Giovanni Paolo II, il Servo Fedele – L’Europa, l’Apostasia Silenziosa, il Sonno della Coscienza

Mercoledì,  Ottobre 23rd/ 2013

– di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile 

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Giovanni Paolo II, il Servo Fedele – L'Europa,

l'apostasia silenziosa, il sonno della Coscienza

E noi di chi siamo servi oggi? – Una domanda che tutti

dovremmo porci, per non vivere nell'inganno

"Il sonno della coscienza è il grande pericolo del nostro tempo,

tempo che divora l'anima, che zittisce lo spirito, che impedisce 

il respiro del cuore". (Giovanni Paolo II)

 

di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile 

Giovanni Paolo II - Servo Fedele di Dio

 Giovanni Paolo II – Il Servo Fedele                                                                      

Catanzaro, Roma di Padre Piotr Anzulewicz e Sergio Basile – Ieri, Martedì 22 Ottobre, la Chiesa ha commemorato il Beato Giovanni Paolo II, Papa dal 22 ottobre 1978 al 2 aprile 2005, «Papa pellegrino nel mondo»; «Papa della nuova evangelizzazione», promotore di riconciliazione, dialogo e pace, autore di 14 encicliche, 15 esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 lettere apostoliche; «cantore della civiltà dell’amore». «Spalanchiamo le porte del nostro cuore a Cristo» e accogliamo la sua divina misericordia: sembra ancora di risentire l'eco delle sue accorate e rasserenanti parole levarsi alto dal colonnato di San Pietro. Anche la Sacra Scrittura ieri ci ha parlato indirettamente di Lui (Rm 5,12.15.17-19.20-21   Sal 39   Lc 12,35-38): "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli". Giovanni Paolo fu sveglio e vigile fino alla fine… e anche oltre! Lo è anche oggi, vivo tra le braccia del Padre. Ma ci chiediamo: di chi siamo servi noi oggi? Beh sappiamo di sicuro di chi è schiavo il mondo! Potere, Sesso, Violenza, Soprusi, Inganni contro il prossimo di ogni sorta. Specie contro poveri, orfani e vedove… Magari per guadagnare qualche soldo – disonesto – in più! Quanti avvocati si vendono quotidianamente nei tribunali, contro gli interessi dei loro assistiti… quanti giudici corrotti si lasciano "comprare"… quanti prelati e uomini di Dio fanno finta di non vedere e si voltano dall'altra parte… Quante famiglie distrutte.. Quanti suicidi nel nome di crisi-truffa… Quanti maestri insegnano una storia falsa e tendenziosa, strumentale ai loro loschi fini… Per non parlare dell'inganno più grande, quello che supporta guerre e crisi indotte a danno di miliardi di uomini: l'inganno della satanica moneta-debito: l'esempio più lampante della prostituzione e dell'asservimento dell'uomo corrotto a Satana e ai suoi servi… contro Dio e il Suo Piano di Salvezza.

 L'Intervento del Signore – Dalla Schiavitù alla Pasqua della Libertà        

Anche noi, sedotti da una menzogna – come, ad esempio, tante ragazze povere, ingannate e fatte schiave da aguzzini travestiti da benefattori – abbiamo vissuto spesso nell'inganno obbligati a “servire” un “padrone” crudele, ma il Signore è “giunto nel mezzo” della nostra “notte” di schiavitù, e ne ha fatto una Pasqua. Ci è venuto incontro in fretta con i “fianchi cinti”, nel seno materno della Chiesa vera, quella di Cristo, e ci ha comprati al caro prezzo del suo Sangue, chinandosi a lavare ogni nostro peccato. Il suo “passaggio” in mezzo a noi ci ha liberati dal giogo del faraone e ci ha trasferiti nella Terra promessa del suo Regno, dove il primo si fa ultimo, e il maestro fa “mettere a tavola” i suoi servi per  “servirli”, donando gratuitamente quello che con cupidigia avevano creduto di poter rubare. Ci siamo nutriti del suo amore e non ne possiamo più fare a meno.  Al solo pensiero che Egli ha dato la vita per tutti, ci sentiamo spinti dal suo amore a non vivere più per noi stessi ma per lui (come ci ricorda san Paolo). Per questo lo "attendiamo" con gioia, vivendo ogni istante come una notte di Pasqua. “Beati” noi se il nostro cuore “veglia” nelle tenebre della storia attendendo il Signore che “torna dalle nozze” dove ha riscattato ogni uomo. “Beati” noi se saremo “svegli” per “aprirgli subito”, quando “arriva e bussa” per entrare nei momenti difficili del matrimonio, del lavoro, nel rapporto con i figli, con i colleghi, gli amici, il fidanzato/a, noi stessi. "Beati" noi se saremo “pronti” ad annunciare loro il Vangelo rinunciando ai criteri mondani; con “le vesti strette ai fianchi” dalla castità dello spirito, che lascia liberi e non si appropria di nessuno nell’“attesa” che sia Dio, con i suoi tempi, a parlare ai cuori; con “le lampade accese” di carità nella verità, senza compromessi. "Beati" noi se il Signore ci troverà così, celebrerà con noi e con tutti la sua Pasqua di vita e libertà.

