2012: Ucciso un Cristiano ogni 5 minuti – La Forza della Fede nella Croce: il Perdono e la Resurrezione

Lunedì, Dicembre 31st/ 2012

di Maria Laura Barbuto

Vittime cristiane / Cristianesimo, nel 2012, 105.000 vittime / Religione / Cultura / Società / Cristianesimo / Nigeria / Egitto / Mali / Pakistan / Corea del Nord / India / Fede / Vittime / Persecuzioni / Fedeli / Perdono / Vendetta / Santo Stefano / Martiri / Cammino cristiano / Sofferenze / Islamismo / Comunismo / Identità nazionale 

 Roma   Mondo                                                                                                   

Cristianesimo: nel 2012, 105.000 vittime in

tutto il mondo

Un morto ogni 5 minuti, persecuzioni e violenze: ma 

la forza della fede cristiana va oltre la morte

Roma – Si conclude oggi il 2012, un anno di crisi (indotte e di valori), di truffe e di profondi cambiamenti a livello europeo e mondiale. Ma anche un anno di sacrifici, di restrizioni e privazioni. Eppure la fine dell’anno in corso ha sempre il suo sapore, soprattutto per chi, come noi, vive le festività natalizie con fede e sentimento cristiani. E c’è chi, da cristiano, ancora oggi, è vittima di ben altre persecuzioni rispetto a quelle economiche e sociali imposte dai singoli governi e dall'Ue. C’è chi viene ucciso a causa della propria fede e costretto a subire le peggiori angherie. Oggi, il nostro pensiero “redazionale” va proprio a tutti coloro, seguaci di Cristo, che hanno difeso la propria fede fino alla morte. Come Santo Stefano, primo martire, che mentre veniva lapidato chiese al Signore di perdonare questo immane peccato ai suoi assassini.

 Un morto ogni 5 minuti  Peggio delle persecuzioni del Colosseo 

Secondo le statistiche, solo quest’anno, hanno perso la vita per mano di “aguzzini della religione”, 105.000 cristiani in diverse regioni del mondo. Un morto ogni 5 minuti, una vittima innocente riconosciuta come colpevole solo perché cristiana. Peggio di ciò che accadeva nell'Antica Roma imperiale, all'interno del Colosseo. Sono tanti i paesi in cui, purtroppo, i fedeli sono costretti a regime di terrore e paura: paesi da dividere in categorie, tra le quali ricordiamo quelli in cui  vi è una fortissima presenza del fondamentalismo islamico, come la Nigeria, la Somalia, il Pakistan, il Mali ed alcune zone dell’Egitto; quelli in cui regna ancora una qualche forma di comunismo "palese" (da distinguere dal "comunismo occulto" e mascherato, che invece vige in altre aree industrializzate del globo) come avviene in Corea del Nord, ed i paesi in cui  la religione identifica l’identità nazionale, come avviene in India.

 Intolleranza e Perdono  Due strade, due distintivi   

Un’intolleranza esercitata nei confronti dei fratelli cristiani davvero ingiustificata: non solo di tipo religioso, ma anche e soprattutto, culturale e sociale. Un’intolleranza cieca che risponbde a diabolici piani e che sparge sangue in tutto il mondo.  Ma chi abbraccia la cristianità abbraccia anche la più grande delle virtù, ovvero la capacità di perdonare e saper vivere nella croce. Il perdono, cari lettori, è la caratteristica principale del cristianesimo autentico, ciò che distingue la nostra religione da tutte le altre e l’ha resa, nel tempo, civilizzatrice e – chiacchiere da treno e strumentalizzazioni politico-filosofiche a perte – capace di sostituire la logica della vendetta proprio con quella del perdono.  

 Il "Privilegio" della Croce  La pazzia del mondo…  

Questa non è certo “cosa da tutti” ed ecco perché avere la possibilità di vivere il cristianesimo significa essere dei privilegiati, significa avere la forza di affrontare le sofferenze che la vita ci impone. Proprio per questo motivo, l’ultimo pensiero dell’anno va a tutti coloro che sono morti in nome di Gesù Cristo, così come Egli è morto per noi. La nostra non è di certo propaganda, ma una semplice riflessione dalla quale non si può sfuggire: non è un caso che il Signore sia morto sulla croce; Egli ha patito le sofferenze umane ed ha vinto Satana nel suo regno, quello della carne. La libertà di religione è un diritto che ognuno di noi può decidere di esercitare come meglio crede, ma l’imperativo universale e comune è il rispetto della vita, unica e sola e per questo irripetibile. Una vita aperta all'infinito e che supera la stessa sfera della morte. Questa è la nostra speranza. Questo il nostro augurio più grande per il 2013: saper andare oltre le nostre morti quotidiane, confidando in Lui: senza però scordarci di pregare e porgere una mano d'aiuto concreta – in risorse economiche, cibo o medicinali – a quei fratelli cristiani che ogni giorno subiscono abusdi di ogni tipo e che muoiono uccisi per il loro credo: circa quaranta mila, solo in Siria.

Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)

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