Crisi Ue: le “strane misure” di Consiglio e Commissione

Lunedì, Aprile  30th / 2012

– di Sergio Basile –

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Crisi Ue: le "strane misure" di 

Van Rompuy e Barroso 

Orizzonte liberista per Consiglio Ue e Commissione 

No a barriere su servizi. Si a mercato unico digitale e

energia. Continua lo strapotere del rating e del mercato

Bruxelles, Francoforte – Nelle ultime ore la Commissione europea ha dichiarato che, entro settembre, varerà dodici misure chiave per “stimolare l’economia dei Paesi dell’Unione". Pertanto, ancora con grandissimi ritardi e pachidermici movimenti, malgrado lunghi mesi di polemiche e ritardi, partirebbe solo dopo l’estate – e si prospetta una caldissima estate: la più rovente di sempre – un nuovo dibattito sulle politiche economiche europee. La tecnocrazia europea, dunque, che ha fatto di tutto per “non evitare” la crisi, cristallizzando l’illegittimo ruolo  sovrano (diktat mercatista) di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Rating – che hanno continuato indisturbati, tra l'altro, a beffarsi della sovranità degli stati europei, tra i quali l’Italia e la Grecia, giudicando essi come neo-scolaretti alle prime armi, o comunque al pari di una qualsiasi azienda privata. Cosa davvero grave ed inaccettabile. Ciò, spesso e volentieri, malgrado i robusti indici economici  di paesi come l’Italia, che prima dell’estate risultava essere: la settima potenza industriale al mondo; una delle nazioni con un maggior tasso di risparmio interno delle famiglie; la seconda nazione d’Europa – dopo la Germania – come “avanzo primario” (differenza tra entrate fiscali e spesa statale); un Paese con un bassissimo livello di indebitamento delle imprese private (soli 40 miliardi di euro, contro i  7.000 – avete letto bene, “settemila” – miliardi di euro delle imprese private francesi: n.b. la Francia non è in crisi! Come mai?); nonché la Nazione con la terza riserva aurea del pianeta. Insomma un Paese forte, robusto e da record, (malgrado il debito pubblico vicino a 2000 miliardi di euro, comunque causato in larghissima parte dalla speculazione bancaria e comunqure la metà di quello de Giappone: paese non in crisi, come – seguendo i dissennati discorsi di tanti politicanti italiani – sarebbe logico che fosse, ma al contrario, in grande crescita) grazie al lavoro di generazioni di padri di famiglia ed imprenditori. L'Italia, ad esempio, è utile ricordarlo, è il Paese europeo con la più fitta e robusta rete di Pmi. Un Paese evidentemente troppo succulento per qualcuno, da mangiare in un boccone (pochi mesi sono stati sufficienti). Allora giunge davvero come una musica stonata l’ennesimo proclama propaganstico della Commissione di Barroso, rimpallato nelle Ansa ed agenzie di tutto il continente: “l'Europa si mobilita per affiancare la crescita al rigore di bilancio in nome dell'occupazione!”.

  Paradosso Barnier – "Non serve cambiare il Fiscal compact!" 

L’uscita è partita – sempre nelle scorse ore – dal Commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, durante una conferenza sull'integrazione finanziaria alla Bce, a Francoforte, anche se ormai non  si contano più i proclami e le volte che l'esecutivo comunitario ha annunciato simili iniziative: salvo poi rimandare tutto per un motivo o per l’altro. Tuttavia, tra le parole di Barnier, alcune ci lasciano “a dir poco perplessi”, ed in maniera davvero disarmante. Secondo Barnier, infatti, “non serve rimettere in discussione le difficili decisioni prese per arrivare a un accordo sulla disciplina di bilancio. Se vogliamo che questa agenda basata sulle regole e sulla governance abbia successo – ha dichiarato il commissario – deve essere capita e sostenuta dal popolo e quindi deve essere accompagnata da un'agenda per la crescita".

   L'annientamento dello stato   

 Mah! Qui Europa nutre monti..emh scusate… “molti dubbi”. Ciò soprattutto se compariamo a tale dichiarazione un’altra dichiarazione, quella successiva all’annuncio della firma del famigerato e recessivo “Fiscal compact”: il trattato fiscale sul pareggio di bilancio che sta pervertendo il naturale ruolo statale di motore principale dell’economia degli stati (vedi articoli precedenti in "Qui Europa"). Intanto si aspettano gli esiti definitivi delle presidenziali francesi, che vedono in testa, quasi inarrivabile ormai, Francois Hollande. Un Hollande deciso, pare, a rinegoziare il Fiscal compact: facendo di questa “promessa” il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale.