 Bisogna esser sempre pronti!                                                                                

«State pronti», dice il Signore. Come pronto fu Giovanni Paolo II. Una parola che è una staffilata: stare pronti per non farsi travolgere ogni giorno dalle troppe cose da fare che impediscono alla nostra anima di raggiungerci e di vivere nella consapevolezza di chi siamo veramente e di ciò a cui siamo chiamati. Non è lo stare pronti che incute paura, non è un giudice severo che aspettiamo, non un drago falso e malvagio dai mille tentacoli (a condizione che non siamo seguaci di Satana…) ma un padre misericordioso, un pastore che esce a cercare la pecora che la vita ha smarrito. È un abbraccio tenerissimo che aspettiamo, un incontro luminoso e pieno di pace cui aneliamo durante tutta la vita. Stiamo svegli, desti, pronti!

Giovanni Paolo II - Servo Fedele di Dio

 No al Sonno della Coscienza – Apriamo le Porte a Cristo!                           

Il sonno della coscienza è il grande pericolo del nostro tempo, tempo che divora l'anima, che zittisce lo spirito, che impedisce il respiro del cuore. «Non abbiamo paura! – vibra in noi ancora l’esortazione del Beato Giovanni Paolo II.Apriamo, anzi, spalanchiamo le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà apriamo i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiamo paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!»(Omelia della Messa di inaugurazione del pontificato, 22 ottobre 1978). Aiutiamoci a stare pronti! Destiamo anche gli altri dal torpore e innamoriamoli della vita! Guai alla vita assonnata. Aiutiamoci, amici, che Dio ci sia sempre pungolo e stimolo, desiderio e inquietudine finché non verrà, forse nel cuore della notte, e ceneremo con lui. Ora siamo nel mese missionario e facciamo qualcosa che lo sia… Non «possiamo essere missionari verso i non cristiani di altri Paesi e continenti se non ci preoccupiamo seriamente dei non cristiani in casa propria». Riaccogliamo parole profetiche del Beato Wojtyla pronunciate nel 1979 durante il suo primo viaggio apostolico in Polonia, mentre il regime comunista cercava invano di sminuire la portata storica dell’evento: «E’ iniziata – diceva nel Santuario della Santa Croce di Mogila – una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso. La croce sta alta sul mondo che volge».

 Giovanni Paolo II e il Concilio Vaticano II                                                       

Giovanni Paolo II ha mostrato subito di aver chiari i capisaldi di questo nuovo impegno: «L’evangelizzazione del nuovo millennio deve riferirsi alla dottrina del Concilio Vaticano II». E ciò malgrado alcuni aspetti e punti ambigui del Concilio stesso, quelli cioè relativi alle infiltrazioni massoniche che la stessa Vergine Maria profetizzò a Fatima, e delle quali il Papa polacco era a perfetta conoscienza, senza tuttavia scoraggiarsi e/o desistere dal suo impegno evangelico: "I fumi di Satana entreranno nella Chiesa… ma non prevarranno". Giovanni Paolo II, in tal senso, ha sottolineato come tutti siano coinvolti in questa opera, vescovi e sacerdoti, laici e consacrati. Una chiamata alla responsabilità, in particolare per i laici, «a formare comunità ecclesiali mature, nelle quali cioè la fede sprigioni e realizzi tutto il suo originario significato di adesione alla persona di Cristo e al suo Vangelo, di incontro e di comunione sacramentale con lui, di esistenza vissuta nella carità e nel servizio» (dal Discorso ai vescovi italiani, 18 maggio 1989).

 Pellegrino nel Mondo – La Civiltà dell'Amore                                                 

Il Papa “pellegrino nel mondo” era convinto che la «Chiesa o è missionaria o non è più nemmeno evangelica». E nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte rinnova l’appello per la nuova evangelizzazione. «Occorre – scriveva il Pontefice – riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste». Gli anni passavano e il corpo di Karol Wojtyla si indeboliva. Non si affievoliva, anzi si rafforzava invece la convinzione del Papa che, per l’Europa e l’Occidente, alle prese con l’avanzare della secolarizzazione, fosse sempre più urgente un nuovo annuncio della Buona Novella: «La nostra responsabilità di cristiani si esprime nell’impegno della ‘nuova evangelizzazione’, tra i cui frutti più importanti va annoverata la civiltà dell’amore. Il Vangelo, e quindi l’evangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture, tuttavia possiedono una forza rigenerante che può influire positivamente sulle culture» (Udienza generale, 15 dicembre 1999).

 L'Europa e l'Apostasia Silenziosa                                                                        

Negli ultimi anni di pontificato, il Papa legò dunque il tema della “nuova evangelizzazione” a quello delle “radici cristiane” dell’Europa. Binomio su cui si registrò poi un’identità perfetta con il suo successore, Papa Benedetto XVI: «La cultura europea dà l’impressione di ‘un’apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo sazio, che vive come se Dio non esistesse. L’urgenza allora più grande che attraversa l’Europa, a Est come ad Ovest, consiste in un accresciuto bisogno di speranza, così da poter dare senso alla vita e alla storia e camminare insieme» (Angelus, 13 luglio 2003). Sorretti e incoraggiati dal Beato Giovanni Paolo II, dunque, facciamo pure noi qualcosa per far risuonare il messaggio del Vangelo, apportatore di speranza, nel nostro ambiente vitale quotidiano. Ritagliamoci qualche istante di preghiera, per vedere Dio che opera in noi, per cogliere la presenza di luce e di pace nelle nostre deliranti giornate. Ma soprattutto soccorriamo con coscienza il povero, l'orfano e la vedova che bussano alla nostra porta… "Chi vuol essere il più grande.. si faccia servo!". O siamo servi di Dio, o servi del demonio. Non esistono davvero mezze misure!

Redazione Qui Europa  (Copyright © 2013 Qui Europa) 

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