Euro 2012 – Auf Wiendersehen Deutschland!

Germania-Italia 1982 - Un tuffo nella storia

Germania-Italia - Una bella sfida

Auf Wiendersehen Angela

Andrea Pirlo

La Rivincita di Mario Balotelli

Venerdì, Giugno 29th / 2012                                                        

– di Mario Luongo –

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Euro 2012 – Auf Wiendersehen Deutschland! 

La doppietta di Balotelli regala la finale all'Italia e

rovina la festa della Merkel 

Panzer battuti: grandissima Italia!

La rivincita di Super-Mario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Varsavia – Germania-Italia non è una partita come le altre, assolutamente. È la partita! Un match che viene vissuto da entrambe le parti con un’ansia, un’intensità quasi catartica, uno “scontro tra civiltà” per dirla alla Huntington, un evento che esula dai 90 minuti giocati sul campo. A partire dai precedenti storici che hanno fatto la Storia (si, quella con la S maiuscola) del calcio internazionale: dal 1970, Italia-Germania, semifinale della Coppa del Mondo allo Stadio Azteca di Città del Messico, definita “partita del siglo”, partita del secolo, finita 4–3 per gli azzurri ai supplementari, dopo l’uno pari fino al ’92; passando alla finale storica di Spagna ’82 con il 3-1, l’urlo di Tardelli e l’esultanza dell'indimenticato ed amatissimo presidente Pertini dalla tribuna, arrivando a Dortmund nei mondiali del 2006, quel 2-0 che a distanza di anni ancora accappona la pelle e l’eccitato “andiamo a Berlino” di Caressa, per giungere infine a ieri, ennesimo capolavoro dell’italico predominio sulla Germania, almeno calcisticamente. Perché si può dire qualunque cosa sui tedeschi, sul loro virtuosismo economico (che, per il vero, era anche il nostro prima dell'ingresso nell'Eurozona), sullo spread e tutto lo stereotipo che ne segue, ma stiamo parlando di calcio, e qua, possiamo dirlo, saliamo in cattedra a tutti gli effetti. Niente sudditanza, nessun complesso d’inferiorità, la Germania ci ha sempre temuti e continuerà a farlo se andiamo di questo passo. 

 La nemesi della Germania?  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Già dal pre-partita si respirava un malcelato senso di reverenziale timore nella stampa tedesca, si leggeva, tra le righe di quei titoli beffardi basati sullo stereotipo “pizza mandolino mafia” (e da qualche anno anche ahinoi bunga bunga), la stessa voglia di esorcizzare un nemico tramite l’insulto facile che può dimostrare un bambino con il compagno di classe. Il tabloid Bild ieri titolava “Spionage Angst!”, paura dello spionaggio, avendo a che fare con una squadra di simpatici imbroglioni; l’Hamburger Morgenpost invece andava sul facile con “Pizza End Station”, il capolinea della pizza con in copertina l’immagine di una pizza “condita” con le facce dei nostri giocatori disperati. Due piccole considerazioni: 1) la pizza in questione è palesemente il contrario di una pizza italiana (almeno insultateci con cognizione), 2) la facciona di Cassano come fetta di salame è fantastica, soprattutto con il senno di poi. Più intelligente e simpatico è stato invece il quotidiano berlinese  Die Tageszeitung, con un fotomontaggio di Monti in tackle sulla Merkel e il titolo “La nemesi della Germania”.

 "Ciao ciao culona"!  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 C’è da aggiungere che i giornali nostrani, stamattina in edicola, non erano da meno in quanto a fantasia: “Vaffanmerkel” titola Libero, Mario Sechi dal Tempo ironizza con “Due pizze e via”, fino al “Ciao ciao culona”, indirizzato alle tristemente famose terga della Merkel. Questo sottolinea come dal calcio spesso ci si trova a trascendere per arrivare ad altri ambiti sideralmente lontani dal campo di gioco, ma in fondo è cosa risaputa. Si possono dare tanti significati più o meno simbolici alle partite di questo europeo, anche perché il destino ci si è messo d’impegno: il nostro girone era composto da Irlanda, Croazia, Spagna e Italia, tre quinti dei Piigs insomma, per non parlare di Grecia-Germania, tanto attesa come potenziale rivalsa sportiva contro l’oppressore tedesco e finendo con ieri sera in cui le battute a sfondo economico-europeo si sono sprecate. “La Merkel chiederà più rigore anche stavolta” pronosticavano i simpatici oppure “vince chi ha lo spread più alto” per  i più ironici, insomma anche in Italia abbiamo cercato di esorcizzare a modo nostro la paura pre partita. Perché, lo sappiamo, fino a poco fa nessuno avrebbe mai puntato su un europeo giocato in questo modo, su un’Italia che di partita in partita è cresciuta esponenzialmente, mostrando un gioco che ha poco o nulla da invidiare alle grandi, Spagna in testa. Si diceva che non duravamo più di 60 minuti e con l’Inghilterra abbiamo mostrato il contrario, c’era chi insinuava (io per primo) che c’era poca “cattiveria” in attacco, poca furbizia nell’approfittare delle occasioni e ieri è stato sfatato anche questo mito. C’erano anche pareri poco lusinghieri sul nostro gioco, ma non credo ci sia bisogno di aggiungere altro dopo le ultime due partite.

  La consacrazione di Andrea Pirlo  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pirlo è diventato uno dei giocatori più apprezzati di questo torneo, a livello internazionale, il suo cucchiaio ai rigori contro Hart ha fatto il giro d’Europa e del mondo e il ruolo nell’economia del gioco italiano diventa sempre più quello di un maestro d’orchestra. Flemmatico, beffardo, immenso Pirlo.

  La rivincita di Super-Mario  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma la sorpresa è arrivata da Balotelli che finora non aveva convinto del tutto i suoi estimatori; il gol contro l’Irlanda è stato da manuale, ma la doppietta di ieri sera ha messo a tacere ogni parere discordante sul suo non essere incisivo. Certo, buona parte del merito della vittoria a Varsavia è dipesa dalla squadra nel suo complesso, dagli ottimi assist di Cassano e Montolivo, alle puntuali parate di Buffon, dalla grinta di De Rossi e Marchisio che hanno giocato nonostante i vari acciacchi, alla difesa impeccabile di Barzagli e Bonucci, al gioco sulle fasce di Chiellini e Balzaretti.

  Le pillole di saggezza del mio barista  

Senza  alcuna presunzione si può dire che ieri sera, a Varsavia, l’Italia ha dimenticato di essere l’alunna spaurita della saccente Germania e, per 94 minuti, è letteralmente salita in cattedra ad insegnare il gioco del calcio. Qualche piccolo rimprovero c’è stato, come ha fatto notare un nervoso Buffon: “Se puoi fare sette reti alla Germania, sette gliene devi fare. Perché se avessero segnato il due a due, poi ai supplementari sarebbe finita 10-2, ma per loro. Qui si sta giocando per qualcosa di unico e di troppo prestigioso e non è giusto, per la partita fatta, soffrire negli ultimi cinque minuti e scherzare con il fuoco". Parole da capitano che servono da monito per domenica sera, quando a Kiev incontreremo la Spagna di Xavi e Iniesta. Anche stavolta il barista sotto casa è stato chiaro: “Ok, il biscotto non ce l’hanno fatto, ora speriamo che non ci facciano due, tre polpette!”. Ancora vox populi, vox dei.

Mario Luongo (Copyright © 2012 Qui Europa)

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