Iraq, Afganistan, Pechino, morti per cancro, Philip Pan, Herald Tribune, Caijing, Xinhua, viceministro delle Risorse Idriche, WTO, G8, Olimpiadi. 

La Cina e i Villaggi del Cancro: il Prezzo

del Mercatismo Euro-Comunista

Il 40% dei Corsi d'acqua altamente inquinato: 200

milioni di condannati a morte, nelle campagne. 

L'Ue aiuta questa macchina di distruzione di massa

Cina – Da Paradiso Idilliaco a Bestiale Inferno – Il Progresso Mercatista

di C.Alessandro Mauceri

Made in China

Bruxelles, Pechino – Qualche tempo fa destò scalpore la notizia che un istituto dell’Unione Europea che si occupa di finanziamenti, la BEI, Banca Europea per gli Investimenti, aveva concesso alla Cina un prestito da 500 milioni di Euro per aiutarla ad arginare gli effetti del cambiamento climatico attraverso investimenti nelle energie alternative e per migliorare l'efficienza energetica. Venne fuori che l'accordo era conseguenza di un prestito iniziale di 500 milioni di euro offerto alla Cina nel 2007. Al di là delle ovvie considerazioni circa quali potrebbero essere i benefici derivanti da questa azione per i cittadini europei cui dovrebbero essere rivolte le azioni della BEI, desta una  certa sorpresa il fatto che, nonostante quanto affermato dal vice-presidente della Banca, Magdalena Alvarez Arza, secondo la quale “tutti i progetti che hanno beneficiato della prima tranche del prestito hanno ottenuto come risultato una riduzione di tre milioni di tonnellate di anidride carbonica l'anno", la Cina, il mese scorso,  ha ammesso di essere quello, tra tutti i Paesi del mondo, che emette le maggiori quantità di gas nocivi che provocano il riscaldamento del pianeta. Come se non bastasse, i funzionari cinesi hanno fatto sapere, al tempo stesso, che, in barba al motivo per cui aveva ricevuto il cospicuo finanziamento da parte dell’UE, non avevano alcuna intenzione di ridurre il livello di emissioni considerato che per loro era prioritaria la crescita dell'economia! Al di là di qualsiasi ovvia considerazione circa lo sperpero dei fondi comunitari e circa le conseguenze per l’ambiente che certi modi di produrre stanno causando sull’ecosistema globale, resta il fatto che la maggior parte dei beni in circolazione in Europa e nel nostro Paese proviene dalla Cina dove vengono prodotti  con tecniche di produzione nocive alla salute degli stessi cittadini che vivono nelle vicinanza delle fabbriche.

 I Villaggi del Cancro 

È di alcuni giorni fa la notizia che, per la prima volta in un rapporto ufficiale in materia di inquinamento e salute pubblica, il governo cinese ha ammesso l’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro”. Con questo termine sono state indicate città in cui con incidenza di cancro molto superiore alla media e le cui cause sono da attribuire all’inquinamento dell’aria e dell’acqua da parte delle industrie. Il Ministero dell’Ambiente cinese, infatti, ha dichiarato che le industrie locali  utilizzano abitualmente  sostanze chimiche tossiche e nocive per la salute umana e per l’ambiente. Tralasciando quanto sia moralmente assurdo da parte di molti Paesi del mondo, vietare l’utilizzo di materiali, sostanze e di processi produttivi altamente tossici, all’interno dei propri confini e, al tempo stesso consentire (e, come visto, certe volte incoraggiare) la produzione e l’acquisto di questi beni realizzati in altri Stati con processi produttivi  gravemente nocivi per la salute, è sorprendente che nessuno, sino ad oggi, abbia mosso un dito per imporre a Paesi come la Cina il rispetto delle norme più elementari per la salvaguardia della salute dei lavoratori e della popolazione. E che nessuno pare abbia intenzione di muoverlo. Del resto, chi oserebbe mettersi contro un colosso economico come la Cina? Se una cosa del genere fosse avvenuta nel Mali, in Iraq o in Afganistan allora sarebbe risultato “necessario” intervenire per “salvaguardare la salute dei poveri cittadini”. Se, invece, a fare certe cose è un colosso economico e militare come la Cina…

 Il Dossier dell'Herald Tribune – Oltre 400 Villaggi del Cancro 

Eppure già nel 1974, in un piccolo villaggio cinese delle montagne a Sudovest di Pechino, le morti per cancro avevano cominciato a decimare la gente senza distinzione di sesso o d'età. Gli organi colpiti erano diversi: polmoni, fegato, gola, stomaco. "All'inizio le morti non apparivano sospette. Ma, durante i successivi 27 anni, quasi tutte le famiglie sono state toccate dalla disgrazia: in alcuni casi sono morte famiglie intere" racconta Philip Pan in un reportage sull'Herald Tribune. La popolazione del villaggio sospettò che la causa dei suoi guai fossero le vicine industrie (due fabbriche di fertilizzanti e un'acciaieria, di proprietà del governo locale, e un impianto radio dei militari). Per questo motivo dei volontari cercarono, anche contro le regole imposte dal sistema politico cinese, di rilevare e far analizzare campioni di suolo che mostrarono alti tassi di sostanze cancerogene. I livelli di arsenico e piombo nella farina e nel suolo superavano di molto i livelli di sicurezza per la salute. Non servì a molto. Ci vollero due decenni perché, dopo la pubblicazione di questi dati, nel maggio 2001, il governo centrale ordinasse all'Agenzia statale per la protezione ambientale di aprire un'inchiesta. Secondo la pubblicazione finanziaria Caijing , a partire dagli anni 90, il cancro sarebbe la principale causa di morte dei Cinesi. E, secondo il portavoce di Stato, Xinhua, il numero dei "villaggi del cancro" potrebbe essere superiore a 400. La sensazione è che, se in un Paese in cui la stampa è controllata dal regime, finalmente si parla di questo problema, allora la situazione potrebbe essere ben peggiore da quanto si dice tanto da costringere il governo ad intervenire.

 Cina – Inquinato il 40% dei corsi d'acqua – 200 milioni di condannati 

E infatti la realtà è ben peggiore di quanto si dicaIl viceministro delle Risorse Idriche ha dovuto ammettere che il 20% dei fiumi sono così tossici da sconsigliare anche solo il contatto con la pelle e che il 40% dei corsi d'acqua sono seriamente inquinati. La tv di Stato ha mandato in onda un documentario che mostra come il 55% delle risorse delle falde acquifere sotto le grandi città è pericoloso e si calcola che 200 milioni di abitanti delle campagne cinesi non abbiano accesso a fonti di acqua pulitaNon più tardi di venti o trenta anni fa, l’immagine che letteratura rurale cinese dava della Repubblica Cinese era quasi idilliaca.

 Una Metamorfosi da Film Horror – I Progressi del Mercatismo 

Da allora c’è stato il boom economico e molto è cambiato. La Cina, fino ad allora interessata principalmente al proprio mercato interno, ha aperto le porte ai Paesi stranieri per far si che propri prodotti venissero venduti in tutti i Paesi del mondo e alle imprese estere per acquisire, producendo in Cina a condizioni eccezionali, il know how per essere sempre più competitivi sui mercati internazionali. Nel 2001 la Cina è entra nel WTO, nel G8 e si è aggiudicata le Olimpiadi del 2008. Questo decennio di crescita vertiginosa, però, ha avuto un costo, ed è il popolo cinese a pagarlo: le campagne della Cina non sono più luoghi verdi e incontaminati in cui si vive a strettissimo contatto con la natura, ma luoghi  di morte. (Continua…)

C.Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)

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