  Quella relazione pericolosa con le élite mondialiste  

Come i lettori di “Qui Europa” ricorderanno, lo scorso 20 febbraio, con una lettera alla Commissione Europea  i premier di 12 Paesi – Italia,  Gran Bretagna, Estonia, Lettonia, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Svezia, Polonia ed Olanda – eccetto gli assenti Francia e Germania, hanno indicato 8 priorità per rilanciare la crescita europea. I leader hanno ribadito una linea liberista, incentrata su una rapida e convinta abolizione delle barriere al mercato dei servizi, e sul potenziamento di un mercato unico del digitale e dell’energia entro il 2014/2015; nonché sulla deregulation. I leader hanno inoltre parlato di modernizzare le economie dell’Unione, mediante la correzione degli squilibri macroeconomici esistenti. La creatività e la concorrenza – secondo quanto dichiarato da tali leader sposati alla causa “liberista” – sarebbero le parole chiave per la crescita. Esse, sarebbero bloccate da  una fissa rete di regimi di copyright, situazione superabile – a loro giudizio – mediante la semplificazione il sistema di licenze, “dato un quadro efficiente al diritto d’autore, fornito un sistema sicuro e affidabile per i pagamenti online”. Ma, a parte il merito dei tecnicismi sopra illustrati, è davvero curioso vedere come però, questa stessa "linea" sia quella dominante tra le élite mondialiste come la Trilateral Commission (organizzazione mondialista della quale il nostro caro professor Monti è stato – fino al giorno dopo della sua chiamata fulminea e anomala sulla scranno italico più alto – grande capo per l’intera area europea. A capo, cioè, di una super-élite di circa 170 membri, tra i quali si annovera anche il pidiellino Enrico Letta) e lo stesso discusso Bilderberg Culb: circoli esclusivi e segreti dei quali  molti dei leader in questione sono affezionati fraquentatori. 

  L'energia: settore strategico e critico   

Altro punto forte del piano di rilancio consterebbe nella creazione di un mercato interno dell’energia entro il 2014, “dove le interconnessioni energetiche possano aumentare per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti”, da affiancare  ad un’area europea di ricerca: un ambiente ideale e migliore per ricercatori e imprese. Infine sarebbe necessario – nelle indicazioni dei leader europei firmatari dell’appello-liberista – rafforzare i rapporti con i colossi Usa e Russia, e dialogare con i Bric e con il Canada. La sesta priorità, come accennato, consterebbe nella famosa deregulation: ovvero nel ridurre il peso della regolamentazione Ue.

  Il Consiglo Ue e le opportunità per il lobbismo internazionale   

La settima priorità indicata da Monti & C., è la creazione di un mercato europeo integrato, per rilanciare il lavoro giovanile; mentre l’ottava ed ultima linea d’intervento proposta afferisce alla regolamentazione dei servizi finanziari: mediante la riduzione delle garanzie alle banche (vedi ricapitalizzazioni selvagge a discapito dei contribuenti europei) in nome della libera concorrenza tra istituti di credito, ed al fine di non distorcere – come avvenuto finora con la complicità dei governi stessi e della troika – l’intero mercato. Nulla sul rating e sul gioco spesso ambiguo delle agenzie di rating. Speriamo solo che tutta questa deregulation non si trasformi in una grande opportunità per lobby ed holding.

  Nell'agenda delle élite: Privatizzazioni e  abolizione "Golden Share statali"   

Cosa per la verità ad oggi molto probabile. Si pensi – ad esempio – all’abolizione progressiva delle golden-share statali che garantivano un certo controllo degli “enti sovrani” – o pseudo-tali – sui colossi aziendali nazionali di maggior prestigio: oggi in gran parte privatizzati e delocalizzati in maniera troppo frettolosa e contestabile. Speriamo, inoltre, che non si tratti dell’ennesimo proclama inconcludente, simile al famoso e leggendario motto Ue sull’area Schengen e sullo sviluppo del settore scolastico ed economico dell’Ue, secondo il quale entro il 2012 l’Unione europea sarebbe dovuta diventare lo spazio economico più competitivo al mondo, in merito a sviluppo commerciale e ricerca.

  Svegliare le coscienze per uscire dalla crisi   

Belle parole e nulla più! Parole vuote che ancor oggi, tuttavia, in Grecia e nei “Piigs” suonano come un’amara beffa. Come uscirne: l'argomento sarà al centro del convegno nazionale promosso da "Qui Europa" presso l'Ateneo "Magna Graecia" di Catanzaro, previsto per il prossimo Venerdì 4 Maggio. Decisivo per uscire dall'impasse sarà comunque il ruolo dell'opinione pubblica (attraverso il ricorso agli strumenti che la costituzione mette a disposizione del popolo – vedi petizioni e raccolte firme per referendum – ) nonché il ruolo dei giornalisti intellettualmente onesti, e – ovviamente – il contributo diretto di alcuni degli eurodeputati più coscienziosi del Parlamento europeo. O di quelli non collusi con lobby, logge o circoli segreti.

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

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